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Autore: Virgo_no_Cinzia98    26/06/2016    1 recensioni
Post Hades e post Soul of Gold, Atena è riuscita a riportare in vita i Cavalieri d'Oro, ma la pace che regna sovrana al Grande Tempio viene ben presto spezzata: il Cavaliere di Artemide giunge al Santuario portando con sé la notizia di una guerra incombente. L'Oracolo di Apollo ha previsto un nuovo conflitto tra divinità, ma resta ancora un'incognita: chi sarà il nemico che Atena e i suoi Cavalieri saranno chiamati ad affrontare? Un altro dubbio però affligge i nostri paladini, l'ambigua Artemide è veramente dalla loro parte come ha dichiarato o cerca solo di sfruttare la loro alleanza? Sta ai nostri valorosi Saint stabilire di chi fidarsi e di chi dubitare. Quale divinità uscirà vincitrice di questo gioco degli Dei?
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 – Di nuovo insieme
 
- Questi sono i loro cosmi- constatò la Valchiria
- Sì- confermò la Dea
- È ora?-
La Dea annuì.
***
- Ti va un gelato?- chiese Milo saltellando allegro come un bambino
Camus lo fissò - Un gelato?-
- Sì- confermò tutto contento
L’Acquario sbuffò - Se ci tieni così tanto a diventare ciccione-
- Ciccione per un gelato? Andiamo Cam… Vabbè aspettami qui allora. Anzi, vai ad occupare quella panchina là prima che qualcuno ce la rubi-
Lo Scorpione si voltò e raggiunse quasi di corsa la gelateria all’angolo, non scorse, però, il sorriso appena accennato del compagno che si avviò verso la panchina indicata camminando silenziosamente.
Pochi minuti dopo Milo si sedette accanto a lui con una coppetta (o meglio, “coppona” a giudicare dalle dimensioni) piena di crema, cioccolato e fragola.
- Ne vuoi un po’?- chiese
Camus scosse la testa. Milo scrollò le spalle e assaggiò il suo “spuntino”.
- Mmh, proprio buono. Sicuro di non volerlo anche tu?-
- Ho detto di no- ribadì il francese, ma allo scorpioncello non sfuggì lo sguardo indagatore che lanciò al gelato. Il greco riempì di nuovo la palettina e la fece ondeggiare tentatrice sotto il naso raffinato dell’altro.
- Allora?- insistette
- Solo un assaggino- sussurrò Camus
Milo sorrise: aveva vinto lui.
Quando il gelato finì, il greco abbandonò la testa sulla spalla del francese. - Atena dovrebbe lasciarci più tempo libero non trovi?-
- Siamo cavalieri Milo, non possiamo permetterci il lusso di passeggiare per la città tutte le sere. Abbiamo dei doveri da rispettare. Questa è stata solo un’eccezione.-
- Chiamalo un contentino dopo l’ennesimo sacrificio- si lamentò Milo
- Atena ci ha salvato la vita, Milo. Se non avesse richiamato a sé i nostri cosmi mentre si allontanava dagli Inferi noi non saremmo qui.-
- Già. Di nuovo in vita, di nuovo cavalieri, ancora una Dea da proteggere - sospirò - Sai Camus, avevo accettato l’idea della morte. Specialmente dopo quello che è successo ad Asgard. Ma adesso mi ritrovo qui- sollevò la testa e fissò i propri occhi azzurri in quelli nocciola del francese
- Lo trovi così brutto?- chiese l’Acquario
- No, se con me ci sei tu- rispose Milo prima di sfiorargli le labbra con le sue. Camus, come inevitabilmente accadeva tutte le volte, arrossì.
- Milo, siamo in pubblico- lo rimproverò quando riprese il suo contegno
-E allora? Nessuno ci conosce qui- sorrise sornione il greco - E poi, non mi sembra che ti sia dispiaciuto- lo stuzzicò
Camus arrossì di nuovo. Come era tenero quando faceva così. Milo si divertiva a sciogliere quel ghiacciolo ogni qualvolta ne aveva l’occasione e ogni volta che ci riusciva, era una piccola vittoria.
---
Quando era tornato in vita, si era risvegliato sul pavimento dell’Ottava Casa. Appena si era reso conto di essere vivo e di trovarsi al Santuario era corso fino all’Undicesima Casa; lì vi aveva trovato Camus e senza indugi era corso ad abbracciarlo, l’Acquario aveva risposto al suo abbraccio e aveva iniziato a carezzargli i riccioli dorati, mentre Milo si era lasciato andare alle lacrime.
-Perdonami Cam- singhiozzò
-Per cosa Milo?-
-Io… ho lasciato passare Hyoga, e lui poi ti ha ucciso, se l’avessi trattenuto, tu… - altro singhiozzo
-Milo, calmati- sussurrò Camus sempre carezzandogli i capelli - Io ho lasciato che Hyoga mi uccidesse, è stata colpa mia, tu non c’entri-
-Invece sì- continuò Milo caparbio. L’intensità dei tremiti dovuti al pianto però, diminuì.
-Sono io che ti devo chiedere scusa Milo-
-No! Quando sei tornato come Spectre ho creduto che tu fossi un traditore, Cam. Ho pensato che tu avessi tradito Atena. Dico a me stesso di amarti e poi mi faccio convincere dalle apparenze. Tu sembravi un traditore e io ti ho visto tale. Non ho visto il tuo cuore in pezzi, non ho saputo…- gli si incrinò la voce
-Perché io, come Saga e Shura, dovevamo essere credibili agli occhi di un Dio, Milo. Per poterlo ingannare dovevamo celare i nostri veri sentimenti. Non è colpa tua se hai visto solo ciò che ci eravamo imposti di mostrare… Poi ad Asgard… ho combattuto contro di te per mantenere fede a una promessa fatta ad un amico. Alla fine sono riuscito a dare pace alla sua anima, ma… - Camus fece un respiro profondo, cercando di evitare di essere sopraffatto dalle emozioni che celava gelosamente - … per farlo ho rischiato di perdere la persona a cui tengo di più al mondo-
Milo sollevò lo sguardo verso il volto del suo compagno -Quindi non ce l’hai con me?-
Lui scosse la testa – Perché dovrei?-
-Ma io… ho perfino tentato di strangolarti, quella volta…- disse riaffondando il volto sulla spalla del francese
- Eri preda dello sconforto per aver visto la tua Dea morire, è comprensibile. In ogni caso non l’hai fatto, anzi, sei crollato sul mio petto a piangere, più o meno come ora- lo stuzzicò Camus
- Ma questa è la tua spalla -
Camus sorrise e prese il volto di Milo tra le mani - Je t’aime-
Milo sfoderò il suo sorrisone a trentadue denti - Moi aussi - biascicò in un francese piuttosto ellenico. Non ebbe tempo di dire altro perché le labbra di Camus si impossessarono delle sue.
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Stava per baciarlo di nuovo quando entrambi furono distratti da un cosmo. Non era amico, ma piuttosto, anzi, palesemente, ostile. Scattarono in piedi. “Addio serata romantica” bofonchiò Milo tra sé e sé. Davanti a loro comparvero tre figure in armatura. Il cielo si oscurò.
- Cavalieri di Atena? Ma che bello, finalmente ci si diverte- disse uno
Gli altri due erano meno loquaci del primo, si limitarono infatti a lanciare loro sguardi ostili.
Milo e Camus  vestirono le rispettive armature dello Scorpione e dell’Acquario e si prepararono a dar battaglia. In quel momento il cielo fu squarciato da una saetta.
-Soccombete- ordinò il solito uomo
- Non è nei miei programmi spiacente, riprova un altro giorno- lo canzonò Milo
-MILO!- l’avvisò Camus. Appena in tempo. Un fulmine colpì il punto dove pochi istanti prima stava il cavaliere dello Scorpione. Muoversi alla velocità della luce aveva i suoi vantaggi, come quello di evitare di diventare un Milo arrosto.
-Mancato- ghignò lo Scorpione mentre sfoderava l’artiglio e lanciava una cuspide scarlatta contro ciascuno dei suoi avversari. Allo stesso tempo Camus lanciò una polvere di diamanti. I guerrieri nemici non seppero fronteggiare due attacchi contemporanei: uno fu colpito da una scarica di ghiaccio, gli altri due vantavano una bella puntura velenosa sul petto. Non era facile parare due attacchi simultanei. Milo era sicuro che Camus avesse aspettato che lui lanciasse la sua Scarlet needle proprio per mandare in confusione i nemici che, così facendo, non avevano saputo quale colpo parare. La piccola vittoria non segnò però la fine dello scontro. I tre uomini si disposero a triangolo circondando i due Cavalieri d’oro.
-Siete finiti- disse un altro di loro -Siamo tre contro due-
La terra tremò
-Sbagliato-  intervenne una voce di donna che Milo non conosceva. Vide Camus irrigidirsi.
I tre guerrieri si voltarono verso la sorgente della voce. Il primo che aveva parlato aprì la bocca per ribattere ma non ebbe tempo di dire niente perché una valanga di terra li investì, facendoli cadere in ginocchio. Furono avvolti da spire di fuoco che sciolsero le loro armature e, in mezzo alle loro urla, anche i corpi.
Il fuoco si spense e la valanga di terra scomparve insieme  a ciò che rimaneva dei cadaveri.  Il cielo tornò limpido e la luna tornò a splendere. Milo volse lo sguardo verso la donna che aveva sconfitto così velocemente tre nemici in un colpo solo. Indossava un’armatura nera come la notte, attraversata da striature d’oro, un mantello anch’esso dorato ondeggiava dietro di lei. Si avvicinò con passo lento ed elegante. Camus fece un passo verso di lei.
-Ce n’est pas possible- mormorò
La donna raggiunse l’Acquario. - Camus- sorrise e lo abbracciò
Milo sentì una fitta allo stomaco. Chi era quella? Come osava abbracciare Camus? E soprattutto, perché il suo fidanzato ricambiava quel gesto?
Dopo quelli che a Milo parvero anni, LEI ebbe la decenza di staccarsi da Camus. -Perché non mi presenti al tuo amico prima che si strugga nella gelosia?-
Milo si scosse -Io, geloso? Tsk-
La ragazza inarcò un sopracciglio. Era familiare quel gesto. Somigliava a… Si soffermò a guardarla per la prima volta.
Una massa di capelli rosso fuoco. La stessa sfumatura di quelli di Camus. Buffo, anche la pettinatura era la stessa.
Gli occhi erano di un caldo color nocciola anche se sotto la luce di quella luna vantavano delle striature rossastre. Come quelli di Camus.
Il naso piccolo ed elegante come quello di Camus.
La pelle chiara come quella di Camus.
Il greco iniziava ad avere un certo sospetto…
- Milo, lei è Daphne, mia sorella- la presentò Camus.
- Non sapevo che avessi una sorella-
- Non potevi, non te l’ho mai detto-
- E perché?-
Camus abbassò lo sguardo. Faceva sentire Milo terribilmente in colpa quando faceva così.
-Ero morta- tagliò corto Daphne
-Un vizio di famiglia- borbottò Milo
Camus lo guardò male o, per meglio dire, glaciale.
- E tu chi sei mio bel cavaliere?- domandò Daphne sorridendo sorniona
Milo raccolse il guanto gettato - Milo dello Scorpione, Custode dell’Ottava Casa, Cavaliere d’Oro della Dea Atena, mademoiselle- rispose suadente accompagnando la presentazione con un baciamano.
Camus aggrottò le sopracciglia in chiaro segno di disapprovazione.
Daphne accennò un inchino - Io sono Daphne, Cavaliere della Dea Artemide, Valchiria del Dio Odino e Custode del Valhalla-
Artemide aveva dei Cavalieri? Valchiria di Odino? Boh, Milo non ci capiva nulla ad essere sinceri.
Lei sorrise - Percepisco la tua confusione, Milo - si rivolse al fratello - E anche il tuo bisogno di risposte-
Camus annuì. -Bene- proseguì Daphne - Vi prego di condurmi da Atena, vi spiegherò qualcosa strada facendo-
L’Acquario sembrò soddisfatto dalla risposta e si avviò con passo cadenzato. Sua sorella lo seguì. Milo non poté fare a meno di notare come si somigliassero anche nel modo di camminare. Sembravano gemelli. Espresse il suo pensiero ad alta voce.
Daphne ridacchiò -No, io sono sua sorella maggiore, ho nove anni più di lui-
-Nove? Quindi dovresti avere- fece un rapido calcolo - Ventinove anni? Beh te li porti bene-
Lei sorrise amara - Non mostro questi anni poiché non appartengono al mio corpo, ma soltanto alla mia anima-
-Non capisco- s’incuriosì Milo
-Morii quando avevo sedici anni. Ho passato i successivi nell’Ade. Sai, negli Inferi il tuo corpo non invecchia ..se si può parlare di corpo-
Camus, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, intervenne - Ti prego Daphne, spiegami cosa è successo esattamente-
Lei si fermò - Vuoi sapere anche di mamma, papà, Gustave e Antoinette, vero?-
Il “fratellino” annuì - Raccontami cosa successe veramente da quella notte in poi, non sono più un bambino-
-Hai ragione- sospirò lei. Fece un cenno col capo verso Milo - Può sapere tutto anche lui?-
- Ciò che riguarda me, riguarda anche lui- disse Camus serio in volto, mentre un lieve rossore gli colorava le guance.
Milo sapeva che stava per venire a sapere tutto sul passato e sulla famiglia del suo compagno. Erano informazioni che aveva sempre richiesto a Camus preda della curiosità che da sempre lo contraddistingueva, ma ogni volta il discorso veniva sviato. Ora Milo capiva perché. Camus non gli aveva mai dato quelle risposte perché nemmeno lui le aveva. In quel momento l’Acquario stava per venire a conoscenza di una verità importante e stava permettendo a Milo di conoscerla a sua volta. Il greco sorrise. Camus gli stava donando il suo passato e lui era ben felice di ricevere quel dono. Si avvicinò al suo fidanzato e intrecciò le dita con le sue per fargli sentire la sua presenza, la sua vicinanza, il suo amore.

Nota dell'autrice: ecco il primo capitolo della mia long-fic. Come sempre i commenti sono i benvenuti, quindi fatemi sapere cosa ne pensate!
   
 
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