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Autore: laNill    30/06/2016    0 recensioni
Miyuki raccolse un pezzo di peperone, una mezzaluna appassita di cipolla e un paio di pinoli, portandoglieli di fronte alla bocca.
Lo guardò fisso, un baluginio negli occhi marroni al di là delle lenti provocato da quel sorriso ancora presente a piegargli le labbra. Lo esortò, “Prova.”
[Miyuki Kazuya x Kuramochi Youichi; KuraMiyu]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kazuya Miyuki, Youichi Kuramochi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Ladyrin
Titolo: Taste
Fandom: Diamond no Ace
Personaggi: Kuramochi Youichi, Miyuki Kazuya
Rating: Verde.
Generi: Fluff, Slice of life.
Avvertimenti: Missing Moments
Prompt: “L’impegno non basta”. Partecipante al contest “Segui la traccia”, indetto sul forum di EFP da Setsuka
Introduzione: Miyuki raccolse un pezzo di peperone, una mezzaluna appassita di cipolla e un paio di pinoli, portandoglieli di fronte alla bocca.
Lo guardò fisso, un baluginio negli occhi marroni al di là delle lenti provocato da quel sorriso ancora presente a piegargli le labbra. Lo esortò, “Prova.”
NdA: Era da tempi immemori che volevo scrivere sulla KuraMiyu e mi è uscita come l’olio.
I due bro meritavano un qualcosa scritto; la ship è potente in me <3
E’ una cosina piccina, e abbastanza sciocca, ma intensa (?) e mi son divertita un sacco a scriverli.
Spero piaccia.
Enjoy;
 
 
Taste
 
 
Non appena aveva aperto la porta della sala comune, un odore di cipolle e peperoni gli aveva fatto arricciare il naso; era pungente e dolciastro, piacevole.
Spostò in fretta lo sguardo verso la cucina.
Non c’era nessuno, quasi tutti se n’erano andati per le vacanze della Golden Week ad eccezione di un manipolo di loro che ritardavano una partenza che avrebbero compiuto di lì a qualche giorno. Le manager erano partite giusto un paio di giorni prima, lasciandoli alla balia di cibi in scatola e, qualche volta, l’aiuto della signora cuoca della mensa della scuola.
Le vacanze erano iniziate il giorno prima, e Kuramochi ancora doveva fare la valigia; probabilmente, alla fine, avrebbe deciso di rimanere lì a spaccarsi di videogiochi tutto il giorno.
Si affacciò sulla porta, portando lo sguardo verso la figura di spalle.
Il rumore del coltello che sbatteva ritmico contro la tavola di legno; lo vide maneggiarlo come se non avesse fatto altro per tutta la vita. Era assurdo che Miyuki fosse così capace nella cucina, non lo avrebbe mai detto.
“Per chi cucini, ci siamo rimasti solo noi e un gruppetto di primini.” Principiò il battitore, poggiando una spalla contro lo stipite della porta. Una mano si massaggiò la pancia da sotto la maglietta –da quando aveva messo piede lì dentro gli era salita fame, dannato Kazuya!
Si volse appena, Miyuki, guardandolo con un sorriso divertito con la coda dell’occhio; gli occhiali ben inforcati sul naso.
“Qualcuno ancora c’è.” Rispose spicciolo, ritornando al suo lavoro. Gli si avvicinò, sentendolo continuare. “E poi mi annoiavo; se ti schifa mangiare qualcosa di commestibile invece delle scatolette di salmone, te ne ho lasciate quante ne vuoi.”
Una ruga gli solcò la fronte mentre la risata sfacciata riempiva la piccola stanza, schioccando la lingua contro il palato e dandogli una ginocchiata contro una coscia, sibilando un ‘taci’ che rimase tra le labbra.
Si sporse, Kuramochi, al di sopra di una di lui spalla, puntando la padella piena di pettezzi di cibo in cottura, l’olio sfrigolava piano, l’odore dei peperoni si unì a quello di qualcos’altro che non seppe riconoscere –aceto, forse? Lui non era troppo portato per quel genere di cose, preferiva mangiare e basta.
“Cos’è?” Domandò curioso, sollevando entrambe le sopracciglia.
“Caponata. Un piatto italiano.” Spiegò Miyuki, accantonando il coltello salvo poi aggiungere quel trito di pomodori che aveva appena tagliuzzato. L’olio sfrigolò di più, mentre girava il tutto con un mestolo di legno.
Kuramochi osservò i suoi movimenti, in parte rapito.
“Sai cucinare italiano? Da quando?”
“Alcune volte a casa provavo cose nuove, vedevo i programmi di cucina e cercavo di impararmeli a memoria.”
Un pizzico di sale, e si portò il cucchiaio di legno sulle labbra, sentendo il sapote. Kuramochi lo osservò, non sapendo se invidiare lui che mangiava o il mestolo che lo imboccava.
Ignorò un altro brontolio allo stomaco e una contrazione al basso ventre, incrociando le braccia al petto e poggiandosi sul piano da lavoro col fondoschiena.
“Io non riesco nemmeno a cucinare una frittata. Ci ho provato, un paio di volte a casa.” Raccontò tranquillo, con lo sguardo pacato rivolto a terra e poi verso il fornello acceso. Era Miyuki, poteva farlo. “Mi ci sono anche impegnato un sacco.. una volta ho rischiato di mandare a fuoco casa.” Sghignazzò, accompagnato dalla risatina sardonica dell’altro che, stranamente, non gli diede fastidio.
“Ecco perché io cucino, tu assaggi.” Affermò Miyuki, raccogliendo un pezzo di peperone, una mezzaluna appassita di cipolla e un paio di pinoli, portandoglieli di fronte alla bocca.
Lo guardò fisso, un baluginio negli occhi marroni al di là delle lenti provocato da quel sorriso ancora presente, a piegargli le labbra. Lo esortò, “Prova.”
Kuramochi ubbidì, aprì la bocca e si lasciò imboccare. Era un sapore particolare, acidulo ma dal retrogusto dolce, si lambì un labbro con la punta della lingua sovrappensiero; quello stesso labbro sul quale Miyuki si avventò in un battito di ciglia, baciandolo senza neppure dargli il tempo di ingoiare.
Sfregò le labbra umide di sugo contro le proprie, la lingua lambì languida, sgusciando all’interno; nonostante lo stupore, ebbe un fremito piacevole che lo portò ad accettarlo, invogliarlo.
Non era la prima volta, non sarebbe stata neppure l’ultima nonostante si costringeva a considerarla tale.
Dischiuse le labbra, andandogli incontro mentre sollevava le mani e lo afferrava per il collo della maglietta e del grembiule, assecondando i suoi movimenti con i propri, seppur meno liberi per il boccone ancora in bocca. Inserì la lingua, lappando, suggendo, in leggeri schiocchi umidi che riverberavano nella piccola stanza, in quello strusciare di lingue, del sapore del cibo e della saliva di entrambi; gli piaceva quella caponata, ancora di più se mescolata al sapore di Kazuya.
Gorgogliò, mugugnando languido, mentre il boccone scendeva con un sobbalzo del pomo d’Adamo.
Miyuki gli leccò le labbra, ancora bagnate del succo dolciastro, suggendo con fin troppo trasposto, le lingue che guizzavano tra loro, strusciandosi, il sapore del boccone che invadeva la bocca dell’altro e viceversa, in quello scambio di ansiti, respiri caldi, saliva che si mescolava al succo che per poco non gli sgusciò via da un angolo se non fosse stato per la lingua del ricevitore -quella dannata lingua- che la raccolse in fretta, suggendola via.
Si staccò troppo in fretta per i suoi gusti.
Per un istante aveva dimenticato di trovarsi nella sala comune, con la roba da cucinare in pentola che sfrigolava e l’odore del cibo che gli invadeva le narici assieme a quello di Miyuki, come una bolla di sapone.
Questo rise, di quel sorriso sfrontato che gli dava sui nervi.
“L’impegno non basta..” Disse riprendendo un discorso che Kuramochi non ricordava neppure di aver fatto. “Ci devi anche saper fare.”
La voce, maliziosa e calda come una carezza tra le gambe, lasciava trasparire la sua presunzione e la sicurezza di sé -non sapeva se parlava della cucina o del bacio.
Ringhiò, schioccando i denti, Youichi.
Lo afferrò di nuovo, avventandosi di nuovo su quelle labbra.
Doveva ammetterlo, Miyuki ci sapeva proprio fare.
  
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