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Autore: hishun_otaku    01/07/2016    2 recensioni
Ambientata dopo la "Mettaton king" ending. Questa è la mia prima fanfiction, quindi non siate troppo severi con me, spero che vi piaccia. (Leggera Papyrus x Mettaton).
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"Avrebbe davvero voluto che Alphys fosse lì. Avrebbe voluto che potesse aggiustare anche il suo cuore, che stava andando in mille pezzi. Ma, per una volta, lei non poteva aggiustarlo".
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Yaoi | Personaggi: Alphys, Mettaton, Papyrus, Sans
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Alphys can fix that
 
Da quando Frisk se ne era andata, l’Underground era molto cambiato.
 
La ragazzina aveva deciso di risparmiare alcuni dei suoi abitanti e di calpestarne altri e tutti ne pagavano le conseguenze. Senza più il re Asgore, la regina e il capo delle guardie reali, tutto si era trasformato in qualcosa di completamente diverso.
 
Innanzitutto, il regno aveva avuto bisogno di una nuova guida e, essendosi in molti tirati indietro di fronte a quella responsabilità, c’era un’unica persona, o meglio, un unico robot, in grado di occupare quel posto.
Per quanto potesse sembrare, ed effettivamente essere, egocentrico e narcisista come pochi, Mettaton non era un cattivo sovrano. Certo, aveva poca esperienza, ma era riuscito a trovarsi qualcuno che lo guidasse lungo la retta via, ovvero, il suo nuovo agente: Sans.
Da quando suo fratello Papyrus era stato nominato come nuovo capo delle guardie reali dal suo nuovo ragazzo, Sans aveva deciso che avrebbe dovuto guadagnarsi un posto più vicino al nuovo re, sia per poterlo aiutare che, principalmente, per poter tenere d’occhio la sua relazione con il fratello. Aveva iniziato come suo agente, ma alla fine si era trasformato in un tuttofare, dal momento che Mettaton sembrava prestare decisamente poca attenzione alla sua incolumità.
E senza Alphys a badare a lui, era dura. Molto dura.
Dopo l’uccisione di Undyne, la scienziata non era più stata la stessa. Tutti se ne erano accorti, ma pensavano che fosse solo un momento difficile, che prima o poi lo avrebbe superato, ma la sua personalità fin troppo fragile non aveva potuto reggere l’ennesimo colpo.
 
Un giorno, entrando per caso nel laboratorio, non aspettandosi nulla di tutto ciò, il robot si era accorto di un piccolo biglietto appoggiato sulla scrivania, sulla pila di manga che Alphys amava leggere. Pur senza averlo ancora letto, aveva immediatamente capito che c’era qualcosa di sbagliato. Ma appena lette quelle tre parole tremolanti ne aveva avuto la conferma.
 
“Non cercarmi. Scusa”.
 
Inutile dire che il giorno stesso si era precipitato a cercarla in giro per Hotland e, nei giorni seguenti nella maggior parte delle altre terre del regno, per ore, fino quasi ad esaurire la sua batteria, ma senza successo. Non riusciva a trovarla.
Ad ogni modo, le aveva fatto costruire una statua, che ritraeva loro due insieme, lui che le teneva un braccio intorno alle spalle e quella statua si trovava nel giardino principale del castello. Spesso andava lì e la guardava, accarezzava delicatamente le incisioni sulla pietra e si chiedeva dove potesse essere finita la sua migliore, e ad essere sinceri anche la sua unica, amica.
 
Gli mancava da morire, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
 
Un giorno, mentre era troppo preso a salutare i suoi numerosi fan, aveva battuto il ginocchio contro uno spigolo e un paio dei bulloni che tenevano su la piastra metallica si erano allentati.
Sans, sbuffando, gli aveva detto che ci avrebbe pensato lui.
 
-Non fa niente- aveva iniziato Mettaton -Alphys può aggiustarlo...- ma si era interrotto a metà frase. Quando Sans gli aveva rivolto uno sguardo preoccupato, il robot si era sforzato di sorridere e fare finta di nulla.
 
Ma quello non era stato l’unico episodio.
 
Una volta, mentre stava passeggiando in uno dei corridoi del castello con il suo fidanzato, era inciampato in una piega del lungo tappeto rosso scuro, era atterrato pesantemente sul pavimento di pietra e il suo occhio sinistro si era danneggiato. Non era un danno grave, ma doveva essere sistemato.
 
-Sei sicuro di stare bene?- aveva chiesto Papyrus, aiutandolo ad alzarsi.
 
-Non preoccuparti, caro- gli aveva risposto Mettaton -Alphys può aggiustarlo e...- e di nuovo si era interrotto a metà frase, distogliendo lo sguardo per incollarlo al pavimento.
 
Non poteva fare a meno di pensare a lei e a dove potesse essere finita. Aveva bisogno di lei. E, per una volta, lei non poteva aggiustarlo.
 
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-Caro- Mettaton alzò lo sguardo, osservando il cielo stellato dal giardino centrale del castello, quello dove c’era la statua di Alphys -Credi che sia possibile trovare qualcuno, se si cerca per molto tempo?- la domanda suonava troppo infantile per lui, ma se lo stava chiedendo da tanto tempo.
 
-Non lo so- Papyrus si voltò verso di lui -Perché lo chiedi? Stai cercando qualcuno?- disse, con un tono di voce stranamente basso e piatto.
 
Mettaton fece per rispondere, ma sentì che le parole gli si bloccavano in gola, quindi si limitò ad annuire, in silenzio. Avrebbe tanto voluto dirglielo, avrebbe tanto voluto dirgli che stava cercando Alphys, che la stava cercando disperatamente, ma... l’ultima cosa che voleva era rattristarlo con i suoi problemi. Sans aveva detto a suo fratello che gli altri erano partiti per fare una cosa molto importante e sarebbero stati via per un po’ e Mettaton non voleva che iniziasse a sospettare qualcosa, unendosi a lui nella ricerca, ne avrebbe sofferto troppo.
 
-Sei sicuro che vada tutto bene?- lo scheletro gli appoggiò una mano sulla spalla e il robot si voltò dalla parte opposta, per non fargli notare che gli occhi gli si erano riempiti di lacrime.
 
-Certo, caro- sospirò, sforzandosi di respingerle. Sì, avrebbe trovato Alphys e tutto sarebbe andato a posto... ne era certo... Alphys non se ne sarebbe mai andata lontano senza dirgli nulla, così, su due piedi... no, lui l’avrebbe trovata.
 
Papyrus si accorse del suo sconforto:-Ti mancano gli altri?- domandò di nuovo -A me mancano un pochino a volte, ma Sans continua a dirmi che sono molto impegnati, dovunque siano-.
 
Mettaton stava per ribattere qualcosa, ma si trattenne, prese un respiro profondo, anche per calmarsi, e tornò a guardare il suo innamorato:-Caro... Io...- sussurrò a fatica -Stavo pensando ad Alphys- pronunciare il suo nome gli fece stringere lo stomaco, ma cercò di non dare a vedere quanto quel pensiero fosse doloroso -Non sono riuscito a trovarla e... sto iniziando ad essere davvero preoccupato- tornò ad incollare lo sguardo al pavimento -Sono sicuro che sia da qualche parte... lei... deve essere... da... qualche parte...-.
 
-Sans dice che è andata a cercare gli altri- la voce di Papyrus lo fece sobbalzare leggermente -Anche lei starà via per un po’...-.
 
Mettaton sospirò:-Lo so-.
 
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-Ciao, cara- il robot si avvicinò alla statua che, immobile come sempre, si lasciava accarezzare dal vento tiepido che soffiava quella mattina -Sono solo... venuto a salutarti...- si sforzò con tutta la sua volontà di formulare una frase sensata -I-Io... volevo solo dirti che... m-mi manchi tanto, s-sai?- la voce gli si incrinò sulle ultime parole.
 
Avrebbe voluto che fosse lì, poterle dire quelle cose di persona... ma lei non c’era.
 
-Se avessi saputo... quello che l’umana stava per fare... I-Io... avrei... cercato di fermarlo o... se avessi saputo quello che stavi per fare tu... avrei cercato di fermarti prima... capisco che ormai sia tardi p-per...- le lacrime si fecero strada lentamente lungo le sue guance, senza che riuscisse a bloccarle in tempo. Prima che potesse rendersene conto, si ritrovò a singhiozzare:-M-mi dispiace così tanto...-.
 
Avrebbe davvero voluto che Alphys fosse lì. Avrebbe voluto che potesse aggiustare anche il suo cuore, che stava andando in mille pezzi. Ma, per una volta, lei non poteva aggiustarlo.
   
 
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