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Autore: tixit    27/06/2016    1 recensioni
Breve incontro, mentre l'inverno sta arrivando, tra un giovane moro con gli occhi verdi ed un giovane biondo con gli occhi azzurri, in cerca del vero amore e di un cavallo.
Attenzione: il linguaggio è a tratti volgare e vi sono dei doppi sensi!
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Mentre il Fiore Tardivo si affaccendava sulla cotta di maglia di ferro, l’uomo dai capelli biondi, raccolti in una specie di cipolletta, da cui alcune ciocche malandrine sfuggivano per incorniciargli fascinosamente il volto, sedeva su uno sgabello, pensieroso, a torso nudo.

Una giovane inserviente che passava con un secchio in mano, restò lì a fissarlo, imbambolata: su quel petto le sarebbe tanto potuto poter poggiare la guancia e narrare le sue pene.
Ma il giovane biondo era abituato e non vi fece assolutamente caso - stava pensando intensamente a suo fratello: la faccenda del cavallo lo preoccupava, ma gli pareva che la Malinconica Ombra non fosse un tipo poi così malvagio: forse lo aveva mal giudicato? magari era solo un pochino esibizionista in quel suo mettersi nudo per lavare un cavallo… niente di grave… aveva visto di peggio. Forse all’Ombra interessava fare colpo sulla Confusa Suonatrice di Violino? Paese strano questo, comunque… ne facevano di scemenze per far colpo su una donna! C’era il caso che il poveretto perdesse anche un occhio se continuava con queste follie!
Da loro, invece, era tutto molto più semplice: minacciavi di massacrarle la famiglia e lei capiva al volo… meglio essere chiari, si evitavano così fraintendimenti! Se invece non avevi intenzioni serie le dicevi quanto eri disposto a pagare... non denaro ovviamente, che volgarità, ma qualche gioiello di classe... Freya, per una collana, una sera, con quattro nani... per le Norne! Non per niente era le Dea dell'Amore...

 

“Non mi avere risposto su Vostro fratello… “ disse il giovane moro con molta cortesia e con una certa dose di malcelata impazienza, interrompendo il flusso di pensieri del biondo guerriero.

 

“Non credo di avere inteso la domanda, mia cara Ombra Malinconica,” rispose l’altro con pazienza, “Volevate sapere se mio fratello si interessava di lillà? Lillà altrui intendo… o piuttosto se si interessava di cosa fare con il suo di lillà?”

 

“La seconda ovviamente… per la prima, non credo proprio che la risposta sia affermativa… si interessava di rose presumo. O non sapeva di essere un lillà, anche lui come la mia cara amica faceva confusione?” il giovane corrugò la fronte spaziosa: poteva essere che li fratello di costui avesse molto in comune con la sua cara amica?

 

“Eh cara Ombra, non è facile… vedete il nostro Fiore Tardivo?” e con un gesto bonario indicò il giovane cicciottello che tutto contento stava esaminando la cotta di metallo, emettendo gridolini di gioia come se fosse al contempo Natale, Pasqua e Carnevale.
”Lui sa di essere un lillà,” riprese il biondo con un sorriso stanco, “ma non sa che farsene di questa informazione, se non per scegliere il vestito corretto: non si vestirebbe mai da principessa, immagino. Perciò attende l’Arcangelo che sbatta le sue ali, innocente come un passerotto!”

 

“Innocente… “ disse il giovane moro sgranando gli occhi verdi con aria perplessa. Innocente non era la parola che gli veniva in mente, ma il giovane biondo era cortese, nonostante il martello e certi modo strani e probabilmente era il tipo che pesava le parole.

 

“Innocente, innocente! Ma prima o poi il passerotto spiccherà le ali e farà volare il suo… pennuto… laddove gli compete, non so se rendo l’idea… saprà che non serve l’ala dell’Arcangelo, perché ha lui tutto quanto serve...”

 

“Rendete l’idea, sia pure in un modo un po’ rozzo.”

 

“Mio fratello, come spiegarvelo? ha sempre avuto, fin da piccolo, una grandissima fonte di divertimento tra le spalle: la sua testa. Leggeva, almanaccava, pensava, ordiva, incantava… per una che faceva, cento ne aveva pensate… nessuno gli stava dietro e pochissimi lo capivano! Spariva dentro grotte, parlava lingue che non conosceva nessuno, giocava coi lupi infernali, si faceva bifrostare qua e là...”

 

“Bifrostare?”

 

“Si faceva portare in posti in cui io mai mi sarei sognato di metter piede, se non per una bella rissa, dopo una poderosa bevuta, non so se siete pratico…”

 

“Purtroppo sì” gemette il giovane moro, portandosi le mani al petto, mentre il ricordo di una sera terribile gli attanagliava il cuore.

 

“Mio fratello consultava pergamene e teneva corrispondenza con potentissimi maghi… non la piccola posta del cuore eh! Tutte cose noiosissime per lo più, ma lui ci andava pazzo.”
 

“Un intellettuale, quindi?”

 

“Si, un po’ intellettuale e anche un po’ testa di lillà, se mi consentite l’espressione…”

 

“Prego prego…” il giovane moro ebbe un gesto magnanimo - la sua amica, se non altro, era molto concreta, rose e lillà a parte, e non scriveva lettere a nessuno, nemmeno a quel troglodita di Fersen che puzzava di aringhe. Ci mancava solo la corrispondenza fitta con Voldemort! Però una volta aveva flirtato con Saint Just, parlando di un poema sconcissimo che questo aveva scritto… valeva lo stesso? Il giovane moro si irritò alquanto.

 

“Però un giorno scoprì che aveva un’altra fonte di divertimento sempre a sua disposizione. Essa risiedeva proprio lì, in mezzo alle sue gambe e allora… chi lo teneva più? Unendo le balzanerie della sua testa con le intemperanze del suo nuovo giocattolo preferito, se ne usciva con idee discutibili a cui però era difficile obiettare… quasi quasi ti avrebbe convinto che era tutto normale e che quello strano eri tu!”

 

“Non mi dite! Pure io! Certi discorsi su rose che vogliono essere lillà… a volte non so che replicare! Resto lì senza fiato e mi becco pure certi pugni se cerco di farla ragionare… il cretino, a quanto pare sono sempre io!” esclamò il moro costernato.

 

“Solo che mio fratello, vedete, lui  è così razionale, ma non gli entrava in testa… per esempio lui non capiva che con gli animali non si deve fare!”

 

“Ah no? Eppure in campagna alcuni qui, sapete… non disdegnano…”

 

Il biondo divenne improvvisamente verde in faccia e cercò a tastoni il suo martello “Con gli animali no! No! No! E no!”

 

“Non innervositevi, suvvia! Io lo dicevo solo per consolarvi…”

 

“Non tocchiamo questo tasto! Un giorno ingaggiammo un muratore per sistemare le mura del castello, lavoro di routine sapete… vedo che anche voi avete mura e castelli... e questo aveva un cavallo molto possente.”

 

“Lo Stallone che cavalcherà il mondo?”

 

“Stallone? Si purtroppo credo che possiamo definirlo così…  comunque mio fratello ad un certo punto pensò che essere un cavallo fosse una idea stupenda e perse la testa… insomma… uno scandalo, Mammina pianse tanto!”

 

“Ma che successe?”

 

“Lasciamo perdere… per fortuna che nostro padre accolse il figlio della colpa nelle nostre stalle... era pure carino, tutto rosa e con otto zampine… non oso pensare a che male debba avergli fatto, giunto al dunque, otto zoccoletti non sono mica come due piedini e anche in quel caso… non mi figuro la dinamica… ma si sentirono certe urla a palazzo! per fortuna che Mammina restò con lui tutto il tempo...”

 

“Otto zampine, dite? Un ragno?”

 

“Per le Norne! Ci mancava solo il ragno! No No, nessun ragno, ma che disgusto! Lasciamo perdere, ve ne prego… un ragno!… Comunque, per tornare alla vostra domanda… egli non capiva che con gli animali no, ma non capiva nemmeno che con i giganti no… ad un certo punto si fidanzò con una gigantessa pazza, una sconcezza!”

 

“E come finì?”

 

“Malissimo… la storia finì quando lui le mangiò il cuore…”

 

“Si dice glielo spezzò…” il giovane moro corresse il biondo automaticamente pensando che parlava molto bene il francese per essere uno straniero.

 

“No No, glielo mangiò, letteralmente! Cotto sulla brace...”

 

“Oh!” Il giovane con gli occhi verdi ammutolì.

 

“E poi spiegargli con le cognate no! con le sposate no! e con i lillà no! solo con le rose, ma non con i lillà! Ad un certo punto gli era presa la fissa che forse si sarebbe potuto fare tra fratelli… in fondo ci si conosce da tempo, ci si vuole bene...”

 

Il giovane moro vomitò discretamente in un angolo sotto lo sguardo imbarazzato del biondo. “Insomma,” proseguì lo straniero, “gli era presa la frase se-lo-posso-pensare-perché-non-lo-posso-fare? Una pazienza!”

 

“Prima o dopo quella di in ginocchio!” si informò incuriosito il giovane moro.

 

“Ah in ginocchio lo diceva sempre… un imbarazzo costante!” gemette il biondo.


In quel momento il Fiore Tardivo restituì la cotta di maglia ben oliata al giovane biondo e la conversazione si interruppe per prendere una piega molto più tecnica.
   
 
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