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Autore: la luna nera    30/06/2016    5 recensioni
Correva l'anno 1275, la giovane Francesca da Rimini era da poco stata unita in matrimonio a Gianciotto Malatesta. Ma l'amore vero portava un altro nome, ovvero Paolo. Fra inganni e sogni impossibili, scopriamo come potrebbe essere iniziata fra le mura di un elegante castello una delle storie d'amore più struggenti, resa immortale dal Sommo Poeta che ne canta il triste epilogo.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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PAOLO E FRANCESCA: LA LEGGENDA DI UN AMORE IMPOSSIBILE
 
 
 
 

 
 
PICCOLA PREMESSA INTRODUTTIVA
 
La storia dell’amore impossibile fra Paolo Malatesta e Francesca da Rimini è stata resa immortale dai versi del V Canto dell’Inferno di Dante che immagino tutti voi conoscete.
Ho volutamente evitato di scrivere sul tragico epilogo del loro amore, irraggiungibile è la poesia nata dalla genialità del Sommo Poeta su quel fatto di sangue.
Ho scelto invece di immaginare i primi giorni al Castello di Gradara (secondo la tradizione lì vivevano gli sfortunati amanti) dopo la celebrazione delle nozze tra Francesca e Giacnciotto Malatesta, fratello di Paolo, nel 1275.
 
 
 
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
 
Inferno, Canto V
Versi 100-102.
 
 
 
 
Francesca stava con lo sguardo perso nell’orizzonte, guardava il mare azzurro che bagnava la sua terra natale, guardava la sua Rimini impregnata di dolci ricordi, guardava quelle case e quei palazzi eleganti immaginando di scorgervi il proprio, i suoi torrioni, le sue luminose finestre e il suo amato giardino. Rimembrava ancora i giorni sereni trascorsi fra quelle mura che le parevano così lontane e inafferrabili come il tempo passato che non può tornare mai  più. Lei ora, poco più che adolescente, si trovava sposa con l’inganno di un uomo che non l’amava e che l’aveva presa in moglie solo per giochi di potere. Chinò il capo rassegnata, così come fece quel giorno in cui comprese che ad attenderla all’altare c’era l’uomo sbagliato. Si sentiva prigioniera di una gabbia dorata, sola e triste, ingannata forse dall’uomo che invece avrebbe di buon grado preferito come marito, quell’uomo dolce dal sorriso gentile e garbato, dai modi cortesi ed eleganti…. Sospirò per l’ennesima volta pensando a lui, a quel cognato rispondente al nome di Paolo Malatesta che le aveva fatto credere di esserne lo sposo, tacendole quel giorno a Rimini la cruda verità. Accarezzò i mattoncini che ornavano il davanzale della finestra attraverso cui osservava il mare sognando e sperando in un futuro migliore.
 
 
Paolo saliva le ripide scale che conducevano agli appartamenti della cognata con passo sicuro e al contempo titubante. Tuttavia il suo cuore gli imponeva quel gesto poiché il rimorso di ciò che aveva fatto non lo faceva stare sereno.  Scorse l’angelica figura della donna, meta ultima del suo anticipato ritorno al castello, nel lungo corridoio dalle luminose finestre che conduceva alla zona residenziale del maniero: quella che pareva un’apparizione divina gli mozzò quasi il respiro, sentiva il cuore palpitare attimo dopo attimo sempre più intensamente, reazione quest’ultima che mai prima di allora aveva provato, neanche quando aveva incontrato colei che ben presto avrebbe dovuto sposare. La sola presenza di Francesca era capace di sconvolgergli l’anima già di per sé ferita da un sentimento tanto profondo quanto impossibile, tuttavia era lì per parlarle e tentando di mettere da parte la difficoltà del momento e della situazione, si inginocchiò davanti a lei.
“Mia Signora….” Chinò il capo fin quasi a sfiorare il pavimento coi capelli ossequiando la giovane cognata.
Lei, felice e al contempo addolorata dalla visita inaspettata, fece uno sforzo enorme per controllare l’emozione che le stava causando un nodo strettissimo all’altezza dello stomaco.
“Vi prego, alzate la testa.” Attese di specchiarsi in quegli occhi. “Cosa Vi porta qui?”
“Un unico desiderio mi porta al Vostro cospetto: chiedo l’alto onore di conversare con Voi.”
Com’era possibile che il  suono di quella calda voce potesse accarezzarle il cuore a quel modo? Non poteva permettere una tale assurdità! Lei aveva già un marito! Certo, quel marito era capace solo di scatenarle un profondo senso di repulsione, nonostante ciò ce l’aveva ed era unita a lui tramite il Sacro Vincolo del Matrimonio, era la moglie di Gianciotto Malatesta, uomo incapace di offrirle qualsiasi emozione dolce o piacevole.
Com’era possibile che il giovane inginocchiato davanti a lei, bello, gentile e cortese, fosse il fratello del suo rozzo e sgraziato consorte?
“Parlate dunque, Vi ascolto.” Distolse di proposito lo sguardo dai suoi occhi profondi e colmi di un sentimento che era impossibile non comprendere: perdersi in quelle iridi equivaleva ad un naufragio senza possibilità di salvezza alcuna.
“Mi inginocchio al Vostro cospetto, Madonna Francesca, implorando il Vostro perdono. Mi sento sporco e traditore poiché ho ingannato Voi e il Vostro cuore innocente. Per notti intere la mia anima è stata preda di un tormento senza fine perché mai avrei voluto esser cagione di tanta infamia.”
Francesca si voltò di nuovo verso di lui tentando di non far sgorgare dai suoi occhi le lacrime che invece premevano per uscire. “Quel che è fatto, è fatto, Messere.” Strinse le mani l’una nell’altra. “E’ vero: mi sono sentita presa con l’inganno. Quando Vi presentaste presso la mia famiglia, credevo foste Voi lo sposo scelto per me da mio padre, non posso nascondervi oltre quel che pensai allora. E non posso tacervi la mia gioia e la mia felicità perché il Cielo m aveva benedetta con una persona quanto mai piacevole ai miei occhi. “Si asciugò una lacrima che era sfuggita al suo controllo.
“Per questo Vi chiedo umilmente perdono, mia Signora.” Si alzò a quel punto sfiorandole la mano la quale fu prontamente ritratta dalla giovane cognata. “Comprendo benissimo ciò che intendete e anche io non posso nascondervi più nulla. Ho invidiato fino all’inverosimile mio fratello Gianciotto, il Vostro vero sposo per conto del quale Vi stavo sposando per procura. Stavo ingannando Voi, leggiadro fiore immacolato destinato ad un altro uomo. Ero costretto al silenzio e quelle parole che non potevo dirvi sono state più letali di una spada affilata per il mio cuore. Dovevo tacervi la verità, null’altro mi era permesso.”
Si guardarono a lungo negli occhi nel silenzio più totale, quel silenzio obbligato che aveva contornato il loro primo incontro inducendo lei a credere in un qualcosa di diverso, quel silenzio che adesso diceva molto più di mille parole.
Poi Francesca sorrise con rassegnazione. “Come già Vi ho detto poc’anzi, Messer Paolo, quel che è fatto, è fatto. Sono la sposa di  Vostro fratello e la nostra è un’unione benedetta dall’Onnipotente, indissolubile come Voi ben sapete. Ho compreso il giorno delle nozze che non eravate Voi, è vero, ma non potevo più tirarmi indietro quando scorsi lo sposo sbagliato ad attendermi presso l’altare. Già stiamo commettendo un grave peccato vedendoci qui e conversando di certe cose che non dovremmo neanche pensare.”
“Avete ragione, ma se amare Voi è peccato, preferisco bruciare fra le fiamme dell’inferno piuttosto che rinnegare il sentimento che provo. Non ditemi nulla, mia adorata, vedo nei Vostri occhi meravigliosi ciò che Voi vedete nei miei.”
L’impulso di sfiorare quelle labbra era fortissimo, Paolo tremava come un bambino preda delle sue più profonde paure avvicinandosi a lei.
“Vi prego, non lo fate.” Francesca si ritrasse non appena sentì il calore delle labbra sfiorare le sue e si allontanò di una decina di passi dal suo vero amore.
Cedere sarebbe stata la fine.
“Perdonatemi.” Affogò dentro di sé le lacrime congedandosi dall’amato cognato. “Vi auguro una buona giornata Messere.”  Fuggì scomparendo dalla vista di Paolo che restò lì ad osservare il nulla.
E proprio il nulla poteva stringere fra le mani, quel nulla che equivaleva alla piena consapevolezza che il loro era un amore impossibile.
 
 
 
 
 
 
 
 
Vi prego, non odiatemi se ho scelto un argomento che rimanda a Dante e alla Divina Commedia!
Comprendo benissimo che molti di voi non gradiscono parlare di materie scolastiche ora che è vacanza ma credetemi, ho detestato all’inverosimile Dante anche io, ho cambiato idea quando non ero più costretta a subire la tortura che certe prof  infliggevano a noi studenti ed  ho capito che dipende tutto da come l’opera ci viene presentata. Non ci credete? Cercate su Yot Tube Roberto Benigni che legge Dante e poi ne riparliamo.
Detto questo spero di avervi regalato qualcosa di gradito in questo pomeriggio di inizio estate, un qualcosa di malinconico, è vero, ma spero apprezziate.
Attendo i vostri commenti!
 
Alla prossima!
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 
 

 
  
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