Untold Song
“Let's find our
shapes,
even if we won't be
in the same world"
Len
era di nuovo lì, come sempre ormai. Occupava il suo solito
angolino
accanto alla sporca entrata della metropolitana, in attesa che
qualche gentile passante tendesse l'orecchio al suono della sua
chitarra e lasciasse qualche soldo in segno di apprezzamento.
La sua
musica, chiara e dolce, spiccava sugli assordanti rumori della
città,
che come al solito si ritrovava invasa da persone dirette a lavoro.
Quella era la fermata più trafficata, quella da cui
scorrevano fiumi
di pendolari diretti chissà dove, tutti con lo sguardo fisso
in
avanti senza prestare attenzione a niente e nessuno.
“Devo
sbrigarmi a prendere quel dannato treno!”
“Avanti!
Muoviti, 'che non ho tutta la giornata!”
“Spero
che il capo non si arrabbi!”
Queste
erano alcune delle frasi che il giovane chitarrista era solito
sentire mentre se ne stava lì, come sempre ormai. In mezzo
alla
calca dell'ora di punta, lui sembrava completamente estraneo a quello
che gli accadeva intorno. Se ne stava lì, seduto su di un
vecchio
lenzuolo ingiallito ad accordare la sua amata chitarra e a preparare
con cura le casse di amplificazione.
Piccole
azioni meccaniche che Rin aveva imparato a conoscere. Come lui, anche
lei era sempre lì.
La
ragazza se ne stava seduta su quella panchina di fronte a lui, ad
osservarlo mentre compiva quei piccoli gesti che parevano tanto un
rituale che lui stesso aveva perfezionato col tempo. La ragazza
sapeva che subito dopo aver accordato la chitarra, lui l'avrebbe
poggiata accanto all'amplificatore con cura, per poi srotolare tutti
i cavi a cui poi l'avrebbe attaccata. Rin fissava quelle dita abili
muoversi con grazia e calma, come fossero l'antitesi di quello che
circondava il chitarrista.
Lei
sapeva di far parte di quelle persone che la mattina dovrebbero
correre e sbrigarsi, eppure lei si alzava di buon'ora e attendeva il
primo autobus del servizio, per poter raggiungere la fermata della
metro e sedersi su quella panchina ad osservare quel ragazzo.
Mai
una parola era stata scambiata, solo qualche fugace sorriso che le
arrivava al cuore, illuminando la sua giornata qualunque cosa fosse
successa dopo. Avrebbe voluto parlare con lui, chiedergli come si
chiamasse, eppure sentiva che la sua musica fosse una risposta
sufficiente a tutte le domande che avrebbe voluto fargli.
Sopra
ai rumori di una città sveglia e su di giri, le note di Len
riecheggiavano con leggerezza come fossero bolle di sapone. Quelle
note, il cui scopo era quello di racimolare qualche soldo in
più,
sembravano dirette verso quell'unica ascoltatrice dagli occhi
azzurri. Sempre con l'orecchio teso, Rin sedeva di fronte a lui. Non
sembravano servire parole, bastava che fosse la musica di Len a
parlare, mentre intorno a loro la vita scorreva frenetica.
Nulla
di diverso dal solito, ogni giorno entrambi erano lì. Uno di
fronte
all'altra, senza dire mai nulla. E forse questo bastava ad entrambi,
in quanto quella musica sembrava essere in grado di metterli in
contatto.
Per
quanto poco si conoscessero, Len era certo che quella ragazza fosse
lì per lui. Il chitarrista sapeva che lei sarebbe sempre
venuta ad
ascoltarlo: che fosse per pochi minuti o per ore intere, lei sarebbe
venuta per lui. D'altra parte, lei era diventata la sua Musa e per
lei avrebbe suonato.
Angolo di Zenya
EDIT: Allora, questa storia prima risultava come semplice OS, ma poi non sono più riuscita a togliermela dalla testa e alla fine, dopo un po', ho deciso di continuare a scrivere. Sono veramente felice di averlo fatto e vi lascio qui il seguito, che secondo me dà una fine molto più appropriata ai nostri protagonisti ^^
Detto questo alla prossima e un saluto a tutti!