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Autore: PervincaViola    28/06/2016    9 recensioni
«Hai l'aspetto di nostro padre» gli dice con dolcezza, ed è una verità che brucia e fa male e lenisce il dolore, perché nessun altro è mai stato più simile a lord Eddard di Jon stesso.
{Jon/Sansa ♥ (Spoiler) Post 6x10}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jon Snow, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You're a Stark to me
{We need to trust each other}

 
 




 
La sua nuova stanza è diversa rispetto a come pensava sarebbe stata: impressi nella sua memoria ci sono i pavimenti di pietra grigia inondati di luce, il fuoco che riscaldava i giorni più freddi, il profumo d'estate e fiori freschi della lady sua madre. Quello che resta è solamente lo spettro di quei giorni e Sansa sa che darebbe tutto per poter tornare indietro e cancellare ogni cosa, ogni bugia e ogni dolore; darebbe qualsiasi cosa pur di riscrivere il corso della storia e rimanere a Grande Inverno, perché è lì che sarebbero dovuti rimanere sin dall'inizio – e invece l'inchiostro è seccato e quell'unica scelta ha cambiato tutto.
Carezza con un sospiro le coltri di lana appartenute ai suoi genitori, fissa gli occhi cerulei sulle fiamme che danzano davanti al letto e infine sulla specchiera davanti alla quale era solita prepararsi lady Catelyn. C'è un misto di dolore e nostalgia nel rievocare le ombre di tempi perduti: in quello specchio di bronzo Sansa affonda nel riflesso delle spade di Robb e ser Rodrik, rimpiange le risate di Bran e Rickon, sorride agli affettuosi di rimproveri della lady sua madre per la sfrontatezza di Arya, e vede se stessa costruire un castello di neve. Alzando lo sguardo, invece, incontra sorpresa gli occhi di suo padre, incastonati in un viso più giovane e aperto, segnato dalla stanchezza; il sorriso di Jon si apre lieve da dietro la pesante porta di legno di quercia.
«Ho bussato, ma tu non hai risposto» s'affretta a scusarsi, nella sua voce un riverbero di leggero imbarazzo che poco si addice a colui che è appena diventato il nuovo Re del Nord, come loro fratello prima di lui.
«Non importa, vieni avanti» lo invita con naturalezza, sollevandosi a sedere e poggiando la schiena contro la testata del letto.
Jon avanza lentamente – ancora indossa gli indumenti di cuoio di quella mattina, non può fare a meno di notare – e si siede accanto a lei, serrando le labbra, corrugando le sopracciglia. Sembra incupirsi e non le ci vuole molto per comprendere per quale motivo sia venuto a cercarla a un'ora così tarda. «Volevo parlarti di quello che è accaduto oggi, di lady Lyanna e...» comincia infatti, ma subito Sansa lo interrompe.
«Ha avuto il coraggio di dire la verità quando nessun altro lord si sarebbe arrischiato a farlo. È una lady forte e schietta» commenta, non senza ammirazione nei confronti di quell'audacia guerriera che non le è mai appartenuta, sorridendo al ricordo del temperamento di Arya, dolorosamente simile a quello di Lyanna Mormont.
«Come lo sei tu» ribatte Jon con l'accenno di un sorriso, e lei sorride di riflesso. «Ma non è questo che intendevo, lo sai. Non credevo che avrebbe osato tanto, che saremmo arrivati a tanto».
«È quello che volevo, Jon, è quello che meriti» lo ferma Sansa, allungando una mano per afferrare con decisione quella di lui, e non c'è rimpianto nella sua voce. «Te l'ho già detto: abbiamo riconquistato Grande Inverno solo grazie a te, e tu sei uno Stark, qualunque cosa tu dica».
«Rimango un bastardo» replica lui con amarezza, e per un momento sembra tornare il bambino imbronciato e solitario dell'infanzia di Sansa. «L'eredità di Grande Inverno non sarebbe mai dovuta spettare a me» aggiunge ancora, e in quest'affermazione riecheggiano i nomi di Robb, Bran e Rickon. Jon non li pronuncia, sono nomi prigionieri del silenzio, ma non serve pronunciarli per avvertirne il peso. Sansa chiude gli occhi, stringe più forte la mano di lui, grande, con i calli di un uomo avvezzo all'uso della spada; scuote la testa e soffoca la patina ribelle di lacrime antiche che minaccia di velarle le iridi, annega la voce che dentro di sé strilla disperata che ha ragione, che dovrebbero esserci i loro fratelli a reclamare Grande Inverno, ma non sono più bambini e lei ha ormai imparato a discernere desideri e realtà. Riapre quindi gli occhi e ciò che vede è come un pugno allo stomaco.
«Hai l'aspetto di nostro padre» gli dice con dolcezza, ed è una verità che brucia e fa male e lenisce il dolore, perché nessun altro è mai stato più simile a lord Eddard di Jon stesso. I signori del Nord non avrebbero mai seguito una donna, ma Jon, Jon ha in sé il Nord, acciaio e neve e bruma.
«Non dirlo» la prega d'improvviso, con voce dura e implorante, quasi il lamento di un animale ferito. Volta di scatto la testa e fissa lo sguardo sul fuoco, cerca di scivolare via da lei, ma la realtà è scritta nei suoi lineamenti allungati, negli occhi grigi come lo stemma degli Stark. È una realtà che gli è stata negata per tutta la vita a causa del suo nome, ma ora Sansa la vede con chiarezza ed è bello abbandonarsi alla certezza del suo abbraccio, perché Jon è l'unica àncora rimasta in un mondo che l'ha ferita e umiliata e lasciata indietro; Jon rappresenta passato e futuro, e non ne è consapevole.
«Jon» lo richiama Sansa, e per la prima volta, quando lui rivolge il viso verso di lei, vede che i suoi occhi sono umidi, e i suoi bruciano di riflesso. Allunga una mano e gli sfiora una guancia ruvida di barba, e Jon l'osserva in silenzio, com'è tipico di lui; d'istinto gli si avvicina, poggiando la fronte contro la sua tempia, il respiro che s'infrange sul collo di lui, dove sa di cuoio e pino e neve. Non ha idea di dove provenga quest'intimità – o forse lo sa, è la vita che ha cancellato la vecchia Sansa, anche se un poco è rimasto e Jon solo è in grado di riportare alla luce questa parte di lei.
«So che non avresti voluto, ma non possiamo tornare indietro: è questo il nostro presente» gli ricorda piano, circondandogli il collo con le braccia: il passato è chiuso, divorato dal presente, e il futuro imperscrutabile, anche se i fantasmi sussurrano ancora. «Mi fido di te, Jon» sussurra, eppure credeva che la possibilità di fidarsi di qualcun altro fosse stata sbranata da Ramsay, credeva che non l'avrebbe detto mai più. E insieme arriva l'improvvisa consapevolezza che non vuole perderlo, una consapevolezza che le squarcia il cuore: l'ha capito osservando il cinismo nel mare grigio-verde degli occhi di Petyr Baelish, scrutando la piega beffarda della sua bocca all'acclamazione di Jon – sa cosa vuole, ha visto quanto lo brama –; e vedendo tutto questo si è ripromessa che lo proteggerà dai pericoli del gioco del trono e non permetterà a nessuno di fargli del male.
Jon pare capirlo, si rilassa tra le sue braccia, abbandona il capo contro la sua fronte, mentre una mano sale a stringerle delicatamente un avambraccio, calda sulla pelle nuda. Rimangono vicini finché il il fuoco non inizia a tremolare, quando Sansa pensa per un istante che vedendoli vicini qualcuno potrebbe credere di trovarsi di fronte a un riflesso del passato, simili come sono a quelli che erano Ned e Catelyn Stark. Con questo pensiero lo libera dalla sua stretta, ma lui allunga le dita e le prende il viso fra le mani, con una delicatezza che la sorprende ogni volta che ripensa al rosso sorriso di Ramsay Bolton, sotto i pugni di Jon. Il suo gesto è fratello del tenero bacio sulla fronte regalatole sui bastioni della fortezza, sotto la neve che cadeva, e anche questa volta le sue labbra si posano calde sull'attaccatura dei capelli color rame.
«Grazie, Sansa» bisbiglia con la sua voce profonda, sulla sua pelle, e lei annuisce senza aggiungere altro, perché il tremito che l'ha percorsa con quel bacio innocente non ha niente a che fare con il brivido provato vicino a Ditocorto. Ci proteggeremo a vicenda.
«Re del Nord» dice poi sovrappensiero, un guizzo negli occhi chiari. «Dovrò chiamarti Vostra Altezza, d'ora in avanti?»
«Mai» le assicura serio, stringendole una mano, senza ombra di divertimento nella voce. «Mia lady di Grande Inverno» aggiunge però increspando le labbra, più leggero, e Sansa ride piano. Scivola poi sotto le coperte e le pellicce, mentre Jon non l'abbandona mai con lo sguardo, senza accennare a volersi muovere dal bordo del letto.
«Resta finché non mi addormento» gli chiede senza pudore, perché talvolta gli incubi rimangono, e gli occhi di lui rispondono subito, senza che ci sia bisogno che lui dica alcunché; con dolcezza le libera la fronte da una ciocca vermiglia sfuggita alla lunga treccia. «Rimango».
Sansa si rannicchia nel letto, vicino a lui; il suo sguardo fugge per un attimo fuori dall'ampia finestra, nella notte gravida di neve, e poi torna ad ancorarsi al volto di Jon. «Sono felice di essere tornata a casa» gli confessa per la prima volta da quando sono tornati a Grande Inverno – sono lupi e l'inverno è arrivato.
Jon sorride, una fossetta ad adornargli una guancia. «Sono felice anche io».






 
Angolino della Vì:
God, in realtà dovrei studiare, perché maturità is coming, ma l'ultima puntata di stagione mi ha risvegliato troppi feels. E sì, insomma, volevo anche dare una mia versione dell'ultimo sguardo creepy con Littlefinger, dato che alcuni sembrano interpretarlo come uno sguardo d'intesa (a me sembra solo che Sansa abbia compreso la pericolosità del suddetto, ma sono opinioni).
E niente, scappo: fatemi sapere se sono andata OOC!


 
   
 
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