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l
numero
delle piastrelle della stanza, centoventotto bianche e centoventotto
nere, l'una accanto
all'altra, avorio ed ebano come in una scacchiera. Le ha contante così
tante
volte, i numeri che si rincorrono nella sua mente, sfumano lentamente
l'uno
nell'altro in un nastro di cifre a cui sta aggrappato, sentendo la sua
sanità
mentale scivolare via via, giorno per giorno, fino a che l'unica cosa
che rimarrà di lui sarà un guscio empio. Non
sa quanti giorni sono
passati, Lavi. Ha letto da qualche parte che il corpo umano, trovandosi
in
condizioni di non poter osservare il sole, può anche cadere in un ciclo
di
sonno di trentasei ore di fila. È strano pensare che i giorni scorrono,
il
tempo passa, ma lui è fermo nella sua oscurità più profonda,
prigioniero delle
sue allucinazioni.
La
mente umana ricerca
pattern, trova collegamenti dove non ci sono, unisce i punti,
intessendo
complesse illusioni sensitive. Se fissi il cielo per tanto tempo,
inizierai a
scorgervi città, oceani, deserti, in un circolo vizioso di
autodistruzione. Il
cervello che poco a poco si aliena, buttando giù le tessere del suo
domino.
Ha
smesso di domandarsi se
i miraggi sono opera del virus di Fiidora o della sua stessa mente
traditrice.
Ha
provato a contare
secondo il numero dei pasti giornalieri, ma non è servito. Ha preso a
contare
le piastrelle invece, bianco e nero.
...duecentocinquantaquattro,
duecentocinquantacinque, duecentocinquantasei.
Ottimo.
Ricomincia.
Il
corpo di un adulto
medio, Lavi lo sa da quello che ha letto nei libri, contiene 42 chili
di acqua,
8,5 di lipidi, 10,5 di proteine e 3,3 sali minerali. Mescola, aggiungi
qualche
vitamina e glucidi e avrai il tuo essere umano su misura, un complesso
essere
vivente che non è altro che l'aggregato di una pila di atomi ed impulsi
elettrici.
È
ridicolo pensare che un
virus, un organismo infinitamente piccolo ed irrilevante possa far
crollare un
castello di carte così ben costruito, ma dopotutto il corpo umano è
fragile, e
un batterio lo può spazzare via con un soffio di vento.
Bastano
un paio di
settimane, completamente solo, al buio, e anche la mente può essere
spazzata
via dall'oscurità. L'isolamento conduce alla follia, i pensieri che si
corrompono, crollano l'uno sull'altro.
Dov'è
Allen? Dov'è Lenalee?
Che fine ha fatto il vecchio Panda?
Lo
verranno a prendere
prima o poi. Certo. Non possono averlo dimenticato lì sotto. Vero?
Sul
dolore è solo un
frammento infimo della sua follia.
...duecentocinquantaquattro,
duecentocinquantacinque, duecentocinquantasei.
C'è
una perdita, da qualche
parte della stanza, gocce di acqua che filtrano attraverso la pietra.
Plick. Plack. Plick.
Il
suono lo sta facendo
impazzire ed è sicuro che sia tutto calcolato, probabilmente un'idea di
Sheryl
per spezzarlo ancora di più, mandare la sua forza di volontà in
frantumi.
E
sta funzionando.
Uno, due, tre, quattro...
Lavi
è l'oscurità intorno
al suo corpo; Lavi è il suo dolore; Lavi è il rumore delle gocce
d'acqua che si
infrangono sulla scacchiera.
E
Lavi respira ancora,
contando i secondi che lo separano dalla follia, domandandosi se i suoi
tormenti periranno con la sua ragione una volta che avrà perso la testa.
Nero
e bianco. Assenza di
colore.
I
germi che gli rendono impossibile
anche il minimo movimento.
Le
piastrelle sono sempre
duecentocinquantasei, centoventotto bianche e centoventotto nere. Le
gocce
continuano a cadere e quando sente i passi, Lavi è sicuro di essere
impazzito
definitivamente.
«Come
va, Guercio?» Lavi
non sa se stia sognando o no, ma sa che la situazione è più brutta di
quanto
sembra, visto che è quasi contento di vedere la figura di Tyki
avvicinarsi
nella semioscurità della stanza. Non che gli interessi particolarmente,
ha solo
bisogno di parlare con qualcuno che non siano le voci nella sua testa
«Spero tu
ti stia godendo il tuo soggiorno sottoterra. Questo posto è peggio di
una bara,
non trovi?»
Non
l'ha sentito sulle
scale, e si rende conto che probabilmente quel coglione è passato
attraverso il
soffitto. Tipico.
«Fottiti,
Tyki» replica lui
con un filo di voce, il dolore al petto che fa sbocciare stelle nel suo
campo
visivo. Lavi è il suo dolore, finché sarà rimasto più nulla di lui per
provarlo
più.
Sessantotto, sessantanove,
settanta...
«E
io che speravo che il
vecchio ti avesse insegnato le buone maniere» ride sottovoce, tono
morbido come
il velluto e Lavi non può vederlo perché ha il capo chino, ma è sicuro
che
quegli occhi dorati sono puntati su di lui.
«Spero
tu non sia troppo
deluso, Tyki. Avere davanti a te un nemico e non poterlo torturare deve
essere
dura. Da quanto è che non ammazzi qualche povero innocente?»
«Tieni
a freno la lingua,
Guercio. A qualcuno potrebbe venire la cattiva idea di tagliartela» si
china
quasi al livello degli occhi di Lavi, un sogghigno divertito in volto.
Oh,
quanto vorrebbe cancellargli quell'espressione orgogliosa dalla faccia.
Con un
pugno, magari. Se solo potesse muovere la mano.
Centonovantadue,
centonovantatré, centonovantaquattro...
«Ottimo,
sono sempre alla
ricerca di nuovi giochi per ammazzare il tempo» grugnisce Lavi,
ricambiando il
sorriso «Anche se la mutilazione non è proprio nelle mie corde»
«Se
preferisci possiamo
fare una partita a poker, la prossima volta, Guercio» schiocca la
lingua,
mentre cammina verso la porta, con quell'andatura spedita e sensuale
che lo
contraddistingue «Se non crepi prima, certo»
«Poker.
Non mi sembra poi
così male» Lavi inspira debolmente, i numeri che si accavallano nella
sua testa
«Se vinco?»
«Puoi
pestare Sheryl. Ti
offro tutta la mia collaborazione»
«E
se perdo?»
Tyki
scoppia a ridere,
scuotendo la testa mentre passa attraverso la porta, un ultimo sguardo
lanciato
all'indietro.
...duecentocinquantaquattro,
duecentocinquantacinque, duecentocinquantasei.
«Intanto
cerca di non
morire, Guercio» la sua voce riecheggia nella stanza, e Lavi è di nuovo
l'oscurità, le gocce che cadono ritmicamente, il dolore nel punto dove
dovrebbe
stare il suo cuore «Di questo si può discutere in seguito»
E
Lavi è di nuovo da solo
con se stesso, sulla scacchiera abitata da echi ed illusioni e numeri.
Le
piastrelle sono sempre
duecentocinquantasei, centoventotto bianche e centoventotto nere.
«Ci conto, Tyki» e riprende a contare.
Fatto
random del giorno:
il tasso di mortalità del morso di un
mamba nero è del 95%.
Oggi
è stata una giornata
prolifica! Ho scritto la mia prima fic su DGM (sono timida, lo so) e ho
scritto
il mio secondo capitolo di una long in inglese—
Ah,
l’estate, che periodo
meraviglioso ò___ò
E,
niente di particolare, questa
shot (mille parole esatte!) è dedicata alla mia carissima amica Aria, che
oggi compie ben diciotto anni. Visto che
so che le piace Lavi, ma non so quale coppie la facciano impazzire, ho
optato
per una torture!fic ambientata più o meno negli ultimi capitoli del
manga.
All’inizio
doveva essere una
cosa puramente psicologica, ma poi Tyki ha deciso di darsi al sabotage! e si è infilato anche lui
nella fic (e non posso dire che mi dispiaccia. E neanche a voi, eh?)
Che
poi, come potevo dire di
no al mio portoghese preferito? dopo Cristiano Ronaldo, obv.
E,
vabbeh, niente. Tra poco comincia
Hallow, yay!
Tra
poco comincia Hallow, che felicità—
Grazie
a chi recensirà e a chi metterà tra
preferiti/seguiti/ricordati!
ange