Golbez
Kain finì distrattamente di allacciarsi tutti i pezzi della sua armatura. Quella mattina, una ragazza era andata da lui per informarlo che il re desiderava parlargli, perciò, appena terminata la colazione, era tornato nella sua stanza a prepararsi. Poteva immaginare cosa volesse da lui il re: di sicuro un resoconto di cos'era successo tre giorni prima a Mist, magari notizie di Cecil, anche se su questo punto iniziava a nutrire alcuni dubbi.
Legò i suoi lunghi capelli biondi in una coda sulla nuca, quindi rimase per qualche istante a fissare il suo elmo, a forma di testa di drago. Era il capitano dei dragoni, proprio come lo era stato suo padre prima di lui.
Richard Highwind.
Erano ormai passati alcuni anni dalla sua morte, ma in molti lo ricordavano ancora come un grande dragone, e un grande uomo. Da parte sua, Kain non lo aveva mai ammirato come di solito fanno i figli con i genitori.
Ammirava i dragoni, ma non suo padre: era sempre stato un uomo rigido, inflessibile, fin troppo serio, e faceva fatica a ricordare i rari momenti in cui si lasciava andare a delle manifestazioni di affetto nei suoi confronti. Odiava i suoi allenamenti estenuanti, e il fatto che non fosse mai soddisfatto di lui; spesso aveva desiderato diventare un cavaliere delle tenebre come Cecil e come il re, solo per mettere fine a quell'addestramento troppo duro.
Odiava suo padre, eppure era stato molto triste quando era morto. Da quel giorno, il ragazzo si era impegnato al massimo per seguire le sue orme e per portare a compimento quella che sapeva essere la più grande volontà del padre: ridare ai dragoni il prestigio che avevano prima dell'istituzione delle Ali Rosse.
Indossò l'elmo. Ora, era lui il capitano dei dragoni, e aveva giurato a se stesso che avrebbe superato Richard Highwind.
Con passo deciso, si diresse verso la sala del trono, sulla cui soglia trovò Baigan, il capitano delle guardie di Baron, ad attenderlo.
-Vi aspettavo, capitano Kain. Vi annuncio subito a sua maestà.- e sparì immediatamente dietro la porta.
Kain aspettò pazientemente il ritorno dell'uomo. Non lo conosceva molto bene, non avevano mai parlato granché, ma sapeva che era sempre stato fedele al re e al regno, a volte fin troppo, e la sua tecnica di combattimento non era male.
Baigan uscì di nuovo, e lo invitò ad entrare. Una volta dentro, vide il re seduto, come al solito, sul trono intento a parlare con un uomo in armatura nera alla sua destra.
“Golbez?” si chiese, ripensando alla descrizione che ne aveva fatto Cid. Lo osservò attentamente: era molto alto, l'armatura nera e dorata gli copriva interamente il corpo, e l'elmo cornuto, degli stessi colori, gli nascondeva il volto. Sulla schiena, un mantello, anch'esso nero, arrivava quasi fino a terra. Cid aveva ragione: la sua presenza non era piacevole.
Non appena il dragone avanzò nella sala, il re interruppe il suo dialogo con l'uomo in nero.
-Ah, Kain, eccoti qui.- esordì il re.
-Maestà- rispose Kain, chinando leggermente il capo. Non gli erano mai piaciuti i gesti di sottomissione, come inginocchiarsi; quelli, preferiva lasciarli a Cecil. Stava per aggiungere qualcos'altro, ma fu Golbez a parlare prima di lui.
-È lui il ragazzo di cui mi parlavi?- fece, rivolto al re. La sua voce era profonda e distorta dall'armatura.
-Sì: è Kain Highwind, capitano dei dragoni. Kain, questo è Golbez, il nuovo comandante delle Ali Rosse.- presentò il re, con una punta di orgoglio nella voce.
“Quindi è vero.” -Maestà, e Cecil?-
-Cecil è un traditore. Non solo ha salvato una pericolosa evocatrice, ma sta sollevando altre nazioni contro Baron.- rispose duramente il re, e il ragazzo dovette trattenere un sorriso: l'amico si stava dando da fare per portare a compimento il loro progetto.
-Sappiamo, però, che anche tu eri d'accordo con Cecil.- continuò sua maestà.
Kain trasalì: come faceva a saperlo? A Baron non ne aveva parlato con nessuno, a parte Cid, e lui non andrebbe mai in giro a dire una cosa del genere.
Il regnante sorrise alla sua reazione, ma non era un sorriso amichevole: -Ma siamo disposti a perdonarti. In fondo, sei un guerriero molto valido.-
Prima che il ragazzo potesse dire qualsiasi cosa, però, iniziò ad avvertire una strana sensazione alla testa, come se l'elmo si stesse stringendo. Si voltò a guardare Golbez, e sentì il suo sguardo su di sé, anche da dietro l'elmo.
-Vieni con noi, Kain. Ci servirà la tua forza.- continuò il re, mentre la pressione alla testa del dragone diventava sempre più forte.
Fu in quel momento che Golbez parlò.
-Tu vuoi il potere.-
La sua voce sembrava avere una potenza inaudita, sembrava penetrargli nel cuore, oltre che nella mente.
Kain imprecò mentalmente per non aver portato la lancia, o qualunque cosa per combattere. Doveva scappare. Si girò verso la porta, ma Baigan si frappose tra lui e l'uscita, con la spada sguainata in mano.
“In trappola!”
-Non puoi fuggire.-
“Basta!” la pressione era diventata dolore, e continuava a crescere, tanto da costringerlo a cadere in ginocchio. Golbez lo sovrastò.
-Non resistere.-
Era quasi tentato di farlo. La voce dell'uomo era invitante, lo attirava.
“No! Non devo cedere!”
Si tolse l'elmo, quasi sperando che il dolore si attenuasse. L'uomo gli appoggiò una mano sulla testa, e Kain non tentò nemmeno di spostarsi.
-So cosa desideri. Io te lo posso dare. Posso darti la forza necessaria per ottenere ciò che vuoi.-
Kain urlò, mentre le prime lacrime iniziavano a uscire dai suoi occhi blu.
-Tu vuoi superare tuo padre.-
“Basta...”
-Tu vuoi liberarti di Cecil.-
“No!”
-Tu vuoi Rosa.-
“Rosa.”
Bastò quel nome.
Sì. La voleva. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per averla.
-Non resistere.-
Fu quello che fece: smise di resistere. Lasciò aperta la sua mente a Golbez. Lasciò che facesse di lui quello che voleva. Se quello era il prezzo da pagare per avere Rosa al suo fianco, l'avrebbe pagato.
L'aeronave sorvolava rapida il mare, mentre si dirigevano a Fabul. Dovevano recuperare il terzo cristallo, quello di vento.
Kain, in piedi a prua, lasciava che il vento lo avvolgesse. Era un dragone, lui era uno con il vento.
Cecil. Rosa. Sarebbero stati lì? Se sì, era l'occasione perfetta per liberarsi di Cecil, una volta per tutte.
Strinse forte il pugno sinistro attorno alla lancia. Con la sua nuova forza, finalmente era possibile.
“Cecil, Rosa, aspettatemi.” pensò, mentre un ghigno gli solcava il volto.