Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: EmmaDiggory15    20/06/2016    0 recensioni
Dal testo:
Non so che darei per essere come te: così carina e spensierata. Tu non lo noti, ma almeno metà dei maschi che conosciamo ti muoiono dietro, oltre a qualche ragazza.
Sospiro. Ci sono anche io tra quelle ragazze, ma tu non lo sai, o perlomeno fingi di non saperlo.
[…]
Quello che non ricordo, invece, è il momento esatto in cui ho iniziato a sentirmi in questo modo nei tuoi confronti.
Deve essere stato tre o due anni fa. Il mio adorarti è uscito fuori dal nulla: una volta stavamo parlando e mi è presa una voglia irrefrenabile di baciarti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bliss

(Beatitudine)

 

Everything about you is how I'd wanna be
Your freedom comes naturally

(Ogni cosa di te è come io vorrei essere
la tua libertà prende forma in modo naturale)

 

Sono in piedi di fronte allo specchio e sono perfetta.

I capelli biondi e ricci li ho stirati a dovere, ho truccato gli occhi in modo che le mie ciglia sembrino chilometriche e mi sono messa il gloss sulle labbra. Tu odi il gloss, ora che ci penso.

Mi sono infilata in un tubino nero assai corto e tu mi hai appena fatto notare che le mie tette sembrano sul punto di esplodere. Perfetto: era quello che volevo.

Per non farmi mancare nulla, sono anche salita su un paio di décolleté esageratamente alte per l'occasione, ma chissenefrega. Tanto, io sono già alta, quindi centimetro più o centimetro meno non farà poi molta differenza.

Tu, invece, con il tuo abitino blu svolazzante ed il misero tacco da dieci sembri una bambina, ma sei adorabile lo stesso.

«Martha, hai finito di rimirarti allo specchio? Si sta facendo tardi, che cazzo.»

Ecco, sei la bambina più scurrile che abbia mai conosciuto.

«Un attimo, Chrissy. Cinque minuti che ti cambiano?»

Tu sbuffi e ti metti a girare per la stanza, toccando tutto quello che ti capita tra le mani: la sveglia, il porta collane, il mouse del computer... Sei perfettamente a tuo agio in quella che, tra l'altro, è la mia stanza e la cosa non mi dà per nulla fastidio, ma solo perché è di te che si sta parlando.

Mi dimentico di cosa stavo facendo, presa come sono ad osservarti. Non è solo il vestito svolazzante e le scarpe relativamente basse che ti fanno sembrare una bambina, anzi, una bambolina, è proprio il tuo modo di essere. Sei più bassa di me, almeno dieci centimetri buoni, poi hai i capelli castani che ti ostini ad acconciare in boccoli, che tutto sommato ti stanno bene, devo ammettere, e poi c'è la mia parte preferita: i tuoi occhi. Sarà anche un cliché, ma non me ne frega un accidente, sono belli lo stesso. Non sono solo azzurri, sembrano proprio due pezzi di ghiaccio, sono come magnetici, infatti, la metà delle volte che mi guardi negli occhi mi dimentico di cosa stessimo parlando e tu ti arrabbi. Ogni volta mi viene da ridere: sei adorabile, quando ti arrabbi.

Non so che darei per essere come te: così carina e spensierata. Tu non lo noti, ma almeno metà dei maschi che conosciamo ti muoiono dietro, oltre a qualche ragazza.

Sospiro. Ci sono anche io tra quelle ragazze, ma tu non lo sai, o perlomeno fingi di non saperlo.

«E adesso che c'è?» mi chiedi, voltandoti di nuovo verso di me.

Scrollo le spalle. «Ma nulla. Facciamoci una foto.»

Mi raggiungi vicino allo specchio ed io recupero il mio cellulare, impostando subito Retrica. Ebbene sì, mi faccio le foto utilizzando i filtri, ma almeno io lo ammetto.

Ti sistemi vicino a me e mi passi un braccio attorno alla vita ed io faccio lo stesso con la tua schiena, poi punto il telefono verso lo specchio e scatto due foto. Una delle due, la migliore, finirà su Instagram.

Quando sto per riprendere la mia attività preferita, ovvero ammirarmi in qualsiasi superficie riflettente disponibile, tu mi rubi il cellulare di mano.

«Eddai, facciamoci le foto simpatiche.»

Sbuffo. Quelle che tu chiami foto simpatiche sono foto dove sostanzialmente dobbiamo fare delle facce idiote, per poi riderne da sole come due idiote.

«Martha, ti preeeeego» mi dici, facendo gli occhi da cucciolo ai quali sai che non posso resistere.

Ecco di nuovo la mia bambolina, ma sembra che tu abbia fatto centro, perché prendo il mio telefono ed imposto la fotocamera interna.

«Evviva» dici, poi attacchi il tuo viso al mio e ci mettiamo a fare le idiote davanti al cellulare per due minuti buoni.

Non so come tu mi abbia convinta a fare questa cosa, come tu mi convinca sempre a fare questa cosa, ma un po' invidio la tua capacità di lasciarti sempre andare, la tua libertà che mi sembra così naturale.

 

Everything about you resonates happiness
Now I won't settle for less

(Ogni cosa di te risuona felicità
adesso non mi accontenterò di meno)

 

«Scendiamo? Mia madre ci aspetta da secoli» dico.

«Va bene, un secondo posso usare il bagno?»

«C'è bisogno di chiederlo? Praticamente vivi qui» ridacchio.

Tu sorridi e scuoti i capelli. «Questo perché tutti mi adorano.»

Esci dalla mia stanza ed io sorrido, pensando a ciò che hai appena detto. In effetti, è la pura verità: mia madre ti adora, mio padre ti adora, io ti adoro. Non so come fai, ma ogni persona che conosci finisce per adorarti. Sarà per il fatto che sprizzi sempre felicità da tutti i pori?

Mi ricordo ancora quando ti ho conosciuta. Saranno stati dieci anni fa? Eri una bambina assolutamente iperattiva: non riuscivi a stare un secondo ferma e stare senza fare qualcosa per più di cinque minuti spegneva tutto il tuo entusiamo.

Quello che non ricordo, invece, è il momento esatto in cui ho iniziato a sentirmi in questo modo nei tuoi confronti.

Deve essere stato tre o due anni fa. Il mio adorarti è uscito fuori dal nulla: una volta stavamo parlando e mi è presa una voglia irrefrenabile di baciarti.

Sul momento, ero assolutamente terrorizzata: com'era possibile, continuavo a chiedermi, che fossi diventata gay tutta ad un tratto? E poi, tu mi piacevi? Oppure, era stato solo un momento di confusione?

Volente o nolente, il momento di confusione non se ne è mai andato.

Eppure, non riuscivo a spiegarmi quello che stava succedendo nella mia testa: da un lato, continuavano a piacermi i ragazzi, dall'altro c'eri tu e non passò molto tempo prima che mi rendessi conto che non eri l'unica ragazza a suscitarmi sentimenti diversi dall'amicizia.

Ero nella confusione totale, ma, come al solito, sei stata proprio tu a tirarmi fuori dal casino della mia testa, anche se sul momento non te ne sei resa conto.

Non mi ricordo nemmeno di cosa stessimo parlando, fatto sta che iniziammo a discutere di matrimoni gay, adozioni gay e compagnia bella, fino a quando non hai detto una parola che mi ha fatto realizzare tutto.

Bisessuale.

Oh. E così il mondo riacquistò di nuovo senso e tutti vissero felici e contenti.

Ancora una volta, è solo grazie a te se la mia vita gira nel modo giusto ed oggi sono una bisessuale dichiarata che è riuscita a circondarsi di persone aperte e comprensive, te compresa.

Beh, devi essere per forza aperta e comprensiva, visto che ti presti sempre ai miei giochi.

Sei tornata dal bagno, ed ho tutta l'intezione di farne uno, proprio qui e proprio adesso.

«Abbraccio» dico, allargando, per l'appunto, le braccia.

Ridi e ti butti contro di me, rischiando anche di farmi cadere, ma la cosa non mi disturba, anzi: se finissimo per terra, tu atterreresti sopra di me ed è un bel po' di tempo che ti vorrei proprio lì. O forse no.

Quando ci stacchiamo, ti prendo il viso rotondo tra le mani e ti schiocco un bacio sulla guancia.

Tu sembri non aver gradito, infatti, ti allontani infastidita e con una smorfia sul viso. «Cogliona! Mi hai macchiata con il gloss! Adesso devo rimettermi il fondotinta!»

Io rido per la tua espressione e per la tua voce che si è fatta più acuta del normale.

«Scusa, tesorino» dico e ti do un'altro bacio, stavolta, però, sulle labbra.

Tu sbuffi, ogni tanto i miei eccessi di affetto ti danno fastidio e la cosa mi ferisce, dovresti sapere che scherzo, ma decido di non darci troppo peso.

«Vado a sistemarmi.» Afferri il beauty con i trucchi e ritorni verso il bagno, ma la tua aria scocciata è già svanita prima ancora che superi la soglia della porta.

 

Give me
All the peace and joy in your mind

(Dammi
tutta la pace e la gioia della tua mente)

 

Mi butto con poca grazia nel mio letto e torno a pensare a noi due. Se c'è una cosa che mi ricordo benissimo è il giorno in cui ti ho detto la verità su di me.

Direi che la tua reazione mi ha sorpresa abbastanza: mi aspettavo almeno un po' di sorpresa da parte tua, invece, l'hai presa benissimo, come se non ti avessi detto nulla di più di un nuovo acquisto in centro. Questa è un'altra cosa che vorrei avere di te: la capacità di non preoccuparmi mai di nulla. Sembri sempre così rilassata, così ottimista, mentre io non faccio che costruirmi paranoie su paranoie per ogni minima cavolata, proprio come sta succedendo adesso.

Anche se ho appena detto che non voglio dare troppo peso alla tua reazione al mio bacetto, non posso fare a meno di pensarci e ripensarci. Forse ho esagerato con lo scherzo, ma speravo che a questo punto tu sapessi che per me non è altro: solo un piccolo e stupido ed innocuo scherzo.

Non posso negare di aver pensato a te in quel modo ed ogni tanto ci penso ancora, ma quello che provo per te non è esattamente amore, ma non è neanche esattamente amicizia.

«Sono pronta, andiamo?» mi dici ad un tratto. Sei rientrata ed io non me ne sono neppure accorta.

«Sì.» Mi alzo, prendo la borsa ed il telefono ed andiamo di sotto, dove mia madre ci aspetta da un secolo per accompagnarci al compleanno di un nostro amico.

«Che belle, ragazze.» Mia madre ci squadra da capo a piedi, ma dalla sua espressione posso dire che non ha apprezzato il mio abbigliamento, nonostante la sua bocca abbia detto altro.

Ad ogni modo, io scappo fuori di casa, prima che possa continuare a parlare e tu mi segui, quasi correndo sui tuoi tacchetti.

Mi raggiungi fuori e ti fermi di fronte alla macchina verde di mia madre, dove mi sono appoggiata, incurante di polvere o sporcizie varie e mi sorridi, così, senza alcun motivo apparente.

Ricambio il tuo sorriso e mi tranquillizzo: tra noi due è tutto a posto.

 

Everything about you pains my envying
Your soul can't hate anything

(Ogni cosa di te affligge il mio invidiare
la tua anima non riesce ad odiare niente)

 

Saliamo in macchina e, dopo che mia madre ha rigorosamente impostato il navigatore stradale, noi due ci dedichiamo al nostro passatempo preferito: spettegolare.

Mi mostri foto su foto di gente che conosco o di cui ho sentito parlare, tutti amici tuoi, alcuni dei quali mi stanno antipatici e ad altri dei quali sono io a stare antipatica, mentre per te sembra così facile fare amicizia con tutti, hai sempre qualcuno che ti cerca per passare del tempo con te. Sei un fottuttissimo raggio di sole e tutti vogliono un pizzico della tua luce.

Non nascondo che questa cosa mi dà incredibilmente fastidio: non hai idea di quanto vorrei essere anche io capace di farmi volere da tutti con uno schiocco di dita, ma poi tu torni a guardarmi con quel faccino maledettamente dolce ed i miei buoni propositi di invidiarti vanno a farsi benedire.

«Oddio, questa proprio non la sopporto!» esclamo, quando mi mostri la foto di una stangona, probabilmente anoressica, spalmata come burro sul pane ad un ragazzo su cui da poco ho messo gli occhi.

Tu la osservi, sbattendo le ciglia. «Ma non è poi così male, nemmeno la conosci.»

«E meno male che non la conosco: non avrebbe vita lunga!» rido, ma tu rotei gli occhi.

«Poverina, è una brava ragazza.»

«Tu diresti anche ad un'assassina che è una brava ragazza. Possibile che non esiste nessuno al mondo che ti sta antipatico? Neanche un pochino pochino?»

Tu aggrotti la fronte. «La prof di matematica?»

Scuoto la testa. «I professori non valgono: è nella natura degli studenti odiarli» ti spiego.

«E allora proprio non so.»

«Ragazze, siamo arrivate» annuncia mia madre, indicando il cancello di fronte al quale ha parcheggiato. Tra una foto e l'altra non mi sono resa conto di che strada abbiamo fatto.

«Ok, ci vediamo stasera.» Mi allungo verso mia madre e la saluto con un bacio, tu fai lo stesso e mi rendo conto che io sono ancora sempre imbarazzata con tua madre, mentre tu sei così a tuo agio con la mia.

«Ciao, Kate. Grazie per il passaggio» dici ed io scendo dalla macchina.

«Al ritorno c'è tuo padre, vero?» verifico e tu annuisci, così mia madre rimette in moto e torna a casa tranquilla, non prima di averti risposto con un cordiale “non c'è di che”.

 

Everything about you is so easy to love
They're watching you from above

(Ogni cosa di te è così facile da amare
ti stanno guardando dall'alto)

 

Finalmente, arriviamo alla festa e dopo aver fatto il giro dei saluti e posato giacche e borse, andiamo dai nostri amici e ci mettiamo a ballare.

Ovviamente, c'è il tizio che ha una super cotta per te che prova a starti vicino e tu non rifiuti le sue attenzioni, nonostante io ti dica che così non fai altro che illuderlo, ma tu non sembri curartene, anche perché presti molte più attenzioni a me che a lui.

Noto che in un angolo hanno fatto il pieno di birre e tu mi fai cenno di andarne a prendere una, che poi ci divideremo.

Mi allontano sui miei tacchi vertiginosi, almeno lo saranno dopo che avrò bevuto una dose sufficiente di birra, ma prima noto che una nostra amica lesbica si sta avvicinando a te e ti sta chiedendo qualcosa. Accelero il passo: meglio tornare subito da te, inutile specificare che quella lì fa parte della piccola porzione di ragazze che ci provano con te, nonostante tu ti sia definita svariate volte eterosessuale.

Recupero la birra, me la faccio aprire e torno sui miei passi e mi rendo conto di cosa stavate parlando tu e la lesbica: ti ha offerto una sigaretta che tu, ovviamente, hai accettato.

Io, personalmente, non fumo e non mi dà fastidio che la gente attorno a me fumi, ma il continuo tirare, aspirare, sbuffare accanto a quella ragazza stona con il tuo essere una bambolina.

Ritorno dal nostro gruppo di amici, la lesbica mi saluta e prendo un sorso di birra, poi ti passo la bottiglia, come se nulla fosse.

La serata procede così per la maggiore: gente che beve, gente che fuma, gente che ci prova, balli improponibili e la leggenda che qualcuno abbia portato una canna che due o dieci si stanno dividendo in bagno.

«Chi vuole fare il gioco della bottiglia?» chiede ad un tratto il festeggiato, il nostro amico, scuotendo una bottiglia di vodka vuota.

«Io!» esclama divertita la lesbica e noi ci uniamo a lei: nonostante il suo atteggiamento nei tuoi confronti mi dia fastidio, è pur sempre simpatica e di ottima compagnia.

Molte coppiette ne approfittano per ritirarsi a limonare, ma si forma comunque un bel gruppetto intorno al nostro amico e ci sediamo tutti sull'erba, incuranti dei nostri vestiti più o meno eleganti.

«Perché non facciamo obbligo o verità?» propone un tizio che non ho mai visto prima.

Il nostro amico scuote le spalle. Per lui basta che si fa qualcosa, non importa cosa.

«Facciamo così» dice il ragazzo a cui piaci. «Facciamo girare la bottiglia per decidere chi dice “obbligo o verità?» poi la facciamo girare di nuovo per decidere a chi tocca la domanda.»

«Mi sembra che vada bene» approva il festeggiato e, visto che proprio lui è il festeggiato, fa girare la bottiglia, che indica proprio la lesbica.

Lei ridacchia e qualcosa mi dice che stava aspettando questo momento.

Fa girare di nuovo la bottiglia ed io ho il cuore a mille, preoccupata di cosa potrebbe inventarsi, quando la bottiglia indica me e poi si muove ancora un po' ed indica te.

A quel punto sono morta qui.

«Allora, Chrissy, obbligo o verità?» Non perde tempo, la nostra cara lesbica.

Ti rigiri un boccolo sul dito. «Obbligo.»

La lesbica sorride, chinando leggermente la testa di lato e la cosa non mi tranquillizza per nulla. «Bacia la ragazza più carina fra quelle sedute qui.»

Oh, cazzo.

Un boato viene emesso dal gruppo e tu ridacchi nervosamente. Ho sentito bene? Non ha detto la persona, ha detto proprio la ragazza.

Ah. Ecco perché aspettava questo momento: spera tanto che tu bacerai proprio lei.

Oddio, ti prego, non farlo. Mi avevi promesso che se fossi passata a questa sponda il tuo primo interesse sarei stata io! Non puoi ripiegare su di lei!

«Puoi sempre scegliere verità» ti suggerisco, sperando che mi darai retta.

«No, va bene, me la cavo.» Mi sorridi ed adesso sì che ho paura.

«Allora, hai deciso?» dice la lesbica, impaziente come un bimbo a Natale.

Tu annuisci e tutti si voltano verso di te, ansiosi di sapere cosa farai adesso.

 

Give me
All the peace and joy in your mind
I want the peace and joy in your mind

(Dammi
tutta la pace e la gioia della tua mente
voglio la pace e la gioia della tua mente)

 

«Martha...» sussurri ed io mi giro verso di te e prima che me ne accorga, le tue labbra sono sulle mie.

Oh.

OH.

Questa me la segno sul calendario.

Sei immobile ed aspetti che io faccia qualcosa, perché mi sono appena ricordata che questo è tecnicamente il tuo primo bacio con una ragazza, almeno, il primo serio, non quello scherzetto che ti ho fatto prima a casa.

Ti prendo il viso tra le mani e muovo la bocca e poi ti faccio aprire la tua, neanche mi sono resa conto di aver chiuso gli occhi. Sai di fumo e di birra, ma sento anche il tuo sapore ed adesso capisco da quanto tempo aspettavo di scoprire quale fosse. Non è solo questo il bello di baciarti: è anche le tue labbra morbidissime e la tua lingua calda e le mie mani fra i tuoi capelli che mi solleticano le dita.

Ti stacchi da me e sorridi. Per te non ha significato nulla di più di un gioco tra amici.

Sento che tutti ci stanno applaudendo e mi volto per constatare l'espressione delusa della lesbica, che però sorride maliziosamente nella nostra direzione, mascherando il tutto.

Il gioco riprende e tutti si dimenticano in fretta di quel bacio, ma io no.

Fino a poco fa continuavo a chiedermi quale fosse la natura dei miei sentimenti verso di te, ma ora non ho più alcun dubbio.

È pura e semplice beatitudine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 





Mio angolo:

Beh, direi che questa storia sarebbe dovuta essere una long (ed avrebbe avuto ben poco a che fare con quello che ho scritto sopra, ad iniziare dal POV) ma poi ho preferito fare una cosa più rapida, per via delle varie cose da fare, ma magari potrei riprendere in mano il progetto un giorno o l'altro...

Comunque, sono stata ispirata dalla canzone Bliss dei Muse, che dà il titolo alla storia ed è anche il testo che si alterna con lo scritto vero e proprio.

Potete farmi sapere cosa ne pensate, se vi va.

A presto,

Emma.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: EmmaDiggory15