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Autore: Mirajade_    27/06/2016    3 recensioni
Piccola Flashfic su una coppia che mi è sempre piaciuta.
Guren e Mahiru.
Ho voluto descrivere la morte di Mahiru secondo il mio punto di vista ispirandomi ad una canzone di Amy Lee e Seether "Broken".
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guren Ichinose, Mahiru Hīragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Broken
https://www.youtube.com/watch?v=hPC2Fp7IT7o


 

Volevo che lo sapessi
Amo il modo in cui ridi
Voglio renderti felice e soffiare via il tuo dolore
Ho la tua foto
So che mi ha assistito bene
Voglio renderti felice e soffiare via il tuo dolore

 

Al  Tenente Colonnello avevano insegnato una cosa fin da piccolo. Se mai gli avessero chiesto quale fosse stata  la prima frase che i suoi genitori gli avevano riservato non avrebbe mai risposto “Ti vogliamo bene”, no quella era la seconda… forse la terza non ricordava esattamente, ma la prima non l’avrebbe mai scordata.
Ricordava persino il modo gentile in cui sua madre gli aveva poi approfondito quelle sette parole dal significato macabro, con le labbra laccate di rosso e gli occhi ametista che si soffermavano su ogni suo movimento.
E lui aveva seguito quel principio, quella direttiva affidatagli fin da piccino, per tutta la vita, e sarebbe dovuto essere felice di aver potuto liberare qualcuno e renderlo felice nella sua morte ma lui era egoista, fin troppo egoista per pensare al bene di Mahiru che con le fattezze di un demone gli implorava di ucciderla, di renderla felice proprio come gli avevano insegnato.
Se ami qualcuno liberalo da questo mondo.
E forse i suoi genitori non lo amavano abbastanza se lo avevano lasciato in quello schifo di mondo rimasto a combattere le sue paure e le sue insicurezze ed a eliminare quelle degl’altri.
Lui era un martire a cui non fregava nulla di nessuno e si sarebbe accontentato di averla ancora lì, a Mahiru, anche se demone.
 Era meglio giocare con un giocattolo danneggiato che gettarlo e rimanere senza, no?
Ma Mahiru non era un giocattolo, era più di quanto si era immaginato, era la burattinaia perfetta che trasformava chiunque in marionetta con uno sguardo.

Perché mi sento a pezzi quando mi apro
Ed io non sento di essere abbastanza forte
Perché mi sento a pezzi quando sono solo
Ed io non mi sento bene quando te ne vai lontano

E lui l’amava troppo per renderla felice. La vedeva piangere in preda a molteplici spasmi e attacchi involontari, implorandolo ancora ed ancora di liberarla perché il dolore era troppo e la sua anima troppo debole per sopportarlo, e lei non era mai abbastanza.
Neanche lui lo era, non era abbastanza per quel mondo e per se stesso, e fu tentato di infilarsi quella lama che teneva in mano nel petto e fare l’egoista come aveva sempre fatto, rendersi felice e magari capire per poco quel dolore che la sua amata, sporca del suo sangue, stava patendo.
E la lama trafisse. Trafisse quella ragazza dai capelli violacei e gli occhi color amarena, pensando solo che un gesto di altruismo forse lo avrebbe liberato da quel dolore che gli stringeva il cuore in una morsa, glielo straziava, sentendolo incastrato nella trachea e poi infondo al suo ventre, come se quell’organo involontario si fosse gettato a capofitto in quel groviglio di viscere che era diventato il suo stomaco quando Mahiru aveva mostrato uno sguardo vuoto, maligno e distrutto.
Poi tutto si placò.
Doveva sentirsi felice, no?

Il peggio é passato ora e possiamo respirare ancora
voglio renderti felice, tu soffi via la mia sofferenza
E' rimasto ancora cosi tanto da imparare
E non é rimasto nessuno da combattere
voglio renderti felice e soffiare via la tua sofferenza

 

Ma Mahiru non l’aveva abbandonato e mai l’aveva fatto perché se c’era una cosa che condividevano era l’essere egoisti, e Mahiru lo voleva vicino e morto se era necessario. Abbracciarlo e forse baciarlo per lenire le ferite che quell’atto di egoismo avevano lasciato, appena commesso, divenendo il demone che l’avrebbe portato alla follia.
 

Sei andata lontano
Non mi senti più qui, non più

 


 
   
 
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