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Autore: Buck    20/06/2016    1 recensioni
La Battaglia è vicina. Pervinca ne sente le strida. Vorrebbe combattere coi giusti, dalla parte giusta. Invece, combatterà per i giusti, dalla parte sbagliata. Perché è quello che deve fare, per salvare il suo popolo la sua famiglia. E' quello che farà.
I suoi pensieri, alcuni giorni prima dello scontro. Un silenzioso addio, in attesa di una sorte incerta. Speranza che si tramuti in un semplice arrivederci, e una breve distanza.
Scrissi questa shot un paio di anni fa, credo. Mi è ricapitata tra le mani, l'ho corretta di getto e pubblicata. Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pervinca Periwinkle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le stelle brillano in cielo, tingendo la volta celeste di un manto fulgido e lucente, numerose come non mai. La luna è rossa, del colore del sangue; sinistra e ammaliatrice insieme. Il cielo è terso, non una nuvola a deturparne la scura intensità.

Mi perdo a contemplare le costellazioni, affascinata dalla miriade di fiaccole danzanti baluginanti, segretamente rincuorata dalla consolante certezza che il manto steso sopra di me è uguale in ogni dove: ovunque andrò, ovunque sarò, quando alzerò gli occhi, le sue antiche, silenti figure, lassù, mi scruteranno di rimando, ignara compagnia nella triste solitudine che ho scelto. 

Mi domando se papà pure, nel confortante calore del suo studio, binocolo alla mano, stia mirando la volta celeste, studiandone le ancelle, vagando con la memoria a quando, bambina, lo pregavo di mostrarmi le stelle, desiderando ardentemente di poter raggiungere volando l’infinito e immergermi nello stesso buio brillante del mio potere. 

Chissà, forse, nel mentre, interroga il silenzio: se sono viva, se mi rivedrà. 

Forse, ancora non sa che proprio io, la sua streghetta ombrosa e appassionata di scienza, l’ho tradito, ho tradito tutti, anche se per finta. 

Forse, carezza l’illusione della mia integrità. 

Forse, sicuramente, mi odierà quando realizzerà che il Nemico non mi ha rapita, ma l’ho raggiunto. Volontariamente, tremante dentro, ma a testa alta, come la mia famiglia mi ha insegnato a camminare, senza tradire incertezza, ripensamenti. 

Che i miei cari mi detesteranno, è inevitabile: papà, mamma, zia Tomelilla, Vaniglia, Grisam… l’ho voluto io, è l’equo prezzo che mi sono dichiarata disposta a pagare per le loro vite: consapevolmente, ho accettato un patto che mi porterà alla rovina.

La lontananza da Babù mi duole in maniera particolare: lei è la parte buona di me, la mia naturale metà: pura, intatta, che con inesauribile buonumore ed inesausta fiducia mi tiene ancorata al mondo. Lei è il Bene, in ogni suo volto, e devo salvarla: appartengo al Buio, non alla malvagità.

Il mio popolo, i miei amici, la mia famiglia, la mia amata gemella. Ho letto il Libro Antico, ho studiato la storia: la mia mossa è retta,  in questo esatto modo deve svolgersi la vicenda.

Quanto mi allieterebbe, Vaniglia, abbracciarti un’ultima volta. Salutarti, dirti addio. 

Quale commento pronunceresti, mia dolce, innocente Babù, dinanzi alla mia fragilità, adesso? Debole, spaurita, chiusa nella gabbia entro la quale consciamente, con fare maldestro, ho fatto ingresso, paventando di non rivedere il sole più, le lacrime a solleticarmi le guance?

Tu che mi hai sempre dipinta come una persona di coraggio! È coraggio questo, Vaniglia? Dimmi: è coraggio? Sono scappata,  sì, scappata, come una ladra, di nascosto. Ti ho lasciata sola a vedertela con il mondo, tu che, bianca, non sei in grado di riconoscere il male quand’anche, impettito, nero, dritto innanzi a te,  ti occhieggia, tanto ti è inconcepibile e lontano. 

Coltivo, ed è il  motore del mio barcollare, il rincuorante pensiero di aver scelto bene, per voi, eppure mi odio per non essere lì, dalla parte dei giusti, a lottare coi giusti, per un mondo migliore. 

Detesto ignorare come ve la passate, come agirete, i piani elaborati per sconfiggere il Nemico, per sconfiggere me.

Mi hai insegnato, sorellina, che i buoni trionfano sempre, nei libri che ti piace leggere: fa che sia vero. Ama la vita, la  nostra Valle, più di quanto ami me. 

Dubita, colpisci se devi e, quando il puzzle infine si comporrà nella tua testa, fidati del tuo istinto, di tua sorella. 

E’ triste, sì, tu debba accettare una realtà che tanto si discosta dalla tua lucente essenza, eppure, le tue illusioni sono destinate ad essere distrutte: la tua cieca fiducia nell’intrinseca bontà dell’uomo, la gentilezza, non ammansiranno, Vaniglia, un essere molto più grande e potente di te. Gli ideali, soli, disarmati, pur ammantati di eroismo, non trionferanno nella guerra che sarà.

Ricordi quando scappavo saltando dalla finestra e mi impicciavo di questioni che non mi dovevano riguardare? Disapprovavi, ti infuriavi, ma ugualmente non denunciavi le mie malefatte, le mie ribellioni. 

Sono nata per combattere. Tu, più di chiunque altro, conosci il mio controverso carattere, i tratti che lo definiscono. Hai ben presenti le mie qualità e le mie debolezze, le mie mancanze e le  virtù. Mi fido, ahimè, di una strettissima cerchia di persona, sono chiusa e reticente; nutro poche, indelebili, convinzioni, che coltivo strenuamente. Non di meno, credo fermamente nella giustizia, nella ingovernabile libertà, in quello che non è ma forse sarà. La natura mi ha porto in dote un potere ambiguo ma non nero in toto: detesto rimanere inerte, le braccia conserte, in attesa di essere salvata, mentre il male annienta e non perisce. Voglio salvarmi da me. Voglio salvare te. 

Eppure, credimi, non avrei voluto dovermi scontrare qui, così. 

Il Terribile 21 è spietato, mi controlla costantemente, testa la mia lealtà, mi blandisce e opprime. 

Quanto reggerò, recitandomi vostra Nemica, prima di crollare?  L’interrogativo mi toglie il respiro, mi sfianca e svilisce.

Tuttavia, non è contemplato di fallire. Lo ripeto ancora e ancora: mantra, nella testa, monito a non lasciarmi irretire. 

Lo ammetti finalmente? Io non sono forte. Ho paura. Ma mi devo fingere forte, devo seppellire la paura.

Dunque, zia? Mi spiegavi convinta che le streghe del Buio trovano la forza dentro di sé, anche e soprattutto, nei momenti di vera disperazione. Allora, che Strega sono io, paralizzata nell’oscurità che mi accarezza e blandisce?

Sorrido al Nemico, ostento soddisfazione, indosso una maschera tinta di impavido e spietato, e dentro urlo di dolore. Quanto giungerebbe gradito un tuo saggio consiglio! Intuiresti i miei conflitti interiori, dirimeresti i miei dubbi, anche nel mio mutismo. Ma sei nel Villaggio, ed io fuori di lì. 

Perciò, non mi resta che rammentare costantemente del perché sono qui. La ragione mi tiene in piedi, mi sprona. 

Tu, per prima, capirai le mie intenzioni zia, e non mi fermerai: al pari di me, penserai in grande, come ti compete. Mi rimprovererai di non aver individuato un’alternativa da abbracciare, mi scuserai perché ho denigrato il male. Mi spalleggerai, con dolore, perché avrai troppe persone da salvare. Ti prego: non serbarmi rancore.

Papà, tu che leggi il cielo meglio di chiunque altro, saprai leggere altrettanto bene dentro il mio cuore? Quando, di vedetta, distinguerai nitidamente la mia sagoma familiare, avanzare, invocando male, come reagirai? Mi osserverai, mostro tra i mostri, ferire, attaccare e, infine, soccombere: potrai capirmi, e perdonarmi, e volermi di nuovo bene? Spero non mi disprezzerai.

Mamma, alberga ancora nel tuo animo una scintilla del Potere cui hai spontaneamente rinunciato? Conservi un poco di magia? Vorrei che la tua Luce ti inducesse a credere comunque in me quando, imperturbabile, ti squadrerò con disprezzo, indifferente al dolore, e, sofferente dentro, riderò di ogni manifesta debolezza.

Crudele, implacabile, vendicativa. Mi ergerò dritta e fiera sul mio destriero, come una Regina. Non avrò pietà.

Felì, mia adorata fatina, che opinione avrai di me? Posso quasi scorgerti nel trambusto, le ali malferme, il visino pietrificato e smunto. Non colpevolizzarti, non mi avresti fermato. Ricordati della bambina  scostante, pestifera e sincera che hai educato, rimembra la ragazzina cocciuta e impertinente che, tra le strilla, serrava determinata il coperchio della tua piccola casa, e andava lesta per la sua strada ma, seppur con fare impertinente, tornava sempre da te, e ti liberava. Invece, dimentica solerte la piccola donna, severa e malvagia, che non ti degnerà di un’occhiata.

Grisam, tu che condividi il mio stesso potere, e vanti una dose inesauribile di temerarietà. Tu che, contro le regole, guiderai  la Banda alla ribalta, con fermezza e perseveranza, coraggio e lealtà. Sii prudente. Prestami un poco del lucente buio in cui è intinto il tuo coraggio. Guarda le spalle a Babù, nella battaglia che verrà. Attacca, senza remore, la traditrice che ti sfiderà. Non odiarmi, Capitano: quando infine saprai, se ancora ti andrà, rincorri con la memoria le avventura che ci hanno avvicinato e riconciliati con la buona me.

Vaniglia, anche lontana, ti sento. Sveglia, in attesa di un chiarimento, del mio ritrovamento. Le ricerche, lo sospetti, non ti sorrideranno. Pazienta.

Ci incontreremo, a breve, sì, e in guerra, ai due poli opposti di schieramenti divisi, come opposte eravamo, siamo e saremo in eterno. 

Al pari della zia, d’un tratto, il fragore intorno, straccerai il velo della finzione per guardarvi, attraverso, il riflesso. Allora, non appena i nostri sguardi si incroceranno nel trambusto, ti risulterà ovvio: la mia fuga, il mio tradimento. Desidererai  implorarmi di non osare, di rinunciare. Vorrai aiutarmi a trionfare. Non rischiare. Sorridimi un’ultima volta: saprò che mi hai perdonata.

Dopotutto, non è scritto che non sopravvivrò. Altrimenti, giuro, impegnando il mio onore in una solenne promessa, che impiegherò ogni energia per trascinare il Nemico nella fossa con me. La  mia vita non vale quella del mio popolo intero, Babù. Non vale la nostra sudditanza, né il sacrificio dei nostri principi. Un Impero del Buio non soverchierà le nostre anime. 

La notte si fa severa. Il cielo, celermente, si  riempie di nuvole scure, cariche di tempesta. Guardale, Vaniglia: stai pronta. Avverto il rumore delle spade nelle orecchie. 

Io, l’armatura l’ho già indosso. Buona fortuna, Vaniglia. Buona fortuna a tutti voi.

 

  
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