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Autore: Aletorre22    01/07/2016    1 recensioni
Marta, dopo vari anni, ritorna nel suo vecchio liceo, ma stavolta si troverà nelle vesti di un'insegnante di inglese alle prime armi e con tanta voglia di imparare. Non le mancheranno i rapporti confidenziali con qualche alunno, le amicizie tra professori e gli amori.
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Avevo iniziato a scriverla l'anno scorso e poi ho interrotto. Ma adesso sono tornata carica di nuove idee.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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 Tailleur nero? No, troppo formale. Un jeans per stare comoda? No, troppo caldo. Quei pantaloni beige leggeri abbinati a quella maglia blu? No, non mi convincevano. Scrutai attentamente i vestiti buttati sul letto, alcuni stropicciati, altri meno. Non avevo completamente idea di cosa indossare per il primo giorno di lavoro, che incubo. Mi girai di scatto verso l'orologio appeso alla parete dietro di me: "Oh merda!", urlai. Non potevo perdere altro tempo, dovevo decidere in fretta, ero in super ritardo. La preside della scuola mi aveva avvertita di essere puntuale almeno il primo giorno di scuola, così da poter conoscere gli altri professori della classe in cui avrei insegnato e coordinarmi con loro. Ovviamente la mia indole ritardataria aveva preso il sopravvento: avevo sentito la sveglia, ma notando che non erano neanche le sette, avevo deciso di rimanere a letto qualche minuto in più, addormentandomi. Per fortuna che sentii squillare il telefono di casa, altrimenti non mi sarei più svegliata; mia madre voleva assicurarsi che fossi pronta per il mio primo incarico e darmi l'in bocca al lupo. Sorrisi tra me e me ripensando a quanto fosse stata dolce nei miei confronti.

Frettolosamente presi tutti i vestiti sul letto, alcuni li raccolsi da terra e li gettai dentro l'armadio, decisa a sistemarli meglio quando sarei tornata a casa. "Oh e questo?" dissi a bassa voce. Mi avvicinai per guardarlo meglio, era davvero fantastico, perfetto per quella calda giornata. Un vestito semplice, altezza ginocchio per non essere troppo volgare, color bianco sporco. Si intonava anche con il residuo di abbronzatura estiva. Dopo essermi truccata rapidamente senza guardarmi allo specchio, misi tutto l'occorrente nella borsa e mi affrettai verso l'uscita. Entrai in macchina e misi la radio a tutto volume. Ero molto euforica, nervosa, ma allo stesso tempo contenta. Dopo la laurea in lingue non ero riuscita a trovare lavoro in quel campo, ma volendo essere autonoma, avevo affittato una villetta piccola e comoda nella zona centrale della città, pagando delle rate mensili grazie ad una serie di lavoretti part- time e l'aiuto dei miei genitori. Ora avevo compiuto da poco 30 anni ed avevo ottenuto anche un buon lavoro: più di contenta di così?

Finalmente arrivai nella scuola, lo stesso liceo che avevo frequentato da ragazzina. Provai un'emozione così grande nel varcare quella soglia, molti ricordi mi ritornarono alla mente. Pippo, il bidello grosso e gentile, che probabilmente era stato sostituito da quella donna minutina che stava pulendo per terra, Paolino l'uomo delle pizzette, Sara la segretaria dai capelli blu. Lei si che me la ricordavo bene, era una gran donna, molto simpatica. Girovagai per i corridoi in cerca della stanza della preside, ma non sapevo dove andare e per di più ero in ritardo. Era tutto vuoto, non vidi nessuno fuori dalle aule; l'unica persona in circolazione era quella bidella bassina.
"Buongiorno, sono la nuova insegnante di inglese. Sa dove posso trovare la presidenza?" le domandai sorridendo. Nessuna risposta. "Scusi, sto parlando con lei signora.." Ancora niente. Le toccai la spalla e finalmente si girò squadrandomi e continuando a non rispondermi mentre masticava una gomma. "Guardi sono molto in ritardo, se fosse così cortese da potermi indicare la stanza della preside, mi farebbe un gran favore" dissi con calma, senza lasciare trasparire la mia esasperazione. Si degnò di rispondermi così: " Bè, ti sembro mica l'ufficio informazioni? Cercala da sola" e si rigirò dall'altro lato. Sospirai e provai a salire le scale confusa. Assalita dalla preoccupazione dell'essere rimproverata per la mia mancata puntualità, non feci caso all'ultimo scalino, me ne accorsi troppo tardi e caddi letteralmente per terra, sbattei il mento e gemetti. Menomale che non mi aveva vista nessuno, cercai di rasserenarmi e mi alzai pian piano. Troppo presto, quel mio pensiero era arrivato troppo presto. Sentii una risatina soffocata seguita da qualche parola: " E quest'angelo biondo piovuto dal cielo? E caduto per terra?". Mi si avvicinò un ombra, che neanche degnai di uno sguardo, perché mi si illuminarono gli occhi nel leggere di fronte a me : "PRESIDENZA" . Mi diressi verso quella stanza, senza neanche rispondere al poveretto..poveretto? Si era preso pure gioco di me! Non potevo farmi rovinare questo giorno e decisi di non pensarci troppo, perché sarei potuta ritornare sui miei passi e dirgliene quattro.
Dopo avermi accolta ed essermi subita una breve ramanzina dalla preside per il ritardo, mi scusai assicurandole che non sarebbe più capitato. Fu un momento molto imbarazzante, soprattutto perchè le raccontai ridendo della caduta e le chiesi del ghiaccio. Ornella, la preside così si chiamava, mi accompagnò verso l'aula che mi spettava, la quinta E. Sorrise, dicendomi di avere pazienza con quei ragazzi molto chiassosi ed entrai.
   
 
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