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Autore: Black Swan    16/04/2009    1 recensioni
Un autogrill.
Un pullman guasto… una vita che sembrava improvvisamente finita è ricominciata, altre tre si sono rigenerate.
Una fermata casuale… quattro vite che stanno per cambiare.
Un incontro che cambierà tutto.
~ Nota: “Due più due fa sempre due” è partita da questa base. I nomi delle protagoniste sono nati da qui, poi come al solito ho stravolto tutto… togliendo, aggiungendo… ho cominciato a scrivere, poi ho preso tutt’altra direzione, ma questa bozza è rimasta lì.
Stasera mi ha chiamata a gran voce. L’ho trasformata in una oneshot senza pretese.
Alcune cose mi piacciono ancora e ho pensato di condividerle con voi.
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Duds

I personaggi di cui scrivo (tolte le Duds che sono state partorite dalla mia immaginazione) non mi appartengono e non ho contatti con loro. Non pretendo di descriverli come sono in realtà, né di descrivere situazioni realmente vissute da loro.

Le canzoni conosciute nominate nel repertorio del gruppo immaginario (Duds) appartengono ai legittimi proprietari, la scelta di nominarle è solo un omaggio alla bravura di chi le ha composte e incise.

Non c’è alcuna intenzione di infrangere copyrights e non ci guadagno niente.

Quanto scrivo non è a scopo di lucro.

Le mie sono opere di fantasia e rivendico i miei diritti su esse solo in quanto sono state partorite dalla mia immaginazione.

 

 

 

 

 

 

Legenda:

«…» dialoghi.

corsivo = pensieri

*.¸¸.·´¨`»*.:*:.*«´¨`·.¸¸.* = separatore dei PoV dei capitoli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Duds

 

 

 

 

 

 

 

 

Bill

«C’è qualcuno a portata di mano che posso uccidere senza ripercussioni?»

Aveva il tono della richiesta ma l’aggiunta di senza ripercussioni per Tom equivaleva a dire So che la risposta è no, lasciatemi sfogare almeno a parole.

L’autista del pullman stava sudando la sua quindicesima o sedicesima camicia per far ripartire quello che sarebbe dovuto essere il loro sicuro mezzo di locomozione. Almeno li aveva portati fino all’area di sosta.

«Parlami Bibi.»

Sorrise.

Due mesi prima suo fratello non avrebbe mai pronunciato una frase del genere… Taci Bibi era il suo intercalare… ma quella operazione aveva di nuovo cambiato la vita a tutti.

Aveva potuto riparlare solo una settimana prima, dopo l’operazione alle corde vocali che per quasi un mese lo aveva costretto a prende in considerazione la sua vita senza la musica…

«Incazzarsi non serve a niente Tomi. Che ne dite di un caffè ragazzi?»

Sempre un paio di mesi prima i 2G lo avrebbero sommerso di manate davanti ad un suggerimento simile. Quel giorno sorrisero.

«Tom deve nascondersi i dreads o non arriviamo neanche all’ingresso» disse Gustav. «Tu sei abbastanza camuffato» aggiunse quasi orgoglioso.

Suo fratello eseguì senza discutere.

«Chi offre?» chiese Georg.

«Io che l’ho proposto» rispose lui. «Su, andiamo.»

Certe iniziative potevano prenderle solo se Saki non era presente: li avrebbe presi a calci se avesse solo immaginato una cosa simile!

Arrivarono senza problemi al tavolino. Tom aveva preso i soldi direttamente dalla sua tasca e si sarebbe occupato delle ordinazioni… essenzialmente per dare un’occhiata da vicino alla cassiera!

Sorrise: stavano tornando alla normalità!!

Prese posto vicino a lui dopo neanche cinque minuti. «Tutto ok?» chiese.

Prese il proprio caffè e annuì.

Si guardarono fra di loro che avevano praticamente i bicchieri di cartone rigido alle labbra, ma li allontanarono per fare un brindisi… riuscendo quasi a romperli e puntualmente scoppiarono a ridere.

Sembrava che la sua operazione e il rischio che lui perdesse la voce li avesse riportati come per magia agli esordi: ridevano come deficienti per ore e per le cose più idiote.

L’ipotesi di perdere tutto li aveva riportati indietro… aveva in parte annullato le rock stars adolescenti e aveva restituito loro una parte dei ragazzini che avevano cominciato a suonare insieme.

Non tutto il male viene per nuocere non era uscita di bocca ad un cretino.

Tom, Gustav e Georg si erano trovati subito d’accordo: se la sua voce fosse stata irrimediabile compromessa dalle cisti o dall’intervento per rimuoverle il gruppo si sarebbe sciolto.

Lo avevano deciso, credendolo addormentato sotto sedativi, quando l’intervento da utile era diventato assolutamente necessario.

Dopo quasi tre settimane completamente afono si era sentito dire che l’infiammazione che era stata diagnosticata all’inizio era in realtà un gruppo di cisti che interessavano le corde vocali. Andavano rimosse al più presto anche se comportava qualche rischio: lasciandole lì… beh, già non parlava più.

Aveva avuto una crisi di… terrore allo stato puro e lo avevano sedato. Ma non si era addormentato.

Rimasti soli, Tom lo aveva abbracciato, aveva affondato il viso sul suo torace e aveva cominciato a piangere.

Il suo fratellino… era crollato.

Aveva pianto per un tempo che gli era sembrato eterno e non lo aveva mai sentito singhiozzare in quella maniera… si era fermato quando aveva visto le lacrime sul suo viso e si era reso conto che lui lo stava ascoltando.

Gli aveva chiesto scusa per aver ceduto, poi gli aveva sussurrato che doveva stare tranquillo, che attacchi di panico come quelli peggioravano solo le cose, che ce l’avrebbero fatta anche quella volta. Niente li poteva fermare.

Aveva ragione. Come al solito.

Suo fratello era rimasto ventiquattro ore su ventiquattro in ospedale per quasi tre settimane: avevano sistemato un letto anche per lui nella sua stanza.

Gli aveva regalato una lavagnetta per scrivere e comunicare con gli altri perché soltanto io ti capisco solo guardandoti e poi è bene che non guardi troppo le infermiere adesso.

La prima parola che aveva detto era stata il suo nome.

Tomi. Tomi avevi ragione anche questa volta.

Era scoppiata a piangere sua madre, ma lo sguardo di suo fratello…

Il suo Tomi.

Cercò la sua mano sotto il tavolo e la strinse. Tom gli rese la stretta e cercò i suoi occhi.

Aveva scritto negli occhi cosa pensava… ma solo lui riusciva a leggere quegli occhi identici ai suoi.

Gli sorrise.

Rispose al suo sorriso. «Fanculo al pullman Bibi. Va bene così.»

Annuì, «Sì. Va bene.»

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Bluemoon

Sua sorella stava fissando un punto… sembrava incantata.

«Laine, cosa c’è?»

«Guarda quei due…»

Seguì il suo sguardo e vide quattro ragazzi seduti ad un tavolo dall’altra parte della sala. Due di loro si tenevano per mano e si stavano guardando.

Si stavano guardano in un modo impossibile da fraintendere per lei e sua sorella.

«Aaaaaahhhh gemellini all’orizzonte…» cantilenò Xantia.

«Ma siamo circondati…» rincarò Charlie.

Si voltò verso le cugine che stavano sorridendo.

«Avete idea di quanto siete poco credibili?» chiese Laine calmissima.

«Voi due dovete avere una specie di radar incorpor…» cominciò Xantia… e si bloccò. «Oh merda!» esplose.

Tornò a guardarli e vide che erano spuntati dal nulla tre tizi… uno dei quali stava strattonando la sedia dove era seduto il gemello con il blasco nero.

Anche quel comportamento era ben conosciuto a lei e a sua sorella.

La decisione fu immediata… e Laine partì anche prima di lei!

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Tom

Almeno quel giorno avrebbe evitato volentieri l’ennesima riprova che la madre dei cretini era sempre incinta… e con quei tre aveva fatto veramente miracoli!!!

«Morettino, non mi presenti la tua ragazza?» stava dicendo il cretino numero uno strattonando la sedia dove era seduto Bill.

«Forse il biondino è più loquace…» commentò il cretino numero due alle sue spalle.

Gli occhi di Bill gli stavano chiaramente dicendo di non reagire, ma se solo lo avessero sfiorato…

«Voi due siete le damigelle o i battitori di riserva?» chiese il terzo sempre dietro alle sue spalle… rivolto ovviamente ai 2G.

Madre Natura si era mai scusata con loro per lo scherzo che gli aveva fatto?

Gustav gli rivolse un’occhiata profondamente annoiata.

Perché poi non era libero di prendere per mano suo fratello??

Prese fiato per dirgli esattamente cosa pensava di lui… quando qualcosa gli piombò in collo.

«Amore!» esclamò una voce… calda e sexy «Non posso lasciarti da solo un attimo! Amici tuoi?»

Alzò lo sguardo e… rimase talmente sorpreso da scordarsi come si parla.

Gli occhi da gatta più neri che avesse mai visto incorniciati da un visino di porcellana e una massa di capelli mossi talmente neri da sembrare blu notte che le arrivavano… lo sguardo gli scivolò fino ai fianchi.

Automaticamente la abbracciò. «Amici? Direi proprio di no» disse miracolosamente la sua voce suonando calma e tranquilla. «Ci avete messo una vita al bagno.»

Spostò lo sguardo su Bill… che ospitava sulle sue gambe una bionda tanto atomica quanto la morettina.

Ovviamente lui era a bocca aperta.

Fantastico.

Veloce occhiata ai 2G… altre due morettine.

Non male… ma non c’era paragone, per lui.

Serrò la stretta… che qualche entità superiore non volesse che sparisse come era apparsa.

«Beh, i risultati ci giustificano, ti pare?» chiese quella creatura con un tono di voce che era già di per sé una risposta.

«Abbondantemente» rispose infatti.

I cretini erano stati presi in contropiede anche più di loro.

«Io… io pensavo…» cominciò quello alle sue spalle.

«Tu pensi?» chiese la bionda con una voce talmente… melodiosa da sembrare una carezza sonora.

«Aaahhh, pensare è una parolona per scimmioni a spasso come voi» disse la morettina in collo a Georg.

L’occhiata che gli lanciò il suo bassista di fiducia diceva chiaramente Se sto sognando non svegliatemi!

Gustav non sembrava più tanto annoiato… anzi.

«Direi che potete tornare da dove siete venuti» disse la morettina comodamente posteggiata in collo al suo batterista, «qui non c’è niente per voi.»

L’unico che non abbracciava la sorpresa che gli era caduta fra le braccia era suo fratello. La stava ancora fissando a bocca aperta.

Possibile non si rendesse conto che non poteva fissare come se non l’avesse mai vista prima la ragazza con la quale voleva dare ad intendere di stare insieme???

Per fortuna la bionda aveva spirito di iniziativa.

Appoggiò una mano sul viso di suo fratello e gli stampò un bacio in bocca da fotografia. Finalmente Bill l’abbracciò.

Non male come idea.

Fece lo stesso con la morettina… e tolti i due secondi iniziali… non fu un bacio.

Fu l’inizio di tutti i suoi guai.

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Charmaine

La prima ad uscire di carreggiata fu Moon… ma poteva capirla: era finita in collo ad un morettino ipnotico.

Il ragazzo dei suoi sogni fatto e rifinito.

Il ragazzo che aveva in collo Laine la seguì in meno di un battito di ciglia.

Fece appena in tempo a registrare sua sorella appiccicata al ragazzo con i capelli lunghi che quella bocca si chiuse sulla sua.

Quelle braccia serrarono appena la stretta.

Erano molto forti.

Ok, potevano concedersi un attimo di distrazione collettivo… come diceva Laine Stavano per sganciare una bomba atomica sull’unica isola di pace che avevano su quel cazzo di pianeta…

Gli cinse il collo.

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Georg

Fu lei a staccarsi.

Lui aveva trovato casa.

Lo fissò per una manciata di secondi con quegli occhi verdi.

Gli ricordò una gatta.

Istintivamente lanciò un’occhiata oltre Tom. Gli idioti, ai quali avrebbe dovuto fare un monumento, erano spariti.

Bene.

Non era proprio credibile che ponesse la domanda che aveva in mente alla ragazza con la quale stava insieme.

«Come ti chiami? Da dove salti fuori?»

Spostò un attimo lo sguardo oltre la sua spalla, poi sorrise, «Due domande intelligenti su due. Complimenti.» Si guardò intorno, «Bimbe? Se ne sono andati.»

Non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.

«Come ti chiami?» ripeté.

Era pazza se credeva che potesse lasciarla andare senza…

«Xantia.»

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Xantia

Perché si ostinava a seguire le gemelline Nöther??

Sedici anni di pratica non le avevano insegnato niente: quando le sue adorate cuginette partivano in quella maniera erano sempre casini!

Era lei la più grande, era lei la responsabile… come se Charlie come sorella non fosse sufficiente!!

Se quel bel tipo non avesse collaborato, non aveva speranze di tornare con i piedi per terra.

Si vedeva lontano un chilometro che poteva mancargli tutto tranne la forza… e comunque ad occhio e croce non gli mancava niente.

La stava fissando come se non ci credesse… beh, anche lei faticava a crederci, erano pari.

Lo sguardo le cadde di nuovo su sua sorella… che non si era staccata dal biondino!!!

«Charlie?» la richiamò all’ordine.

Dove dannazione stava Tetje quando c’era bisogno di…?

«Cosa dannazione state facendo???» esplose la voce di Tetje come evocato dai suoi pensieri.

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Ghislaine

La voce… pardon: il ruggito di Tetje la strappò definitivamente dal Paradiso.

Il responsabile capo della loro sicurezza era la testa d’ariete di almeno altre quattro montagne umane.

Dovevano allontanarsi da quei quattro se tenevano un minimo a loro.

«Tetje ti spiego tutto con calma» disse la voce di sua sorella mentre lei era persa in due occhi color cioccolata che stavano mandando lampi.

Fece per tornare con i piedi in terra ma lui la bloccò. «Dove vai?» chiese in un bisbiglio.

Altra scossa lungo la schiena. La voce era quasi peggio degli occhi.

«Devo andare.»

Lo vide scuotere la testa, «Non prima che tu mi dica chi sei e dove posso ritrovarti.»

Sorrise senza volerlo.

«Oh, mi ritroverai. Forse anche prima di quanto lontanamente immagini.»

Il primo singolo delle Duds (N.d.T.: Buone a nulla) in terra tedesca sarebbe uscito il giorno seguente… stavano giusto andando ad una trasmissione per farsi vedere.

Gli accarezzò una guancia.

Peccato.

Il tipo giusto nel momento più sbagliato.

«E’ stato bello. Baci da dio.»

Rimase talmente stupito da lasciarla andare senza opporre altre resistenze.

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Bill

«Tetje ti spiego tutto con calma» rispose quella creatura divina al terremoto sonoro che quasi lo aveva fatto saltare dalla sedia.

Appoggiò una mano sul suo braccio con il chiaro intento di allentare la stretta. La serrò appena senza neanche pensarci.

Scosse la testa, incapace di spiccicare parola.

Il discorso nel suo cervello invece era chiarissimo: no, dove vuoi andare? Ti ho appena trovata.

Lo guardò.

Occhi blu. Cupi e trasparenti. Profondi… senza fine.

Sorrise appena. «Cosa no? Devo andare.»

«Come… come ti chiami?» riuscì a formulare con un filo di voce… la prima frase dopo dieci giorni di silenzio assoluto aveva avuto più potenza.

«Moon.»

«Moon?»

«Beh, in realtà mi chiamo Bluemoon. Ma tutti mi chiamano Moon. Tranne mia sorella e i miei genitori che mi chiamano Blue.»

Sorella? Genitori? Aveva davvero un’origine terrestre? Si chiamava Moon…

Le accarezzò una guancia senza neanche deciderlo e quegli occhi cambiarono un attimo espressione, poi li distolse e scivolò di nuovo a terra.

La vide allontanarsi come se fosse un sogno.

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Gustav

«Charlie?»

La voce della morettina in collo a Georg stavolta ebbe effetto e si staccò da lui. «Ti chiami Charlie?» chiese.

«Charmaine.»

«Posso chiamarti Charlie?»

Abbassò lo sguardo un attimo.

«Cosa dannazione state facendo???» esplose una voce oltre Georg.

Aveva gli occhi più azzurri che avesse mai visto. Con i capelli neri formavano un contrasto abbagliante.

«Devo andare.»

«Tecnicamente anche io. Ma non ho più fretta.»

La vide sorridere, «Neanche io, ma c’è chi ce l’ha per me. Per favore, lasciami andare. Tetje potrebbe pensare che mi trattieni contro la mia volontà e… reagirebbe male.»

«E’ il tuo ragazzo?»

La vide scuotere la testa, «E’ il responsabile della nostra sicurezza.»

Un’espressione così familiare in bocca a qualcuno che non apparteneva allo staff lo sbalordì a tal punto che la lasciò andare.

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Tetje

Ma roba da pazzi!

Non poteva neanche andare al cesso che quelle quattro… e che fine avevano fatto Agomar, Baldus, Dankrad e Falko?

Si cominciava proprio bene: quelle quattro avevano appena messo piede in Germania come gruppo e l’apparato di sicurezza era andato in frantumi!!

«Xantia…» cominciò.

«Siamo state sopraffatte dagli eventi» lo prevenne quella che, teoricamente, era la più responsabile.

Purtroppo era solo l’unica legalmente maggiorenne!

«Dai non ti arrabbiare» disse Charlie… sempre pronta a correre in aiuto alla sorella. «Non te la prendere con lei.»

Laine, la più tosta delle quattro, sembrava persa su chissà quale pianeta.

Moon, la più piccola ma capo indiscusso, non parlava.

E menomale.

Quella ragazzina poteva far girare al contrario il pianeta se lo avesse chiesto con il tono di voce giusto!

«Ok. Faccio finta che non sia successo niente. Con gli altri faccio i conti dopo.»

«Lasciali stare» insorse Laine. «Avranno il loro bel da fare se riusciamo veramente a distruggere il nostro anonimato qui.»

«Mia sorella ha ragione» sancì Moon. «Non dirgli niente.»

Era un tasto dolente.

Le ragazze erano sbalestrate anche per quello.

Le Duds, un nome che meno appropriato non poteva essere, erano famose in tutto il mondo da quasi nove anni. Tranne in Germania. Tranne nella loro terra natia.

Quelle quattro in Germania erano studentesse qualsiasi che passavano le vacanze estive in America.

In realtà il successo che avevano avuto aveva dell’incredibile… incredibile in maniera direttamente proporzionale al potere che avevano esercitato per anni: non volevano essere famose i Germania, non volevano perdere l’oasi di pace e la Germania era all’oscuro dell’esistenza delle Duds.

Fino a quel momento.

Con la prepotente ribalta di gruppi adolescenti tedeschi che perversavano in tutta Europa, la casa discografica aveva deciso di prendersi una piccola rivincita.

Le Duds erano il primo gruppo tedesco ad aver avuto successo all’estero in un’età in cui le gemelle erano appena entrate a scuola. Un successo globale.

Era arrivato il momento che la Germania si svegliasse.

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Tom

«Le abbiamo lasciate andare…» ripeté Georg sbalordito.

«Avevamo altra scelta?» chiese Gustav.

«Andiamocene anche noi» prese la parola lui. «In pullman parleremo con calma.»

Gustav fu il primo a dargli retta, «Avviatevi. Prendo altri caffè. Ne avremo bisogno.»

Suo fratello si alzò. Sembrava… catatonico.

Lo prese per mano e se lo trascinò dietro.

C’erano diversi problemi da risolvere.

Cosa aveva voluto dire con quel Mi ritroverai anche prima di quanto lontanamente immagini?

Alla fine lo aveva riconosciuto? Si era resa conto di essere corsa in aiuto di Tom Kaulitz dei Tokio Hotel? Era una sua fan? Sarebbe venuta a qualche apparizione o concerto? Si sarebbe fatta riconoscere?

Fece salire Bill sul pullman davanti a sé e lo seguì a ruota.

Neanche sapeva come si chiamava!!!

«Tomi…»

«Cosa?»

«So solo che si chiama Moon…»

Fissò per qualche secondo il suo gemello, l’altra sua metà.

Percepiva perfettamente cosa si era scatenato in lui… ed era molto simile a quello che gli stringeva lo stomaco in una morsa.

«Io neanche so come si chiama.»

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Bill

«Non le hai chiesto il nome?» ripeté senza poterci credere.

Suo fratello aveva una tale spigliatezza con le ragazze che… a meno che la morettina non lo avesse scosso a tal punto da…

Tom scosse la testa, «Ma una cosa posso dirtela: tu avevi in collo la sua gemella.»

Sussultò. Tom aveva osservato anche Moon, quindi.

A lui era completamente sfuggito il particolare… Moon però aveva accennato ad una sorella.

«Quante Bluemoon ci potranno essere su questo pianeta?» chiese intravedendo improvvisamente una luce in fondo al tunnel.

«Più o meno quante sono le Xantia» disse Georg.

«Immagino sia il nome della morettina che…» disse Tom.

«Sì, della mia.»

Tom annuì.

Apparve Gustav come partorito dalla terra e in un secondo avevano un bicchiere fumante in mano nuovo di zecca.

«Come si chiama la tua?» chiese Georg.

«Charmaine. Ma la tua l’ha chiamata Charlie.» Si fermò un attimo, «Hai notato come si assomigliavano?»

Tom sorrise appena, «Stai attento eh…»

Risero.

«Ragazzi, tutto a posto, si riparte!» disse la voce dell’autista.

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Saki

Era successo qualcosa.

Qualcosa di talmente drammatico da rendere catatonico Bill, cupo Tom e straniti i 2G.

Vedere Gustav in quella condizione era la parte più preoccupante… perché la cosa doveva essere seria.

«Bill, tutto ok la gola?»

Bill annuì. «Sì Saki. Non preoccuparti. Non è niente.»

Appunto: quindi era qualcosa.

Avevano leticato per qualche motivo?

Si erano talmente incazzati per il fatto del pullman da sentirsi svuotati?

Per lui essere il responsabile della sicurezza di quei quattro implicava anche il sapere se c’era qualcosa che non andava e nel caso trovare una soluzione.

«Cosa pensate di fare stasera?»

Erano stranamente liberi da impegni, con un po’ di fortuna avrebbero fatto un giro per locali e la situazione sarebbe tornata alla normalità.

Il primo a smantellare il suo piano fu Bill, «Io e Tomi restiamo a casa.»

Si erano appena guardati.

Poi Gustav, «Anche io.»

Infine Georg. «Io pure.»

«Hai una serata libera anche tu» fu il commento di Tom.

Decise di calare le carte in tavola. «Ok ragazzi. Voglio sapere cosa avete.»

Si voltarono sincronizzati verso di lui.

«Non ci crederai e se ci credi ci uccidi con le tue mani» predisse Gustav dopo una serie di occhiate.

Sempre meglio.

«In un modo o nell’altro risolvo la situazione, ti pare?»

Bill fu il primo a scoppiare a ridere, seguito da tutti e tre. «Ok, mettiti comodo!»

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Georg

Solo Bill riusciva a far incazzare in maniera epocale Saki e calmarlo in pochi secondi.

Quando capì che erano davvero usciti dal pullman per andare a prendere un caffè senza di lui o qualcuno della sicurezza pensò che li avrebbe scaraventati fuori dal finestrino tutti e quattro… e non necessariamente uno alla volta.

«Vi hanno dato fastidio? Picchiato?» chiese poi guardandoli con più attenzione.

«No Saki» rispose Tom. «Ma…»

Raccontò tutto.

Tutto.

Baci compresi.

Saki aveva gli occhi fuori dalle orbite. «State scherzando? Per favore ditemi che state scherzando… minimo erano minorenni…»

Gustav scosse la testa. «Non stiamo scherzando… e credimi: sono io il primo a non crederci. Saki… chi, oltre a persone come noi, può avere un responsabile della sicurezza?»

La domanda assorbì la sua attenzione. «Perché?»

«Charlie mi ha chiesto di lasciarla andare perché se Tetje avesse pensato che la trattenevo contro la sua volontà avrebbe potuto reagire male. Le ho chiesto se era il suo ragazzo e la sua risposta è stata è il responsabile della nostra sicurezza

«Non ce lo hai detto» disse meravigliato Bill.

«Già che ci siamo…» cominciò Tom, «anche lei mi ha detto qualcosa che mi sta ossessionando. Quando le ho detto che non l’avrei lasciata andare se prima non sapevo dove ritrovarla, mi ha detto che l’avrei ritrovata anche prima di quanto potessi immaginare

«Ti ha riconosciuto» disse Saki. «Alla fine si è resa conto di trovarsi in collo a Tom Kaulitz.»

Tom scosse la testa, «No, non credo. Più ci penso e più… mi è sembrata… triste. Non riesco a capire. So solo che devo ritrovarla o esco di cervello.»

Saki respirò profondamente, «Ragazzi, è veramente meglio se state in casa stasera» convenne. «Gustav, per quanto riguarda la tua domanda… beh, forse sono modelle?»

«Beh, per essere belle, lo sono» disse Bill speranzoso.

«Un gruppo di modelle in gita di piacere?» chiese Tom «Due coppie di sorelle di cui una gemellare?» Scosse la testa, «Avrebbero fatto notizia, ne avrebbero parlato i giornali, vi pare? E se fossero apparse nei giornali le avremmo notate, sicuro

La logica di Tom Kaulitz non perdonava.

Bill si arrese con un sospiro sconsolato.

La limousine si fermò. Erano arrivati a casa.

«Vi accompagno dentro» disse Saki.

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Gustav

Il tempo di cambiarsi e sarebbe tornato Saki con la loro cena.

Si sentiva stranissimo.

Fuori dal mondo.

Era successo qualcosa di fuori dal mondo.

Anche Tom non sapeva dove sbattere la testa.

Un leggero bussare lo riscosse. «Avanti.»

Entrò Bill.

«Rompo?»

«Accomodati.»

Prese posto sulla sponda del letto. «Devo farti una domanda, ma devi rispondermi sinceramente e senza pensarci.»

«Sai che quando fai così mi spaventi?» Al suo silenzio si arrese, «Ok. Sinceramente e senza pensarci.»

«Ti sei innamorato?»

Rimase senza parole.

O almeno così credeva, perché la sua bocca rispose «Sì.»

Si coprì gli occhi con una mano non credendo a quello che era appena uscito dalla sua bocca, «Accidenti a te Bill.»

«Sei in buona compagnia Gus, tranquillo» disse Bill prima di chiudersi la porta alle spalle.

Rimase di nuovo solo.

Innamorato?

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Tom

Innamorato????

Aveva risposto di sì a quella domanda ma non aveva pensato!!!

Esattamente come gli aveva chiesto quella dannazione di suo fratello!!! Ma perché si ostinava a dargli retta??

Lui non si innamorava. Lui era il Dio del sesso, lui scopava da dio… e baciava da dio… scosse la testa per togliersi da davanti agli occhi quel viso… lui non si era innamorato!!!!!!!!!!!!

Tanto meno di una caduta dal cielo con una voce sexy, occhi da infarto, viso da bambolina, capelli neri…

Accidenti a Bill!!!!!!!

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Bill

Bene, era abbondantemente a metà dell’opera.

Mancava solo Georg.

Bussò.

«Avanti.»

«Georg, rompo?»

«Ma no, entra.»

«Devo farti una domanda, ma devi rispondermi sinceramente e senza pensarci.»

«Fischia Bill, non ti sembra che la giornata sia stata già abbastanza piena?»

Sorrise.

Il suo silenzio funzionava sempre.

«Ok, spara.»

«Ti sei innamorato?»

Georg sbiancò.

Aprì bocca senza esito per due volte, poi si portò le mani nei capelli. «Oh cazzo… sì.»

Annuì, «Ok. Ci vediamo giù.»

Si chiuse la porta alle spalle finalmente sollevato: non era impazzito.

Si era innamorato di Moon e andava tutto bene.

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Xantia

Arrivarono allo studio che avrebbe fatto da scenario alla trasmissione con due ore e mezzo di anticipo… il che significava che avevano un’ora di ritardo sulla tabella di marcia.

Le stava già aspettando il loro staff e cominciarono subito a truccarle e a sottoporre alla loro attenzione vari vestiti ed abbinamenti.

Avevano voglia di fare quella trasmissione come una gazzella può morire dalla voglia di essere sbranata da un leone.

Infatti in meno di un’ora, quando di solito a Moon non bastava il triplo, furono pronte tutte e quattro.

Moon aveva optato per il suo accostamento preferito: total black, pantaloni, una maglietta con un particolare scollo e stivaletti neri; Laine per una minigonna bianca, un sopra azzurro; sua sorella pantaloni neri, canottiera bianca e scarpe da ginnastica… dovevano suonare e Charlie, batterista pratica, optava sempre per la comodità.

Lei aveva scelto una minigonna nera con le borchie, un gilet di raso rosso piuttosto scollato e stivali neri.

Tutte e quattro capelli sciolti, tutte e quattro trucco appena accennato.

«Allora, come tendiamo affrontarla?» chiese Laine.

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Charmaine

La domanda di Laine fu seguita dal vuoto.

Moon respirò profondamente, «Non occorre essere stronze per dire la verità, ti pare? Diremo esattamente come stanno le cose: siamo qui perché la casa discografica ci ha assecondato per nove anni pensando che essere tedesche non era di moda… resasi conto che non era più un deficit ma un jolly, ci è passata sopra come un carro armato fregandosene di ciò che noi realmente volevamo.»

Moon a parole era semplicemente sublime, a prescindere dal tono di voce che era una melodia.

Annuirono tutte.

Bussarono.

«Avanti» disse sua sorella.

Entrò un uomo biondo tirato a lucido… che rimase a fissarle per qualche secondo «Le Duds?» chiese meravigliato.

«Io sono Ghislaine, la chitarrista. Mia sorella Moon alla voce, Xantia al basso e Charmaine alla batteria. Anche Xantia e Charlie sono sorelle.»

«Gemelle anche voi!» esclamò «E’ una mania!»

«Si sta riferendo ai Tokio Hotel, vero?» chiese Moon «Beh, noi siamo in circolazione dal doppio degli anni rispetto a loro.»

Stavolta l’uomo spalancò la bocca. «Cosa?» Chiuse la porta alle sue spalle «Aspetta un attimo… mi hanno detto che siete esordienti.»

«L’hanno informata male…» riprese Moon e spiegò le cose esattamente come stavano.

Il tizio, che scoprirono era il presentatore, cambiò varie volte colore.

Alla fine era senza parole.

«Oh Cristo. Ragazze, vi spiace se vi presento… non siete i soli ospiti stasera e… vorrei evitare casini.»

«Chi?» chiese sua sorella.

«LaFee. Sono… beh, stanno avendo un discreto successo…»

«Siamo completamente fuori dalla realtà musicale tedesca» disse Laine, «non leggiamo i giornali. Non sappiamo neanche chi sono i Tokio Hotel. Sappiamo solo che loro hanno un chitarrista e un cantante gemelli omozigoti.»

«Per esempio i LaFee non li abbiamo mai sentiti nominare» prese la parola lei.

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Bluemoon

Il presentatore le scortò in un’altra sala.

Appena entrata non poté fare a meno di notare quattro ragazzi in piedi che ridevano e scherzavano.

Le videro immediatamente e non solo smisero di ridere, ma le fissarono anche a bocca aperta.

Fu il presentatore a riassumere.

«Ho pensato di farvi conoscere prima…» concluse con un tono che non era una conclusione.

«E ha fatto benissimo! Ciao, sono Ricky, il chitarrista; lei è Christina, il cantante… il gruppo prende il nome dal suo pseudonimo; Tamon, il batterista; Goran, il bassista e Klaus, il tastierista.»

In realtà lei la videro solo quando fu presentata.

«Laine, chitarrista; Xantia, bassista, Charlie, batterista… e sono sorelle. Lei è la mia gemella Moon, voce, seconda chitarra e tastiere.»

Si scambiarono brevi saluti.

Due fronti che si studiavano a vicenda.

«Che siete una sorpresa è poco ma è sicuro» disse Klaus. «Tu per esempio» aggiunse indicando lei, «manderesti a casa in un colpo solo me, Christina e Ricky! Menomale hai solo due mani!»

Christina la stata fissando come se non capisse da che parte disinnescarla.

«Siete insieme da molto?» chiese Xantia.

«Da poco più di un anno» rispose Goran. «Lo sai che sei uno schianto? Aiuterai la categoria, noi bassisti siamo sottovalutati!»

Xantia, uno schianto di ragazza con un carattere di granito, lo fissò per qualche secondo. «Ti sei salvato in extremis» lo avvisò. «La seconda parte è la sacrosanta verità!!»

Scoppiarono tutti a ridere e la impercettibile tensione sparì com’era apparsa.

«Stavamo per prenderci un caffè» disse Tamon, «vi unite a noi?»

«Così ci spiegate meglio questa storia che siete in giro da nove anni e io vi vedo solo adesso!!» esclamò Ricky.

Fra chitarristi si capivano e toccò a sua sorella spiegare il tutto.

«Che bastardi» disse Christina.

«Ah, ma allora parli» non riuscì a trattenersi.

Altre risate.

«Mi state già simpatiche!» esclamò Klaus.

«Se ho capito bene, direte esattamente questo in diretta» riprese Christina dopo un sorriso a lei.

Annuì, «Non c’è altra spiegazione al fatto che per nove anni abbiamo evitato la Germania.»

«Abbiate pazienza ma c’è qualcosa che mi sfugge!» disse Ricky.

«Moon, latte? Zucchero?» chiese Goran.

«Entrambi, grazie.»

«… Com’è possibile che nessuno vi conosca?» stava dicendo Ricky «Con internet oggi è impossibile che esca un video o una canzone e…»

«Primo, noi non le conoscevamo» disse Tamon. «Chi è inciampato su di loro in Germania lo avrà tenuto per sé. Un gruppo per l’elité. Può capitare.»

«In realtà la spiegazione è ancora più semplice: il nostro sito ufficiale rifiutava le connessioni tedesche e non sono stati aperti altri siti su di noi. Anche se ci hanno sentito, non ci hanno visto.»

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Ghislaine

A quel punto li avevano scioccati per il resto della loro vita.

«Caz…» cominciò Goran. «Facevate proprio sul serio.»

«Quindi» disse Klaus, «sito interdetto ai tedeschi, cd e affini non venivano spediti in Germania…»

«… e se anche fossero arrivati non ci sono nostre foto» disse Xantia.

Ricky diede un leggero fischio, «Chi si intestardiva a volervi almeno sentire doveva fare i salti mortali.»

Annuirono tutte e quattro.

«Ovviamente l’aiuto degli altri fans è stato basilare» riprese sua sorella. «In un certo senso ci hanno protetto anche loro.»

«Devi capire questo» prese la parola lei. «La nostra vita da settembre a giugno si svolgeva qui ad Amburgo, dove siamo nate tutte e quattro: scuola, sport, amici, e tutto quello che puoi immaginare di normale. Sto male al pensiero che stasera butteremo tutto nel cesso e tireremo la catenella… ma non abbiamo scelta… e parte della colpa è anche vostra.»

Ricky la stava fissando pensieroso, «Prima i Tokio Hotel hanno rivoluzionato l’Europa, poi siamo arrivati anche noi… la casa discografica ha capito che il mercato tedesco è una miniera d’oro anche per voi e non vi ha più assecondato.»

«Esatto» dissero tutte e quattro in coro.

«Il massimo della vita sarebbe di stare talmente di traverso ai tedeschi che ci ignorano» disse Charlie.

Tamon diede un colpo di tosse, «Ragazze mie: escludetelo. Vi siete viste allo specchio ultimamente?»

«E se tu canti bene anche solo la metà di come suona la tua voce quando parli, io faccio prima ad andare a casa» disse Christina rivolgendosi a sua sorella.

«Posso metterti l’anima in pace: a mia cugina manca solo una nota per essere una soprano» lo informò Xantia.

Chi evitò il caffè di traverso per poco se lo rovesciò addosso, «Soprano???» esplosero in coro.

«Quel tipo di voce che incrina i cristalli??» aggiunse Christina scatenando altre risate.

«Ci massacrerete!!!» sentenziò Klaus.

«Suonate anche voi stasera?» s’informò Goran.

Annuirono.

«Ottimo» disse allegro Ricky, «speriamo di essere noi i primi in scaletta così Christina smaltisce l’attacco di panico con calma!»

Christina scoppiò a ridere, «Sei un amico!!»

… poteva andare peggio.

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Tom

Stava ancora cercando di farsi passare l’impulso di strangolare il suo amato fratellino, quando squillò il suo cellulare.

Lo prese dalla tasca e lesse il display.

Se era sconosciuto non avrebbe risposto, se era sua madre non…

David.

«Che palle, ma che vuole ora?»

Attirò automaticamente l’attenzione di tutti gli altri.

«Pronto?» esordì cercando un orologio… erano quasi le 22.00.

«Tom, fai esattamente quello che ti dico perché siamo ad un passo dalla catastrofe, chiaro? Siete a casa o avete cambiato idea?»

«Siamo a casa e stavamo anche riposan…»

«Accendi la televisione. Canale Viva.»

Gli ubbidì svogliatamente.

«Che c’è?» chiese Bill.

«Dav vuole che guardiamo la televisione.»

«Tom, lo stai facendo??»

«Un attimo cazzo!»

Accese la televisione e mise il canale richiesto.

La prima cosa che vide fu il chitarrista dei LaFee e decise di uccidere David via cavo. «Mi hai fatto alzare per vedere…????» cominciò.

Non andò oltre: sull’altro divanetto c’erano loro.

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Gustav

Scattarono in piedi anche lui, Georg e Bill con le più disparate e colorate imprecazioni.

Tom era a bocca aperta.

«Ti richiamo» disse a David prima di riattaccargli in faccia.

«Cazzo Tomi è Moon!!!!» esplose Bill.

«Zitti, alza il volume Tom!» esclamò Georg.

Presentatore: Cominciamo quindi con il presentarle! Bluemoon e Ghislaine Nöther, conosciute come Moon e Laine e Xantia e Charmaine Feuerbach, conosciute come Xantia e Charlie! Raccontateci cosa fate nella vita!

Xantia: Suono il basso, mia sorella Charlie la batteria, Laine la chitarra, Moon canta, suona la chitarra e il pianoforte.

«Vola anche?» chiese Bill scioccato.

«Si chiama Ghislaine…» disse Tom.

Presentatore: Età?

Laine: Io e mia sorella compiamo sedici anni a luglio, Xantia ne finirà diciannove ad agosto e Charlie diciotto a settembre.

Tastierista dei LaFee (voltandosi verso il chitarrista): Che bello, qualcuno più piccolo di noi!

«Lo castro!» esplose Bill.

Dall’espressione, Tom era perfettamente d’accordo con il gemello.

«I commenti dopo!» prese la parola lui «Perdiamo il filo del discorso altrimenti!»

Presentatore: … quindi ad oggi Xantia è l’unica responsabile delle sue azioni…

Laine (con un sorriso abbagliante): In realtà è l’unica responsabile! Non vede l’ora che almeno Charlie diventi maggiorenne, dopo di che si divideranno i compiti… cioè me e mia sorella!

Xantia: Tanto lo so che mi toccherai tu…

Presentatore (con le lacrime agli occhi): Fantastico! Nome del gruppo?

Moon: Duds. Significa Buone a nulla.

Presentatore: E come mai lo avete scelto?

Charlie: Vuoi mettere l’effetto sorpresa quando poi ci sentono suonare?

Risate.

Laine: A parte gli scherzi: a scuola io e mia sorella non stavamo molto simpatiche alla maestra… ci diceva sempre che solo perché eravamo carine e sorelle gemelle non significava che fossimo migliori degli altri e che nella vita non avremmo mai fatto strada perché eravamo delle buone a nulla.

Moon (con un’espressione da cardiopalma): In realtà abbiamo fatto tanta di quella strada che ci ha perse di vista e non se n’è accorta!

Risate.

Xantia: Quando si è trattato di scegliere un nome, è stato automatico!

Presentatore: Avevate sei anni quando avete messo insieme il gruppo.

Laine (annuendo): Io e Blue quasi sette. Xantia dieci e Charlie nove.

Chitarrista dei LaFee: Sono proprio curioso di sentirvi suonare!

Presentatore (ridendo): E non sei sicuramente il solo! Ragazze, cosa ci suonate?

Charlie: Line up. Fa parte del terzo album. E’ una di quelle canzoni dove entriamo una alla volta… così vi fate un’idea.

Presentatore: Volete spaventare questi poveri ragazzi?

Moon: No… semplicemente non potremo evitare di farlo.

(Per poco il presentatore cappottò giù dalla poltroncina. Idem i LaFee.)

Batterista dei LaFee: Non opporremo la minima resistenza ragazze… temo di aver capito che tipi siete!

Presentatore: Avete cinque albums all’attivo, giusto?

Xantia: E il sesto uscirà in contemporanea mondiale fra due settimane.

Presentatore: Bene. Signori, le Duds con Line up!

(Si alzarono per spostarsi nel palchetto.)

Lanciò un’occhiata a Georg, sotto shock, poi a Bill, lasciamo perdere, infine a Tom che non si era mosso da dove aveva acceso il televisore.

«Oh merda… è proprio la chitarrista…» disse quest’ultimo mentre Laine imbracciava lo strumento.

«E anche Moon suona veramente…» aggiunse Bill mentre la sorella la imitava.

Partì la canzone.

Non solo la canzone era potente, arrangiata da dio ed eseguita alla grande… ma la presenza scenica di quelle quattro era mastodontica.

Terminarono senza sbavature, anzi: era evidente che avessero una grande dimestichezza con il pubblico.

«Mi spiegate dove cazzo siamo stati noi negli ultimi nove anni?» chiese Georg «Come hanno fatto a sfuggirci per così tanto tempo?»

Nel frattempo erano tornate a sedere e il presentatore fissava divertito i LaFee… ringraziò Dio di non essere davanti ad una telecamera in quel momento.

Presentatore: Christina, mi sembri preoccupata…

Christina: Solo preoccupata? (Rivolgendosi agli altri) Mettetemi in lista per i prossimi Oscars: sto mascherando da dio un attacco di panico!!!

Risate.

Batterista dei LaFee: Rammentate cosa vi ho detto prima? Lo sottoscrivo in pieno!!

Laine: Confortante.

Xantia: Prendo nota.

Presentatore: Cosa gli hai detto prima?

(Sembrò crearsi il vuoto. Il batterista guardò Moon indeciso. Lei sorrise.)

Moon: Tutto a posto Tamon. Prima della diretta abbiamo parlato un po’ e anche loro, come immagino chi ci sta ascoltando, si sono chiesti perché abbiamo aspettato nove anni a farci vedere in Germania. La verità è questa: io, mia sorella e le mie cugine abbiamo scisso così profondamente le nostre vite private da quella pubblica da ritagliarci, nella Germania, un’oasi di anonimato. Di fatto i nostri compagni di scuola scoprono stasera, se sono davanti alla tv, che siamo un gruppo e che suoniamo da anni. Con il senno di poi, la casa discografica ci ha assecondato pensando che farci passare per americane sarebbe stato meglio… quando si sono resi conto che essere tedesche non era più un deficit ma un jolly, ci sono passati sopra con il tatto di un carro armato fregandosene di ciò che noi realmente volevamo.

(Breve silenzio.)

Presentatore (pensieroso): Immagino che la cosa sia nata dal successo dei Tokio Hotel.

«Cazzo!» insorse Georg.

Lo prese per un braccio.

Laine (cauta): Voglio che sia chiara una cosa: non siamo in competizione con i Tokio Hotel o con loro. Ricky, Goran, Christina, Tamon e Klaus li abbiamo visti stasera per la prima volta e i Tokio Hotel… beh, se li incontrassi per strada probabilmente non li riconoscerei…

Tom scoppiò a ridere portandosi entrambe le mani sulla testa.

Lo seguirono tutti!

Charlie (annuendo): Non cerchiamo assolutamente antagonisti.

Presentatore: Beh, comunque se ci pensate è piuttosto… insolito. Voglio dire: giornalisti, internet…

Xantia: Fino a una settimana fa il nostro sito ufficiale rifiutava connessioni tedesche. Nei cd, se fossero arrivati qui, non ci sono foto. Nelle poche che sono nel sito indossiamo maschere… tutti gli articoli cartacei su di noi erano sprovvisti di foto…

Moon: Ed in ultima analisi anche i fans ci hanno dato una mano. Nessuno ha aperto un sito non ufficiale su di noi o ci ha dato la caccia. Voglio dire, la nostra musica potrà già essere familiare a qualcuno, noi quattro sicuramente no.

Presentatore: Scusate… negli altri paesi girate mascherate?

Laine (sorridendo): Con aiuto intendiamo proprio questo: chi ci ha visto se lo è tenuto per sé e anche se non abbiamo mai rifiutato di fare una foto con loro… si sono tenuti ben strette anche le foto!!!

Bassista dei LaFee: Effettivamente non avete l’aria di tipe a cui si può dir di no…

Xantia e Moon in coro: Spargi la voce per favore!!!

Risate.

Tastierista dei LaFee: Suonate un’altra canzone?

Presentatore: Vuoi fregarmi il mestiere, Klaus?

Altre risate.

Klaus: Spero solo che suonino una canzone dove Moon suona il pianoforte…

Christina: Così ne fa fuori tre su cinque!

Moon: Sei fortunato Klaus: il prossimo singolo… pardon, il primo singolo, che uscirà domani qui in Germania, si intitola Clocks… e suono il pianoforte.

Ricky (accigliato): Klaus, ricordami di mazzarti.

(Fra le risate generali le ragazze tornarono sul palchetto.)

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Bill

«Quindi questo è un inedito assoluto: lo sentiamo adesso per la prima volta» disse Gustav.

«Lasciami morire in pace…»

Tom gli tirò uno scappellotto, «Non dire cazzate!!!» esplose.

Gli rivolse un’occhiata di scusa.

La seconda canzone era anche peggio della prima… Moon aveva una voce da urlo.

«Prevedo drammi…» mormorò Georg. «Ragazzi che macello…»

«Sono anche brave» disse suo fratello, «cazzo se lo sono.»

Gustav fissava lo schermo scuotendo la testa.

Il suono del cellulare di Tom lo fece sussultare.

«Ma che… pronto?? Dav, ti ho detto che ti chiamo io!» e riattaccò «Come se non avessi già abbastanza problemi!!!»

Presentatore: Wow… ragazze, complimenti! Chi scrive i testi?

Moon: Beh, ho cominciato insieme ai produttori, ma agli ultimi tre album ci ho pensato io.

Presentatore: La musica?

Laine: Tutte e quattro.

Presentatore: Come componete?

Charlie: Di solito partiamo in sessioni collettive. Molto spesso Moon ha un testo e ci costruiamo sopra una musica, altre volte Moon incastra un testo su una melodia… ma in linea di massima musica e parole nascono e si sviluppano insieme.

Presentatore: Per esempio, Clocks come è nata?

Laine: Moon è partita con il giro di pianoforte e noi dietro!!!

Presentatore: E le parole?

Moon: Ho provato una notte da sola con il pianoforte… era tardissimo e la mattina dovevo andare a scuola ma non riuscivo a staccarmi dal pianoforte… e sono arrivate.

Christina (a dir poco ipnotizzata): E’ bellissima.

«La sua sola fortuna è che è una ragazza, ma i suoi amici li castro se solo…» gli uscì di bocca prima di pensarla.

Si bloccò ricordando che Gustav aveva detto di rimandare i commenti, ma stavano già ridendo tutti e tre.

Stavolta fu il suo cellulare a suonare.

«Se è David fanculizzalo!» ordinò Tom.

Ovviamente era David. «Dimmi… ma fai veloce.»

«So dove andranno dopo. Pronti fra massimo un’ora, vi passo a prendere con la limousine. Queste quattro è bene affrontarle subito. Tutto chiaro?»

Era a bocca aperta, «Che significa che sai dove andranno dopo? Vuoi farcele incontrare stanotte?»

Tom con un balzò gli fu addosso e gli tolse il cellulare dalle mani, «Dove???? … Sei sicuro? Gus trova una cassetta, registriamo il resto, non abbiamo tempo di vederlo! … Ma chi te lo ha detto?»

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Tom

«Lo stesso informatore che mi ha avvisato che sarebbero andate in onda. Tom, non sono un cretino, ok? So fare il mio lavoro. Queste quattro sono letteralmente cadute dal cielo maledizione, ma non ho bisogno di molto tempo per riprendere le redini della situazione! Ti dico che dovete incontrarle il prima possibile e…»

«D’accordo. Fra un’ora siamo pronti.»

Riattaccò.

Suo fratello lo stava fissando con occhi sgranati, «Tomi… ma sei sicuro? Non sanno chi siamo.»

«Mi è già sfuggita una volta, se questa volta ho un vantaggio intendo approfittarne… a meno che tu non voglia lasciare la strada libera a qualcuno dei LaF…»

Non gli lasciò neanche terminare la frase che aveva già imboccato le scale per correre in camera a prepararsi.

Georg si alzò ridendo, «Sei proprio bastardo…»

E seguì suo fratello.

Gustav spense la televisione. «Sta registrando» lo informò.

Loro due salirono fianco a fianco.

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Moon

Non capiva se stava andando bene o male.

«E le parole?» continuò il presentatore.

«Ho provato una notte da sola con il pianoforte…» rispose, «era tardissimo e la mattina dovevo andare a scuola ma non riuscivo a staccarmi dal pianoforte… e sono arrivate.»

«E’ bellissima» disse Christina.

«Quando hai cominciato a suonare la chitarra?» chiese Ricky a sua sorella.

«A quattro anni.»

«E Moon con te?» chiese Goran.

«Io e mia sorella facciamo tutto insieme.»

«Tu non suoni il pianoforte però» disse il presentatore.

Ecco, cominciava ad andare male.

Sua sorella non fece una piega, «Il pianoforte ha bisogno di una mobilità che a me manca alla mano sinistra.»

Laine aveva deciso di affrontare subito il peggio.

Charlie si mosse a disagio… lo sentì anche con Xantia in mezzo.

«A tre anni ho quasi perso la mano a causa di un brutto incidente. Mi si tranciò di netto per tre quarti e me l’hanno riattaccata chirurgicamente al resto del corpo. Ho cominciato a suonare la chitarra per… recuperare mobilità alle dita e ci sono riuscita, ma il pianoforte va oltre le mie possibilità. Non riesco a disconnettere talmente tanto le mani. Mia sorella ha studiato danza e anche questo non l’ho potuto fare perché il mio polso non è affidabile fino a quel punto.» Alzò il braccio piegato a novanta gradi per far vedere i polso, «Il tatuaggio sul polso l’ho fatto per nascondere la cicatrice dell’intervento. Blue lo ha fatto uguale ma al polso destro.»

I LaFee avevano gli occhi fuori dalle orbite. Il presentatore sembrava sul punto di suicidarsi.

«Non… non lo sapevo» sembrò scusarsi.

«E’ ovvio che non lo sapevi» ribatté sua sorella tranquilla. «E’ un qualcosa che ho superato. A volte mi fa molto male, ma i massaggi di mia sorella funzionano da tredici anni e mi basteranno per tutta la vita.»

«Il nostro sito verrà aggiornato così saprete tutto» disse Xantia… e dal tono di voce, sua cugina era furibonda.

Il presentatore si schiarì la voce. «E’ il momento di un piccolo intervallo, torniamo fra cinque minuti.»

Appena gli fecero segno che non erano più in onda si rivolse a sua sorella, «Scusami. Ho improvvisato e non avrei dovuto. Non so niente di voi.»

«Nessun problema. Davvero. Il resto del mondo già lo sa… non mi è facile parlarne, tutto qui.»

«Le notti insonni che ha passato Moon a massaggiarle il polso per farla dormire non sono proprio bei ricordi di infanzia» disse Xantia.

Era veramente incazzata.

«Xantia…» cominciò Charlie.

Xantia scattò in piedi e aggirò il divanetto.

«Vado io» disse seguendola.

La raggiunse a pochi metri.

«Ehi…»

«Cristo, mi dispiace!» esplose con le lacrime agli occhi dal nervoso «Non riesco a trattenermi! Proprio questo argomento doveva saltare fuori!!»

«E’ tutto a posto. Guardami.»

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Charlie

Il fatto di Laine mandava sempre in barella sua sorella.

Era stato un incubo.

Era il ricordo peggiore della sua vita.

Ricky si materializzò alle gambe di Laine, in ginocchio. Tese una mano, «Posso?» chiese.

Laine ci appoggiò la sinistra e Ricky cominciò ad osservare il polso.

«Cristo» disse, «non so se dirti che chi ti ha operato doveva chiamarsi Dio o che il tatuaggio è un capolavoro: la copre perfettamente.»

«Ehm Ricky… prima che riparta la diretta e la prendano per una proposta di matrimonio, che ne dici di alzarti?» chiese Klaus.

Scoppiarono a ridere, anche Moon e Xantia che erano tornate, e Ricky si alzò. «Per una volta che hai detto qualcosa di sensato non posso che darti retta!»

«Da ora solo domande sui progetti futuri ragazze» sembrò promettere il presentatore.

Sua sorella riprese posto accanto a lei e le prese una mano.

Tanto per cambiare era lei fra le due a dover essere rassicurata e Xantia non la deluse: le posò un bacio sulla fronte, «Tutto a posto sorellina» disse.

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Ghislaine

Era il buco nero della galassia che era la sua vita.

Sua sorella era il Sole e si appoggiò a lei.

Per quanto si sforzasse di non pensarci saltava sempre fuori, in un modo o nell’altro.

Con la coda dell’occhio vide Neele, la loro manager, appena dietro le telecamere.

Le annuì con un sorriso.

Significava che stava andando bene? Lei pensava fosse un disastro.

«C’è Neele e sembra tranquilla» informò sua sorella direttamente nell’orecchio.

Come al solito Blue le accarezzò il viso, «A me interessa che sei tu tranquilla.»

«Tutto ok Blue.»

Lei annuì semplicemente.

«Eccoci di nuovo in diretta!» esordì il presentatore «Direi di parlare del futuro ragazzi! Cominciamo con le signorine, ok?»

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Gustav

Incredibilmente Bill fu pronto nel tempo record di cinquantanove minuti.

Anche Tom rimase senza parole.

Ovviamente non aveva potuto usare la piastra, i capelli gli cadevano intorno al viso rendendo i riflessi di luna molto più evidenti… e accidenti se gli erano cresciuti.

Trucco e stile nel vestire urlavano ai quattro venti che era inderogabilmente Bill Kaulitz.

«Mettiamoci subito d’accordo» disse Georg, «personalmente non direi una parola del fatto che le abbiamo... già viste.»

Tom annuì, «Sono d’accordo con te. Ho finalmente capito perché Laine mi è sembrata triste: hanno disintegrato il loro anonimato in casa e non volevano. E’ già abbastanza dura.»

«Cosa andiamo a fare, esattamente?» s’informò Bill «Se non volete farvi riconoscere, ammesso che non ci riconoscano loro, cosa rappresenta quest’imboscata?»

Bill sapeva usare le parole. Sempre quelle utili al caso.

E non aveva neanche tutti i torti.

«Devo rivederla Bill» rispose semplicemente Tom. «Probabilmente aspetterò di beccarla sola e mi farò riconoscere» ammise.

Bill alzò gli occhi al cielo, «Non sto neanche a chiederti come…»

Scoppiarono a ridere.

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Xantia

Finalmente sentirono la sigla di chiusura.

Si alzarono e Neele fece loro segno di raggiungerla.

Si sentì sfiorare il braccio, «Scusa…» disse Tamon.

«Dimmi.»

«Ci chiedevamo se… vi va di venire a bere qualcosa con noi? Che ne dite?»

Eh, bella domanda.

«Sentiamo un attimo cosa vuole la manager e vi sappiamo dire, ok?» disse Laine.

Neele aveva un sorriso che circumnavigava la testa, «Ragazze, mi siete piaciute!»

«Anche quando abbiamo sotterrato la casa discografica?» chiese Moon.

«Hai solo detto la verità Moon» ribatté la donna che curava i loro interessi da quando avevano formato il gruppo. «E con il tuo solito stile. E’ andata bene, credetemi.»

«Che programmi abbiamo adesso?» chiese sua sorella.

Nel loro gergo significava Possiamo fare i cazzi nostri o dobbiamo parlare con qualcuno di importante?

«Vi stanno aspettando ad un club. Una festicciola senza pretese per darvi il benvenuto.»

«Ok, invitiamo anche i LaFee» disse Moon trovando la soluzione.

Neele vacillò, «Ma…»

«Ci hanno chiesto se vogliamo bere qualcosa con loro» spiegò Laine… con il tono Ti sto informando di cosa avverrà che riusciva solo alle gemelle. «Dopo che sono stati così gentili con noi rifiutare sarebbe scortese: portarli con noi è un onesto compromesso, ti pare?»

Si voltò verso di loro e gli fece segno di avvicinarsi.

I LaFee non si fecero ripetere l’invito.

Laine spiegò loro il programma e annuirono senza neanche guardarsi.

«Perfetto» concluse Moon. «Ci vediamo là allora.»

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Georg

Il più rilassato di loro era teso come una corda di violino.

Che reazione avrebbero potuto avere le ragazze?

Che reazione avrebbero potuto avere loro ritrovandosele davanti??

«Ragazzi, non è il caso di essere così preoccupati» disse David.

Anche loro potevano essere in lista per i prossimi Oscars.

«Che facciamo una volta arrivati?» chiese Gustav.

«Quello che fate di solito ad una festa. Però entrerete quando sono arrivate.»

«Ma ci aspettano?» chiese Bill.

David lo guardò strano, «Lo sa la manager.»

Il sopracciglio di Bill scattò come una molla, «Devo spiegartelo lettera per lettera quello che voglio sapere?» chiese con una calma che diceva più di un’incazzatura.

David alzò gli occhi al cielo, «Non so se Neele le avvertirà del vostro arrivo.»

Tom sbuffò, «Vuoi darmi ad intendere che non hai il numero di questa tizia?»

David ebbe una breve esitazione.

In quel momento squillò un cellulare e fu giusto David a prendere il proprio dalla tasca. «Vi ha sentito, è lei.»

«Mettila in viva voce» disse Bill.

«Ciao Neele, dimmi.»

«David, ci saranno anche i LaFee.»

Si creò il sottovuoto.

«Ah» disse David. Dal tono della voce non si sarebbe detto che era sbiancato.

«Quando quelle quattro decidono qualcosa non le ferma niente e nessuno. Quei ragazzi sono stati gentili con loro e le hanno invitate a bere qualcosa… Moon poi è felicissima di aver trovato una cantante vicina di età.»

Bill fece una smorfia.

«… quindi il compromesso è stato portarli con loro al club. Che vuoi fare? Rimandiamo il tutto?»

«Neanche per idea» disse Bill. «Stiamo arrivando.»

Silenzio.

«Beh, Neele, la decisione è questa» disse David. «Fra poco siamo al club.»

«Ok.»

Riattaccò. «Ragazzi, c’è qualcosa che devo sapere?»

«Te lo facciamo sapere appena lo sappiamo noi» rispose Tom.

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Bluemoon

Le avevano fatte cambiare, in realtà Charlie era stata l’unica a modificare il suo aspetto allineandosi con loro tre.

Arrivarono al club e scoprirono che era stata proprio l’emittente ad organizzarlo.

Neele aveva spiegato che si aspettavano un tale botto da loro che lo avrebbero sentito da Plutone… le stavano trattando di conseguenza.

Avevano telefonato ai loro genitori dalla limousine avvisandoli che sarebbero tornate tardi.

Aveva sentito il disappunto di suo padre e la rassegnazione di sua madre.

Non le era piaciuto né il primo né la seconda.

Scesero dalla limousine ed entrarono senza incidenti.

I LaFee le raggiunsero dopo pochi secondi: erano nella limousine dietro la loro.

Entrarono nella sala principale e furono accolte da un applauso.

Inutile girarci intorno: la vita da star non faceva per lei… né per sua sorella, né per le sue cugine, che avevano scritto in faccia quanto tutto quello le imbarazzasse.

«Troviamo un posto tranquillo: se vogliono vedervi devono cercarvi» disse Christina vicinissima al suo orecchio.

Le annuì e prese per mano Laine.

Si mossero compatti.

Trovarono una saletta interna anche più grande dell’ingresso e ne presero possesso.

Neele era sempre con loro.

«Ok ragazze, tirate un respiro che il peggio è passato» disse Ricky comprensivo.

«E’ talmente evidente?» chiese sua sorella.

«Sono dell’idea che dovremmo tornare a casa» disse Charlie.

«Dai rilassati» disse Tamon. «Te lo dico da collega: da ora è tutta in discesa!»

Risero.

«Cosa volete da bere?» chiese Neele.

Tutte coca cola.

«Siete proprio delle brave ragazze» disse Goran meravigliato.

«O non si fidano di noi» aggiunse Klaus.

«Appena avete smesso di farvi films, potremo dirvi che siamo astemie» disse Xantia.

Altre risate che allentarono definitivamente la situazione.

«Aspettiamo altri ospiti» le avvisò Neele prima di sparire.

«Eh, un nome sarebbe stato gradito…» non riuscì a trattenersi.

Christina ridacchiò.

La incenerì con un’occhiata.

La ragazza alzò le mani in segno di resa… sempre sorridendo.

Perché lei continuava a vedere quel viso? Quegli occhi? Cosa le era saltato in mente di baciarlo?

Era tutto il giorno maledizione. Accidenti al suo istinto di crocerossina.

Fra lei e Laine quando si trattava di gemelli facevano a gara!

Improvvisamente l’allegro chiacchiericcio nell’altra sala si ridusse fin quasi a sparire.

Ma fu un attimo.

«Fischia» disse Ricky, «che dannazione è successo?»

«Un abbassamento di tensione?» ipotizzò Tamon facendoli ridere.

«Deve essere arrivato qualche pezzo grosso» predisse Goran.

«Beh, chiunque sia, arriverà qui!» esclamò Christina.

«La sapete la teoria della forza di gravità intorno alle persone famose?» riprese Goran rivolgendosi a loro.

«Non costringermi ad abbatterti!» esclamò Klaus.

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Tom

La sala praticamente si chetò quando apparvero.

C’erano abituati.

«Dove stanno?» chiese a David.

Aveva fretta di arrivare a lei, molta fretta.

Il suo istinto gli diceva che una come Laine non poteva avere quell’effetto solo su di lui… e il chitarrista dei LaFee aveva fama di playboy quasi al suo pari.

«Non lo so. Ah, ecco Neele!»

La donna li scortò senza una parola.

Si trovarono sulla soglia di una sala interna.

La vide immediatamente.

Non si era cambiata.

Bianco e azzurro. I suoi colori preferiti.

«Buonasera a tutti» esordì.

La vide sussultare, gli dava le spalle e si girò di scatto.

Come pensava, stava parlando con il chitarrista dei LaFee.

Li fissò perplessa tutti e quattro.

Non aveva proprio idea di chi fosse.

Se non avesse riaperto bocca probabilmente non lo avrebbe distinto dagli altri.

«Non ci credo: i Tokio Hotel!» esclamò quello che doveva essere il bassista.

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Ghislaine

Quella voce fu una frustata.

Si voltò con il cuore in gola… non poteva essere!!!

Si trovò davanti a… riconobbe all’istante il biondino che aveva baciato Charlie e il ragazzo con i capelli lunghi che era toccato a Xantia.

Gli altri due… beh, erano praticamente un dark con un viso perfetto e l’espressione più dolce che avesse mai visto e un ragazzo con una vistosa capigliatura rasta e un cappellino calato sugli occhi.

Si era sognata quella voce?

Eppure avrebbe giurato che avrebbe potuto riconoscerla ovunque.

«Non ci credo: i Tokio Hotel!» esclamò Goran.

I Tok…??

Xantia e Charlie si voltarono perfettamente sincronizzate verso di loro con un’espressione che non avrebbe mai scordato.

«Sorellina, per esclusione, il tuo è quello rasta» disse Moon nel suo orecchio.

«Il dark…?» chiese con un filo di voce.

Moon annuì. «Indossava un blasco oggi pomeriggio.»

Sua sorella era molto meno calma di quanto dava a vedere.

Non era il momento di apparire sorprese. «Come vi chiamate, già che ci siamo?» chiese.

«Gustav» il biondino di Charlie.

«Georg» quello di Xantia.

«Bill» rispose dopo un’esitazione il dark.

«Tom.»

Oh sì, era decisamente lui.

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Charlie

Stava per morire.

Non potevano essere i Tokio Hotel… ma di tutta la Germania dovevano finire in collo proprio ai Tokio Hotel!!??

Fu Moon, tanto per cambiare, a prendere in mano la situazione. «Sono Moon, lei e la mia gemella Laine, lei è Charlie e lei Xantia. Se non lo sapevate come noi, loro sono Christina, Ricky, Klaus, Tamon e Goran. Conosciuti come i LaFee.»

«Questa sì che è una sorpresa» disse Christina affiancandosi a Moon. «In questa sala c’è il futuro della musica tedesca. Ben arrivati.»

«Grazie» rispose Tom. «Abbiamo interrotto qualcosa?»

«La teoria di Goran sul concentramento della forza di gravità intorno alle persone famose» rispose Klaus, «quindi siete più che benvenuti!»

Fu proprio Goran il primo a muoversi… con la mano tesa e puntando deciso Georg. «Ciao Georg, sono contento di incontrarti. Sono il bassista dei LaFee e finalmente stasera ho almeno due persone con cui parlare la mia lingua preferita!!»

Georg sorrise «Ciao Goran» rispose stringendo la mano che gli veniva tesa.

Sua sorella riuscì puntualmente a meravigliarla. «Georg eh? Bassista eh? Beh, piacere.»

«Piacere mio, Xantia» fu la risposta del ragazzo.

Gustav fece un passo verso di loro. «Batteristi, vero?»

Tamon sorrise. «Puoi giurarci! Ciao, finalmente ci incontriamo!»

«Ciao Gustav.»

«Ciao Charlie.»

Abbassò lo sguardo.

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Bill

«Ciao Bill, ben arrivato. Sono felice di incontrarti.»

Strinse la mano di Christina.

«Grazie.»

Neanche riusciva a guardare Moon.

«Come stai?»

«Bene.»

Lo fissò per qualche secondo, «Sai, credo di doverti chiedere scusa…»

Toccò a lui fissarla per qualche secondo, «E sarebbe?»

«Quando ho saputo dell’operazione volevo mandarti un biglietto di auguri. Alla fine non l’ho fatto perché temevo fraintendessi in qualche modo il gesto.»

Rimase talmente stupito da non riuscire a muoversi.

«Quale operazione?» chiese Moon.

«Alle corde vocali» rispose Tom per lui… che aveva Ricky e Laine vicino. «Abbiamo rischiato di scioglierci, perché se mio fratello non avesse potuto più cantare, il gruppo non avrebbe più avuto senso.»

«Quando?» chiese stupito Klaus «Questo non lo sapevo.»

Christina era sbiancata, «La cosa era più grave di quanto pensassi allora. Ti… ti va di parlarne?»

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Tom

Suo fratello era un cuore di panna.

Davanti alla gentilezza che sembrava veramente genuina di Christina si sciolse.

Sorrise.

«Beh, posso parlarne, quindi perché no? Spero di lasciarmi tutto alle spalle. Ero già afono da settimane quando è saltato fuori che non era un’infiammazione ma delle cisti che si erano formate nelle corde vocali. Asportarle non era proprio l’opzione più facile, perché l’operazione avrebbe potuto modificare la mia voce o danneggiarla… ma lasciandole lì sicuramente non avrei più emesso un suono in vita mia.»

Christina aveva una mano davanti alla bocca e un’espressione… stravolta.

«Non avevo capito niente» ammise.

«Diciamo che il manager ti ha indorato la pillola» disse Ricky. «Alla sola notizia che un cantante come lei, praticamente della sua età, aveva problemi alla gola l’ha atterrita a tal punto che aveva gli incubi.»

«Addirittura» disse prima di pensarla.

«Christina è un cuore di panna» gli spiegò Ricky.

«Che coppia… se li lasciamo fare ci troviamo in tour insieme.»

Ricky alzò gli occhi al cielo fra le risatine, «Beh, già che siamo in argomento sono contento di averti incontrato. Alcuni tuoi riffs non sono male.»

«Solo alcuni?» chiese sollevando un sopracciglio.

Scoppiarono tutti a ridere.

«Chitarristi! Tutti uguali!» esclamò Goran «Siete egocentrici in maniera allarmante!»

«Ehi, piano con i complimenti!» insorse Laine… ricordava bene la sua voce. «Io non sono egocentrica… e anche Moon suona la chitarra.»

«Hai cantato dopo l’operazione?» riprese Christina.

Suo fratello annuì, «Sono tornato come nuovo. Neanche io ci speravo.»

Lo vide annuire. «Bene.»

«Ragazzi che giornata!» esclamò Tamon «Prima queste quattro, poi i Tokio Hotel… e non è finita! Volete qualcosa da bere ragazzi?»

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Bill

Quella si stata trasformando nella giornata più allucinante della sua vita… tolta l’operazione, ovviamente.

Gli dava una strana sensazione il pensiero che se anche Christina avesse scritto quel biglietto, probabilmente non sarebbe arrivato a lui.

Quella situazione non aveva precedenti: loro e i LaFee erano antagonisti.

«Aspettate che il nostro manager sappia di questa riunione» disse improvvisamente Ricky. «Gli prenderà un colpo.»

«Ci stavo pensando anche io» dissero in coro lui e Tom.

Poi Tom riprese, «Cioè… noi al nostro non gli abbiamo dato vie d’uscita stasera… per il vostro sarà una sorpresa.»

Ricky si rivolse a Moon guardandola di traverso, «Ed è colpa vostra» disse.

Scoppiarono a ridere tutti… tranne loro quattro ovviamente.

L’occhiata di suo fratello gli disse che anche in quel momento stava pensando la stessa cosa che pensava lui: erano rimaste già troppo con quei quattro!!

«Ricky ha reso la simpatia quando le ragazze ci hanno detto che era colpa anche nostra se saranno famose in Germania» gli spiegò Christina cogliendo evidentemente la sua… perplessità.

«Diciamo che il venti per cento della colpa è vostra» disse Laine. «Il restante ottanta se lo spartiscono questi quattro.»

«Troverò il modo di farmi perdonare» disse suo fratello.

«Anche io» dissero ad una voce Georg e Gustav.

Oh mamma…

Moon gli lanciò un’occhiata divertita.

«Certo, anche io troverò il modo» disse prima di pensarla.

«Vedremo…» disse Laine.

Sorrise senza poterselo impedire.

Aveva appena sfidato suo fratello, la ragazza? Che coraggio. Era evidente che non lo conosceva!

«Contaci» disse Gustav… guardando Charlie, però.

Moon sorrise.

Un sorriso che lo fece stare bene.

Potevano stare tranquille, quelle quattro.

Si sarebbero fatti perdonare… fra le altre cose.

 

 

 

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NOTE:

 

Le canzoni nominate sono:

Line up by Elastica

Clocks by Coldplay

 

… commenti? XD

   
 
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