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Autore: Arcadia_    26/06/2016    3 recensioni
I keep building walls but you’re always on my mind,
Won’t let them fall down
I’m tired can we give up the art of moving.
[Seguito di The Definition Of Impossible]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dustin, Kendall, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'The Art Of Moving On'
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Are we crossing lines?
 
I
 
«Sei assolutamente sicura che vada bene?»
«Iwan, per quella che sarà la quarantesima volta, sì, va bene così. – aspettai che le porte dell’ascensore si aprissero sul piano e uscii dall’abitacolo – E se domani vedrò anche solo un palloncino appeso in sala mensa, pagherai le conseguenze»
«Andiamo Jade, è il tuo compleanno» cercò di persuadermi, raggiungendomi mentre cercavo le chiavi del laboratorio.
«E, salendo a quarantuno, ti dico che non voglio festeggiare. – gli diedi il mio bicchiere di tè e aprii l’aula – Quindi, se non hai altre domande da sottopormi, a parte quelle sul mio imminente invecchiamento, avrei un laboratorio da far saltare in aria»
«Andiamo a bere qualcosa insieme dopo il lavoro?» chiese restituendomi il bicchiere.
«Offri tu?» chiesi speranzosa.
Si passò una mano nei corti capelli rossastri e sorrise, «Ovviamente no, l’ultima volta mi hai svuotato il portafogli»
«Beh, avevo appena bocciato il mio primo studente ad un esame. – mi difesi – Io pago i tuoi e tu i miei, d’accordo?»
«Si può fare» accettò, poi si avvicinò e picchiettò l’indice sulla sua guancia.
Guardai a destra e a sinistra nel corridoio, non vedendo nessuno, e poi gli lasciai un veloce bacio sulle labbra, «A stasera»
Chiusi la porta del laboratorio e accesi le luci, ritirandomi successivamente nel mio piccolo studio. Aprii le finestre, facendo areare la stanza e controllando la situazione su Ann Arbor mentre rispondevo al telefono.
«Prince» dissi semplicemente.
«Jade, c’è un ragazzo che chiede di te. – mi disse Susan, una delle ragazze in portineria – È molto abbronzato e davvero molto, molto carino»
«Per l’ennesima volta, non puoi uscire con mio fratello, è sposato. – sospirai, alzando gli occhi al cielo, dal momento che quella era la frase di turno per quando Alex veniva a trovarmi in università – Fallo passare, sono in laboratorio» e chiusi la chiamata.
Controllai lo stato della stanza e mi misi a riordinare almeno le scartoffie sul tavolo, per dare l’illusione della presenza effettiva del piano blu dove avevo appoggiato almeno tre computer e fin troppi pacchi Amazon.
Recuperai una pila di risme e la portai nel piccolo ripostiglio dello studio, proprio mentre qualcuno entrava nel mio ufficio.
«Pensavo fossi già ritornato nel Kansas, come mai questa visita? Non che non mi faccia piacere averti in giro, ma hai una moglie e due figli a casa» chiesi, appoggiando l’ultimo pacco di fogli gialli su uno scaffale. Non ottenendo risposta, tornai in ufficio per vedere che problema aveva Alex, ma non era lui.
«Ciao Jade» mi salutò, togliendosi gli occhiali da sole e accennando un piccolo sorriso.
 
Rimasi immobile fino a quando non chiuse la porta dello studio e si avvicinò alla mia scrivania. Lo guardai osservare curioso le varie lavagne sparse per la stanza, i quadri appesi al muro con le varie certificazioni che avevo ottenuto nel corso degli anni.
«Perché sei qui?» chiesi dopo qualche minuto di silenzio.
«Ieri sera abbiamo suonato a Detroit» rispose semplicemente.
«Molto gentile da parte tua, ma potevi rimanere a dormire e prepararti per il prossimo concerto. Non hai, che ne so, delle chitarre da accordare?»
«Ho beccato quel periodo del mese?»
«È sempre quel periodo del mese. – borbottai, ma non riuscii più a trattenermi. Girai attorno alla scrivania e mi fiondai tra le sue braccia – Mi sei mancato»
«Anche tu, Einstein»
Sorrisi, strofinando la guancia contro la sua, trovando piacevole la sua barba leggermente spinosa contro la mia pelle.
Mi allontanai un poco e lo guardai negli occhi, «Mi sembra di non vederti da anni»
«Beh, alla fine sono quasi due anni. – gli diedi ragione – Mi dispiace di non essere venuto prima»
Scossi la testa, «Non ti preoccupare, Dustin. – lo invitai ad accomodarsi in una delle poltrone della scrivania – Come stai?»
Fece spallucce, «Va tutto bene. – disse sommariamente – Abbiamo quasi concluso il tour e tra qualche giorno torniamo a casa, anche se non penso tu abbia voglia di sentirmi parlare degli Heffron Drive»
Scossi la testa, «Sono felice di sentire che tutto sta procedendo per il meglio per voi. – sorrisi – Andiamo a prendere un caffè?»
«Molto volentieri»
 
«E quindi questo è il tuo mondo» commentò Dustin, mentre pagavamo il caffè e ci sedevamo a un tavolino del bar dell’università.
«Esattamente. – bevvi un sorso – Allora, che te ne pare?»
«È un angolo di paradiso, te lo concedo. È rimasto tutto uguale a quando sono venuto per la tua laurea» commentò, osservando il parco fuori dalla grande vetrata.
«Beh, era un altro quartiere e un altro periodo dell’anno, ma hai ragione. – sorrisi – Allora, come va?»
«È una domanda che dovrei fare io a te. Insomma, da quando te ne sei andata da Los Angeles ho sentito parlare di te solo da Astrid che, per la cronaca, è gonfia come un palloncino»
«Gliel’avevo detto che quella dieta non avrebbe mai funzionato. – scherzai – Come va? Va. Ho un lavoro che mi piace, vivo in un appartamento davvero delizioso in centro alla città e sono felice. Ho trovato il mio equilibrio»
«Ne sono felice. – lo guardai – Anche perché, andando avanti con l’età, le chance di essere felice diventano sempre meno. Insomma, i primi capelli bianchi, le rughe…»
«Vorrei darti un pugno su quei bei dentini» lo fermai e lui mi diede un pizzicotto sulla spalla, facendomi ridere.
Calò il silenzio per qualche secondo, lungo abbastanza da farci sentire a disagio per la prima volta da quando ci eravamo conosciuti.
Dopo qualche attimo, mi decisi a proseguire il discorso, ma fummo interrotti da Iwan.
«Buongiorno. – ci salutò sorridendo e avvicinandosi con un bicchiere di caffè da asporto – Jade, c’erano dei tirocinanti che ti cercavano, ho detto che stavi giocando a Lol e che quindi facevano prima a risolverseli da soli i loro problemi»
«Grazie. – dissi, poi guardai il mio amico – Iwan, lui è Dustin, ci conosciamo da circa una vita. Dustin, lui è Iwan, è…»
«Un collega. – mi precedette lui, stringendo la mano a Dustin – O forse baby sitter, dipende dai punti di vista. – gli pestai un piede – Vada per collega»
«È un piacere sapere che non sei cambiata per niente. – Dustin ridacchiò – Avete del lavoro da fare?» chiese, osservando i plichi di fogli che Iwan aveva sotto braccio.
«Oh no, è solo la tesi di dottorato di un ragazzo che stiamo seguendo»
«Sei un astrofisico anche tu?» chiese Dustin interessato.
Lui si mise a ridere, «Io? No no, non sono nemmeno un fisico. – Iwan mi guardò ridacchiando – A dire il vero sono un ingegnere»
Dustin mi guardò perplesso, «E da quando tu hai degli amici ingegneri?» chiese abbastanza sconvolto.
«Da quando ho abbracciato la filosofia “Tieni vicini gli amici e ancor più vicino i nemici”. – scherzai, poi gli dissi la verità – È il mio coinquilino e ho scoperto troppo tardi la sua professione, avevo già firmato il contratto per sei mesi!»
«E sono due anni che ti sento russare. – concluse Iwan e si spostò in tempo per non ricevere un mio pugno sulla gamba – Ho capito, me ne vado. Ma è sempre stata così molesta?»
«A un nostro concerto ha fatto la doccia di aranciata ad una ragazza solo perché ci stava provando con me»
«Tu eri fidanzato, ti ho solo fatto un favore» gli feci notare.
Iwan si mise a ridere, poi richiamò la mia attenzione, «Devo andare a recuperare un paio di cose per un esperimento, ci vediamo a casa?»
«Ma avevamo detto…» provai a dire, ma mi fermò.
«Passo a prendere qualche birra sulla via del ritorno. – tese la mano a Dustin – È stato un piacere conoscerti»
 
Passammo ancora mezz’oretta al bar, poi portai Dustin a fare un giro dei laboratori e della zona, concludendo nel mio ufficio, dove recuperai la mia borsa e le mie cose prima di uscire dall’università.
«Come sei arrivato qua?» chiesi a Dustin mentre cercavo le chiavi in borsa.
«Ho preso il taxi. – si guardò attorno, ma non vide nessuna area di attesa – Ma non ne vedo all’orizzonte»
«Ti porto io. – gli proposi trovando sia le chiavi che il cellulare – Saremo a Detroit in mezz’ora o forse meno» aggiunsi, rispondendo ad un messaggio di Iwan.
Dustin allungò lo sguardo e vide cosa stavo scrivendo, «Oltre alla casa, tu e Iwan condividete anche il letto?»
«La casa ha due camere, c’è abbastanza spazio per un letto a testa» risposi tranquillamente.
«Sai cosa intendo. – mi punzecchiò mentre giravamo per il parcheggio – Non ci sarebbe niente di male, a parte il fatto che lui è un ingegnere ed è scozzese»
«Che hai contro gli scozzesi? È gente simpatica. – borbottai appoggiandomi contro la portiera della mia Jeep, poi mi arresi – Stiamo insieme da un mese»
Il suo sorriso si espanse e si mise a ridere, «Avevi così paura di dirmelo?»
«Non vogliamo farlo sapere in università. – mi guardai attorno – Kendall sa che sei venuto a trovarmi?»
Scosse la testa, «Sinceramente non mi ha fatto nemmeno una domanda, gli ho solo detto che andavo a fare un giro. – mi accarezzò un braccio – Non gli dirò nulla, tranquilla»
«Non è per quello, non voglio che ci siano problemi tra di voi. – mi sistemai gli occhiali sul naso – Non vorrei mai vedervi litigare per colpa mia»
«Non succederà. – mi sorrise – Andiamo?»
 
Il viaggio fu abbastanza tranquillo, parlammo ancora un po’ della vita a Los Angeles e degli anni passati in Kansas quando eravamo piccoli. La strada era libera e in meno di mezz’ora arrivammo alle porte di Detroit.
«Dove alloggiate?» chiesi, osservando i vari cartelli stradali.
«Al St. Regis, vicino al Fisher Theatre»
Annuii e misi la freccia, pronta per svoltare sulla Seconda Strada.
«Ma è sempre così trafficata Detroit?» chiese Dustin guardandosi attorno e sbuffando.
«Quando ci sono degli omicidi, sì. – lo guardai – Sto scherzando»
«Conoscendoti, potrei essere in macchina con Jack lo Squartatore d’America»
Gli feci la linguaccia e svoltai sulla Boulevard, trovando un parcheggio proprio accanto all’hotel di Dustin.
«Che tempismo perfetto. – mi mostrò il cellulare, AJ lo stava chiamando – Amico, sono fuori dall’hotel, arrivo» rispose e poi mise giù.
«Sono felice di averti visto» dissi.
«Anche io, dovremmo farlo più spesso. – si tolse la cintura di sicurezza e mi guardò – Magari la prossima volta dimmi subito qual è il tuo edificio, così evito di girare per quattro diverse sedi a fare la figura dell’idiota»
Sorrisi e annuii, «Ti voglio bene, Dustin» e lo abbracciai, scontrandomi con il suo dolce profumo di caffelatte.
«Prima che me ne dimentichi, ero venuto anche per darti questo. – cercò nel suo borsello un pacchetto giallo e me la diede – Buon compleanno»
Lo scartai e trovai un semplice bracciale di cuoio intrecciato di vari colori, «Grazie Dustin. – me lo misi subito al polso sinistro, osservandolo – È davvero bello», volevo aggiungere qualcos’altro, ma alzando lo sguardo vidi alcuni ragazzi uscire dall’hotel e tra questi c’erano anche AJ e Kendall.
Dustin li vide e mi guardò, «È meglio che vada. – mi strinse la mano – Farò un salto a fine tour, ok?»
«Potrei casualmente passare anche io per Los Angeles. – lo abbracciai ancora una volta – Ciao Dustin»
Scese dall’auto e raggiunse i suoi amici, poco distanti da noi. Riavviai la macchina e lanciai ancora un’occhiata a Dustin, incrociando però lo sguardo di Kendall. Gli feci un cenno con la mano e poi ripartii, immettendomi sulla strada e sfrecciando nuovamente verso casa.
 
 
 
Angolo autrice
Io l'avevo detto di non lasciarmi il pc per studiare, finisce sempre così! Puff, apro la cartella sbagliata, il programma sbagliato nel momento sbagliato ed è subito fanfiction.
Allora, ragazzuole, sì, è il seguito di "The definition of impossible", ambientato due anni dopo e i nostri signorini hanno intrapreso, ovviamente, strade diverse.
Per il momento qui si vede solo Jade che chiacchiera con Dustin (in alto i calici per il nostro Re!) e con Iwan, che per l'occasione è prestavoltato (Crusca, accetta codesta parola!) dal suo omonimo Iwan Rheon (sì, è il sadico e amorevole Ramsay Snow Bolton di Game Of Thrones).
Detto questo, vi dico solo che ci saranno ancora due capitoli e poi basta, non voglio tirarla per le lunghe, ma avevo davvero voglia di scrivere qualcosa :)

Sperando di non aver fatto come la Rowling con The Cursed Child, vi mando un grande bacio e vado a studiare forse.
 
Jade
  
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