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Autore: Serpentina    24/06/2016    5 recensioni
Dopo quattro anni Faith Irving e Franz Weil hanno preso strade diverse, professionalmente. Il loro amore, al contrario, è più solido che mai, tanto che, sulla scia degli amici che hanno già messo su famiglia, o ci stanno provando, decidono di compiere un grande passo: sperimentare la convivenza. I due piccioncini sono convinti che l'esperienza rafforzerà ulteriormente il rapporto, che, invece, verrà messo a dura prova da un "terremoto" che rischierà di farlo naufragare definitivamente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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I’m back!
Dopo tanto tempo (chiedo umilmente perdono per il clamoroso ritardo) urge un ripasso: la nascita di baby Weil è sempre più vicina, Harry è in crisi con la moglie e Chris con Erin, restia ad accettare l’idea di un’adozione, Robert „ginecologo figo“ Patterson si barcamena tra non una, non due, ben TRE donne, invece Bridget è volata a Miami per tentare di far capitolare al suo fascino l’affascinante artista Rafael Jimenez, amico di Franz. Adamino e Nicky si sono finalmente dichiarati (per la gioia di due piccole pesti di nome Aidan e Kaori) e Keith e Connie sono sulla buona strada per dare nuova linfa vitale al loro amore.
Sono stata abbastanza breve? Sono stata esasustiva? Spero di sì. Buona lettura!
 
Espiazione
 
 
Tra l'innamorarsi e l'amare c'è molta differenza. Quando una persona si innamora non lo fa apposta: succede. Ma per amarsi bisogna sudare, soffrire, stare svegli, donarsi...
L'amore non succede. L'amore si fa.
Francesco Roversi
 
 
–Amore, se ti tradissi vorresti saperlo?
Ian Dunne, in quanto gestore di un pub, si scandalizzava raramente. Tuttavia, la sua fidanzata riuscì a fargli rischiare l’infarto con quell’unica domanda. Sobbalzò con tale veemenza da finire sul pavimento. Riemerse boccheggiando, e balbettò –M-Mi t-tradisci? E me lo dici così, nel nostro letto, senza preamboli né niente? Lui chi è? Non quel Patterson, ti prego! Chiunque, ma non lui!
Maggie strabuzzò gli occhi e lo rimbeccò –Sei pazzo? No che non ti tradisco! Sei il mio amoruccio morbidoso, non potrei mai… stiamo per sposarci, un minimo di fiducia concedimela! La mia era una innocente domanda generica!
L’uomo socchiuse le palpebre, sondando i segnali verbali e non di Maggie, quindi soffiò –Una domanda del genere non vien fuori così, tanto per dire. Si tratta forse di Harry? Erin ha detto che è una brutta faccenda, davvero brutta.
–Si tratta di Robert- pigolò Maggie, per poi mordersi il labbro, maledicendo la sua lingua lunga. “Oh, beh, ormai sono in ballo”, pensò, “Tanto vale ballare”. –Ti avevo accennato che sta uscendo con una certa Elise- lo vide annuire e concluse, evitando accuratamente il suo sguardo –Ecco, l’ho sorpreso insieme a Vanessa, la mia collega stronza. E quando ha provato a giustificarsi ho scoperto che continua a vedere anche Harper, la sorella di Harry! Oh, Ian, è terribile!
–Tre donne- esalò l’irlandese, fissando dritto avanti a sé con espressione vuota. –Tre donne! Non una, non due, tre! Come le regge? Se mi vende un po’ della sua energia, la compro volentieri!
–Ero sicura che non avresti centrato il punto! Sei un uomo, come potresti?- sbraitò l’altra, mettendosi seduta con le mani sui fianchi, scrutandolo torva. –Il problema non è quanta potenza ha nelle reni quell’idiota, ma che sta giocando con il cuore di quelle tre disgraziate!
–Amoruccio mio bello, non sei un cardiologo, come non lo è Patterson; difatti, credo che giochi con tutt’altro organo, se capisci cosa intendo.
–Ian!- ululò irata Maggie, rimettendosi distesa con le braccia conserte. –Sei incredibile! Una cerca sostegno e consigli, e si ritrova oggetto di scherno!
–Ok, la smetto. Torno serio- rispose lui, accucciandosi accanto a lei, la testa poggiata sul suo braccio. –Allora, qual è il problema? A meno che non voglia unirti all’harem del biondastro, non ne vedo! Sei forse in dubbio se far finta di nulla, oppure spiattellare tutto a Vanessa?
Maggie roteò gli occhi, esasperata. A volte il suo amoruccio morbidoso era proprio duro di comprendonio!
–Chi se ne frega di Vanessa! Se la fa con un uomo sposato e mi tratta da cani, ben le sta una supposta della sua stessa medicina! Il mio dubbio riguarda Elise. La poverina è davvero innamorata di lui: se parlassi, non solo tradirei la parola data a Robert, la farei soffrire (ammesso che mi creda); se però sto zitta, il senso di colpa mi corroderà.
–Ti conosco, Meg, non faresti mai del male intenzionalmente, perciò fai ciò che ritieni giusto. Ogni atto ha delle conseguenze, sia positive che negative, alle quali non puoi sottrarti. Agisci secondo coscienza, almeno le affronterai sentendoti nel giusto.
Rincuorata dalle parole di Ian, Maggie ritrovò parte della serenità persa e si abbandonò al sonno. Ora che aveva condiviso il fardello di quel pesante segreto con l’uomo che amava, si sentiva sollevata e più sicura della decisione maturata.

 
***
 
PanArt Gallery, NorthWest 2nd street, Miami, Florida
Clive Warren non era un mercante d’arte di successo per caso: possedeva un fiuto portentoso per gli artisti talentuosi e, ancor di più, i clienti danarosi. Gli fu sufficiente un’occhiata per stabilire che l’appariscente donna in rosso che si aggirava nella sua galleria era ricca sfondata, e, di conseguenza, attivare la “modalità salamelecchi”.
Non furono necessarie moine e convincimenti: la potenziale acquirente si diresse verso di lui con passo deciso, la falcata incredibilmente lunga in proporzione all’altezza dei tacchi delle Louboutin che indossava, sfilò gli occhiali da sole e - in una perfetta imitazione di quella che sarebbe stata Holly Golightly, se ad interpretare la parte fosse stata Marylin Monroe, secondo il desiderio di Truman Capote - celiò –Salve! Ho avuto modo, ad una mostra, di ammirare il geniale estro di Rafael Jimenez. Qualcuna delle sue opere per caso è in vendita?
Clive si fregò le mani, pregustando l’inebriante profumo dei dollari: era chiaro come il sole che la straniera - aveva riconosciuto l’accento inglese - si intendeva di arte quanto lui di botanica (cioè zero), il che significava possibilità di lauto guadagno senza tanta fatica, con la possibilità di ritoccare ad arte le cifre.
–Naturalmente! È un artista molto quotato, sa? E per quotato intendo…
–Non c’è bisogno che me lo spieghi- replicò recisamente Bridget. –Il denaro non sarà un problema: sa, sono piuttosto ricca- staccò un assegno volutamente sostanzioso e lo consegnò all’allibito gallerista. –Bastano tanti soldi?
–Eccome se bastano!- esclamò questi, salvo poi ricomporsi. –Ehm, volevo dire… ritengo la cifra adeguata, sì. È appena balzata al primo posto della mia personale classifica dei pol… clienti prediletti, carissima...
–Bridget- per comodità omise la sfilza di cognomi residuati dai matrimoni fallimentari. –Medaglia d’oro, quale onore! Conosce un posto carino qui vicino? Bisogna brindare!
–Oh, sì, le bollicine sono d’obbligo. Sento che sarà un piacere fare affari con lei, Bridget.

 
***
 
 
Al termine di una giornata di lavoro, l’ennesima, sfibrante e incolore come tutte le altre, Harry James rimise piede in casa.  Era diviso tra la gioia di rivedere i figli e il desiderio di sfuggire alla tensione che gli procurava la sola vista di sua moglie, che lo faceva sentire come se stesse camminando a piedi nudi su pezzi di vetro, taglienti schegge a lacerargli  la carne. Avrebbe preferito di gran lunga che lo trattasse come il verme che era, che gli urlasse tutta la sua rabbia per poi permettergli di discolparsi e dimostrarle quanto l’amava. Invece no, Freddie persisteva nel suo mutismo, fingendo che tutto andasse bene. Solamente nell’intimità della loro camera (sarebbe stato difficile spiegare ai bambini perché all’improvviso il papà non dormiva più con la mamma) gettava la maschera e gli riversava addosso tutta la sua delusione, ponendogli sempre la stessa domanda, una domanda la cui risposta avrebbe forse affossato per sempre il loro matrimonio: perché?
Dopo lunghe riflessioni era giunto alla conclusione che non poteva più eluderla: rispondere era obbligatorio, e chissà, forse non sarebbe stato deleterio come pensava. Poteva  farcela a riconquistare la sua Freddie. Doveva.
Si preparò mentalmente a compiere un atto di vero amore: aprire il proprio cuore alla donna che aveva sposato e gli aveva donato i piccoli capolavori che aveva messo a letto mezz’ora prima. Era in procinto di pronunciare la confessione, sperando nell’assoluzione, quando un attacco di codardia lo spinse in ritirata.
–Cosa leggi?
–‘Le Trachinie’. Una delle letture più “impegnate” che abbia mai intrapreso, ma era in allegato al giornale, e così…
–Beh, sai, è pur sempre una tragedia. I greci antichi erano maestri nel creare storie capaci di sconvolgere nel profondo, perché ritenevano terapeutico purificarsi dalle emozioni più estreme assistendo alla messinscena, in modo da vivere la vita reale con moderazione e raziocinio.
–Non è un principio sbagliato- asserì la donna, inserendo un segnalibro tra le pagine per rammentare in seguito il punto da cui riprendere –Se ci pensi bene, è la stessa ragione che ci spinge a guardare film violenti: essere attanagliati dalla paura, oppure vedere rappresentate le nostre più oscure brame, ma coscienti che è pura finzione. Comunque questa tragedia non è tragicamente noiosa come credi, tutt’altro; offre molti spunti di riflessione: Eracle torna dalla guerra con un ricco bottino, tra cui Iole, di cui si è invaghito. La moglie Deianira lo scopre e, per riconquistarlo - secondo alcuni. Per me spinta da spirito vendicativo - gli manda una camicia intrisa del sangue del centauro Nesso, che si scopre essere un potente veleno. L’eroe che ha compiuto con successo dodici fatiche con la F maiuscola muore nel più stupido e doloroso dei modi, e tutto perché ha trascurato la moglie. Che tristezza!
Harry, che stupido non era, fiutò dove Freddie voleva andare a parare, e ridacchiò –Sì, ok, c’è un innegabile nesso con quello che più o meno è successo… solo che io con Shannon non ho oltrepassato il confine del bacio e di certo non metterei a ferro e fuoco una città per averla!- un feroce dubbio si impossessò di lui. –Spero anche non fosse veleno la causa del sapore amarognolo del pollo!
–Era aceto balsamico!- sbottò lei, tradendo però nell’espressione un fugace bagliore, ad indicare che per un istante il pensiero l’aveva sfiorata. –Se mai volessi toglierti la vita, sarei più magnanima: niente atroci sofferenze, spasmi o lunga agonia; una morte rapida e quasi indolore. Il mio ultimo regalo per te. Oh, non fare quella faccia: puoi dormire tranquillo, non ho istinti omicidi… al momento. Ah, accidenti! Sto divagando, e non è mia intenzione: vorrei continuare la lettura e dobbiamo alzarci presto domattina, è un giorno feriale. Cercherò di essere breve: credo che Dejanira non amasse il marito.
–Ma se arriva al punto di perdere la ragione e affidarsi a filtri magici, pur di sottrarlo alla rivale!
–Primo: la rivale non è una vera rivale; chi ti dice che Iole lo volesse? Magari era una vittima! Proprio per questo motivo sono convinta che in realtà la moglie lo odiasse- asserì Freddie, una lieve nota tremolante nella voce. –La gelosia non è amore perché tira fuori il peggio dalle persone. Ti trasforma in un egoista, e l’amore non è mai egoista. Quando sei innamorato, vuoi che l’altro sia felice… anche se non con te. Se ami davvero, dal profondo del cuore- non riuscì a completare la frase: scossa dai singhiozzi, si asciugò frettolosamente le lacrime e aggiunse –Scusa. Mi dispiace, ce l’ho messa tutta per non piangere. Ho persino fatto le prove davanti allo specchio! Patetico, adesso che ci penso, ma non avevo la lucidità necessaria a realizzarlo prima. Meglio che vada dritta al punto, o rischio di scoppiare in lacrime ed emettere un piagnucolio incomprensibile: se ami qualcuno… lo lasci andare. E io ti amo, Harry. Abbastanza da lasciarti andare, se ti rende felice.
Un gesto può valere più di mille parole, e l’abbraccio al limite dell’asfittico in cui il radiologo strinse la sua Freddie le valeva, eccome se le valeva! Ricacciò indietro le lacrime con grande fatica, soltanto per non bagnare gli occhiali.
–E io amo te, Freddie. Abbastanza da non volerti lasciar andare, mai. Perdonami per averlo dimenticato, sebbene per pochissimo- si staccò a malincuore da lei e le baciò la fronte. –Sappiamo entrambi cosa ci ha allontanato. Se e quando te la sentirai, credo dovremmo parlare di…
–Michael- finì per lui. –Lo so, è ridicolo che gli avessi dato un nome senza conoscere il sesso, ma la verità è che non mi importava: per me era Michael, punto e basta, e come Derek ed Emma l’ho amato dal primo istante… sino all’ultimo.
–Anch’io, e, come te, non riuscivo ad accettare di non averlo potuto conoscere. Una piccola parte di me fatica ad accettarlo ancora adesso. Quello che mi fa più rabbia, però, è che ti sei chiusa a riccio, escludendomi dal tuo dolore, invece di condividerlo con me. Come se non contassi niente. Come se non fosse anche mio figlio. Ero bisognoso di comprensione e...
–Alla disperata ricerca di un po’ di evasione.
–Sono stato uno stupido.
–Vero. Un coglione di prima classe! Ma mi fido di te, voglio darti fiducia e lasciarci pian piano questa brutta storia alle spalle- chiocciò Freddie, posò un bacio delicato sulle sue labbra, quindi concluse, strattonandolo –Ma che non si ripeta. L’unica donna che ti permetto di baciare, a parte me, è nostra figlia! Vedi di rigare dritto, d’ora in poi, o potrei riconsiderare il veleno!

 
***

Bay Shore Terrace, Bay Shore, Miami
–Chi sarà a quest’ora?- si chiese Bridget; aveva salutato Clive Warren da poco meno di dieci minuti, al termine di una cena luculliana e un dopo cena a base di salsa a Little Havana. Non conoscendo nessuno in città, aveva approfittato volentieri della sua compagnia per fare nuove amicizie. A modo suo - e di certo non in maniera disinteressata - era galante e affascinante, tuttavia aveva declinato con fermezza le discrete avance ricevute, ulteriore prova dell’interesse per Rafael. La vecchia lei avrebbe sicuramente ceduto alla tentazione, burlandosi delle reprimende della coscienza - una coscienza con la voce, guarda caso, di Abigail - ma la sua nuova coscienza parlava con la voce di Faith, una bussola morale con cui c’era poco da scherzare. Aperta la porta d’ingresso all’inatteso visitatore notturno non ebbe il tempo di stupirsi della sua identità che questi le aveva già ringhiato contro.
–Se cerchi un gigolò guarda sull’elenco telefonico, stecchino!
–Non sono uno stecchino- rispose lei, impassibile. –Buonasera, Rafa, che bella sorpresa! Io sto bene, grazie, Miami mi ha riservato una calorosa accoglienza. Prego, accomodati nel mio pied-à-terre- l’artista non si schiodò di un millimetro, inarcò un sopracciglio e strappò davanti ai suoi occhi l’assegno. Bridget non si scompose, anzi, ostentò indifferenza. –Mi toccherà compilarne un altro. Che spreco di carta! Credevo ti stesse a cuore la salvaguardia del pianeta!
–Allora non capisci- ruggì Rafael. ­­–Non sono in vendita!
–Tu. Le tue opere sì, però- ribatté Bridget, sorridendogli sorniona.
–Sappiamo tutti e due que non sono quelle a interesarte.
–Perché ti butti giù così? Su con l’autostima, cariño, l’autocommiserazione è una pessima pubblicità!
–Smettila de scherzare! Se il tuo piano è de sborsare un mucchio de soldi per farme venire a letto con te…
–Sarebbe sulla buona strada per ottenere frutti. In caso non l’avessi notato sei sulla soglia di casa mia, ossia più vicino al mio letto di quanto tu non sia mai stato- miagolò Bridget. –Credici o no, per una volta il sesso non è contemplato. Volevo semplicemente vederti, e quale modo migliore per smuoverti che farti infuriare? Sapevo che pagando a caro prezzo i tuoi lavori ti avrei attirato qui, sul piede di guerra. Mi sarò sottoposta a qualche ritocchino, ma il cervello non è di plastica.
Ametendo que te creda… cosa vuoi?
–Che provi a liberarti dei pregiudizi su di me. Preferisci le donne taglia balena… ehm, volevo dire, taglia Faith… cioè, uhm, esageratamente, ergh, formose, acqua e sapone, e io non lo sono. Questione di gusti. Neanche tu corrispondi al mio ideale di uomo! Però mi piaci molto, tanto da raggiungerti oltre l’Atlantico e sorvolare sul tuo conto in banc… ehm, i tuoi difetti. Credi di poter fare lo stesso? A Londra hai visto una capra totalmente ignorante in arte, ma non è che un lato di me! Ti assicuro che le mie passioni non includono soltanto cura del corpo, abiti e accessori di lusso, feste e macchinoni.
Por ejemplo?
–Per esempio… mi piace leggere, adoro i musical, le passeggiate nella natura e - imbarazzo a mille - gli autoscontro dei luna park!
La risata di Rafael echeggiò nel corridoio vuoto finché non si accorse dell’indignazione di Bridget.
Madre de Dios! Sei seria!- esalò, sconcertato; era convinto avesse snocciolato una lista di interessi fasulli per irretirlo, invece era sincera!
–Dannatamente seria. So che c’è un luna park stupendo a Collins Park. Ti andrebbe…?
–In fondo non ho niente da perdere- concesse lui, scrollando le spalle. –Domani sera?

 
***
 
Ad ogni occasione possibile, Connie Bishop univa l’utile (la promozione dei suoi gialli) al dilettevole (gonfiaggio dell’ego e, perché no, opinioni di prima mano sul suo lavoro). In questo particolare caso, aveva unito all’utile anche il dilettevole di una trasferta nella Grande Mela.
–“Cassie sollevò lo sguardo sui volti sgomenti che la circondavano. Non si capacitava che Kenneth Bride, lo stesso Kenneth Bride col quale aveva discusso fino a pochi minuti prima, lo stesso Kenneth Bride che le aveva fornito una miriade di spunti per il suo articolo, giacesse sulla barella appena passata davanti ai suoi occhi, coperto da un telo. La polizia, nella persona del tenente Clay, si adoperò nel riportare la calma e i presenti nell’edificio, in attesa di rispondere alle domande di routine. La giornalista, che aveva assistito al decesso, ci avrebbe scommesso: quell’uomo era stato assassinato. Troppo furbo e familiare con l’ambiente per essere vittima di una tragica fatalità, troppo sprezzante e attaccato alla vita per rinunciarvi anzitempo. Tuttavia, durante l’interrogatorio, non lasciò trapelare quelle considerazioni, presto sostituite dalla domanda più ovvia e, al contempo, più spinosa: chi è stato?” Fine del primo capitolo. Ci sono domande? Critiche?
Critiche, con suo enorme sollievo, no… ma domande sì, e tante! Solo la cortese risolutezza di Calliope Thompson in White, proprietaria della libreria dove aveva letto in anteprima il seme di un nuovo romanzo, ‘Fashion victim’, poté far sì che l’incontro non si protraesse fino a notte inoltrata. Il tempo di un’ultima bevuta - il famoso bicchiere della staffa - e di quattro chiacchiere tra colleghe con Liza White, cognata di Calliope, e tornò in albergo.
–Spero non abbia intenzione di trascinarmi in giro per locali, sono sfinita!- urlò, rivolgendosi al compagno (nonché figlio del suo editore), Keith Allen, il quale rispose con uno sbadiglio e l’invito a raggiungerlo nel letto king size della suite. –Mi fa pure male il polso!
–Anche a me- rispose maliziosamente Keith, allungando un braccio per cingerle il fianco. –Ma per un motivo completamente diverso. Ti ho pensata tanto, oggi.
Connie si finse oltraggiata, sebbene, in realtà, si sentisse lusingata; Keith le aveva dato ascolto, stava finalmente abbandonando la lente del ricordo per guardarla con occhi nuovi e trattarla come desiderava: da donna.
–Maiale!- ululò, colpendolo al torace. –Ti sembra una cosa da dire alla tua fidanzata?
–Non ci trovo nulla di male- ribatté lui, serafico. –Piuttosto, invece di lamentarti, ringrazia di essere tu nei miei pensieri, invece della nuova testimonial di Victoria’s Secret!
–È una gran figa. Ti do ufficialmente il permesso di fantasticare su di lei… se mi permetterai di sognare sconcezze sul boscaiolo erotico della pubblicità della carta assorbente!- esalò Connie, avvicinandosi a lui per ricoprirgli il collo di baci. –Oppure - secondo me la miglior scelta - potremmo fare porcherie qui e adesso, io e te.
–Non eri sfinita, Ciambellina sexy?
–Non abbastanza. Poi il sesso concilia il sonno, e domani ci aspetta una giornata pienissima.
Keith represse i bassi istinti e le bloccò le mani per non distrarsi mentre entrava in una parte a lui poco congeniale: il “grillo parlante”.
–A questo proposito, Connie… ti pregherei di ripensarci. Asportare una cicatrice non è come grattarsi via una crosta, il tasso di complicanze legate alla procedura è alto. Non ne vale la pena!
–Ripensarci? Neanche morta!- latrò la scrittrice, divincolandosi. –Da anni subisco occhiate di compassione e/o disgusto, domande che definire indiscrete è un eufemismo e commenti simili a quello dei bambini di Liza. Sono stufa, Keith! Stufa!
–Santo cielo, non ti sarai persuasa a sottoporti a un intervento di chirurgia plastica solamente per una stupida battuta!
–La bambina - Jane, mi pare si chiami - mi ha chiesto perché tengo sempre coperto il braccio sinistro, e Stephen, quello con gli occhi scuri e l’aria da primo della classe, ha risposto che sono una Mangiamorte. Una strega cattiva, ecco come mi vede il resto del mondo. Non posso andare avanti così!
Esasperato, il biondo le afferrò il braccio incriminato e se lo portò davanti al viso, così da costringerla a posarvi lo sguardo. Ovviamente Connie si oppose, chiuse gli occhi e lo supplicò di lasciarla libera, ma lui non desistette, anzi, tuonò –Adesso basta! Guardati! È soltanto una cicatrice! D’accordo, è grossa e brutta, ti trancia l’avambraccio da parte a parte, ma è chiara, pochissimo visibile, e credo che, se la mostrassi con naturalezza, la gente ci farebbe l’abitudine.
–La gente… forse. Io mai. Non la reggo, voglio che sparisca!
–Perché? Cos’è che ti spaventa tanto? È un misero accumulo di collagene, non dargli tutta questa importanza!
–È un marchio d’infamia- pigolò Connie, raggomitolandosi su se stessa. –Mi ricorda costantemente la mia colpa: se avessi impedito a Vyvyan di guidare sarebbe ancora vivo!
Keith le prese entrambe le mani e rispose, in tono grave –Hai sofferto più di tutti, lo so, ma il lato positivo sono i cambiamenti che ciò ha comportato, i progressi compiuti: sei passata da - senza offesa - secchioncella viziata e sfigata a scrittrice di successo, donna forte e, beh… decisamente non sfigata. Vyv era il mio migliore amico, l’ho pianto a lungo, però siamo onesti: se l’è cercata. Non hai niente da rimproverarti, hai tentato in tutti i modi immaginabili a tenerlo lontano dal volante, ma no, il coglione non si fidava delle femmine alla guida, nemmeno se lui si era sbronzato di brutto perché non sopportava che lo avessi mollato per me! Hai rischiato la vita pur di non lasciarlo solo, cos’altro avresti potuto fare? Superpoteri per far levitare l’automobile non mi pare ne avessi.
–Non pensi che, liberandomi della cicatrice, i brutti ricordi andrebbero via insieme ad essa?
–Se ne andrebbe anche una parte di te, Ciambellina. Forse la migliore. Puoi rinunciarci senza rimpianti? Io no.
Intuendo che le parole non sarebbero bastate, percorse quella linea storta che si dipanava dal gomito al polso con una scia di baci.
–Una donna si innamora di un uomo sperando di cambiarlo, ma lui non cambierà. Un uomo si innamora di una donna sperando che non cambi, invece cambierà. Ecco, spero che almeno questa rimanga sempre uguale.
– La massima di Cyril potevi risparmiartela - chiocciò Connie, attirandolo sopra di sé. –Mi avevi già convinta con i bacetti. Ora, però, dacci dentro, voglio vantarmi con Nicky di aver fatto davvero di tutto a New York!

 
***

“Non sono paranoica. Né patetica. Né di poca fede”, si ripeteva Elise mentre saliva a due a due i gradini che la separavano dall’appartamento di Robert. “Al contrario, ho tanta fiducia in lui da volermi fare due risate alla faccia di Maggie e dei pettegoli malevoli che le hanno messo la pulce nell’orecchio! Credano cosa gli pare, non sto facendo una visita a sorpresa a Robert perché credo all’assurda calunnia che mi tradisce, tutt’altro! Voglio smentirli! Quanto dev’essere triste la loro vita, se non hanno di meglio da fare che gioire delle disgrazie altrui o, in mancanza, inventarsele di sana pianta!”
Sbuffò una risatina e pensò a quale scusa propinargli per giustificare la propria presenza. –Potrei sempre dire che voglio una visita privata alle mie parti private: se dovesse prevalere il ginecologo, mi beccherò un controllo gratis, altrimenti… beh… Maddie mi rivedrà direttamente domattina per la passeggiatina!
Respirò a fondo tre volte, prima di decidersi a bussare. Robert le aprì in mutande; normale, data l’ora, era plausibile stesse dormendo. Furono l’aria colpevole e i modi sbrigativi con cui cercò di metterla alla porta a perplimerla.
–Ma come? Per telefono prometti il paradiso a luci rosse, invece dal vivo sei troppo stanco persino per il bacio della buonanotte?
–Parlare stanca, e io sono stanco morto, perciò, se potessi, uhm, evaporare…
Una persona minimamente diffidente si sarebbe immediatamente insospettita; non Elise: nutriva una fiducia quasi cieca nel genere umano ed era abituata agli sbalzi d’umore di Robert “primadonna” Patterson. Si limitò a ad aprire la porta e ridacchiare –Ok. Sogni d’oro, ti voglio bello carico domani! Sai, se non fossi fermamente convinta della tua redenzione, potrei pensare che c’è un’altra donna!
–E faresti bene- sibilò Vanessa, apparendo in tutta la sua boria, coperta il minimo indispensabile. –Se non fosse ipocrita, esimio collega, mi offenderei: usarmi come svuota-palle mentre fai il cascamorto con questa biondina scialba!- ignorò le facce esterrefatte di Elise e Robert –Immagino che questa sia la fine dei giochi. Un vero peccato, sei bravo a letto. Pazienza, mi consolerò con gli altri due!
–Due?- esclamò il ginecologo. –Chi ti scopi, oltre Brenner?
–Jordan. È simpatico e molto volenteroso, se capisci cosa…
–È uno studente!
–È maggiorenne- sputò risentita Vanessa, prima di rivestirsi e andarsene. –Anche alle donne piace la carne fresca, dottor Patterson! Ci vediamo al lavoro.
–Se le piace tanto il pene, avrebbe dovuto fare l’urologa!
–Non è divertente- ringhiò Elise, spintonandolo. –Mi hai tradita! E umiliata! Vorrei avere la forza di picchiarti a sangue! Ringrazia che non abbia portato Maddie con me, o avresti visitato il Pronto Soccorso da paziente!
–Ehm… non vuoi almeno sentire le mie ragioni?
–Quali ragioni? Niente può giustificare quello che hai fatto!
–L’ho fatto per te!- gridò Robert in sua difesa. –Per diventare l’uomo che meriti! Non ce l’avrei mai fatta a cambiare di colpo, invece disintossicandomi dai vizi passo dopo passo…
Il tentativo non andò a buon fine: Elise, a differenza di qualsiasi eroina romantica, non fu minimamente toccata da quell’affermazione, che semmai accrebbe la sua ira.
–Mai sentito nulla di più stupido… e io lavoro in un asilo!- sbraitò. –Credo di non averlo mai detto, perché ho sempre sostenuto che c’è speranza per chiunque, che perfino Roddy, il bambino che ruba i giocattoli e infila i pastelli nelle orecchie dei compagni per il gusto di vederli piangere, ha del buono (ben nascosto)… non tu, Robert Patterson! Tu sei senza speranza.
Più assonnato che deluso, ferito, o arrabbiato (non era la prima volta che qualcuno lo definiva, direttamente o indirettamente, marcio dentro), tornò sbadigliando a letto, dove scivolò tra le braccia di Morfeo dopo un’unica, egoistica lamentela: –Che palle! Odio dormire da solo!
 
Nota dell’autrice:
Non basterebbero tutti i grazie del mondo per rendervi merito. Grazie di cuore a chi continua a leggere e apprezzare “Dr. Irving”, grazie a chi ha resistito alla lunghissima attesa, in particolare Calliope S (che mi ha prestato ancora una volta la sua Callie, protagonista di "Quando meno te l'aspetti"), DarkViolet92 ed elev, che hanno recensito lo scorso capitolo, e andry15, Hanna Sophie Lewis, irisbjorn, Nadaesparasiempre e SerenaTheGentle, che hanno inserito BB tra le seguite/ricordate/preferite. Spero di non avervi deluse e di non deludervi col finale, alias il prossimo capitolo.
Baby Weil in arrivo! ;-)
Bacioni!
Serpentina
Ps: come giudicate Maggie? Ha fatto bene ad aprire gli occhi a Elise, o avrebbe fatto meglio a star zitta? E Connie e Keith? Non sono un amore? Competono con Harry e Freddie per il titolo di coppia più zuccherosa! XD Dite la verità: siete contenti, o speravate in un altro finale per i personaggi?
 
   
 
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