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Autore: kiku77    19/06/2016    5 recensioni
Chi possiede la ricetta perfetta per crescere senza cadere, senza sbagliare?
Nessuno.
Non la conosce chi non sa bene cosa vuole, come Yukari.
Ma nemmeno chi sembra avere le idee chiare da sempre, come Genzo…
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sanae si fa vedere timidamente, uscendo dalla cucina.
“Ragazzi, la cena è pronta…”
E’ la terza volta che prova ad attirare l’attenzione di Tsubasa e Ryo.
Uno è fisso di fronte allo schermo del pc; l’altro è quasi sdraiato sul divano, con un braccio a sostenergli la testa, lo sguardo attento al cellulare.
“Tsubasa…” sussurra di  nuovo.
Il capitano si gira verso di lei; per un attimo rimane serio, poi le sorride.
“Sì, scusa… arriviamo. Dai Ryo, forza. Andiamo a mangiare.”
Il difensore si tira su. Insieme si dirigono in cucina e prendono posto.
C’è un’atmosfera strana.
Dovrebbero essere al settimo cielo: ancora pochi giorni ed inizieranno le partite di qualificazione per la Coppa d’Asia.
Invece non c’è traccia di felicità sui loro volti.
“Ancora niente?” domanda la ragazza, per rompere il silenzio.
I due si guardano appena e scuotono la testa, quasi all’unisono.
“No, niente. Inizio ad essere sinceramente preoccupato.”
 “Sì, anch’io” replica il difensore, facendosi il piatto.
Genzo non si fa sentire dalla fine di maggio.
Da quando cioè, ha perso la partita della vita: la finale di Champions contro il Manchester United.
L’Amburgo vinceva uno a zero fino a cinque minuti dalla fine. In un attimo hanno preso goal e da lì è stato un susseguirsi di errori.
Il Manchester ha vinto ai rigori: il loro portiere è riuscito a pararne uno. Lui no.
Da quella notte è come se fosse svanito nel nulla.
Non ha risposto alle telefonate, alle email, ai messaggi.
Nessuno l’ha visto, l’ha incontrato.
Al rientro dopo la breve pausa estiva, non si è presentato in ritiro con la sua squadra.
I giornali tedeschi hanno già fatto i primi titoloni con quelle parole che per un giocatore sono l’anticamera della fine.
E di rimbalzo in Giappone è quasi caccia all’uomo.
E’ stato convocato e tra due giorni dovrà presentarsi al primo allenamento con la nazionale.
Tutti lo stanno cercando.
Tutti.
Ma lui non si fa trovare.
“Se domani sera non viene al nostro ritrovo, non si presenta nemmeno in ritiro. Questo è poco ma sicuro” sentenzia Ryo, prendendosi un sorso di vino.
Il capitano si sofferma un momento su Sanae, poi ricade con lo sguardo sul piatto. La pensa così anche lui.
Ormai, riunirsi prima del ritiro per una cena fra amici, è diventato un piccolo gesto di scaramanzia, un rituale. Se dà buca, è la fine.
“Verrà, ne sono sicura”, se ne esce la ragazza, “con l’Amburgo può avere anche chiuso, ma non con il Giappone. Non con la Nazionale. Vedrete. Domani ci sarà.”
I due giocatori si aggrappano a quelle parole, come se fossero una preghiera, come se ci fosse qualcosa di sacro. Forse è perché le ragazze sono sempre così belle e profumate quando dicono queste cose.
Forse è solo perché non c’è altro da fare.
“Adesso cerchiamo di cambiare argomento, eh?” chiede, sorridendo.
La cena riprende e Sanae prova in tutti  i modi a distrarre i due ragazzi.
“Ryo allora siamo d’accordo?”
“Su cosa, scusa  Anego?”
“Ma come! Domani devo andare a prendere Yukari alla stazione e poi, dopo la cena, ci penserai tu a riaccompagnarla!”
Il difensore si dà un colpetto sulla fronte.
“Scusa, certo. A che ora arriva?”
Sanae si alza e serve le altre pietanze, “intorno alle due. L’accompagno nel suo appartamento a posare le ultime cose e poi pensavo di andare in un centro commerciale a scegliere gli oggetti che le mancano. La sua casa mi sembra un po’ spoglia.”
Ryo annuisce, “già, diciamo pure squallida. Non so perché non abbia accettato di stare da me o in questo appartamento. Tanto voi sarete a Barcellona tutto il tempo! Quando s’impunta su una cosa, non c’è proprio modo di farle cambiare idea.”
“Sì, hai ragione. E’ proprio cocciuta alle volte” aggiunge Sanae e nella sua voce s’intende chiaramente che c’è ammonimento.
“Siete un po’ ingiusti” interviene Tsubasa.
Sanae e Ryo si guardano.
“In che senso, scusa?”
Il capitano si alza: non ha più fame.
“Sta cercando di farcela da sola, con le sue forze. Appoggiarsi a noi le deve sembrare solo una via di fuga, un modo per aggirare le difficoltà. Io la capisco. E sinceramente l’ammiro.”
“Beh… se la metti così…”
“La metto com’è. Io non vorrei abitare da te Ryo e non vorrei vivere nemmeno qui se fossi in lei. Lasciamola stare e… Sanae…”
“Sì?”
“Non forzarla domani: se non vuole comprare niente, lasciala fare. Non è il tipo di persona che accetta regali facilmente.”
“Lo so…” sospira Sanae, “d’accordo. In fondo l’appartamento deve piacere a lei, non a me.”
Il capitano annuisce e incrocia le braccia, volgendo lo sguardo all’altra stanza.
Con la testa è ancora di fronte allo schermo del pc.
   
 
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