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Autore: Erina91    03/07/2016    4 recensioni
Oneshot che tratta le riflessioni di Soma mentre osserva Erina.
Ho preso ispirazione dai nuovi capitoli usciti di Food Wars, che mi hanno stimolato l'immaginazione.
Per chi non seguisse il manga o non fosse in pari con i capitoli, attenzione SPOILER!
Spero vi piaccia. SomaxErina (Sorina).
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Attraverso gli occhi


 

Quello che sei veramente..


Si spostava da una stanza all'altra, sorrideva, arricciava le sopracciglia in una tenera smorfia.
Gli occhiali da intellettuale scendevano dolcemente lungo il naso all'insù e le donovano un fascino adulto senza rovinare la bellezza delle sue iridi agili, accattivanti, aggraziate e imperniate da una luce diversa dal solito: rilassata, sollevata, distesa.
Era più sciolta, amichevole, gentile.. allo stesso tempo, però, manteneva un temperamento autorevole e didattico.
Era rimasto stupito di vederla apparire in versione docente: camicetta aderente e leggermente sbottonata in cima, una professionale gonna nera che lasciava intravedere le  gambe snelle e slanciate e le ciocche arrangiate e raccolte da una considerevole pinza. Non riusciva a smettere di seguirla con lo sguardo.
Stava scoprendo lati di Nakiri che lo stavano intrigando, lo incuriosivano, lo interessavano. Non la conosceva in maniera approfondita, ma per quello che aveva osservato prima di ospitarla all'interno del dormitorio Stella aveva intuito la personalità dura, distaccata e cinica, però aveva sempre avuto la sensazione che non fosse tutto qui e negli ultimi tempi in qualche modo avvertiva che c'era qualcosa che la tormentava e ora che lei glielo aveva spiegato capiva i suoi motivi.
Adesso la studiava, la controllava, spontaneamente sorrideva vedendola così disponibile e socievole verso i suoi amici, con lui compreso.
Dai suoi gesti, le sue reazioni, i suoi movimenti e ancora.. dalle espressioni che adottava era sempre più chiaro che Nakiri era tutt'altro che una ragazza glaciale e indifferente. Tale atteggiamento era una postura che si era imposta a causa del suo passato. Era tutta apparenza. Nakiri era autorevole e schietta, ma non era tutto qui.
Più la guardava, più si rendeva conto di quanto fosse in gamba: dinamica, sicura, un “tantino” presuntuosa ma convinta delle sue azioni, consapevole del discorso combattivo fatto a tutti loro e motivata nell'aiutarli e incoraggiarli. Era incredibile.
In qualche modo si sentiva fiero, orgoglioso di lei e gli occhi puntati nella sua direzione parlavano per lui esprimendo quello che provava.
Trasmetteva a tutti_in particolare a lui_ una potente energia iperattiva, assolutamente affidabile, agguerrita e ostinata.
Aveva sicuramente delle potenzialità da leader indiscusso. Era certo che con il suo aiuto avrebbero distrutto gli ideali di Azami perché lei conosceva meglio di chiunque altro le subdole mosse di suo padre. Si stava chiedendo cos'era, tuttavia, quella strana sensazione alla bocca dello stomaco che avvertiva mentre guardava Nakiri all'opera.
Non era spiacevole, tutt'altro.. era calda, dolce, affettuosa, avvolgente; era sicuro di star trasmettendo al suo sguardo le stesse sensazioni che accarezzavano il suo corpo.
Gli altri attorno a lui c'erano ed erano anche chiassosi, ma le risate e le loro chiacchiere sembravano docili e si appiattivano di fronte alla perseveranza e all'immediatezza che invece gli regalava Erina. Il “fulcro” della sua attenzione per lui, in qual momento, era lei e solamente lei. Come gestiva le interazioni con gli altri, con se stessa, il suo linguaggo e le sue dettagliate spiegazioni. Ascoltava quello che diceva, comprendeva, si concentrava nel suo insegnamento, ma nello stesso tempo scopriva che stava guardando Erina sotto un'altra luce: le stava dando un'interpretazione diversa fondata su di un'analisi più realistica e meno superficiale della sua personalità.
Erina si stava mostrando loro per la persona meravigliosa che era, caratterizzata da una dolcezza e un altruismo tutto suo, non scontato, difficile da leggere attraverso dei semplici sguardi sfuggenti e distratti; dovevi guardarla affondo altrimenti non la comprendevi.
Probabilmente erano tutte queste complessità di Erina che l'avevano incuriosito fin dall'inizio, poiché erano piene di sfaccettature e lo spingevano a provare interesse verso i suoi lati misteriosi, che andavano scoperti piano piano, con leggerezza e una certa dose di cautela.
Non solo.. Erina non era solamente misteriosa, anche la minuziosità con il quale assaggiava i piatti, il modo scrupoloso con cui criticava le più piccole imperfezioni in essi lo esaltavano, lo spronavano a fare di meglio e a non smettere mai di provare a sperimentare gusti e piatti innovativi soltanto per sentirsi soddisfatto appena lei lo avrebbe assaggiato e si sarebbe trovata in difficoltà a muovere le sue critiche e i suoi giudizi.
Erina era tutto questo e forse i motivi per cui non riusciva a smettere di guardarla erano legati a tutte le emozioni eccitanti, irritanti, rabbiose ma anche piacevoli, come sentiva di provare in quel momento, e che unicamente lei era capace di scatenargli.
Nel giro di dieci giorni, da quando lei era arrivata al dormitorio Stella, Erina era riuscita ad accendere dentro di lui sensazioni che non aveva mai avvertito per nessuno.
Non sapeva di cosa si trattava, ma era sicuro di non averle mai provate prima d'ora.
Sebbene fosse sfinita dopo la quantità di lavoro che lui e gli altri gli avevano “riversato” addosso e le responsabilità che lei si era presa per farli arrivare tutti al secondo anno, spiegando loro in modo approfondito i punti essenziali e fondamentali che riguardavano Hokkaido e facendo lavorare sodo anche se stessa, comunque insisteva, non si prendeva un attimo di pausa per riprendere fiato e nonostante gli “acciacchi” e la stanchezza fingeva di star bene, sostenendo di potercela fare. Era ammirevole.
I suoi insegnamenti erano talmente sensati, anche se all'apparenza insignificanti per degli esami pratici, e così logici e impensabili che non potevi non ascoltarli.
Lui era sicuro che sarebbero stati utili al momento della prova e dei successivi Shokugeki.
Aveva fiducia in Nakiri, benché non avesse realizzato da dove essa nascesse, ma si sentiva ottimista e anche gli altri lo erano grazie a lei.
Erina aveva portato un “aria” nuova al dormitorio, più giuridica ma gradevole e remunerativa. Sorrise ancora, indugiando di nuovo gli occhi su di lei sotto l'arco della porta.
Stava spiegando a Yoshino e Nikumi. In effetti si sentiva un po' un “gufo” lì di fronte mentre la guardava e ascoltava a distanza, ma ecco che lei incontrò il suo sguardo attraverso gli occhiali fini e ovali che le donavano tanto. Scattò eretta e non ebbe il tempo di riflettere che se la trovò davanti. Lui sgranò gli occhi.
-Yukihira-kun.. entra anche tu e ascolta quello che dico.- lo fissò confusa. -che stai facendo piantato davanti alla porta?-
L'aveva invitato ad entrare alla sua maniera brusca e autoritaria, che in qualche modo trovava graziosa, tanto da farlo sussultare per essere comparsa all'improvviso.
-posso davvero?- chiese sorridendo.
-certo che puoi, idiota! Devi anzi!-
Lo prese per i polsi trascinandolo verso le altre "allieve".
Lui si fermò in mezzo alla stanza, poco distante dalle altre, sciolse lentamente la presa da lei e sorrise:
-allora è così che sei veramente, Nakiri.- esordì divertito.
-potresti essere più gentile e accomodante nello spiegarti e nel parlare, ma penso che vada bene lo stesso perché è ciò che sei e non lo ritengo affatto un lato negativo.-
Lei avvampò davanti a quelle parole e distolse lo sguardo impacciata.
-ho solo detto e fatto quello che pensavo e volevo. Niente di ché.-
Lui non rispose, sorrise nuovamente, e poi la seguì verso il tavolo ed effettivamente sentiva meglio la lezione e al contempo nessuno gli avrebbe impedito di continuare a seguirla con gli occhi.


 
 
La loro promessa tra "complici"..


Le lezioni di Nakiri erano stancanti ma produttive.
In tarda serata aveva deciso di andare a fare una doccia per rilassare tutti i muscoli del corpo e far riposare la mente che adesso era così ricca di accorgimenti, suggerimenti e ricolma di ricette dei tipici piatti di stagione di Hokkaido. Tuttavia, sentiva di aver assimilato l'essenziale.
La sua testa era anche pieno delle sfaccettature sconosciute di Erina, dei suoi modi di fare e dei lati del carattere che aveva scoperto solo negli ultimi giorni.
Il dormitorio era silenzioso, le luci delle camere dei suoi amici erano per gran parte spente, i corridoi bui e solo i suoi passi a riempire la quiete notturna.
Procedendo verso la sua camera, adocchiò un flebile lume provenire dalle cucine del dormitorio e incuriosito si soffermò sulla soglia della stanza vedendo Erina di spalle e a scrivere qualcosa su uno dei banconi d'acciaio, ancora in divisa da “sensei”, la chioma bionda scendeva delicata e liscia lungo la schiena. Era bella e la luce soffusa della luna contribuiva a donarle un'aria immacolata e illuminava le dolci curve del suo corpo, mentre aveva accavallate le gambe in una posa raffinata e signorile. Era così elegante.
Era sorpreso che stesse lavorando ancora per loro e addirittura a notte inoltrata. L'avevano distrutta mentalmente chiedendole di spiegare più volte gli argomenti per comprenderli al massimo e l'avevano fatta correre da una stanza all'altra, a seconda delle sistemazioni in cui i suoi amici si trovavano meglio, eppure lei proseguiva con il suo programma prestabilito senza un briciolo di distrazione. A quel pensiero ebbe l'istinto di andare da lei e suggerirle una pausa prima che le forze la abbandonassero.
Non voleva che si sforzasse a talpunto. Infatti, pochi secondi dopo, ascoltò le sue pulsioni ed entrò in cucina.
Lei si accorse di lui grazie al suono dei suoi passi. -Yukihira..- sussurrò.
-Nakiri.. stai ancora lavorando? Perché non vai a farti una doccia calda e ti prendi una pausa? Non sforzare troppo te stessa.- le consigliò premuroso.
-sto bene, Yukihira. Ce la faccio.-
-la nostra promozione è nelle tue mani e stai lavorando sodo per tutti. Sono sicuro che con il tuo aiuto ce la faremo.- sorrise solare.
Lei abbassò lo sguardo, il volto oscurato. -anche tu..- cominciò inizialmente incerta -..ti stai comportando come se la situazione non ti riguardasse, ma anche tu devi farcela.-
Lo fissò decisa. -non posso lasciare che qualcuno di voi venga espulso dalla Tootsuki per colpa di mio padre. Tutti voi mi avete aiutato e anche tu Yukihira.-
Lui non la prese subito sul serio e decise di smorzare la tensione creatosi:
-non pensavo che saresti mai arrivata a dire una frase del genere visto che fino a qualche tempo fa facevi di tutto per farmi espellere dall'accademia.-
Ovviamenteil tono era giocoso. Volevo solo tranquillizzarla stuzzicandola un po'. Lei posò gli occhi a terra di nuovo, erano vitrei, Soma vi poteva leggere una sincera preoccupazione per la gravità della situazione e di certo non si aspettava una reazione tale da lei, che esplose subito dopo:
-smettila di scherzarci sopra, Yukihira!- appunto. La vide stringere i pugni con forza e in seguito alzare gli occhi verso di lui: schietti, determinati, ma anche alla ricerca di certezze, di consolazione, di sostegno e fiducia. Non riuscì più a prenderla con filosofia perché comprese quanto per lei fosse importante che ce la facessero tutti, lui compreso. -dico sul serio!- continuò infatti, -dobbiamo arrivare insieme al secondo anno, capito?.-
Posò la mano sul bancone cauta, delicata, come se stesse cercando un appoggio per sostenersi, ma senza smettere di fissarlo con decisione e in attesa di una risposta di rassicurazione. Palesemente la sua. Quelle parole lo spiazzarono, poiché non si aspettava che Nakiri le pronunciasse davvero, ma le apprezzò moltissimo perché erano dettate dalla sincerità e dal cambiamento che lui e gli altri le avevano aiutato a fare. Abbazzò un ghigno sbarazzino, provocante, elettrizzato.. anche diretto e fiducioso.
Portò una mano verso la cavità dei pantaloni della tuta, dove conservava la fascia bianca che indossava quando cucinava, e la sfilò agilmente facendola svolazzare:
-ci puoi scommettere, Nakiri.- affermò infine.
Rimasero a guardarsi per un tempo indefinito: poteva dire che anche lei adesso sembrava più convinta di farcela.
Per entrambi fu come una “promessa” che neanche le macchinazioni di Azami e dei suoi tirapiedi avrebbero potuto infrangere.
Era un patto esclusivamente loro. Il loro primo "patto" da complici.


 

Alla ricerca di lei..


Il salone degli esami era affollato, confusionario, eccitato. Era nel gruppo con Alice e Ryou, Yoshino e Megumi.
Si guardava attorno, attento, chiedendosi chi delle persone che conosceva si trovasse nella sua stessa sala.
Era emozionato per sfide che lo avrebbero aspettato e dopo l'insegnamento di Nakiri era decisamente più sollevato e sicuro di riuscire ad arrivare al secondo anno con tutti gli altri. Cercava con lo sguardo Nakiri, nella speranza che fosse nel loro stesso salone.
Gli studenti erano tanti e la ricerca dei suoi occhi, a differenza dei giorni scorsi in cui era davanti ad essi ogni giorno, era assai più complicata.
Megumi si affiancò a lui guardando nella sua stessa direzione e sorridendo:
-sembra che gran parte dei nostri compagni si trovi nella nostra stessa sala.- non la stava ascoltando con attenzione perché il suo volto continuava a cercare Nakiri con insistenza e la sua mente si chiedeva dove fosse, ma aveva vagamente sentito quali erano state le sue parole e dunque rispose distrattamente:
-non riesco a trovare nemmeno Takumi.- la prima persona che gli venne in mente per evitare di dire il cognome di Erina.
-penso che si trovi nell'altra sala.- ipotizzò Megumi.
Tutte le fitte chiacchiere che raggiungevano le sue orecchie erano dimezzate, acuite e prive di interesse rispetto alla sua perpetua ricerca di Nakiri.
Avvertì appena Yoshino dichiarare tristemente:
-“Erinacchi” è molto distante dall nostra postazione. Come facciamo adesso?-
Poi un gruppo di ragazze gridò, non troppo lontano da loro:
-c'è Nakiri Erina!- gli “urletti” emozionati erano così acuti che perfino lui riuscì ad identificare la posizione di Erina, per scoprire piacevolmente che anche lei lo stava cercando con lo sguardo. Si fissarono. Fu un'occhiata di intesa, di complicità, determinazione e chiarezza mista al sollievo per essersi finalmente incrociati.
Lei lo guardò penetrante e deliziosamente minacciosa, come a dirgli: “ti conviene passare” e lui le sorrise con dolcezza come a risponderle: “sicuro”.
Fu un ribadire la loro “promessa”, un parlarsi secondo i tratti di una punteggiatura di conversazione tacita ma incisiva, comprensiva ed empatica.
Fu lo sguardo più bello di quella giornata, che non fece altro che incoraggiarlo di più e portarlo all'estremo delle sue capacità pur di passare quei maledetti esami non programmati. Fu un unione visiva, grintosa e lenitiva.
Non si arrese nemmeno quando lui e il suo gruppo si resero conto che il salmone che dovevano usare per preparare il piatto non era di stagione ed era anche di bassa qualità. Lui in particolare non perse la speranza, anzi.. rifletté attentamente e ad alta voce su quello che Nakiri aveva spiegato a tutti realizzando che le sue lezioni, per quanto rigide e all'apparenza solamente teoriche, si sarebbero rivelate davvero come la loro unica salvezza.
Trascinò i ragazzi del suo gruppo nel “limbo” della soluzione chiedendo ad Alice conferma:
-Nakiri.. è “quello”, vero?-
Lei ghignò. -sì, è "quello".-
-perfetto!- esclamò, -noi serviremo il salmone più delizioso di tutto il salone!-
Incrociò le braccia e sorrise soddisfatto.
Alice e Ryou si portarano avanti aggressivi e sicuri.

Intanto, poco più in là, Erina sorrise teneremente dopo aver udito le parole di incoraggiamento di Yukihira, convinta del successo che avrebbero ottenuto i piatti preparati dalle persone più vicine a lei e rispose tranquilla al vecchio tirapiedi di suo padre:
-non c'è davvero niente che in questa sala mi preoccupi.- dimostrando di avere una insita fiducia nei confronti delle persone che l'avevano aiutata e cambiata, in special modo nelle capacità di Yukihira. Era stato lui a riaccenderle il divertimento e la passione per la cucina.
  
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