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Autore: Fantasia_98    17/06/2016    0 recensioni
Essa racconta la storia di Sonni, una ragazzina che si sente un pesce fuor d'acqua nella vita di tutti i giorni. Successivamente scoprirà che in lei c'è molto più di quel che appare e grazie a questo la sua vita prenderà un'altra piega
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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ALIEN VS UMANS
 
Erano le 24:00 quando il telefono sul comodino squillò; Margaret rispose solo dopo il terzo squillo. -Pronto?- disse sbadigliando -mi spiace disturbarla a quest'ora, ma abbiamo bisogno di lei- disse solamente l'altra voce al telefono -chi parla?- chiese senza avere risosta; improvvisamente, si sentì bussare alla porta. Margaret si portò il telefono al petto mentre andava ad aprire: un uomo alto e molto muscoloso della marina era in piedi sotto la pioggia; lei lo fece subito entrare al coperto. -Mi spiace averla disturbata così tardi, ma abbiamo saputo solo da poco di lei e della sua tragica storia con gli Alien- disse franco mentre entrava in casa -si, ehm.. non è che mi piaccia parlarne- ammise imbarazzata lei -comprendo- rispose solamente l'altro; Margaret si sedette in soggiorno e aspettò che lui finisse di spiegarsi. Le venne improvvisamente posta una busta color giallo senape sul tavolo; lei si allungò e la prese, la aprì subito indifferente e quando vide cosa c'era contenuto dentro sbiadì. -So che le chiediamo molto signorina Margaret, ma è necessario la sua collaborazione in questa missione- senza nemmeno finire di guardare i fogli o le immagini che erano riposte dentro la busta, la abbandonò e rispose un secco no; aveva paura e aveva ragione: la missione cui volevano prendesse parte era una missione suicida. Dopo l'ultima vicenda, avevano spedito Sonni su di un pianeta chiamato LV426 che a quanto ricordava lei era il posto originario dove la "leggenda" degli Alien aveva preso origine con Ripley e i suoi compagni di viaggio; nonostante fosse una storia che si raccontava ai ragazzini per spaventarli, lei sapeva molto bene che non era una leggenda e non aveva intenzione di andarci per recuperare la ragazza, nemmeno per tutto l'oro del mondo. L'uomo aveva offerto alla donna molte cose tra cui il denaro, ma lei si era rifiutata e lo continuò a fare; alla fine lui si dovette rassegnare e se ne andò.
-Cosa ha risposto- stava chiedendo il suo superiore poco dopo al telefono impazziente di sapere l'esito; ci stavano mettendo troppo. Al sentire la risposta, il superiore, si infuriò e gli ordinò di risolvere quel casino in breve tempo; poco dopo il soldato tornò dentro e portò di peso fuori la donna con tanto di pantofole e camicia da notte.
Non appena venne caricata, dopo tanta fatica, nel retro del furgone, la sedarono e lei perse i sensi; quando si risvegliò aveva addosso abiti militari, ed era seduta in una nave spaziale. Purtroppo l'atterraggio aveva avuto qualche problema e lei si trovava col sedile sporto più di quello che doveva e con del sangue sulla nuca; la navetta si era squarciata e lei respirava per miracolo sul buio pianeta isolato. D'istinto le venne da urlare, ma ci ripensò subito non appena capì dov'era.
 
Il pianeta era buio, pieno di rocce e isolato; senza armi, cartina e protezioni, andò in cerca dell'altra parte del veicolo. Per sua fortuna era ben informata sulla missione e su come poter fare per tornare a casa: doveva ritrovare Sonia, ma li i giorni equivalevano a settimane e lei era stata mandata lì 4 giorni fa ovvero 4 settimane su un pianeta pieno di alieni; chissa com'era diventata e cosa le era successo. Margaret temeva il peggio: quando era giovane e Sonni l'aveva salvata, aveva notato una certa familiarità con quelle bestie assasine; lei ci parlava, le controllava, avrebbe potuto accarezzarle come fossero dei cagnolini se avesse voluto, perciò non osava pensare a cosa stava andando incontro. Probabilmente era diventata come loro oramai e con tutta probabilità sarebbe morta se ciò avesse trovato conferma. Dopo tutto non la vedeva da parecchi anni.
Incominciò subito a incamminarsi nel buio sperando di non trovare nessuna traccia di quegli esseri lungo la strada; nel frattempo, sperò che il segnale d'allarme fosse arrivato al campo base che le avrebbe permesso di tornare mandando un'altra navetta.
Non molto distante da lei e dai resti che si lasciava alle spalle, giaceva un enorme astronave aliena nera cilindrica; lei la riconobbe subito. Nonostante tentasse di non voltare continuamente lo sguardo sull'enorme relitto pericoloso, non potè fare a meno di fissarlo ogni tanto.
 
Margaret era finalmente arrivata all'altro pezzo del suo relitto; davanti a se un paesaggio di sole rocce e un vecchio relitto di un'antica e spaventosa storia.
Passarono intere ore; improvvisamente incominciò a sentire dei rumori. Si spaventò subito e scattò sull'attenti; guardandosi da tutte le parti: sapeva di non poter avere scampo da loro, così, cercò con gli occhi un oggetto con cui poter difendersi. Non appena i rumori si intensificarono, tentò di staccare un pezzo dal relitto su cui era stata seduta sino a prima, ma prima che potesse riuscirci, dietro le sue spalle sentì un respiro caldo: era uno di loro.
L'alien era covacciato sulle zampe simile ad un cane; stava per agguantare la sua preda, quando improvvisamente, Margaret, pregando che ciò le salvasse la vita, chiuse gli occhi e disse velocemente -sono qui per Sonni- ; l'alien dovette di colpo fermarsi sentendo il nome della sua regina. Altri due esseri uguali a quello dietro l'umana sbucarono fuori. Avendo sentito ciò ce Margaret aveva detto al primo, i tre rimasero a discutere fra di loro se ucciderla o portarla da Sonni. -è venuta qui per vedere lei- stava dicedo l'alien alla sinistra della donna -lasciamo che sia lei a decidere- ribattè l'altro mentre il primo ad arrivare era in disaccordo -sai come sa essere riconoscente- lo convinse uno di loro alla fine; mentre i tre discutevano fra di loro,
Margaret rimase di stucco di fronte a quella visione: gli esseri stavano conversando fra di loro, anche se era sul decidere se mangiarla o meno.
Alla fine venne condotta a spintoni verso il loro antrio; lei non sapeva ancora cosa stesse succedendo.
Quando arrivarono davanti all'astronave, gli alieni le fecero segno di entrare nel buco che si era formato a causa di un vecchio litigio fra Sonni e un'altra regina; non voleva proseguire da sola, ma non aveva altra scelta. Non potendo più tornare indietro e non avendo più nessuna protezione, Margaret, procedette lentamente e tenendosi le braccia; percorse l'intero corridoio in cui si trovava finendo nella sala comandi. Nell'oscurità, Margaret, non riuscì a vedere molto; improvvisamente, la fecero cadere in ginocchio. Mentre lei si rimetteva a posto, un groviglio di Alien incominciò a muoversi e a scostarsi, in modo che una figura umana potesse uscirne fuori. Quando, finalmente, tutti gli alien se ne furono andati, si potè ben distinguere la ragazza che riposava sotto: Sonni. La donna annusò l'aria e riconoobbe l'odore della donna -Margaret se non ricordo male; allora ti ho salvato la vita- disse improvvisamente mentre si spostava in avanti con la schiena e appoggiava le braccia sulle ginocchia; uno dei mostri, poco dopo, si andò a sedere vicino alla sua regina, che si era sistemata sul sedile dei comandi delle camere criogene.
Sonni rimase in silenzio, dando modo alla donna in ginocchio di poter parlare; -mi hanno mandata qui per riportarti a casa- disse facendo levare un enorme brusio da parte dei presenti; poco dopo, lei, levò una mano e tutti si zittirono. La ragazza guardò Margaret sospirando, poi disse -a casa? io sono già a casa- ; non appena la breve discussione finì, Sonni, fece un veloce cenno con la testa e tutti i mostri sibilarono pronti ad agire. Capendo la situazio, Margaret urlò -aspetta- ;Sonia li fermò tutti alzando velocemente solo metà braccio col pugno chiuso, poi chiese -perchè mai ti dovrei ascoltare?- -perchè posso aiutarti- lei rise facendola rieccheggiare all'interno della stanza, poi aggiunse -aiutarmi? se mai sarei io che dovrei aiutare te- -se non ti riporto con me saremo tutti morti- la supplicò la donna -tu lo sarai comunque- le rispose Sonni mentre si alzava; poco dopo, da fuori si sentì un rumore: era segno che loro erano arrivati.
Sotto i suoi occhi, Margaret venne uccisa brutalmente e senza tante cordialità; il corpo venne presto circondato dai suoi segugi che presero a mangiare come forsennati. Sonni, nel frattempo, si avviò con una scorta fuori dal veicolo, pronta a rispedire gli estranei da dove provenivano.
Furiosa per l'intrusione, mentre usciva all'aperto, ordinò ai suoi di dividersi e di accerchiarli, poi, ordinò ai due rimasti di restarle al fianco pronti ad agire.
Nascosta nel buio della notte, senza mai fermarsi, si trasformò e ordinò -prendete gli altri, quello che li capeggia è mio- ; gli altri annuirono e incominciarono a correre spargendosi ai lati.
Il gruppo era capitanato da un astronauta in tuta; non lo si vedeva bene in volto, ma a Sonni non importò dato che non sarebbe scesa a patti. Alcuni del gruppo alzarono le armi e rimasero all'erta; l'ordine loro era di non sparare. Mentre gli umani aspettavano nel buio, due di loro sbucarono fuori improvvisamente e i due armati furono costretti ad abbatterli; subito dopo aver ucciso due dei loro, il capo si infuriò e urlo -chi di voi ha sparato?!- nessuno rispose. Mentre il capo gruppo chiedeva ancora chi avesse fatto fuoco, Sonni ed i suoi sbucarono fuori improvvisamente e uccisero tutti brutalmente; seguirono urla e spari inutili: nessuno li avrebbe aiutati.
 
Dopo quella sera, decise di andare a far visita agli umani; prese uno di loro e andò alla navicella. Dopo esser salita assieme al suo "animaletto" davanti all'equipaggio restante, venne mandata in una piccola stanza contenente un letto; era troppo pericolosa. Dopo un po', potè alzarsi ed andare in mensa a mangiare qualcosa; nessuno le si sarebbe avvicinato. Sopra di se, mentre camminava, sentiva un continuo sbattere metallico e così, dopo aver posto lo sguardo verso il soffitto, tossì fortemente e disse -non ti avevo detto di rimanere in camera?- poi volse gli occhi al cielo e continuò; lasciò che lui la seguisse, ma gli disse di fare meno rumore. Proseguendo, poi, verso la stanza andò meglio e non si sentì più nulla; purtroppo, colui che era riuscito a salire a bordo era giovane e inesperto, ma abbastanza svelto da imparare dai propri errori senza causare guai.
Sonni prese una vaschetta col cibo e si mise in un angolo dove poteva, inoltre, passarlo anche a lui con discrezione senza che nessuno la disturbasse; mentre si gustava una bistecca cruda, rimase zitta ad osservare gli altri. Durante tutto il tragitto, molti degli uomini li presenti, non si sentì a loro agio e spesso sibilarono fra loro riguardo lei senza accorgersi che il suo udito ben sviluppato le permetteva di ascoltare anche la loro conversazione; -dovremmo addormentarla e lasciarla rinchiusa in una stanza in modo che non possa creare disordine- disse uno -è un pericolo per tutto l'equipaggio- disse un'altro con un tono di voce un po' più alta -alla compagnia non gliene frega un cazzo dell'equipaggio; ricordi ripley? il suo venne sacrificato- -e se la uccidessimo?- propose un'altro; a quella frase, lei sospirò stufa e intervenì dicendo loro -fossi in voi non tenterei di mettere in pericolo la mia vita- poi aggiunse con sguardo minaccioso -non sono mai sola. E poi, se vi avessi voluti morti, a quest'ora lo sareste già- -e perchè non lo hai fatto?- chiese il capitano curioso -non lo so.. suppongo non ne abbia voglia- finì di dire tornando poi ala sua bistecca.
Una volta finito di mangiare, lei tornò nella camera che le avevano assegnato e si sdraiò sul letto per riposare un po'; il tempo passò e dopo che lei si fu addormentata, l'alien uscì dal suo nascondiglio per accucciarsi ai suoi piedi, come fosse un gatto.
Arrivati a destinazione Sonia si svegliò; uscì e si avviò verso la porta assieme al suo amico in silenzio; nessuno poteva far nulla oramai: l'alien sarebbe rimasto con lei. Quando atterrarono lei e lui sfilarono davanti a tutti a testa alta; quando fu davanti a uno dei capi, si girò verso il suo amico e gli disse -vai pure, se ho bisogno faccio un fischio- poi seguì l'uomo in silenzio. Il militare,mentre faceva strada, l'avvisò che avrebbe dovuto aspettare un po' prima di essere convocata; tipico di loro.
 
Anche se Sonni era stata via solo per quattro settimane, le sembrò di esser stata via una vita; decise, così, che prima di tornare sul suo pianeta, si sarebbe portata via un bel po' di cose. Mentre cantava una  canzone e a piedi scalzi passeggiava per i corridoi, scorse una porta serrata: solo il personale con l'apposito badge poteva entrarci, così, con un dito si tastò in bocca e tirò fuori un pizzico di saliva acida; la mise sulla porta e quella poco dopo si aprì.
Appena entrò scorse la vecchia stanza in cui, una volta, la tenevano prigioniera perchè troppo pericolosa: questa era vuota se non per un enorme contenitore circolare trasparente al centro della stanza; nel rivisitare il posto, rivide una cosa che allora aveva sempre stuzzicato la sua curiosità: una porta. Cosa si celasse dietro di quella non l'aveva mai saputo; era troppo concentrata nel trovare colui che aveva ucciso sua madre a quei tempi. Questa volta, però, niente le impediva di aprirla e curiosare al suo interno; ripetè l'azione precedente ed entrò nella buia stanza.
All'inizio non ci capì molto; era immersa nelle tenebre: all'interno regnava il silenzio; mosse qualche passo e qualche luce sul pavimento si accese mostrando un corridoio lungo. Sonni tirò avanti senza indugiare; alla fine sorpassò delle fascie di plastica e si ritrovò in un'enorme stanza gremita di persone accanto a delle uova. Sonni non rimase troppo scossa nel vedere che ne stavano studiando le caratteristiche; avanzò attirando l'attenzione di alcuni scienziati senza volerlo. Una piccola distrazione da parte degli uomini, bastò a causare la loro morte; gli xenomorfi avevanno arofittato del momento. Durante quella carneficina, uno degli scienziati era riuscito a scampare solo perchè aveva inseguito Sonni e le aveva urlato -ehi!- attirando la sua attenzione; quando le si fermò davanti rimase a bocca asciutta nel riconoscerla: quasi cadde a terra. In quel momento, uno xenomorfo era uscito dal suo guscio mirando alla faccia del povero giovane uomo; Sonni, ,immobile davanti a lui, lo prese poco prima che riuscisse ad attaccarsi alla faccia del poveretto afferrandolo per la coda e avvolgendoselo al braccio, tenendolo poi ben saldo con la mano stessa su cui si era avvolto. Lo scienziato indietreggiò subito, pallido in faccia e spaventato; non appena ebbe fatto pochi metri, un'altro gli piombò in faccia dall'alto. Sonni alzò il braccio sinistro per dare un bacio allo xenomorfo, poi lo riabbassò e andò avanti.
 
Nel frattempo, da tutt'altra parte, si discuteva di ciò che avrebbe potuto scatenare l'alien in libertà: tutti lo stavano attivamente cercando per eliminarlo o aggiungerlo agli altri nel laboratorio. -Aggiungerlo alla nostra specie potrebbe portare scompiglio- stava dicendo animatamente un vecchio scienziato -potrebbe convincere gli altri con chi sa quali discorsi e parole- diceva un'altro sostenendo il primo -ma quali discorsi e parole; sono animali, non capiscono nulla. Il loro unico pensiero è il cibo- -animali alieni, ecco cosa sono e sappiamo tutti cosa sono in grado di fare; se anche uno di loro fugisse sarebbe una catastrofe- finì di dire un'altro alzandosi in piedi; improvvisamente suonò un'allarme: qualcosa era andato storto.
 
Sonni andò avanti e oltrepassò la stanza degli xenomorfi; quello che trovò dopo fu scioccante: in scatole di plastica erano tenuti e sedati migliaia e migliaia di alien. Con difficoltà avanzò verso le gabbie e vide che alcuni erano sottoposti a torture; ad alcuni veniva sparato senza sosta per vedere sino a dove potevano resistere i proiettili normali e in che modo potevano modificarli per raggiungere lo scopo, altri erano tenuti sotto continui tentativi di prelievo di sangue. Sonni controllò in che modo poteva liberarli, ma non c'erano porte o buchi da cui accedere, ne oggetti contundenti per poter rompere il vetro in plastica; scioccata da ciò che aveva visto, si fece un taglio sul palmo della mano con l'aiuto della sua coda lanciandolo poi sui vari vetri per liberare quelle povere creature.
 
Gli scienziati correvano da ogni parte, i soldati, armati e pronti a combattere, si sparpagliarono in ogni luogo possibile ed immaginabile: avrebbero risolto il problema in qualunque modo. Ad alcuni venne dato un radar per facilitare le ricerche; alla fine trovarono solamente l'alien che era stato portato sulla terra da lei. Lui se ne stava in un angolo al buio gustandosi un povero soldato che aveva deciso di dargli la caccia; i militari non esitarono un secondo: lo uccisero. Il nemico era morto e questo aveva cacciato un urlo che si era propagato nei tubi di aereazione; in men che non si dica, si trasferì in tutto l'edificio.
 
Sonni era oltrepassata dietro ad un'altra porta: questa era di colore bianco, diversa da tutte quelle che aveva visto;sopra era stato stampato un enorme segnale che indicava la pericolosità che era presente in quel luogo. Rimase indecisa per alcuni minuti; alla fine, la sua curiosità prevalse. Quando entrò si coprì con la mano la bocca: all'interno della piccola stanza c'erano molti vasi trasparenti pieni d'acqua che mostravano i numerosi tentativi mal riusciti di ricreare un soggetto come lei; mentre avanzava al centro della stanza, cadde in ginocchio con ancora la mano sulla bocca e le lacrime che le scivolavano sulle guance.
 
Nel corridoio che portava all'enorme e larga stanza per l'esercitazione, Sonni stava cantando; il suo canto era freddo, spento e agghiacciante nonostante fosse molto intonata. Quando entrò col cappuccio nero sulla testa, tutti si fermarono spaventati e incuriositi per guardarla passare in mezzo alla stanza; lei andò ad un sacco da boxe e senza guanti incominciò a sfogarsi subito su di esso. Per tutto il tempo che lei stette li, gli altri, continuarono a fissarla e a confabulare fra di loro. -Non si era mai avvicinata così tanto- dichiarò in fine Mark al suo gruppo di reclute -di solito esce solo di sera, sul tardi- aggiunse poco dopo; subito, qualcuno di loro tentò di andare da lei, ma si allontanarono subito non appena videro che il sacco da boxe sgocciolava di sangue.
-D'accordo Sonni, è ora di tirare fuori il nostro amico- disse una voce da dietro le sue spalle; poco dopo venne tirato fuori un pover uomo ridotto molto male. Sonni si allontanò per bere un sorso d'acqua e asciugarsi dal sudore -allora: sono tre ore oramai che la nostra dolce ragazza gioca con te.. hai intenzione di parlare?- ma questo non gli rispose, lo fissò solamente in tono di sfida, così, Sonni si riavvicinò e disse rivolta all'uomo mentre si passava un pezzo di tessuto bianco attorno alle mani e guardava il pavimento -non mi piace giocare col cibo- ; a quella parola, l'uomo trasalì.
 
Sonni si alzò e uscì da quel posto ripercorrendo il percorso all'indietro; se ripensava a tutto quello che aveva fatto per quella specie le si ribolliva ancora  di più il sangue. Le cose peggiorarono ulteriormente, quando vide che alcuni scienziati portavano via il corpo di un alien messo malamente sotto un telo di pllastica che si stava squagliando. Sonia, preoccupata e in lacrime, richiamò il suo alien; era pronta per andarsene via per sempre: aveva visto abbastanza. Sonni fece un fischio, ne fece due, tre, ma il suo cucciolo non arrivava; solo quando ritornò un po' lucida capì.
In preda alla rabbia e alla tristezza, Sonni, non riusciva a capire più nulla; tutti i rumori esterni le apparivano ovattati. Senza accorgersene, camminò verso la sala comandi; fra i mille tasti che c'erano, lei, ne premette due: ordinavano a tre navi di salpare verso il suo pianeta. Dopo che nella stanza vuota aveva premuto i tasti, crollò a piangere; in lei era rinato quell'enorme odio che aveva provato una volta per i suoi simili.
 
Sul pianeta LV223, una moltitudine di alien si stavano radunando pronte per essere, poi, trasportate sulla terra; ora, la Terra, avrebbe dovuto fronteggiare una battaglia contro un essere perfetto e innarestabile. Era una guerra con un'unica fine: l'estinzione dell'essere umano.
 
   
 
 
   
 
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