Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: eliseCS    25/06/2016    1 recensioni
Ecco cosa succede quando si ascolta una canzone una volta di troppo...
(Più o meno) ispirata al testo di "Little do you know" di Alex & Sierra una piccola os su Hermione e Draco.
______________________________________________________
Dal testo:
Sarebbe riuscita a dimenticare?
Forse sì o forse no, quella era una battaglia troppo dura al momento per poterne predire gli esiti, ma perdonare…
Dopo tutto quello che aveva passato era stanca di portare rancore, forse, per quello era pronta.
***
Ancora non capiva come mai la ragazza avesse preferito trascorrere il viaggio condividendo lo scompartimento con lui piuttosto che con qualcuno dei suoi amichetti se poi doveva guardarlo in quel modo.
Lui poteva anche sembrare addormentato, ma era sicuro di non aver bisogno di aprire gli occhi per poter intuire quello che stava passando per la testa della Granger.
Poteva capirlo dallo sguardo di lei che era ancora fisso su di lui.
Perché era rimasta se solo guardarlo le faceva male?
______________________________________________________
Spero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Generale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Piccola nota iniziale.
Di solito scrivo sempre canon, ma siccome sono una fan della Dramione (anche se questa non lo è proprio fino in fondo) per stavolta ho fatto un'eccezione.
Non ho mai scritto una song-fic e non credo che questa lo sia, ma ho voluto comunque inserire parti del testo della canzone da cui ho preso spunto nei punti in cui il racconto la richiama.
Ovviamente la canzone è "Little do you know" di Alex & Sierra.
Buona lettura.

 






LITTLE DO YOU KNOW
 
 
 
POV Hermione
 
 
 
Quel primo settembre non sarebbe potuto essere più diverso di così.
 
Il binario 9 e 3/4, il treno con la sua locomotiva scarlatta che già cominciava a sbuffare nuvole di bianco vapore e tutte le persone, studenti vecchi e nuovi con i rispettivi genitori, che percorrevano la banchina affaccendati erano tutti elementi familiari che in qualche modo la facevano sentire già a casa benchè il treno non si fosse ancora mosso.
Un nuovo anno scolastico stava per iniziare, e se apparentemente sembrava che tutto fosse esattamente come era stato negli anni passati, lei sapeva bene che non era così.
 
Niente sarebbe mai stato come prima.
 
 
Questo pensava Hermione Granger mentre avanzava lungo i corridoi del treno alla ricerca di uno scompartimento libero, il suo unico accompagnatore il baule che si portava appresso, appositamente incantato affinchè la seguisse levitando a qualche centimetro la pavimento.
Harry e Ron l’avevano salutata alla stazione di King’s Cross, preferendo evitare di oltrepassare la barriera consapevoli dell’attenzione che – soprattutto Harry - avrebbero attirato.
E in effetti non avevano avuto tutti i torti visto che lei stessa, senza neanche rendersene conto, si era ritrovata più volte a stringere la mano di persone che non conosceva che la ringraziavano per tutto quello che aveva fatto durante la guerra.
 
Come se quelle persone potessero davvero sapere cosa era successo in quei mesi.
 
Lei non aveva potuto fare altro se non annuire con un breve cenno rispondendo con un sorriso tirato e cercare di salire sul treno il più velocemente possibile in modo da poter avere un po’ di tregua.
 
Aveva comunque incontrato anche molti volti conosciuti durante la sua ricerca.
Ginny, Neville e Luna l’avevano invitata a fermarsi con loro, ma aveva rifiutato dicendo che per il momento preferiva rimanere da sola: si sarebbe eventualmente fatta viva lei più tardi durante il viaggio.
 
 
Sfortunatamente per lei quell’anno il treno sembrava più popolato che mai – cosa tra l’altro verosimile visto che la maggior parte degli studenti che non erano riusciti a completare il loro settimo anno a causa della guerra sarebbero tornati a Hogwarts per conseguire i M.A.G.O. – e più andava avanti vagone dopo vagone più si rendeva conto che pensare di trovare uno scompartimento libero tutto per lei era stata un’idea stupida.
 
Lei, Hermione Granger, la strega più brillante del suo anno, colei che aveva contribuito in prima persona alla sconfitta del Signore Oscuro, aveva appena ammesso di aver avuto un’idea stupida.
 
 
Ormai era arrivata quasi in fondo al treno.
Stava per fare dietro front quando lo sguardo le cadde al di là dei vetri della porta chiusa di uno scompartimento e un sorriso soddisfatto apparve sul suo viso.
Aveva trovato quello che stava cercando.
Si rese conto di essersi sbagliata quando, attirato dal rumore della porta che si apriva scorrendo, il ragazzo che era seduto vicino al finestrino si girò di scatto verso di lei.
 
I capelli biondo platino, quasi bianchi, non più impomatati e curati come una volta, gli ricadevano in alcuni ciuffi sulla fronte; la sua carnagione era sempre pallida, conferendogli un aspetto quasi malato, e i suoi occhi non erano cambiati di una virgola dal loro colore grigio ghiaccio.
 
Forse però qualcosa di diverso c’era visto che, dopo un primo momento in cui era sembrato che Malfoy volesse incenerirla con lo sguardo, quegli stessi occhi avevano perso la loro aggressività per ritornare, spenti e vuoti, a rivolgersi senza il benchè minimo interesse a quello che stava accadendo dall’altra parte del vetro, forse sperando che l’inaspettata ospite se ne andasse il più in fretta possibile.
 
Il treno fischiò tre volte e dopo pochi istanti era partito lasciandosi alle spalle il binario e la stazione.
 
Sperando che non fosse l’ennesima idea stupida della giornata Hermione caricò il baule sopra la fila di sedili rimasta libera e prese posto vicino al finestrino.
Non avrebbe rinunciato a guardare il panorama al di fuori solo perché sedersi in quel posto significava avere Draco Malfoy esattamente di fronte.
 
L’unica attenzione che quest’ultimo le riservò fu un’occhiata apparentemente infastidita nel momento in cui si accomodò sul sedile per poi tornare a ignorarla.
 
 
Forse, in fondo in fondo, poteva immaginare quali fossero le ragioni che avevano spinto Malfoy a trovarsi uno scompartimento vuoto tutto per lui.
Forse quelle ragioni non erano poi così diverse dalle sue.
 
Entrambi volevano trascorrere quel viaggio da soli e forse, avrebbero potuto trascorrerlo da soli insieme.
 
 
 
Little do you know
How I’m breaking while you fall asleep
Little do you know
I’m still haunted by the memories
Little do you know
I’m trying to pick myself up piece by piece
 
Little do you know
I need a little more time
 
Underneath it all I’m hold captive by the hole inside
I’ve been holding back for the fear that you might change your mind
I’m ready to forgive you but forgetting is a harder fight
 
Little do you know
I need a little more time
 
 
 
Non avrebbe saputo dire per quale motivo, forse semplicemente tutto il tempo che aveva passato con Harry e Ron alla ricerca degli Horcrux, dormendo in tenda accampati in posti che non conoscevano aveva lasciato il segno facendo sì che i suoi sensi fossero sempre all’erta, ma ad un certo punto del viaggio – la signora con il carrello era passata verso l’ora di pranzo almeno un paio di ore prima – ebbe come l’impressione che qualcosa fosse cambiato.
Si costrinse a distogliere lo sguardo dalla vegetazione della campagna circostante che sfilava veloce per spostare la sua attenzione all’interno dello scompartimento.
 
Malfoy si era addormentato.
 
La testa appoggiata al vetro del finestrino, le palpebre abbassate e le labbra leggermente dischiuse, il petto che si alzava e abbassava lentamente al ritmo del suo respiro.
Anche nel sonno però sembrava non essere completamente rilassato: la fronte era aggrottata e i pugni delle sue mani erano chiusi.
 
Si ritrovò inconsapevolmente a far scorrere lo sguardo lungo tutta la sua figura finchè i suoi occhi non si fermarono a concentrarsi in un punto preciso del suo avambraccio sinistro: al di sotto del tessuto leggero della camicia candida che il ragazzo aveva indosso era possibile intravedere delle linee nere che si univano a formare un tatuaggio.
Ovviamente non avrebbe avuto bisogno di tirargli su la manica per scoprire le fattezze del disegno: sapeva benissimo com’era fatto un Marchio Nero.
 
Da lì al suo avambraccio sinistro il passo fu breve, le dita di Hermione andarono leggere a sfiorare le cicatrici della parola che Bellatrix le aveva inciso sulla pelle: sanguesporco.
 
 
Era incredibile.
Anche dormendo Malfoy riusciva a farla andare in pezzi, quei pezzi di se stessa che stava cercando di raccogliere uno alla volta per rimetterli insieme e tornare alla normalità.
 
Si era detta che aveva bisogno di ancora un po’ di tempo, ecco perché a differenza dei suoi due amici non aveva accettato l’offerta del Primo Ministro di saltare l’ultimo anno di scuola e cominciare subito con qualunque cosa avrebbe voluto fare dopo, ma era davvero così?
 
Guardò di nuovo il ragazzo che dormiva davanti a lei.
 
Sapeva che le era bastato guardarlo per farle ricordare che i suoi genitori erano ancora in Australia, senza memoria, dimentichi di avere una figlia?
Sapeva che le era bastato uno sguardo al punto dove c’era il Marchio Nero per farle tornare alla mente tutte le torture che aveva dovuto subire a Malfoy Manor mentre lui era lì a guardare senza fare niente?
E come dimenticare tutti gli screzi e gli insulti che lui le aveva rivolto durante i sei anni di scuola? Per loro era diventata una cosa naturale quasi quanto scambiarsi un buongiorno.
 
Scosse la testa dandosi, di nuovo, della stupida: questa volta lui non centrava, la colpa era sua.
Non era stato lui a costringerla a rimanere insieme nello stesso scompartimento, anzi.
Avrebbe potuto mandarla via ma non l’aveva fatto.
 
Ripensò a tutto quello che era successo, a tutto quello che sapeva sul suo conto e a quello che Harry le aveva raccontato.*
Harry che si era alzato a parlare in suo favore durante il processo che Malfoy, avendo il Marchio Nero ed essendo stato quindi qualificato come Mangiamorte, aveva dovuto sostenere.
 
Sarebbe riuscita a dimenticare?
Forse sì o forse no, quella era una battaglia troppo dura al momento per poterne predire gli esiti, ma perdonare
Dopo tutto quello che aveva passato era stanca di portare rancore, forse, per quello era pronta.
 
 
Non si stupì di se stessa quando, con il treno che cominciava a rallentare segno dell’imminente arrivo a destinazione, dopo averlo osservato per un lungo istante si ritrovò ad alzarsi dal sedile per poi appoggiare delicatamente una mano sulla spalla di Malfoy scuotendolo leggermente sussurrando un “Siamo quasi arrivati” per svegliarlo.
 
Si trattenne dal commentare l’occhiata stupita e disorientata che il ragazzo le riservò una volta aperti gli occhi, limitandosi a lasciare lo scompartimento per consentire a Malfoy di indossare per primo la divisa scolastica.
Un sorriso appena accennato si fece strada sulle sue labbra mentre pensava che forse aveva appena trovato chi l’avrebbe aiutata a rimettere insieme i pezzi nell’ultima persona che avrebbe ritenuto possibile.
 
 
 
~ ~ ~
 
 
POV Draco
 
 
 
Era da quando era finita la guerra che non riusciva a dormire.
O meglio, che non riusciva a dormire senza che il suo sonno venisse tormentato da incubi che lo portavano, nella migliore delle ipotesi, a svegliarsi senza fiato con un principio di attacco di panico.
Aveva provato con pozioni, amuleti, incantesimi, ma nulla sembrava funzionare.
Ogni volta che chiudeva gli occhi le immagini, i ricordi di tutto ciò che di male aveva fatto in quegli anni gli affollavano la mente cominciando a tormentarlo senza pietà.
 
Il rivivere ogni volta tutte le scelte sbagliate, tutti gli errori che aveva fatto aveva il potere di dargli la sensazione di stare annegando.
Lentamente.
 
Vedere la Granger, la Sanguesporco, sulla soglia dello scompartimento che con tanta fatica era riuscito a tenere tutto per sé – in realtà era bastata la sua sola presenza per far levare le tende ai malcapitati che lo avevano occupato prima di lui – aveva acceso in lui una scintilla di rabbia.
 
Ne aveva già abbastanza quando dormiva, non aveva bisogno che uno dei contenuti più ricorrenti dei suoi incubi si presentasse a lui anche quando era sveglio.
 
Fiducioso che anche la ragazza se ne sarebbe andata dopo aver realizzato appieno che lì c’era già lui alla fine non aveva detto niente ed era tornato a guardare fuori dal finestrino senza vedere veramente.
La vista di tutte quelle famigliole felici che salutavano i figli che di lì a poco sarebbero partiti per la scuola non era una cosa che sarebbe riuscito a sopportare, soprattutto se pensava a cosa ne era stato della sua di famiglia dopo che i processi contro i Mangiamorte si erano conclusi.
E lui non voleva pensarci.
 
Il treno cominciò il suo viaggio e lui dovette rassegnarsi al fatto che la Granger non aveva colto il suo implicito invito a lasciarlo in pace.
Forse avrebbe dovuto farglielo capire lui.
 
Voleva solo stare da solo.
 
 
Osò alzare lo sguardo solo dopo diversi minuti: la ragazza sembrava essere completamente assorta in qualsiasi cosa stesse sfrecciando in quel momento fuori dal finestrino.
Forse anche lei – stranamente – voleva stare da sola?
 
In quel caso avrebbe potuto cercare di sopportare la sua presenza e trascorrere il viaggio da solo insieme a lei.
Bastava che non si azzardasse a cercare di fare conversazione.
 
Senza neanche rendersene conto appoggiò la testa al finestrino e i suoi occhi si chiusero da soli.
 
 
 
Little do you know
I know you’re hurting while I’m sound asleep
Little do you know
All my mistakes are slowly drowning me
Little do you know
I’m trying to make it better piece by piece
Little do you know
I, I love you ‘til the sun dies
 
 
 
Aveva dormito.
Aveva dormito senza sognare assolutamente nulla e adesso si sentiva quasi riposato.
Stava così bene che gli venne spontaneo domandarsi come mai si fosse svegliato.
 
La risposta non tardò ad arrivare.
Qualcuno lo stava guardando, anche piuttosto insistentemente.
E ricordandosi dove fosse sapeva anche a chi apparteneva quello sguardo che sembrava quasi bruciargli la pelle.
 
Dubitava che, pur essendo una Grifondoro, la Granger avrebbe mai avuto il coraggio di osservarlo così apertamente se fosse stato sveglio.
Ma d’altronde poteva biasimarla?
 
 
Ancora non capiva come mai la ragazza avesse preferito trascorrere il viaggio condividendo lo scompartimento con lui piuttosto che con qualcuno dei suoi amichetti se poi doveva guardarlo in quel modo.
 
Lui poteva anche sembrare addormentato, ma era sicuro di non aver bisogno di aprire gli occhi per poter intuire quello che stava passando per la testa della Granger.
Poteva capirlo dallo sguardo di lei che sentiva ancora fisso su di lui.
 
Perché era rimasta se solo guardarlo le faceva male?
 
 
Sfruttò quegli ultimi istanti in cui ancora fingeva di dormire per ripensare agli anni precedenti.
 
Si vergognava quasi ad ammetterlo, ma quella ragazzina con i capelli talmente mossi e disordinati da sembrare un cespuglio e i denti che all’epoca, come più volte aveva ripetuto con cattiveria lui stesso, sembravano quelli di un castoro l’aveva notata subito.
Era furba, intelligente e incredibilmente brava in qualsiasi materia e argomento oggetto di studio.
Sarebbero anche potuti diventare amici se lei non fosse stata una Grifondoro e, soprattutto, se non fosse stata una Sanguesporco.
 
E così, furba era diventato secchiona, intelligente era diventato insopportabile so-tutto-io.
L’ammirazione si era trasformata in odio e gelosia verso quella ragazzina che di puro invece del sangue aveva il sorriso.
 
Quante volte aveva invidiato proprio quel sorriso e gli sguardi colmi di amicizia e affetto che lei aveva sempre per i suoi amici quando lui al seguito aveva solo due stupidi tirapiedi che sapevano a mala pena mettere due parole in fila.
Le offese con cui la vessava non erano altro che un modo, abbastanza contorto in effetti, per ricevere anche lui parte di quelle attenzioni.
 
Nonostante quello che suo padre gli aveva sempre insegnato sui nati babbani che aveva condizionato il suo comportamento, nonostante tutto quello che le aveva fatto, tutti i modi in cui l’aveva offesa, per non parlare di quello che era successo durante la guerra – dopotutto erano le sue urla mentre Bellatrix la torturava che non lo facevano dormire la notte – lei era rimasta in quello scompartimento con lui.
 
E quello l’aveva fatto andare in confusione perché se lui era ben consapevole di essersi in qualche modo affezionato a lei, non aveva idea di quello che la Granger provasse nei suoi confronti.
(In realtà un’idea, anche ben precisa, ce l’aveva; ma mai aveva tanto desiderato di sbagliarsi in vita sua).
 
Nonostante avesse sempre cercato di metterla in cattiva luce era impossibile negare che la Granger avesse un buon cuore.
Si accorse di non essersi mai stupito così tanto quando il filo dei suoi pensieri lo portò a desiderare che la ragazza dimostrasse ancora una volta la sua bontà d’animo e potesse perdonarlo.
 
Ma doveva guardare in faccia la realtà.
Lui era Draco Malfoy: un odioso ragazzo di una famiglia purosangue, un Serpeverde, un codardo e pure un Mangiamorte. Nella sua vita aveva avuto poche scelte e quelle che aveva fatto si erano rivelate tutte sbagliate.
 
Alla fine dei conti non era poi così sicuro di meritarselo, il suo perdono.
E forse era giusto così.
 
 
Gli parve che il treno stesse cominciando a rallentare, ma prima che potesse riuscire a fingere di svegliarsi uno spostamento d’aria accompagnato da un fruscio gli comunicò che la Granger si era alzata dal suo posto.
Il cuore gli mancò un battito quando intuì che gli si era avvicinata.
 
Altro che perdono, probabilmente adesso l’avrebbe affatturato come si deve.
 
Rilassò i muscoli che non si era neanche accorto di aver contratto nel momento in cui la mano della ragazza si posò sulla sua spalla scuotendolo piano, come se fosse stata una carezza, mentre contemporaneamente lei sussurrava: “Siamo quasi arrivati”.
 
Riaprì gli occhi: il suo sguardo confuso per quel trattamento insolitamente gentile sarebbe benissimo potuto essere scambiato per uno sguardo da mi sono appena svegliato senza destare sospetti.
 
Mentre la Granger usciva dallo scompartimento per dargli modo di potersi cambiare per primo avrebbe potuto giurare di vedere un sorriso appena accennato spuntare sulle sue labbra.
 
E solo il pensiero che quel sorriso, così simile a quelli che le aveva visto rivolgere alle persone a lei care, fosse rivolto a lui gli fece decidere che, per una volta, voleva fare la cosa giusta.
E forse aveva appena trovato chi l’avrebbe aiutato nel suo proposito nell’ultima persona che avrebbe ritenuto possibile.
 
 
 
✨✨✨
 
 
 
La serata era andata meglio del previsto.
Durante il classico banchetto di inizio anno si era persino divertita.
Certo, c’erano stati anche i momenti seri, come quando la professoressa McGranitt, divenuta la nuova preside della scuola, aveva tenuto il discorso inaugurale senza risparmiarsi di ricordare quello che era successo solo l’anno prima: la guerra, la battaglia di Hogwarts, i caduti.
Hermione stessa non avrebbe mai pensato di poter tornare a ridere in quella sala dopo le morti a cui aveva assistito proprio al suo interno, ma a quanto pareva proprio quando aveva pensato di aver finito di sorprendersi di se stessa, ecco che accadeva qualcosa che le dava modo di meravigliarsi ancora.
 
Un’altra cosa per la quale aveva avuto modo di stupirsi era stata il cercare più volte con lo sguardo Malfoy, seduto rigidamente al tavolo di Serpeverde.
Sembrava quasi un’altra persona rispetto al ragazzo addormentato che aveva osservato sul treno.
 
Avrebbe dovuto trovare il modo per ringraziarlo.
Sì, ringraziarlo per non averla mandata via dallo scompartimento, per averla fatta rimanere.
Perché sapeva che se adesso era anche solo un po’ più in pace con se stessa lo doveva a quelle ore che aveva trascorso in silenzio in quello scompartimento dell’espresso per Hogwarts, come sapeva che se Malfoy non fosse stato lì, di fronte a lei, non sarebbe stata la stessa cosa.
 
Forse lui non avrebbe capito il motivo, magari l’avrebbe pure presa in giro e glielo avrebbe rinfacciato a vita, ma avrebbe detto grazie a Draco Malfoy o non si chiamava più Hermione Granger.
 
 
 
~ ~ ~
 
 
 
La serata era stata uno strazio.
Stare seduto in mezzo ai suoi compagni di Casa mentre la preside ricordava gli orrori della guerra prima e mentre tutti intorno a lui mangiavano e chiacchieravano più o meno allegramente poi era stato uno strazio.
 
Neanche arrivare in dormitorio gli aveva dato il sollievo che aveva sperato.
Disteso sul letto, le tende del baldacchino rigorosamente chiuse, gli sembrava di soffocare.
Quando era uscito, quasi di corsa, i suoi compagni non lo avevano degnato di uno sguardo, nessuno aveva detto niente.
 
Non era più un Prefetto, né tantomeno un Caposcuola, sapeva che se lo avessero beccato in giro per i corridoi di notte avrebbero sicuramente tolto punti a Serpeverde, ma non gli importava.
Non finchè a lui fosse mancata l’aria come se qualcuno lo stesse costringendo a trattenere il respiro.
 
Non sapeva neanche dove stava andando, i suoi piedi camminavano da soli e lui li lasciava fare, consapevole che lo avrebbero sicuramente portato nel posto dove – inconsciamente – aveva bisogno di essere.
 
Una risata amara e priva di allegria gli sfuggì quando si rese conto che quel posto non era altro che la torre di astronomia.
I suoi piedi dovevano avere davvero un pessimo senso dell’umorismo.
 
 
 
~ ~ ~
 
 
 
Nonostante la pancia piena e la stanchezza per il viaggio Hermione non riusciva a prendere sonno.
Continuava a osservare il soffitto del suo letto a baldacchino mentre le sue compagne di dormitorio dormivano profondamente già da diverse ore.
Aveva addosso una strana sensazione, come se in quel momento avrebbe dovuto essere a fare qualcosa di importante e non a girarsi inquieta tra le lenzuola.
Decise alla fine di assecondarla, e dopo essersi velocemente infilata la divisa che aveva già preparato per la mattina dopo scivolò silenziosamente fuori dalla stanza.
 
Secondo il suo orologio erano le tre di notte passate, Prefetti e Caposcuola – ammesso che avessero già cominciato – avrebbero dovuto aver finito le loro ronde già da un pezzo.
Persino Gazza era probabilmente a dormire a quell’ora, non avrebbe avuto problemi.
 
Senza rendersene conto si ritrovò alla fine davanti alla scala che portava alla torre di astronomia.
La porta che ne segnava l’ingresso era aperta.
 
Salì rapidamente i gradini, come se in qualche modo sapesse che c’era qualcosa ad aspettarla alla fine.
 
Non fu una sorpresa scoprire che in cima alla torre c’era già qualcuno.
 
 
 
✨✨✨
 
 
 
In quel silenzio assordante i pochi passi che la ragazza fece dopo aver attraversato l’ingresso della torre furono sufficienti ad attirare l’attenzione del ragazzo che in quel momento era affacciato al parapetto, i gomiti appoggiati alla ringhiera.
 
Quello si girò lentamente in direzione del rumore e socchiuse leggermente le labbra in quella che poteva essere considerata un’espressione di stupore quando realizzò chi aveva di fronte.
 
Cosa ci faceva lì la Granger a quell’ora di notte?
 
Era la seconda volta in meno di ventiquattr’ore che si ritrovavano uno di fronte all’altro, da soli; non poteva essere una coincidenza.
 
Da parte sua anche Hermione non avrebbe mai pensato che il suo proposito di parlare a quattr’occhi con Malfoy si sarebbe realizzato così presto.
Si rendeva conto però che quello poteva non essere il momento migliore per una chiacchierata: sapeva cosa significasse quel posto per lui, poteva intuire quali fossero i pensieri – i ricordi – che affollavano la mente del ragazzo in quel momento.
 
Era palese che volesse restare da solo, e già una volta lei non aveva rispettato la sua volontà: avrebbe trovato un altro momento.
 
 
Si era già voltata per tornare indietro – possibile che alla fine non fosse quello il posto in cui sarebbe dovuta essere? – quando qualcosa, una parola, un sussurro, la fece fermare sul posto.
 
“Resta”
 
Annuì piano, ancora girata di spalle ma sicura che Malfoy non si sarebbe fatto sfuggire quel suo movimento.
Si diresse poi verso una delle colonne che sorreggevano la struttura della torre.
Ci appoggiò la schiena e si lasciò scivolare fino a trovarsi seduta per terra.
Chiuse gli occhi e non potè più trattenersi dal dirlo: “Grazie”.
 
Come quella pronunciata dal ragazzo poco prima anche quella parola rimase a galleggiare tra i due, in attesa che il destinatario ne comprendesse appieno il senso.
 
 
 
I’ll wait, I’ll wait
I love you like you’ve never felt the pain
I’ll wait
I promise you don’t have to be afraid
I’ll wait
The love is here and here to stay
So lay your head on me
 
 
 
Passarono diversi istanti durante i quali i due rimasero fermi esattamente com’erano.
Alla fine a muoversi fu Malfoy: in pochi passi raggiunse il punto dov’era Hermione e, imitandola, si sedette al suo fianco.
La ragazza aprì gli occhi raddrizzando la testa e guardando verso di lui, incuriosita dal suo gesto: andava bene che sembrava avessero stipulato una sorta di tregua, ma quello proprio non se lo aspettava.
 
“Grazie per cosa?” le domandò lui. Non c’era traccia di derisione nella sua voce, sembrava davvero curioso.
“Per avermi fatta rimanere” rispose semplicemente Hermione. “Ieri sul treno e qui adesso”
Malfoy la guardava allibito.
“Perché sei qui?” chiese ancora.
“Non riuscivo a dormire. Tu?”
“Non riuscivo a respirare
 
Entrambi stavano guardando il cielo fuori dalla torre, chiunque li avesse visti in quel momento, a parlare civilmente, avrebbe sicuramente pensato di necessitare di una visita da parte di Madama Chips o di un Guaritore del San Mungo.
 
“E adesso ci riesci? A respirare… adeso che sei qui, ci riesci di nuovo?” fu Hermione a domandare quella vota.
“Adesso va un po’ meglio” confessò lui.
 
 
La verità era che nessuno dei due sapeva bene cosa stesse succedendo: stavano parlando senza insultarsi, senza fare battute cattive o commenti sarcastici come era loro solito.
Dopo un attimo di riflessione Malfoy dovette ammettere che però, in fondo in fondo, era sempre stata colpa sua se le conversazioni tra di loro erano sempre andate a quel modo: era sempre lui quello che iniziava.
 
“Mi dispiace” gli uscì prima che potesse fermarsi, per poi rendersi conto che lui non voleva fermarsi.
E così continuò.
 
Tutto quello su cui aveva riflettuto sul treno sul perché l’aveva sempre trattata così male, tutti i motivi che c’erano dietro a tutte le cattive azioni che aveva fatto: le disse tutto.
Le disse che era geloso: geloso di lei, della sua bravura, della sua intelligenza, della sua gentilezza.
Del suo coraggio di essere sempre capace di andare avanti a testa alta.
Geloso dei suoi amici.
Geloso del suo sorriso perché mai nessuno ne aveva rivolto a lui uno che fosse davvero sincero.
 
E le raccontò degli incubi, dei terribili ricordi che la guerra aveva lasciato in lui e su di lui.
 
Lui, che per riuscire a stare un po’ in pace con se stesso si diceva che in tutto quello non aveva avuto scelta quando invece la verità era che di scelte ne aveva avute, e tante anche.
Peccato che avesse sempre fatto quelle sbagliate.
 
Non si accorse che con la mano era andato a torturarsi la manica della camicia sotto la quale riposava il Marchio Nero finchè un’altra mano, più piccola e gentile, si posò sulla sua per fermarla.
 
Draco alzò lo sguardo dal suo braccio e i suoi occhi incontrarono quelli della Grifondoro.
“Adesso va meglio?” gli domandò di nuovo riferendosi alla motivazione che lui le aveva dato sul perché fosse lì e non in dormitorio.
Suo malgrado il ragazzo si trovò ad annuire: gli sembrava che un grosso peso se ne fosse appena andato dal suo petto.
 
“Io ti ho chiesto di restare, però non capisco perché tu l’abbia fatto” disse. “Dovresti odiarmi, perché l’hai fatto?”
Hermione scosse la testa: “Penso che odiare sia una parola grossa e che l’odio sia un sentimento molto forte e profondo. E si da il caso che io non ti odi. Forse mi stavi solo molto antipatico, ecco…”
“Perché?”
“Perché mi stavi antipatico?”
“No, perché non mi odi?”
“Mi hai appena dato una lunga lista di motivi per non farlo”.
Draco aprì la bocca per ribattere e la richiuse senza aver detto niente.
 
“Perché mi hai ringraziato prima? Il vero motivo” chiese alla fine.
“Hai mai avuto la sensazione di essere caduto a pezzi e di non riuscire a rimetterli insieme in nessun modo?”
Il ragazzo annuì: la conosceva bene quella sensazione.
“Ho scoperto che è impossibile riuscirci andando avanti cercando di dimenticare, ma diventa tutto molto più facile quando invece si è pronti a perdonare” spiegò. “Gandhi ha detto: il perdono è la qualità del coraggioso, non del codardo…”
Io sono un codardo” la interruppe lui.
“Eppure stanotte stavi dimostrando esattamente il contrario” ribattè lei. “O pensi che sia da codardi scusarsi e ammettere i propri errori?”
“Io non sono coraggioso”
Il coraggio si trova nei luoghi più improbabili
Non rispose, non c’era altro da aggiungere.
 
Pensava che non avesse capito nulla di lui, che come tutti si fosse fermata alle apparenze, e invece la Granger era riuscita a sorprenderlo di nuovo.
 
 
Il silenzio era tornato a scendere tra loro due.
L’ultimo movimento furono le labbra di Draco che si curvavano in un sorriso, un sorriso vero, mentre anche lui chiudeva gli occhi con la testa di Hermione che era scivolata di lato appoggiandosi sulla sua spalla quando la ragazza si era addormentata.
 
L’alba arrivò illuminando le figure di un ragazzo e una ragazza, un Serpeverde e una Grifondoro, addormentati l’uno di fianco all’altra dopo una notte in cui avevano imparato a perdonare l’altro e forse un po’ anche loro stessi.
 
 
 
Little do you know
I, I love you ‘til the sun dies







 
* Mi riferisco al fatto che Harry abbia ovviamente raccontato a Ron ed Hermione quello che era successo alla torre di astronomia la notte in cui Silente è morto.












Salve di nuovo!
Spero che questo piccolo esperimento vi sia piaciuto.
Ci terrei molto a sapere cosa ne pensate perchè è la prima volta che scrivo di Draco ed Hermione, e sarei curiosa di sapere se il risultato è accettabile non solo per me ma anche per qualcun altro che abbia avuto il coraggio e la pazienza di leggere.
Quindi ringrazio in anticipo a è arrivato a leggere fino a qui e volesse magari lasciare un piccolo commentino.
Potrei avere una mezza idea per un "seguito" ma non vi prometto niente.
Se vi va passate a dare un'occhiata anche le altre storie che potete trovare nel mio profilo.
Grazie ancora, alla prossima
E
.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: eliseCS