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Autore: Abbykat    19/06/2016    0 recensioni
Claire e Luck, 1924 e 1933: le cose cambiano, e rimangono uguali.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Baccano! e i suoi personaggi sono proprietà di Ryohgo Narita e Katsumi Enami e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

THICKER THAN WATER
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly

"...Cosa stai facendo?"

Luck era seduto sul bordo del suo letto nella stanza che condivideva con Claire, e guardò confuso suo fratello. Era passata meno di mezz'ora da quando erano tornati a casa dal funerale. Luck si era tolto il vestito e si era lasciato cadere sul letto a faccia in giù, cercando ancora, intorpidito, di accettare il pensiero che suo padre se ne fosse andato, e che Keith era a capo della famiglia Gandor, e all'inizio, quando Claire era entrato, Luck non se l'era sentita di prestargli troppa attenzione.

Era stato solo quando si era accorto che Claire metteva roba in una borsa che si era tirato su a sedere, sbalzato fuori di colpo dalla sua infelicità.

Claire si fermò per alzare gli occhi, con le sopracciglia leggermente inarcate come se in qualche modo fosse sorpreso che Luck glielo chiedesse. "Ho un tipo che mi darà un passaggio fuori città," disse. "Mi unirò a quel circo prima che partano."

"Cosa-" Luck si trovò a sbattere le palpebre, cercando di dare un senso a ciò che Claire gli stava dicendo. "Te ne vai?"

"Beh, sì." Qualcosa nell'espressione sul viso di Luck spinse Claire a lasciar stare la borsa e andare a sedersi accanto a lui sul letto. "Perché quella faccia, Luck? Ne parliamo da un po'."

"Sì, ma..." Erano solo parole, pensò Luck. Aveva parlato un sacco lui stesso di andarsene, un giorno, quando sarebbe stato grande abbastanza - allontanarsi dalla Famiglia, lasciare che la gestissero Keith e Berga. Fare qualcos'altro della sua vita. Forse persino andare all'università. Ma erano state tutte soltanto parole. Non credeva davvero che fosse possibile da molto tempo, non da quando la lenta discesa di suo padre in una salute sempre peggiore per la stanchezza e il troppo lavoro aveva reso chiaro che Keith avrebbe avuto bisogno di ogni aiuto potessero dargli i suoi fratelli per mantenere attiva la Famiglia Gandor.

Aveva capito, vagamente, che Claire non condivideva proprio lo stesso senso di responsabilità familiare che avevano lui e Berga e Keith - era diventato sempre più indipendente crescendo, cominciando a entrare e uscire a qualsiasi ora gli andasse, come un gatto - ma comunque... "Perché adesso?"

"Perché no?" fu la risposta indifferente di Claire.

Luck lo fissò incredulo. "E la Famiglia?" insistette. "Keith avrà bisogno di noi."

Claire scrollò le spalle. "Che c'è da dire?" disse. "Non sarei mai rimasto per sempre, lo sai."

Bruscamente Luck si alzò, stringendo le mani a pugno. "Quindi è tutto qui?" domandò. "Non ti interessa nemmeno, te ne andrai e basta?"

"Perché sei così scocciato, Luck?" Claire lo guardò con vaga confusione. "Non ho mai voluto unirmi alla Famiglia, comunque. È un momento per andarsene buono come qualunque altro."

"No, non lo è!" Luck sentì la sua voce alzarsi per l'agitazione, ma non riusciva a interessarsene abbastanza da controllarla. "Pa ha lavorato fino alla morte per tenere insieme la Famiglia. Keith avrà bisogno di chiunque troverà. Potresti aiutare!"

Claire sorrise, indifferente. "Ah, voi ragazzi starete bene. Ma ti dirò una cosa," disse alzandosi. "Combattimi."

La mancanza di logica portò il groviglio furioso delle sensazioni di Luck a fermarsi bruscamente. "-Cosa?"

"Combattimi," ripeté Claire, alzando una mano con un veloce gesto alla 'fatti sotto'. "Se vinci tu, rimango."

Non è giusto, voleva protestare Luck. Claire aveva assorbito tutto quello che i loro fratelli più grandi avevano cercato di insegnargli sulla lotta, e aveva il vantaggio dell'altezza e dei muscoli - non come Luck, che era ancora piccolo per la sua età, anche se non avesse preferito la lettura alla lotta. Tanto valeva provare a combattere con Berga. Ma non serviva discutere; Claire aveva sempre idee peculiari su cosa significasse "giusto", e aveva quell'espressione, la posizione della testa e il luccichio negli occhi che significavano che aveva deciso qualcosa da cui nessuno lo avrebbe dissuaso.

Luck strinse i pugni, ricordando tutto quello che Berga aveva cercato di insegnargli sulle risse, e si gettò contro Claire con tutta la sua forza.

Entro un minuto si trovò schiena a terra, ad assaporare il sangue in bocca mentre cercava di ricordare come respirare.

*~*~*~*~*

"Hey Luck," disse una voce familiare, mentre Claire si materializzava dal buio nel vicolo sul retro dietro al Coraggioso. "Che c'è di così divertente?"

Tardivamente, Luck si accorse di aver sorriso di quel vecchio ricordo. "Proprio niente," disse, scuotendo un po' la testa mentre scendeva i pochi scalini della porta sul retro per incontrare suo fratello. Non c'era alcun bisogno di spiegare a Claire in che direzione fossero vagati i suoi pensieri. Aveva la sensazione che non avrebbe capito davvero. "Come stai?"

"Mi conosci," fu la semplice risposta. Da parte di qualcun altro sarebbe stata indifferente, ma se Claire era cambiato nei quasi dieci anni da quando aveva lasciato New York, era stato solo per diventare essenzialmente più se stesso.

Non per la prima volta, Luck glielo invidiò, un poco.

"Che cosa ci fai da queste parti, comunque?" domandò curioso Claire, andandogli incontro con le mani nelle tasche del suo lungo cappotto nero. I suoni attutiti delle voci che ridevano dentro il Coraggioso si sentivano a malapena nel vicolo, ma fuori dalla luce e dal calore del club, l'aria d'inverno era uno schiaffo freddo in pieno viso.

"Pensavo e basta." Gli erano serviti alcuni minuti per respirare, tutto lì. Claire aveva avuto ragione, tutti quegli anni prima, quando aveva detto con tanta sicurezza che loro tre sarebbero stati bene. La Famiglia Gandor era diventata, pensava Luck, qualcosa che il loro padre non avrebbe mai potuto immaginare. Persino lui stesso non era ancora del tutto sicuro di cosa avrebbe significato per la loro organizzazione ora che lui, Keith e Berga erano-

-beh.

Claire gli stava sorridendo. "Nessuno ti ha mai detto che pensi troppo?"

"È per rimediare per te e Berga," rispose dolcemente Luck. No, Claire non era cambiato molto negli anni. Viveva, come aveva sempre fatto, il momento, sicuro del suo particolare marchio di immortalità, e a volte Luck si trovava ancora ad essere un po' invidioso di quella libertà.

Si scopriva ancora a chiedersi, ogni tanto, come sarebbero state le cose se avesse osato andarsene come aveva fatto Claire. Non che ci fosse un qualche senso nell'indugiare su cosa sarebbe potuto essere. Era molto più produttivo pensare a cosa poteva essere - anche se si trovava riluttante a guardare così avanti ora che 'il futuro' si allungava all'infinito davanti a lui.

Un'eternità di responsabilità.

"Combattimi," disse a Claire, ed ebbe la gratificante esperienza di vedere suo fratello momentaneamente colto alla sprovvista.

"Ne sei sicuro, Luck?" domandò Claire, un po' dubbioso - non senza un buon motivo; Luck aveva imparato molto sulla lotta nella sua vita, da quando era diventato un membro esecutivo della Famiglia, ma anche così non era mai stato un lottatore di natura.

Luck sorrise soltanto, e sollevò la mano in un lento e deliberato gesto di provocazione che portò un sorriso sul viso di Claire.

"Non mi tratterrò," avvertì Claire, togliendo le mani dalle tasche e roteando le spalle in una sbrigativa mossa preparatoria.

"Non voglio che tu lo faccia," gli disse Luck.

Claire si trattenne comunque, ovviamente. Non che facesse molta differenza. Dopo un breve e violento intervallo Luck era piegato a metà, a sudare persino nel vento freddo mentre si rimetteva a posto per la seconda volta il braccio rotto e aspettava che l'osso si risistemasse.

"Allora," disse Claire, aiutando Luck posandogli disinvolto una mano sulla spalla, senza nemmeno ansimare, "vuoi dirmi per cos'era questo?"

Lui si prese ancora un pochino solo per respirare, ansimando vapore nell'aria fredda, finché il dolore si calmò e poté raddrizzarsi senza fare smorfie. Poi sorrise. "No," disse. "Non penso di saperlo. Dai." Mettendo un braccio intorno alle spalle di Claire, Luck fece un cenno con la testa verso la porta. "Keith e Berga vorranno vederti."

Si diressero dentro insieme.

*****
Nota della traduttrice: come sempre, ogni commento sarà tradotto e inviato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta sarà riportata come risposta alla recensione (nei siti che lo permettono) o comunque sul mio blog.
Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! Alessia Heartilly

   
 
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