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Autore: Kokato    03/07/2016    1 recensioni
4- Come una volta.
“Non puoi soffiarmi via come un foglia, Subaru kun…” no, non era certo così semplice “… e non puoi tenermi lontano con un sospiro”.
“Io non voglio tenerti lontano”.

(Attenzione Lemon)
Raccolta di one shots Seishiro x Subaru.
Da X, Tokyo Babylon, TRC... e anche AU se mi gira XD
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Seishiro Sakurazuka, Subaru Sumeragi
Note: AU, Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction prima classificata al contest Segui la traccia di Setsuka.
Potete trovare le one shot dalla 5 alla 8 QUI.
Prompt: "E non vissero felici e contenti".




9. A sorta fairytale*
Da Tokyo Babylon
 
 
La luce della luna piena illuminava il corpo nudo sul letto come una pagina bianca, filtrava nella camera affinché Seishiro potesse leggere ogni cosa sulla sua pelle mentre Subaru dormiva profondamente. Parlò piano, in sussurri appena accennati che seguivano il ritmo della mano che scendeva sul bordo stropicciato delle lenzuola, cosicché neanche il suono della sua stessa voce avrebbe disturbato la sua osservazione del campo di battaglia.
Iniziò dai capelli neri sparsi sul cuscino, non abbastanza lunghi da calarli sul bordo della finestra e sperare che un principe valoroso ne afferrasse le estremità. Avrebbe potuto strapparli dallo scalpo, per il gusto di vedere il sangue impregnare il cuscino come un’aureola e la minuscola inattesa speranza infrangersi e cadere in pezzi.
Seishiro tamburellò con le dita fino alle palpebre, sentì i bulbi oculari vibrare sotto i polpastrelli. Erano occhi ingenui, occhi che non riconoscevano il lupo sotto il travestimento da uomo.
“Guardami bene” sussurrò, e Subaru si agitò come se un’ombra del pericolo avesse tutt’ad un tratto oscurato i suoi sogni.
“Che te ne fai, se non mi guardi?”.
Seishiro sorrise, sfregando le unghie sulle ciglia e pensando a che bel boccone avrebbe potuto fare dei suoi occhi, come caramelle alla menta viscide e dolci al palato.
“Potrei risvegliarti” disse sottovoce, scendendo alle labbra appena schiuse da un lieve respiro “con un bacio”, o divorarle con un morso e lasciarti ad azzannare l’aria con i denti insanguinati, con le guance lacerate dalla mia inspiegabile crudeltà.
Il sorriso di Seishiro si allargò, attraversò il collo e il petto con una carezza fino alla pancia.
“Sono dolci le mie lusinghe, non è vero?” sussurrò, ancora più soave “Te ne ingozzerai fino a scoppiare, fino a quando non riuscirai più a muoverti né tanto meno a fuggire da me.”
Cuocerai nel mio forno giusto un poco, giusto quanto basta per ammorbidire ancora la tua carne già tenera.
Seishiro sfregò con le unghie fino alle gambe nude, alle caviglie fragili come i rami di un giovane albero da frutto. Arrivò quella sensazione di potere che sfrigolava sotto la pelle, fino quasi a dargli un’impressione rarefatta del piacere che prova un tiranno di fronte al suddito che s’inginocchia senza ricevere alcun ordine.
Non dovresti dare via la tua voce, né le tue pinne e neanche le tue squame, soltanto per camminare tra gli uomini intonarono i suoi pensieri ironicamente, mentre le sue grandi mani facevano su e giù tra le cosce rilassate di Subaru, percependo la pelle incresparsi e le anche sollevarsi un po’. Ma per me lo faresti, non è vero?
Afferrò il piede destro, le piccole dita di Subaru si tesero sotto il palmo della sua mano mentre Seishiro lo avvicinava alle labbra per posarvi un bacio. Era un piede sottile, bianco come le piume di un cigno, e Seishiro immaginò una scarpetta abbastanza stretta da stritolarlo, da piegare le piccole ossa da uccello fino a che Subaru non sarebbe più riuscito a camminare, costringendolo a strisciare e lasciare una lunga scia rossa nella sua fuga.
Seishiro sospirò: non sapeva cosa stesse cercando. Ripercorse il corpo di Subaru con un’occhiata (capelli, occhi, labbra, pancia, gambe e piedi), ma ancora l’armonia dei suoi arti gli parve quella di una bella statua di porcellana che si potesse mandare in frantumi con uno schiaffo. Subaru si mosse nel sonno rannicchiandosi contro di lui, sporse le mani inguantate verso le sue spalle e sollevò le ginocchia fino a toccare la propria pancia, come se avesse percepito lo scrutinio cui era stato sottoposto e ora cercasse di nascondersi alla vista.
Perché cerco una via di scampo per la mia stessa vittima? Si chiese Seishiro, mentre i loro corpi s’incastravano l’uno nell’altro e Subaru si rilassava di nuovo contro il suo petto. Seishiro sfregò la punta del naso contro le ciocche scure sulla testa di Subaru, percepì quello strano senso di trionfo che lo aveva pervaso scemare e colare via dal solco tra carne e pelle.
Non cambiava niente, assolutamente niente.
Tutto rimaneva ancora lontano, come se lo osservasse attraverso una barriera di vetro. Provò a strofinare le labbra contro la sua fronte, come fanno gli innamorati, provò a non pensare al corpo di Subaru senza che un imminente senso di distruzione arrivasse a stuzzicargli la gola fino a farlo scoppiare a ridere.
Lo baciò e Subaru rispose senza svegliarsi, muovendo le labbra e la lingua contro la sua, emettendo brevi mugolii di sorpresa man mano che il sonno calava dalle sue palpebre.
“Seishiro?” lo chiamò senza aprire gli occhi, e Seishiro lo abbracciò attorno alla vita per avvicinarlo a sé. Subaru s’irrigidì, posò la fronte sulla sua spalla mentre un rossore pudico gli pervadeva le guance.
“Non sono stato un perfetto cavaliere, se ancora t’imbarazzi quando ti bacio” disse Seishiro mentre Subaru lo abbracciava a sua volta.
Subaru scosse la testa; la stretta attorno ai suoi fianchi gli toglieva il fiato, ma Seishiro sapeva che non avrebbe detto nulla, perché il letto in cui si trovavano era una perfetta illusione di un posto sicuro, un altare esorcizzato da ogni spirito maligno, un castello fatato protetto da un’invalicabile foresta.
“Sono io a non sapere cosa fare” rispose infine Subaru.
“Non devi fare nulla” gli sussurrò Seishiro all’orecchio “Dormi, ci sono io qui con te” rise sommessamente “Il tuo principe azzurro.”
Subaru annuì arrossendo ancora di più, poi Seishiro sentì le piccole labbra rosa dischiudersi sulla pelle della sua gola mentre riprendeva sonno. Le nuvole avevano oscurato la luna nel frattempo, e se anche Seishiro avesse voluto baciarlo ancora non avrebbe saputo dove trovare la bocca di Subaru nel buio, non senza prima sfiorargli le guance o il naso per errore.
“E non vissero felici e contenti” sussurrò sorridendo sotto i baffi.
Prega che il mio bacio non ti faccia mai risvegliare.
 
 
 
 
 
  *Titolo scippato da una canzone di Tori Amos.

   
 
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