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Autore: Brisingr raudhr    28/06/2016    1 recensioni
In questa storia il protagonista è l'amico immaginario di una ragazza che sta crescendo, e lui sparisce lentamente...
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono seduto sul letto, immobile con le mani in grembo a fissare il muro pieno di poster e fotografie senza realmente vederlo. Che cosa ho sbagliato? Perché sta succedendo questo?. Non mi avevi mai lasciato solo prima d'ora, è strano. Mi sento tradito, abbandonato è come se mi avessero tolto l'anima e ora mi sento vuoto e non so cosa fare. Così aspetto, aspetto di sentirmi completo di nuovo, ma non so se questo accadrà. E intanto guardo la parete ricopera di immagini delle cose che ami, e mi si spezza il cuore nel constatare che io non sono più tra queste. Ma una volta lo ero. Una volta facevi disegni colorati di noi due e li appendevi ovunque per la casa. Perché non lo fai più? Sussulto quando la porta si spalanca e tu entri nella stanza. Eccola, la mia anima è tornata. Sorridi, ed io capisco che la tua giornata è stata bella anche se io non c'ero. Però quando sorridi il mio mondo s'illumina. I tuoi occhi azzurri percorrono la stanza senza soffermarsi su di me: non mi vedi. Forse è quello il motivo per cui non mi disegni più. Prendi in mano il tuo cellulare, ecco cosa stavi cercando. Componi un numero in fretta ed io restò lì, ad ascoltarti parlare di ragazzi e ridere di qualche battuta. Una volta era con me che parlavi, mi dicevi tutto nei minimi dettagli e noi due ridevamo insieme. Ora chiami qualcun'altro e non mi porti più nemmeno con te. Eppure, io sono qua. Come fai a non vedermi? A non sentirmi? Non puoi farlo, oppure non vuoi? Finisci la telefonata e cominci a svestirti, apri l'armadio e prepari un vestito da indossare. In realtà quell'armadio è molto più di un posto dove ammucchi i vestiti: una volta dicesti che ti faceva paura perchè c'era un mostro lì dentro e lo combattemmmo insieme. Da allora cominciammo a rimanere per ore dentro a quel guardaroba che era diventato il nostro rifugio, solo noi due. Sembrano passati millenni da quei giorni e ultimamente mi sento come se non esistesse più un “noi due”. Entri nel piccolo bagno adiacente alla tua stanza e cominci a truccarti, definendo il contorno dei tuoi occhi con una matita nera, mentre i miei di contorni si fanno sempre più sbiaditi con il passare dei giorni. Ti infili l'abito ed esci di fretta con il telefono in mano. Avevi detto che saremmo rimasti insieme per sempre, amici per sempre, ma ora non vuoi mantenere quella promessa. Dopo tutto quello che abbiamo fatto insieme te ne vai così? Sono così facile da dimenticare? “Aspetta!” grido “Portami con te!” ma tu chiudi la porta, lasciadomi di nuovo solo. “Ti prego” mormoro sentendo il rumore dei tuoi passi sul vialetto. Ma tu non tornerai indietro per me, come non torneranno quei giorni passati nell'armadio. Così decido di seguirti, sentendomi più triste di prima. Tu cammini svelta, noncurante di me che ti seguo come un'ombra pregandoti di aspettarmi. Ad un certo punto però non riesco più a camminare, le mie gambe non si muovono più. Abbasso lo sguardo e vedo con orrore che non ho più delle gambe. “Aspetta!” grido mentre mi si riempiono gli occhi di lacrime “Non lasciarmi ti prego!” ma tu ti allontani sempre di più, senza voltarti indietro. “Non lasciarmi” imploro nuovamente, ma la mia voce si abbassa di intensità fino a sparire, insieme a tutto quello che era rimasto di me.
   
 
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