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Autore: Little Redbird    30/06/2016    5 recensioni
Tra le cose migliori che il Vampirismo gli aveva portato via, i baci erano definitivamente nella top 5. Baciare gli era sempre piaciuto. Gli piaceva il profumo dolce delle ragazze e quello pungente dei ragazzi, la sensazione di ancorarsi a qualcuno per qualche minuto, chiudendo tutto il resto del mondo fuori, e il battito accelerato nel petto.
Pansexual!Simon | Asexual, Demiromantic!Raphael
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kiss me on the mouth and set me free,
but please don't bite.
 

Dopo aver passato l'adolescenza a guardare commedie romantiche con Clary, Simon avrebbe mentito se avesse detto che non aveva mai pensato di fare pratica con i baci. Soprattutto dopo aver scoperto di avere una cotta per la sua migliore amica. Quale migliore occasione di sbaciucchiarsi con l'innocenza delle prime volte, per confessarle della sua cotta? Con un po' di fortuna, pensava Simon, Clary si sarebbe accorta di ricambiarlo nel momento esatto in cui le avesse mostrato le sue doti da baciatore.

La vita, però, non è una commedia romantica – tristemente, oserebbe aggiungere Simon. Clary aveva già dato il suo primo bacio da un pezzo, quando si era accorto di provare qualcosa per lei, e non se l'era sentita di passare – di nuovo – per il meno esperto del duo. Sapeva dei commenti che giravano nei corridoi della scuola, secondo i quali la bella e talentuosa Clarissa perdeva solo tempo stando in compagnia di uno come lui. Simon non se l'era mai presa troppo, però, perché nonostante non lo amasse, Clary gli voleva bene per davvero, e aveva continuato ad essergli amica, fregandosene dell'opinione degli altri. Persino dopo la sua Trasformazione, a Clary non era importato che fosse un vampiro – d'altra parte, era stata lei stessa a scavargli la fossa perché lo diventasse –, nonostante essere una Shadowhunter significasse, per molti, essere un gradino al di sopra dei Nascosti.

Simon aveva imparato a baciare, poi, pur facendo a meno degli allenamenti con la sua migliore amica. Aveva baciato ragazze e ragazzi, a stampo e con la lingua, e si considerava un buon baciatore, sempre attento a cosa piaceva al partner. Eppure, ora si trovava a dover imparare tutto da capo.

Tra le cose migliori che il Vampirismo gli aveva portato via, i baci erano definitivamente nella top 5. Baciare gli era sempre piaciuto. Gli piaceva il profumo dolce delle ragazze e quello pungente dei ragazzi, la sensazione di ancorarsi a qualcuno per qualche minuto, chiudendo tutto il resto del mondo fuori, e il battito accelerato nel petto.

Essere un vampiro significava sentire un solo profumo: quello del cibo – del sangue, dolce e vibrante, che faceva pizzicare le vene; significava non poter mai più assaporare la pace dei sensi, non importava quanto si sforzasse di tenere fuori i suoni o gli odori; e, ovviamente, significava non avere più un battito cardiaco, né durante i baci, né il resto del tempo.

Simon odiava aver perso tutto questo, ma più di tutto odiava i suoi canini. Odiava dover portare la mano alla bocca ogni volta che rideva, timoroso che venissero fuori all'improvviso e spaventassero i suoi interlocutori non-vampiri. Odiava non essere ancora in grado di controllarli a dovere – come ci teneva a ricordargli Raphael. E odiava che interferissero con i pochi baci che si concedeva da quando faceva parte del Mondo delle Ombre.

Fissò la bocca del giovane Seelie che gli stava di fronte. Sul labbro inferiore di Neifion c'era una grossa goccia di sangue scarlatto, che lui cercava inutilmente di asciugare con il pollice, ma che ricompariva ogni volta, lucida e tiepida. Il collo della fata era diventato estremamente invitante negli ultimi secondi, e Simon stava tentando con tutte le sue forze di distogliere lo sguardo e concentrare l'olfatto su qualsiasi altra cosa, come gli aveva insegnato Raphael, ma era estremamente difficile quando erano solo loro due, in un angolo del balcone dell'attico di Magnus, con la musica che rimbombava al ritmo del cuore di Neifion.

“Devo andare” disse Simon, ma non si mosse.

L'altro cominciava a sembrare preoccupato. “Forse è meglio.”

Doveva allontanarsi dal labbro sanguinante del ragazzo, se non voleva combinare qualche guaio, ma non se la sentiva di correre il rischio di passare tra il mare di corpi che affollava l'appartamento quella notte. L'unica soluzione fattibile era anche la più stupida, si rese conto. Ma in fondo Simon Lewis era il maestro delle soluzioni stupide.

Pregò di non morire per l'ennesima volta e saltò dalla terrazza, al decimo piano, proprio mentre Neifion apriva il balcone per rientrare in casa.

Ebbe solo il tempo di complimentarsi con se stesso per quella uscita di scena da film d'azione e per il suo atterraggio da supereroe – compresi ginocchio e pugno che incrinavano l'asfalto –, prima di alzarsi e sentire il familiare, quanto terribile, rumore di uno strappo.

I tessuti delle costose giacche di Raphael producevano un suono secco e al contempo dolce, quasi soddisfacente, se non fosse stato per le conseguenze.

Esaminando lo strappo sul retro della spalla, Simon calcolò che valeva una settimana di doppi allenamenti e noiosissime missioni di ricognizione in compagnia di Stan. Imprecò a bassa voce ed emise un sospiro sconfortato. Si rese conto, allora, che era riuscito a resistere all'impulso della fame dopo il suo tentativo fallito di riprendere a baciare. Forse Raphael sarebbe stato comprensivo.

 

 

Come spesso accadeva, Raphael era rimasto all'hotel durante la notte, declinando l'ennesimo invito di Magnus, ma lasciando liberi di andare i vampiri che, come Simon, avevano rapporti decenti con le altre specie di Nascosti.

Simon sapeva che, in serate come quella, il capo-clan si occupava delle questioni burocratiche del clan o si godeva il silenzio dell'hotel vuoto, un libro di poesie di Neruda in lingua originale tra le mani – che Simon sospettava conoscesse ormai quasi più di Neruda stesso.

Quando bussò alla porta delle camere private di Raphael, Simon cercò di sistemare alla bell'e meglio lo strappo dietro la spalla e si raddrizzò per non sembrare nel panico, nonostante Raphael sembrasse sapere sempre quando era in modalità ho-fatto-di-nuovo-un-casino.

La voce del leader gli giunse chiara e calma dall'altra parte della porta, e Simon pregò che fosse di buon umore.

“Entra” gli disse, sapendo già che l'unico abbastanza stupido da disturbarlo nella sua stanza era lui.

Simon obbedì, entrando imbarazzato nell'ampia suite e chiudendo la porta alle sue spalle.

“Come mai già a casa?” domandò Raphael.

Doveva aver appena finito di fare le sue cose da leader di vampiri – che Simon aveva scoperto, con non poca delusione, erano cose banali e mondane come pagare le bollette –, perché era in maniche di camicia e con il panciotto abbottonato solo a metà, e stava infilando dei fogli nella libreria sulla parete opposta al letto.

“Non so più baciare” disse in risposta, nonostante non c'entrasse nulla con quello che gli aveva chiesto. Aveva bisogno di parlarne con qualcuno, o sentiva che sarebbe impazzito. E non voleva scoprire cosa succedeva ai vampiri che perdevano la testa.

“Scusami?” Raphael si era voltato lentamente verso di lui, come se temesse che muoversi velocemente potesse spaventarlo. Proprio come si fa con i pazzi.

Simon si strinse nelle spalle e distolse lo sguardo dal viso dell'altro. “Non so più baciare” ripeté, con più calma. “È colpa dei canini che si allungano senza il mio permesso. Sì, lo so, devo imparare a controllarli” aggiunse in fretta, quando Raphael fece per parlare. “Cosa faccio fino ad allora? Voglio poter baciare senza ferire nessuno, senza dover sembrare un maniaco in caso non ci riesca e il sangue mi ipnotizzi. Mi piace baciare, Raphael. Non voglio rinunciarci.”

Lasciò cadere le spalle, alleggerite dalla confessione, e fissò l'altro con espressione afflitta, aspettando la sua risposta.

Raphael lo guardava con gli occhi socchiusi, tentando di capire cosa fosse successo esattamente. “Hai baciato qualcuno da Magnus?” domandò, traendo le sue conclusioni. “Dimmi che non era Magnus stesso” aggiunse, facendo un'espressione traumatizzata.

Simon scosse la testa, cercando di impedire al sangue che aveva bevuto prima di uscire di risalirgli alle guance. “No, era un Seelie che mi ha presentato Isabelle.”

Raphael distolse lo sguardo e Simon immaginò che non fosse troppo contento della sua intimità con le Seelie – l'aveva raccomandato più volte di stare attento ai loro giochetti.

“E l'hai graffiato con i canini?” domandò ancora.

Simon annuì, imbarazzato e dispiaciuto. Fece qualche rapido passo per la stanza e si portò le mani alla testa. “Sono riuscito a trattenere la fame, ma questi maledetti sono così affilati!” si lamentò.

“Puoi sempre tirarli via.”

Se fosse stato qualcun altro, Simon avrebbe creduto che stesse scherzando, ma era Raphael, e Raphael non scherzava mai.

Considerò la cosa. “È possibile?”

“Resteresti con due simpatiche finestrelle nel tuo già inquietante sorriso, ma sì, si può fare.” Stava quasi sorridendo, ma tornò serio e aggiunse: “È una tecnica che alcuni clan usano per punire chi li tradisce.”

Simon rabbrividì al pensiero di tutte le tecniche di punizione di cui aveva sentito parlare all'hotel. E sì, anche un po' al pensiero di andare in giro senza denti. No, decise. Non era una buona opzione.

“Non bacerò mai più nessuno” disse, con tono definitivo. Si lasciò cadere nel divano in pelle nera adiacente alla porta, posando i gomiti sulle ginocchia e piegando la testa in segno di sconfitta.

Raphael gli si avvicinò, una mano nella tasca dei pantaloni e l'altra a sbottonare i restanti due bottoni del panciotto. “Per il momento puoi limitarti ai vampiri” disse, quasi incoraggiante. “Quasi a nessuno spiacciono i canini, perché sanno cosa si prova. A qualcuno addirittura piace.”

Ci fu un attimo di silenzio, in cui Simon si perse nei suoi pensieri. Forse baciare qualche vampiro non era una cattiva idea, dopotutto il loro sangue non lo avrebbe mandato in confusione. Però era ancora un bambino, agli occhi degli altri membri del clan, e dubitava che qualcuno volesse baciarlo. E poi, era davvero sicuro che non sarebbe stato lui quello infastidito dalle zanne degli altri?

“Simon?”

Raphael aveva interrotto il corso frenetico dei suoi pensieri e Simon alzò il viso per incontrare il suo, scoprendolo quanto meno furioso.

“È uno strappo, quello sulla tua spalla?”

Oh, no.

Le dita di Raphael si allungarono su di lui per esaminare lo squarcio e Simon cercò di sprofondare il più possibile nel divano per sfuggire alla sua furia.

“Posso spiegare!” promise. “Ho dovuto saltar giù dal terrazzo di Magnus per trattenermi dal mordere la fata. È un salto di dieci piani!”

Raphael non sembrò per nulla colpito. Più incazzato, semmai. “Ma che cos'hai contro le mie giacche?” domandò retorico. “Comprati dei vestiti tuoi, maledizione.”

“Non ho una tomba da derubare, io” mormorò, consapevole che l'altro l'avrebbe sentito comunque.

Raphael alzò gli occhi al cielo e si sedette sul divano al suo fianco. “Giuro che sei impossibile” si arrese.

Simon poggiò la testa sullo schienale. “Sapevi in cosa ti saresti cacciato, quando mi hai salvato da Camille” disse. Raphael non negò. “Ora possiamo tornare a parlare del mio enorme problema?”

Raphael si voltò a guardarlo con l'espressione esasperata più palese del suo repertorio. “Non morirai, se non baci nessuno per un po'” lo tranquillizzò.

“Certo che sì” obiettò. “Cosa me ne faccio dell'eternità, se non posso baciare? Sarai pure vecchio, ma non ci credo che hai dimenticato la sensazione di labbra calde, saliva che si mescola, mani curiose-”

Si interruppe. Raphael lo stava guardando quasi disgustato.

“Che c'è?”

“Niente” mentì subito. Non era da Raphael mentire.

Simon assottigliò lo sguardo. “Non ti piace baciare?” domandò scettico. “E sarei io quello strano?”

Non ricevette risposta, quindi continuò.

“O magari è passato troppo tempo dall'ultima volta che hai baciato qualcuno. Esci davvero troppo poco, Raph. Magnus ha ragione.”

Raphael roteò gli occhi, ma Simon non riuscì a capire se lo fece per la menzione dello stregone o per il nomignolo che gli aveva affibbiato mesi addietro, e che gli aveva chiesto di mollare.

“Sono sicuro che se ti mettessi sul mercato, ragazzi e ragazze farebbero follie per baciarti.”

“Sul mercato?” fece Raphael. “Non sono un animale, Simon.”

Una folgorazione colpì il più giovane dei due, che ignorò la sua risposta e si protese verso di lui con aria risaputa. “Non dirmi che nemmeno tu hai imparato a trattenere i canini! Se non ci riesci tu, io posso abbandonare qualsiasi speranza.”

Raphael aveva raggiunto il limite. “Smettila di fare congetture” intimò. “Nessuna di quelle che hai elencato è la verità.”

Simon lo fissò con occhi preganti, curioso di sapere quello che gli nascondeva.

Raphael scosse la testa, esasperato. “Va bene” si arrese. “Sono cresciuto in un epoca in cui non potevi semplicemente baciare quelli che ti piacevano. E no, non era il medioevo. Smettila di pensarmi così vecchio.”

Simon si morse le labbra e si mangiò la replica che aveva pronta sulla lingua. Raphael lo conosceva troppo bene.

“Quindi non hai mai baciato nessuno, da umano?” domandò invece, la voce più bassa.

Raphael distolse lo sguardo e scosse la testa. “Non ho mai baciato nessuno e basta.”

Quando si voltò a guardarlo, Simon lo fissava con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa, incapace di credere alle sue parole.

Prima che potesse pensare qualcosa di assurdo, Raphael si affrettò a spiegare le proprie ragioni. “Quando ero ancora un mondano, non c'era una definizione esatta per come mi identifico sessualmente e affettivamente.”

Gli occhi di Simon si addolcirono e le sue labbra si tesero in un accenno di sorriso, nel tentativo di incoraggiarlo a continuare e assicurarlo che non avrebbe giudicato.

“È stato molto dopo essere stato Trasformato che qualcuno ha inventato un'etichetta anche per me” continuò con voce neutra. “Sono quello che i mondani chiamerebbero gay demiromantico e asessuale.”

Simon inclinò la testa di lato e affilò lo sguardo, come a cercare di trovare quelle sfumature nei tratti del suo viso. Annuì, più a se stesso che a lui, e sorrise più apertamente. “E io che pensavo che 'pansessuale' fosse difficile da dire” scherzò, in linea con il suo essere buffone.

Raphael alzò gli occhi al cielo, ma non poté trattenere un sorriso.

“Quindi non sei a tuo agio con i baci? Per questo non hai mai baciato nessuno?” domandò ancora. Sapeva che confessando la verità a Simon, la sua curiosità avrebbe avuto la meglio sulla discrezione, ma sapeva anche che proprio quella sua curiosità lo rendeva la persona più adatta a cui confessarsi.

“Non sono a mio agio con il contatto fisico” rispose paziente. “I baci potrebbero non dispiacermi, se non troppo spinti, ma non lo so perché, essendo demiromantico, ho bisogno di una connessione forte con l'altra persona per arrivare al punto di volerla baciare, e non è mai successo.”

“Hai bisogno di qualcuno che conosci da molto e di cui ti fidi.”

“Sì.”

Ci fu qualche attimo di silenzio, in cui Simon lo fissava senza contegno, i denti affondati nel labbro inferiore e il cervello che lavorava frenetico.

“Raphael?” lo chiamò allora. Quasi troppo piano perché lui lo sentisse.

Se il suo cuore non fosse stato muto da tempo, Raphael era sicuro che in quel momento avrebbe battuto a velocità vampiresca. Riportò gli occhi su Simon e sollevò un sopracciglio, in una finta espressione annoiata.

“Ti sentiresti a disagio nel provare a baciarci?”

Raphael avrebbe voluto sembrare scioccato, ma conosceva Simon meglio di quanto non conoscesse se stesso, e avrebbe mentito se avesse detto che non sapesse esattamente come funzionava il cervello del suo protetto.

Lo guardò senza un'espressione precisa e Simon si tirò indietro.

“Non intendo offenderti o mancare di rispetto alla tua sessualità” giurò, le sopracciglia aggrottate mentre cercava le parole giuste. “È che io avrei davvero bisogno di allenarmi a controllare i canini, e tu potresti scoprire se i baci sono okay oppure no. Magari scopri di sì.” Prese un respiro inutile. “Senza pressioni, giuro. Se al primo tocco di labbra ti senti a disagio puoi farmi volare dall'altra parte della stanza.”

Raphael non rispose. Avrebbe voluto prendere un lungo e profondo respiro, per cercare di liberare la gola dal nodo che minacciava di soffocarlo, ma non sarebbe servito a nulla.

Simon abbassò il capo e fece un mezzo sorriso imbarazzato. “Scusami, ovviamente non ti sentiresti a tuo agio con me. Per me è il contrario, quindi penso sempre a senso unico. Dimentica tutto. Posso chiedere a Lily quando sarà tornata.”

Non si mosse dal divano e Raphael gliene fu grato, perché non l'avrebbe fermato. A stento riuscì a ritrovare la voce per accettare.

“Va bene” disse.

La testa di Simon scattò verso di lui. “Va bene nel senso che mi scusi e dimentichi tutto?”

Raphael roteò gli occhi per la millesima volta. “Va bene, facciamolo.”

Le ciglia di Simon tremarono per diversi secondi mentre lo fissava impedendosi di sbattere le palpebre. “Sicuro? Non sarà imbarazzante, dopo?”

Raphael ci rifletté, ma prima che potesse concludere che sì, sarebbe decisamente stato imbarazzante, Simon stava parlando di nuovo.

“No” disse. “Siamo due vampiri adulti, possiamo baciarci senza che sia spiacevole.”

Stava palesemente tentando di convincere entrambi. Seppur dubbioso, Raphael annuì.

Nessuno dei due si mosse per diversi minuti.

“Lo facciamo adesso o no?” domandò allora Raphael.

Simon annuì e si girò sul divano per potergli stare di fronte. “Vuoi che inizi io?”

Scosse la testa. “No, meglio che sia io ad avere il controllo, così posso fermarmi, se voglio.”

Simon annuì di nuovo e gli si avvicinò fino a toccarlo.

Raphael si trattenne dal ritrarsi e si avvicinò di rimando. “Non ti muovere” ordinò.

Essendo un vampiro, Simon possedeva la capacità di immobilizzare ogni singolo muscolo del corpo, dote che gli sarebbe stata utile durante la caccia, ma che si era sempre rifiutato di affinare, perché stare fermo per più di qualche secondo era una fatica immane per lui. Eppure, quando il viso di Raphael si avvicinò al suo, piegandosi verso destra per poter avere libero accesso alle sue labbra, ogni parte del suo corpo si congelò. Perfino il tempo sembrò fermarsi mentre gli occhi scuri di Raphael si facevano sempre più grandi e più vicini ai suoi. Simon non avrebbe potuto muoversi, in quel momento, nemmeno se avesse voluto.

Le labbra di Raphael erano dischiuse appena, gli incisivi bianchi e lucidi brillavano flebilmente nella poca luce della camera. Si stava avvicinando così lentamente che Simon temette il tempo si fosse fermato per davvero. Ingoiò la tensione che ingombrava il poco spazio tra i loro visi e lo sguardo di Raphael si posò sulla sua gola, distratto dal pomo d'Adamo che rimbalzava nervosamente.

Simon chiuse gli occhi per impedirsi di distrarlo ancora e prolungare ulteriormente quell'attimo carico di aspettative. Per alcuni secondi non successe nulla. Non sentì altro suono al di fuori di quello della porta dell'hotel che si apriva al primo piano. Era tornato qualcuno, il che significava che mancava poco all'alba.

Ci fu una leggera pressione sulle sue labbra, così breve e delicata che per un attimo temette di averla immaginata, che fosse solo uno sbuffo di aria tiepida. Aprì gli occhi. Raphael si era allontanato di nuovo e lo fissava con sguardo assorto, le sue sopracciglia perfettamente disegnate erano aggrottate in un'espressione indecifrabile – confusa, o magari delusa.

“Tutto okay?” gli domandò, quando fu evidente che non avrebbe detto nulla.

Raphael passò la punta della lingua tra le labbra. Sembrò voler rispondere, ma serrò la bocca e gli si fece di nuovo vicino, molto più rapidamente rispetto a prima.

La sua bocca lo toccò di nuovo, con la stessa delicatezza e innocenza della prima volta.

Simon continuò a restare immobile mentre le loro labbra si separavano.

Raphael rimase a poca distanza dal suo viso. “Nulla di speciale” disse, la voce arrochita dal silenzio.

Simon si morse il labbro, un po' ferito nell'orgoglio da quell'affermazione. “Posso?” domandò, indicando la bocca di Raphael con lo sguardo.

Lui esitò per un secondo, ma annuì.

Simon allungò una mano per posarla sul suo collo. Piano, così che avrebbe potuto ritrarsi in caso non volesse essere toccato. All'improvviso, toccare Raphael senza il suo permesso gli sembrava terribilmente irrispettoso, nonostante avesse invaso il suo spazio personale senza alcun ritegno fino a quella mattina. Ora che sapeva che la sua ritrosia ad essere toccato non dipendeva solo dal suo essere costantemente nervoso, si sentiva parecchio stupido ad avergli imposto la propria mania di toccarlo per tutto quel tempo.

Sospirò, cercando di lasciar andare via i pensieri insieme all'aria che non serviva ai suoi polmoni, e il naso di Raphael, così vicino al suo, captò il profumo del suo alito freddo.

Con le labbra ancora socchiuse, Raphael inspirò piano il respiro di Simon, ma a lui non sfuggì e sorrise prima di posare le labbra sulle sue. Lo baciò piano, senza forzarlo ad aprire la bocca e senza stuzzicarlo con la lingua. Si limitò a sfiorarlo più volte con le labbra, accelerando appena il ritmo quando sentì delle dita artigliare il suo fianco.

Si fermò, gli occhi ancora chiusi, e allentò la presa sulla sua nuca. “Meglio?” domandò, sollevando lo sguardo verso di lui.

Raphael stava sbattendo ripetutamente le palpebre e aveva l'espressione più triste e smarrita che Simon avesse mai visto, ma annuì piano, serrando la mascella.

Simon si concesse di studiarlo per qualche altro secondo. “Ancora?” propose, la voce incerta.

Le dita di Raphael si serrarono più forte sulla sua maglietta e abbassò lo sguardo. Quando tornò a guardarlo, il suo viso era di nuovo teso nella sua espressione da leader. “No” disse, nel tono che si era abituato a sentire. Lasciò andare la sua maglietta e si allontanò di diversi centimetri, lasciando scivolare via la mano di Simon dalla sua nuca. “Ho da fare adesso, stanno per arrivare gli altri.”

“Oh.” Simon si ritrasse e raddrizzò la schiena. Si guardò in giro, imbarazzato e confuso su come agire ora che aveva baciato il suo capo-clan. “Certo. Ti lascio alle tue cose da leader, allora.”

Si alzò dal divano e colse, con la coda dell'occhio, la mano di Raphael che non aveva stropicciato la sua maglietta: era stretta sul cuscino del divano, le dita cadaveriche in netto contrasto con la stoffa nera.

“Ci vediamo domani” lo salutò, la mano già sulla maniglia.

Avrebbe voluto restare, sedersi di nuovo al suo fianco sul divano e domandargli di più su quali fossero i limiti per toccarlo, baciarlo e perfino sognarlo. Era irrispettoso pensare di tornare di corsa lì per scoprire che sapore avesse la sua lingua? L'avrebbe infastidito se gli avesse sussurrato che le sue labbra erano le più morbide che avesse mai baciato?

“Ti devo un bacio” disse Raphael.

Simon si rese conto di essere ancora in piedi davanti alla porta, la mano sulla maniglia ma il corpo rivolto a lui. “Cosa?” chiese confuso.

Raphael non lo guardava, teneva gli occhi fissi sulle tende nere tirate davanti alla finestra. “Mi hai chiesto aiuto per i canini” gli ricordò. “Temo di aver approfittato della tua proposta e aver deviato la tua attenzione sulla mia… situazione.” Aveva esitato solo un attimo prima di pronunciare l'ultima parola, ma a Simon era bastato per capire che si sentisse un po' in imbarazzo.

“La tua bocca è un arma di distrazione di massa, sì” concordò con un sorriso.

Raphael lo guardò, per nulla impressionato dal suo tentativo di rimorchio da quattro soldi, ma sorrise. “Ci vediamo domani” lo salutò, costringendo la bocca a smettere di sorridere.

Simon annuì e uscì in corridoio, sulle labbra ancora il profumo di quelle di Raphael.







 

AN:
Siete stati in santa pace per un po' di tempo, però il blocco da fanwriter sembra stia passando e sto cercando di scrivere un po' di cose, anche se per la maggior parte mi fanno schifo.
Starete tranquilli per qualche altro giorno, ma l'8 inizia un altro event e spero di scrivere un bel po' per recuperare questi due mesi di magra, quindi preparatevi a vedermi ricomparire lol
Un grazie per essersi sorbite le mie lamentele da blocco, va a Donnie e Chara, che mi hanno promptata tutta fino a farmi sbloccare.
E un grazie immenso va al fandom di Shadowhunters che rende le sessualità dei personaggi decisamente più complesse e interessanti.
E, sì, un grazie anche a chi ha avuto il coraggio di sorbirsi tutto questo fluffangst.
Il titolo viene da Bite, di Troye Sivan.


Ecco, avevo dimenticato di aggiungere che tutte le informazioni riguardo la sessualità dei personaggi derivano per la maggior parte da testimonianze su Tumblr, e non pretendo di essere un'esperta a riguardo.

Red
 
   
 
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