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Autore: giny    25/06/2016    0 recensioni
Un assassino si aggira per le strade di Londra. Ma chi è in realtà? E cosa sono quelle monete sugli occhi delle vittime che lascia come segno distintivo?
Genere: Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando arrivarono davanti alle camere, Cassie girò subito la chiave nella toppa, aprendo di poco la porta e preparando
un'immediata via di fuga.
-A domani- disse semplicemente, con tono sbrigativo, a Julian.
Lui rimase in silenzio ad osservarla; poi, prima che lei potesse fare un passo, le bloccò dolcemente i fianchi e la baciò, senza darle il tempo di replicare.
Cassie rimase spiazzata, ma dopo qualche istante si abbandonò finalmente a quel bacio e prese timidamente il viso di Julian fra le mani.
Lei capì finalmente cosa le era mancato in quei mesi, che cosa poteva finalmente colmare quel vuoto dentro di lei.
Ma era pronta a lasciarsi andare?
Julian sentì il trasporto di Cassie e la strinse forte a sè; nel farlo, la porta socchiusa si aprì ancora e lui fece per entrare, tenendo ancora la ragazza fra le braccia, ma la mano di lei fu più lesta e afferrò saldamente lo stipite della porta, facendo fermare Julian.
Staccò le sue labbra da quelle di lui, guardandolo negli occhi.
-Buonanotte- sussurrò, entrando poi nella stanza e chiudendo con decisione la porta.
No, non lo era.
Come un automa raggiunse il letto, rannicchiandosi e lasciando lo sguardo perso nel vuoto, le spalle rivolte verso la
porta.
A nulla serviva la voce di Julian che la chiamava da fuori e le chiedeva di aprire la porta.
Dopo un lungo silenzio, la porta si aprì e Cassie avvertì una persona stendersi accanto a lei e due braccia forti cingere i suoi fianchi, stringendola.
Sentì poi le labbra di lui vagare fra i capelli e lungo il collo, lasciando lunghi e dolci baci.
Chiuse gli occhi a quel senso di tenera protezione che la invase e una lacrima quasi di sollievo e gioia scivolò giù
lungo la guancia.
Rimasero così, stretti e in silenzio, per tutto il tempo, finchè non si addormentarono.


Al suo risveglio, Cassie sentì qualcosa di caldo avvolgerla: voltò di poco la testa e avvertì il peso confortante di una
coperta.
Julian la stringeva ancora e si trovavano nella stessa posizione della sera prima.
Anche lui dopo qualche minuto si svegliò, stiracchiandosi appena e facendo voltare la ragazza.
-Ciao- mormorò lui, con la voce ancora roca per il sonno, ma sorridendo.
-Ciao- rispose lei, accarezzandogli il viso e baciandolo.
Julian rispose con un sorriso sereno al bacio, stringendola quasi per volerla cullare.
-Sai- iniziò lei, con la testa poggiata sulla sua spalla -Credo ci abbia fatto bene questo viaggio...-
Julian sorrise e annuì, per poi diventare un po' più serio, pur mantenendo un'espressione tranquilla.
-Qual era il problema?-
A quella domanda, Cassie alzò lo sguardo su di lui.
-Non lo so... Forse avevo paura che ciò che ci è successo, il modo in cui ci siamo allontanati, potesse accadere di
nuovo... Ma non ha più importanza, ora- concluse, accucciandosi di nuovo sulla sua spalla.
-Mi sei mancata- sussurrò Julian, facendole alzare di nuovo il viso con un dito.
-Anche tu- rispose Cassie baciandolo, quasi per suggellare la risoluzione di quella questione in sospeso.


-Pronto Carl, ci sono novità?- chiese Cassie, tenendo il telefono in una mano e il cucchiaino immerso nel caffè
nell'altra.
-In effetti sì- rispose la voce gracchiante di Carl dall'altro capo del telefono -Ho scoperto che Julie Dawson ha preso un
mese di aspettativa dal suo lavoro al supermercato-
-Un mese?- esclamo Cassie stupita, attirando l'attenzione di Julian.
-Già, un mese. E indovina? E' partita per San Pietroburgo, il giorno prima della vostra partenza-
-Ma si può sapere perchè vengono tutti qui?- sbottò Cassie, sbuffando -C'è altro?-
-Per ora no. Avete intenzione di trascorrere l'intera settimana lì?-
-Non lo so, dipende... Ah Carl, vedi se la Dawson ha prenotato in qualche albergo qui in città e chiama al supermercato chiedendo di Emily Peterson, dovrebbe essere già rientrata a Londra. In caso, convocala per farle qualche domanda-
-Come fatto- rispose Carl, prima di riattaccare.
-Allora? Cosa ti ha sconvolto tanto?-
-Julie Dawson ha preso un mese di aspettativa dal lavoro ed è venuta qui, un giorno prima di noi. Mi chiedo per fare
che cosa...-     
-Beh in effetti è strano... Intanto perchè non credo che l'impiego di cassiera in un supermercato sia così redditizio da
potersi permettere un mese di aspettativa, per venire qui poi... E soprattutto è strano che entrambe siano venute qui a
San Pietroburgo, che è la città natale di Alina...- disse Julian, pensieroso.
-...E se fossero coinvolte entrambe?- chiese lei, esitante, come se avesse voluto fino all'ultimo scartare quell'ipotesi.
Julian la guardò, riflettendo su quella possibilità.
-Se sì, in che modo? Certo, potrebbe essere che la Peterson sia partita prima per non far capire che fossero d'accordo e lei l'abbia raggiunta qui qualche giorno dopo, ma non capisco perchè la Dawson abbia preso un mese di aspettativa quando la sua presunta complice aveva chiesto pochi giorni di normalissime ferie.-
Cassie sospirò, affondando le mani nei capelli biondi.



I due poliziotti camminavano serenamente mano nella mano lungo la Prospettiva Nevskij, quando il cellulare di Cassie
squillò.
-Carl, dimmi tutto-
-La Peterson non è ancora tornata-
-Ma come può essere? Avrebbe dovuto essere già rientrata, è assurdo-
-Lo so, è molto strano...-
-Pensi ci sia qualcosa sotto?-
Dall'altro capo del telefono, Carl tacque.
-Non saprei, ma di sicuro ci sono troppe coincidenze-
Cassie sbuffò, alzando gli occhi al cielo e facendo ridere Julian.
-Va bene, chiamami per qualsiasi cosa- concluse lei, riattaccando.
-Qualche novità?-
-La Peterson non è ancora tornata. Se fosse successo qualcosa? Intanto ormai abbiamo assodato che l'omicida è una donna, per la parte finale del tacco che abbiamo trovato e per il tipo di colpi inferti sulle vittime. La conferma che ci vorrebbe sarebbe conoscere il ruolo delle due in tutto questo-
-Credi sia il momento di andare in Grecia?- chiese Julian ad un tratto.
Cassie si fermò a guardarlo, ponderando la richiesta.
Qualche minuto dopo, le sue dita correvano veloci sullo schermo del cellulare, componendo il numero di Carl.



L'aeroporto San Pietroburgo - Pulkovo era particolarmente caotico quel giorno e i due poliziotti ebbero non poche
difficoltà per i controlli.
-Spero che le casse del dipartimento non vengano dilapidate prima della risoluzione del caso...- disse Julian
sarcasticamente, mentre erano in fila al gate.
-Che intendi?- chiese Cassie, ma si interruppe quando una donna la urtò.
-Mi scusi...- mormorò quella senza
girarsi, infagottata nel pesante giubotto e nella larga sciarpa.
-Di nulla- disse Cassie un po' titubane, ma la donna era già corsa via.
-Tutto okay?-
-Sì, è solo che... Nulla, solo un'impressione... Allora, dicevi?-
-Dicevo che spero che il Dipartimento non finisca tutti i suoi soldi in questi viaggi prima che risolviamo il caso, altrimenti credo che chiederanno il numero dei nostri conti in banca...- rispose Julian, facendo ridere Cassie.
-Beh, ma tu potresti fare il cavaliere di turno e pagare tu per me-
-Molto spiritosa, Cassie...-
Intanto, fra le risate dei due, la fila al gate era diminuita e i poliziotti sarebbero a breve saliti sull'aereo per Atene.
   
 
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