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Autore: LizzieCarter    24/06/2016    0 recensioni
[Un cane andaluso / Un chien andalou (1929)]
Un'interpretazione personale di una delle scene del film "Un chien andalou" di Buñuel.
"Premetti più forte la mano contro la bocca. Le persone dietro di me, a vedermi vacillare, si allontanarono un po'.
E intanto quel morboso ragazzino continuava a giochicchiare con la mano, a punzecchiarla con il suo penoso bacchettino come se questa dovesse risvegliarsi da un momento all'altro e zampettagli attorno ai piedi."
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Racconti brevi'
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- E' stato un incidente! -
Andalou scomparve nella ressa di persone accalcate e rumorose, alla ricerca della motivazione di quell'interesse collettivo.
Mi feci strada a gomitate nel brulichio colorato per raggiungere il mio collega, ma accidenti se era difficile sgomitare con una giacca così stretta!
Quando si era scoperto che la mia nuova uniforme da poliziotto era arrivata di una taglia troppo piccola, avevo detto che non c'era problema e che, anzi, le giacche attillate mi piacevano di più. Che cagata: tutto per non sembrare il classico lamentoso proprio la prima settimana di lavoro
- Doveva essere solo uno scherzo, una cosa divertente! - continuò una voce femminile.
Finalmente riuscii a trovare un pertugio nella ressa, scoprendo così che la voce che avevo sentito proveniva in realtà da uno strano ragazzino.
Il suo completo elegante era nascosto da un impermeabile sformato; i capelli unti erano appiattiti dalla brillantina, e la scriminatura troppo inclinata sulla destra lo faceva assomigliare a un giovane Hitler. Le sopracciglia sottili e le labbra carnose, però, stonavano con il suo abbigliamento, troppo femminei per non risultare inquietanti.
Il ragazzino teneva un braccio posato sui fianchi in una posa indolente, un po' effemminata, mentre osservava di sotto in sù l'uomo in uniforme che gli stava davanti.
Andalou aveva un'espressione corrucciata sul volto barbuto mentre gli parlava, ma era impossibile sentire cosa gli stesse dicendo: la musica allegra della banda copriva ogni cosa. L'androgino non prestava molta attenzione alle sue parole, preso com'era a giocherellare con una canna di bambù troppo lunga e troppo dritta per essere un ramo raccolto da terra. Probabilmente lo strambo se l'era portata dietro a mo' di bastone da passeggio, giusto per migliorare quella sua aria da dandy.
Senza rendermene conto, seguii la linea dritta del bastone fino a terra e, quando vidi l'oggetto che catturava tutta la sua attenzione, incespicai all'indietro, scatenando le proteste della marea di corpi alle mie spalle.
Una mano.
Una schifosissima mano mozzata era lì, chiusa a pugno per terra, e quello strambo ragazzino pareva non riuscire a smettere di stuzzicarla con la sua bacchettina da dandy. Mi portai il pugno chiuso alla bocca, cercando di dissimulare un conato con un colpo di tosse. Poi mi resi conto che la mia mano stava replicando perfettamente la posa di quella che giaceva a terra, come un oscuro presagio, e premetti più forte il pugno contro l'osso del mento, cercando di aggrapparmi a qualcosa di solido, di reale per farmi passare il capogiro.
Andalou probabilmente non si era nemmeno accorto di avermi alle spalle, ma se mi avesse visto svenire di fronte ad una mano mozzata poi l'avrebbe sicuramente racontato a tutti i colleghi, facendomi passare per una mammoletta.
Non capivo come facesse a rimanere così tranquillo, lui, di fronte all'orribile spettacolo della mano era stretta a pugno, contratta in uno spasmo che sembrava indicare nient'altro che sofferenza e rabbia per il terribile affronto sofferto.
Mi chiesi dove fosse il resto del corpo. C'era una persona, a qualche strada di distanza, che teneva stretto al petto un moncherino sanguinante? E perché non c'erano tracce di sangue? Non si poteva tranciare la mano a una persona senza spargere nemmeno una goccia di sangue!
Premetti più forte la mano contro la bocca. Le persone dietro di me, a vedermi vacillare, si allontanarono un po'.
E intanto quel morboso ragazzino continuava a giochicchiare con la mano, a punzecchiarla con il suo penoso bacchettino come se questa dovesse risvegliarsi da un momento all'altro e zampettagli attorno ai piedi.
All'improvviso, Andalou si chinò, come se ne avesse abbastanza di quel gioco, e raccolse la mano.
Qualcuno urlò, e lo stridio acuto del disgusto per un istante spezzò la musica che fino a quel momento aveva reso la situazione quasi accettabile.
Scattai verso Andalou e gli feci saltare la mano di mano. - Sei pazzo? Adesso ci sono le tue impronte sopra! -.
Il ragazzino mi guardava di sbieco, il suo profilo beffardo stagliato contro il turbinare di colori delle maschere che ci danzavano attorno. Quel piccolo idiota stava sogghignando!
- Senti, pulcino - mi feci avanti, prendendolo per il bavero dell'elegante camicia - Stai cercando di incastrare qualcuno per la tua bravata? -.
Cercai di assumere l'espressione più da "sbirro" che mi riuscisse, unendo le mie grosse sopracciglia in un'unica linea severa e conferendo alla bocca una piega intimidatoria.
Solo quando il viso del ragazzino fu esattamente parallelo al mio, le suole che sfioravano appena l'asfalto sporco di terra, notai che era truccato per metà. La visione di quel volto metà maschile e metà femminile fu un tale shock che mollai la presa all'istante; colto di sorpresa, lo sbarbatello dalle ciglia lunghe incespicò sul terreno e finì a terra.
Mi piegai sulle ginocchia con respiro affannoso, cercando di mettere assieme quelle due metà in maniera coerente, ma non riuscivo, non riuscivo! E, soprattutto, non riuscivo a collegare nessuna delle due maschere alla mano mozzata, che adesso spiccava violacea sull'asfalto, poco distante dalla piccola mano spalancata che l'androgino aveva usato per attutire la sua caduta.
Guardai il mio collega, in cerca di aiuto, e vidi il suo addome prominente sobbalzare, come se Andalou avesse il singhiozzo, o come se fosse in preda alle risate; allora, intontito, feci girare lo sguardo sulla folla. La ressa era molto diminuita: alcuni si erano allontanati quando aveva visto le uniformi da poliziotto, convinti che finalmente fosse arrivato chi poteva risolvere tutto; altri, i curiosi, si erano allontanati quando avevano visto che non succedeva niente di interessante.
Non rimaneva che una ventina di persone. Ci pensò una serie di colpi di clacson a disperderle, e in mezzo alla strada non rimanemmo che io, Andalou e l'androgino. E la mano, circondata dai coriandoli portati dal vento.
Una macchina d'epoca sbucò a tutta velocità da dietro la curva, strombazzando allegra mentre chiudeva la processione dei carri. Rinemmo tutti a fissarla per qualche istante, poi Andalou ebbe la presenza di spirito di prendere l'androgino sotto le braccia e trascinarlo in tutta fretta fuori dalla carreggiata.
Posai lo sguardo sulle scarpe da donna che sbucavano dall'impermeabile del ragazzo e che urtarono la mano. Questa ondeggiò pateticamente sull'asfalto, strangolata dalle stelle filanti.
Perché la mano ondeggiava così? Perché il ragazzo portava scarpe da donna? E perché nessuno si era curato di raccogliere la mano?
La trombetta del vecchio clacson strepitava in lontananza, con urgenza, come ad esortarmi a capire.
Mi chinai a raccogliere la mano. Lentamente, vincendo a fatica il disgusto. A vederla da vicino, appariva stranamente innaturale: un po' tozza, forse persino sproporzionata.
Il clacson suonò un'ultima volta, e le mie costole si sfondarono. La mia testa cozzò contro il cemento, la vista mi si appannò; la mano che giaceva davanti ai miei occhi perdeva consistenza ogni volta che battevo le palpebre, ma notai una crepa, sul dorso. Poi chiusi gli occhi. Maledetta giacca troppo stretta, mi faceva male persino respirare.
Andalou adesso non rideva più; urlava, chiedendo aiuto. Strano che non dicesse "Poliziotto a terra, poliziotto a terra!", avrebbe fatto effetto. Ma poi, che senso avrebbe avuto? I nostri erano solo costumi, e io ero solo un civile uscito coi colleghi d'ufficio per partecipare alla processione di Carnevale.
Avrei giurato di aver sentito il giovane sbarbato singhiozzare come una femminuccia, mentre mi portavano via in ambulanza. Ma, chissà, forse era davvero una ragazza. Forse anche la sua era una maschera, una di quelle maschere che vogliono essere una qualche citazione intellettualoide che non capisce nessuno.
E forse Collins stava ridendo perché, lui, aveva colto quella stupida citazione.
Rideva di me, quello stupido cane di un Andalou.
La sua risata mi rimbombava ancora nelle orecchie, quando smisi di respirare.

***

Ciao, lettrice/lettore! Mi farebbe un piacere infinito se mi lasciassi un pansiero, giusto un paio di righe per sapere se il racconto che hai letto ti è piaciuto oppure no. Critiche e consigli sono i benvenuti :)

Grazie per aver letto la mia storia, un abbraccio!
   
 
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