Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |      
Autore: Danail    05/07/2016    1 recensioni
Fino a che punto ci si può spingere per raggiungere un amico perduto? E se quel punto può essere superato solo nei sogni, saresti disposto a varcarlo?
{AsylumShip / Fanfiction partecipante al contest “Take a picture and never forget” indetto da Sethmentecontorta sul forum di EFP}
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Ivan, Max (Team Magma), Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
- Questa storia fa parte della serie 'Inflamed Rain'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Am I Dreaming

A Lily di Komadori, che da sempre è stata la mia guida nei miei "sogni".

Neanche migliaia di parole possono descrivere l'affetto e la stima che ho per te.

Autore: Danail
Titolo: Am I Dreaming?
Fandom: Pokèmon
Genere: Sovrannaturale, Dark, Fantasy.
Personaggi: Ivan, Max (Team Magma), Nuovo Personaggio, Altri.
Rating: Giallo.
Avvertimenti: -
Introduzione:  
Fino a che punto ci si può spingere per raggiungere un amico perduto? E se quel punto può essere superato solo nei sogni, saresti disposto a varcarlo?
{AsylumShip / Fanfiction partecipante al contest “Take a picture and never forget” indetto da Sethmentecontorta sul forum di EFP}

Note dell'Autrice (parte prima):
Prima di addentrarvi in questa storia, vi consiglio di leggere la fanfic precedente, appartenente alla stessa serie. 
Oltre che per alcuni fatti accaduti precedentemente, ma anche per la piccola evoluzione dei personaggi.
Non è obbligatorio, sappiatelo: la storia ha un "prima", è vero, ma credo che si possa leggere anche senza sapere i fatti precedenti e capirci qualcosa.
O almeno spero.
Ma intanto vi auguro una buona lettura!


Image and video hosting by TinyPic

Suoni di violini e arpe, le voci del coro che intonavano a ritmo note, e lei che si muoveva sul palco, con un corpo di anni e anni prima, così giovane eppure già così esperto. Non aveva mai pensato ad altro, in quegli ultimi mesi del liceo, se non a quell'ultimo spettacolo.
Non che la danza fosse la sua unica passione, certo, ma quando si liberava dalla soffocante divisa per indossare il comodo tutù, perfettamente aderente al suo corpo e per nulla d'impaccio, e solo quando entrava nella piccola e luminosa stanza assieme alle sue compagne e alla miss che incominciava a liberarsi e a volare, lasciando all'esterno la corazza che aveva incominciato a forgiare e a sganciare tutti i pesi che trattenevano il suo spirito.
Volare, sì. E quel giorno, il fatidico ultimo giorno di scuola, si librava più in alto di quanto avrebbe mai scommesso.
Ma mentre il suo corpo si muoveva leggiadro nell'aria, in sintonia con quello delle altre, e la sua anima cantava, si ricordò che nessuno l'avrebbe vista in quel momento di gloria.
Le altre avevano genitori, fratelli e sorelle, i nonni, qualcuna perfino il fidanzato, che le osservavano e che a fine spettacolo sarebbero corsi da loro a complimentarsi.
Ma lei aveva la sua famiglia sotto l'oceano, con i corpi rigidi e gonfi, zii troppo lontani per venire fino a Hoenn se non per prenderla durante le vacanze e Max che come al solito era rinchiuso in camera a studiare, e un Ottavio di cui ancora non sopportava il carattere troppo docile, che lei allora trovava melenso e servile.
Quando arrivava quella consapevolezza, quella di contare meno di una piuma spezzata perfino per i suoi pochi amici, nel sogno Rossella cadeva proprio durante uno slancio, sbattendo rovinosamente a terra e nascondendo la testa tra le braccia doloranti, cercando di difendersi dalle risa del pubblico che la derideva.
Ma quella volta il sogno cambiò. Appena quella consapevolezza apparve per avvelenarle l'anima, nello stesso momento una presenza, calda e carica d'affetto, l'abbracciò da dietro e prese a danzare con lei, accompagnandola e completandola. E mentre lei giungeva all'apice, per la prima volta nel sogno, così come quel lontano giorno di anni e anni fa, incrociò lo sguardo di quell'unico ragazzo che la fissasse veramente, stupito e meravigliato di come quella sua compagna, che sempre l'aveva respinto con freddezza, fosse capace di esprimere un qualcosa di così bello e aggraziato.
E la guardava con ingenua fierezza, con quell'orgoglio sfacciato che lo spingeva continuamente a stuzzicarla per avere le sue attenzioni, come avrebbe fatto anche negli anni successivi, opponendosi con testardaggine ai progetti suoi e quelli di Max.
E, mentre il suo copro si posava a terra e gli applausi scrosciavano incessanti, percepì la sua calda presenza dietro di lei, soddisfatta per il suo successo, e quegli stessi occhi bruni che la osservavano, sfavillanti d'entusiasmo e baldanza.
Dopotutto, in fondo non voleva che danzare con lei.




Un sospiro, e aprì gli occhi.
Ad accogliere lo sguardo assonnato della giovane Rossella non c'era altro che il soffitto che, da un anno a quella parte, accoglieva sempre gli occhi della donna.
Ivan lo aveva decorato qualche mese prima con una vernice speciale: di giorno era trasparente, di notte mandava deboli bagliori lucenti, come se accumulasse la luce solare e poi la liberasse nell'oscurità.
Grazie a questa particolarità, ora sul soffitto brillavano sagome di stelle, di onde, di pesci e di Pokèmon d'Acqua, in una composizione così semplice da essere gradevole.
In queste cose Ivan ci sapeva fare, e Rossella lo riconosceva. Non era decisamente il tipo più brillante della Terra, ma aveva quella candida creatività che lasciava sempre spiazzata la donna.
Una sorgente di acqua pura, ecco cos'era l'uomo per lei. E lei il letto di questa sorgente, i suoi argini per definirla.
Sorrise leggermente a quei pensieri, sbattendo leggermente gli occhi per spazzare le ultime briciole di sonno e alzare leggermente la testa verso la finestra.
Dalle leggere linee di luce sulle tendine azzurre comprese che stava albeggiando, e dal vuoto accanto a lei capì che Ivan si era già alzato per andare alla spiaggia, a fare la sua corsa mattutina.
E dal piccolo corpicino premuto contro di lei, a quanto pare non si era portato dietro Jonathan.
A occhi chiusi e con un sorriso ancora più largo, Rossella si raggomitolò attorno al neonato dormiente, che nel frattempo aveva ficcato la testolina nella clavicola della madre nel sonno, e prese a passargli delicatamente la mano sulla peluria corvina, un accenno leggero di quelli che saranno i capelli.
Ah, il piccolo Jon. Assomigliava moltissimo a Ivan: pelle olivastra, capelli come la pece, stesso caratterino. Tuttavia, qualcosa aveva preso dalla madre: gli occhi chiari. Come il suo omonimo, il Jon del bar.
Sembrava passato così tanto tempo in cui l'aveva visto l'ultima volta... eppure era stato appena un mese fa, quando Ivan si era fiondato con figlioletto appena nato al locale: subito dopo che i medici
dimisero Rossella, l'uomo non vedeva l'ora di far vedere al ragazzo che aveva contribuito a tutto ciò il bimbo che avrebbe preso il suo nome.
Bhe, pare ovvio che il ragazzo ne fu felice. Forse troppo.
Un leggero pianto e il conseguente movimento svegliò Rossella: Jon si era svegliato e aveva fame.
Per cui, la donna si mise a sedere e si sistemò il neonato per allattarlo meglio.
Ah, strana sensazione, quella dell'allattamento. Aveva provato più volte a spiegargliela a Ivan, in quelle quattro settimane, inutilmente. E non era il fatto che Ivan fosse Ivan, forse era perché era qualcosa che non può essere spiegata a parole. Doveva essere provata.
E ovviamente il suo compagno non poteva mai sentire su di sé cosa volesse dire. Né cosa significasse portare dentro di sé un essere per nove mesi, consapevole che è legato a te ma al tempo stesso è qualcosa di diverso, né cosa voglia dire sopportare il dolore del travaglio, e le sue complicazioni.
Ecco, pensò Rossella mentre Jon succhiava tutto contento, le complicazioni. Era sicura che se fosse stata ricoverata da Max tutto sarebbe andato liscio, e anche Ivan lo aveva ammesso, seppur controvoglia.
Se solo Max non fosse sparito così, tagliando tutti i ponti con il Team Idro e sparendo dalla circolazione, forse Rossella non avrebbe perso tutto quel sangue nel tentativo disperato di partorire suo figlio, e forse non avrebbe la preoccupazione di ripercussioni future, tra cui la sterilità.
Aveva perso anche l'unico amico a cui poteva realmente confidarsi. Certo, Ivan era un amorevole compagno e un padre perfetto, Ada una buona consigliera e un'ottima amica, e Alan ce la metteva tutta, ma le mancava moltissimo la compagnia candida di Ottavio. Forse l'unica cosa che un poco la colmava era l'energia di Selene, la recluta Idro che l'aveva accompagnata alla base tanto tempo prima.
Rossella aveva parlato alla ragazza per avere un minimo contatto col Team Magma, ma via via i tentativi si mostravano sempre più fallimentari.
Peccato, mi piaceva il tuo Team, sotto sotto” aveva commentato Selene l'ultima volta, con tono desolato.
Assicurandosi che Jon avesse smesso di succhiare ed essersi risistemata, Rossella strinse il bimbo a sé e con un movimento fluido scese dal letto e, godendosi la sensazione della moquette sulla pianta dei piedi nuda, s'avvicinò alla finestra per scostare le tende.
Aveva pensato che la sua relazione con Ivan si rivelasse definitiva per cementare l'amicizia tra i due schieramenti, ma quell'utopia l'aveva ormai abbandonata da tempo. Bastava vedere la reazione di Max, la chiusura di ogni contatto con loro e la sparizione del Team per emigrare chissà dove.
Aprendo la finestra e le serrande, lasciando che i primi raggi dell'alba invadessero la stanza, Rossella non poté non fare a meno di pensare che, forse, aveva sbagliato in tutto ciò.
Forse conveniva parlarne con Ivan, ma c'era un motivo se prima non lo avesse fatto.
In fondo, poteva immaginare la risposta di Ivan. Ah, il suo caro marinaio, quanto poteva essere prevedibile...


-Come sarebbe a dire, cercare Max?-
-Mi hai capito benissimo, Ivan. Finora i tentativi di rimetterci in contatto con loro si sono fatti sempre più flebili. E non perché non siano rintracciabili, ma perché non ti va di rischiare.
E non tentare di giustificare. Sei sempre stato il solito zuccone, fin da giovane
-
Ivan fissava con vaga sorpresa la sua seconda, piazzata di fronte a lui nonostante fosse appena rientrato dall'allenamento mattutino e non fosse ancora in divisa.
Il che lo metteva vagamente a disagio: insomma, parlare con Ada di simili cose in canottiera e pantaloncini, e per di più ricoperto dalla solita patina di sudore, non era proprio il massimo.
Soprattutto se aveva a che fare con l'Ada nera di rabbia. Come in quel momento.
-Ragazza mia, cerco solo di essere realista. Non vorrei che...-
-Che cosa? Che ti abbandonasse per tornarsene da Max assieme a Jon? O cosa?-
Eccolo, il tasto dolente. Ivan fece per aprire bocca, ma riconobbe che non sarebbe servito a nulla.
Per cui, si accasciò sulla prima panca dello spogliatoio e acchiappò il primo asciugamano azzurro che gli capitò a tiro per levarsi il sudore e l'acqua dalla pelle.
Odiava ammettere che, da quando Rossella aveva corso rischi seri, stava diventando quasi paranoico su di lei e sul bambino. Non che l'amore fosse andato via, ma allora si era preso uno di quegli spaventi che, ne era sicuro, avrebbe ricordato per tutta la vita.
Solo l'idea di perdere lei o Jon... no, non ci voleva neanche pensare.
-Ivan, capisco che tu ti preoccupi tanto per lei e per tuo figlio, credimi. Ed è giusto che cerchi di dare loro il meglio. Rossella ti ha cambiato, ma ancora di più la nascita di Jonathan, e anche questo è un bene. Hai più sale in zucca e sei meno impulsivo.
Ma... diamine, cerca di ragionare. Questi tuoi tentativi di allontanare Max e il suo Team non fa che gettare sconforto su Rossella e su Alan. In fondo, il Team Magma per lei rappresenta una sorta di grande famiglia, e per il nostro gigante è il ritrovo dove può trovare una persona che lo ami, dopo di noi
-.
A quelle parole Ivan sbuffò, incollerito, e lanciò un'occhiatina alla sua tenente. Ada si era sistemata di fronte a lui a gambe incrociate e ricambiava il suo sguardo con espressione impassibile.
Il fatto che avesse ragione non solo su Rossella, ma anche su Alan non fece che irritare ancora di più l'uomo. Ma d'altra parte come poteva fare altrimenti?
Aveva tentato, più e più volte, di instaurare un legame anche vagamente amichevole con Max, e anche con una certa convinzione. Certamente nei primi tempi c'era di mezzo soprattutto per l'amore che provava con Rossella -anche se, in effetti, chiamare “amore” quel sentimento di qualche tempo prima era forse un tantino azzardato- ma anche perché c'era di mezzo il suo ragazzo e il legame che si era formato chissà come con Ottavio, il paffuto Tenente di Max.
Ah, Alan un giorno gli spiegherà per bene cosa ci trovava d'interessante in lui.
-Io... oh avanti, Ada. Da quando Max ha scoperto che Rossella s'infilava nel letto del suo ex rivale non ha perso tempo di recidere tutti i legami con noi. Avrei mandato da loro Rossy quando stava per partorire, lo sai benissimo. Avrei rafforzato il legame con Max, ora che siamo così intrecciati con la sua organizzazione. Non dico che potevamo essere amici, ma almeno un po' di rispetto e pazienza l'avrei voluta! E invece no, lui se ne è andato! Puff, svanito nel nulla- sbottò infine, fissando poi la donna per invitarla a smentire le sue parole.
Ada piantò i piedi a terra, decisa di affrontare la questione con decisione e calma.
-So benissimo quello che hai fatto o non hai fatto. Ed è per questo che sto qua a discutere con te.
Sono consapevole che Max con questo gesto ha gettato alle ortiche tutte i nostri sforzi di relazionarsi con lui. Ma sappiamo entrambi con chi abbiamo a che fare: sai anche tu che Max non si apre quasi con nessuno, perché mai dovrebbe farlo immediatamente con noi? Santo Arceus, Ivan, dovresti tirare adesso il tuo lato testardo, impuntarti e continuare a provare.
E poi cosa credi? Che una volta ripresi i contatti Rossella ti abbandoni per tornare da lui e portarsi dietro Jon? Se è così, non hai capito nulla di lei. Lo sai meglio di me che Rossella non ti mollerà per il resto della vostra vita. Sei entrato nella sua vita con la forza di un siluro, al massimo è lei che deve temere che tu la lasci
-
I due si guardarono fissi negli occhi per qualche istante, rimanendo in silenzio.
Sopra di loro, i rumori delle reclute che si muovevano per andare al refettorio per la colazione cominciavano a levarsi. Mancava poco al momento in due dovevano indossare di nuovo le vesti di Capo e Tenente e assolvere, come ogni giorno, ai loro compiti.
-E quindi che suggerisci di fare? Riprendere i tentativi di contatto?- commentò Ivan scettico, rompendo finalmente quel silenzio.
-Anche, Ivan. Ma soprattutto parlale. Rossella ha l'abitudine di tenersi tutto dentro, ma ha bisogno di te. Passa più tempo con lei, più di quello che le dedichi abitualmente. Per il lavoro ci siamo io e Alan, e le reclute son ben felici di aiutare. Sono qui apposta- gli mormorò Ada, addolcendo impercettibilmente il tono.
-E poi... ricordi cosa avevi promesso, più di un anno fa? Rossella crede ancora che io ti abbia spinto a dichiararti- aggiunse, raddrizzandosi e ridacchiando appena.
-Ah, fosse solo quello. Ehehe, cara mia, ti stupirò ancora una volta- rispose lui, ridendo a sua volta.


-Sogni strani? Spiegati meglio-
Crogiolate nella frescura del piccolo parco vicino ad Alghepoli, all'ombra di uno degli alberi più grandi della zona, Selene e Rossella chiacchieravano.
La recluta si era offerta di prendere un po' Jonathan, e mentre parlava giocava col bimbo, che sembrava adorarla.
Nell'osservare la ragazza alle prese con suo figlio, Rossella si chiese quasi automaticamente come facesse a essere così sicura di tutto. Forse era l'influenza dei suoi superiori, forse era qualcosa d'innato.
In effetti, osservandola meglio, si poteva intuire che non fosse di Hoenn, e neanche di qualche altra regione vicina.
-Non sono esattamente strani. È solo che da un po' di tempo che comincio a percepire una presenza nei miei sogni, qualcosa di estraneo, che non appartiene né a me né al sogno.
Quando stavo da Max non mi curavo di ciò, d'altronde sognavo poco, ma non mi è mai capitato qualcosa del genere. Non prima della nascita di Jonathan
- spiegò con un tono pensoso.
Selene continuò a giocare e accarezzare Jon, che nel frattempo era riuscito ad acchiappare una mano della donna e aveva cominciato a mordicchiarla. La recluta rise leggermente, tuttavia non rispose subito.
-Non credo che dovresti preoccuparti, non per ora. Non mi pare di aver capito che questa presenza ti dia fastidio, no? Se comincia a provocarti problemi, rivolgiti a qualche nostro scienziato o a un esperto.
Di sicuro io non sono la persona adatta per darti consigli
- disse poi, mantenendo la concentrazione sul bambino.
Rossella rimase in silenzio, insoddisfatta. Selene aveva ragione, in fondo non sapeva cosa le stava capitando, ma il fatto di non sapere cosa fosse quell'entità la turbava.
In fondo, la sua fissazione di voler scoprire la causa dei fenomeni che la coinvolgevano ancora persisteva, e Rossella non voleva proprio abbandonarla. Ma per il momento non era ancora un pericolo, e non aveva percepito una minaccia da essa.
Aveva considerato l'idea che Ivan c'entrasse qualcosa, ma non poteva che essere solo un fattore marginale.
Ivan era una persona meravigliosa, ma sicuramente non avrebbe compreso appieno la questione.
A proposito di Ivan.
Per un attimo Rossella vide la sua figura vicino al cancello del parco, sperso e alla ricerca di qualcuno. Sbatté gli occhi, incredula, solo per accorgersi che sì, era proprio lui. Senza divisa e vestito semplicemente, peraltro.
Posò la mano sulla spalla di Selene e indicando con un cenno del capo l'uomo, che ancora non le aveva notate.
-Oh, ma guarda. Il Capo si è preso mezza giornata libera. Era pure ora! Dai, raggiungiamolo- ridacchiò Selene, prendendo in braccio Jon e alzandosi, seguita da Rossella.
-Capitano, si è perso qualcuno?- gli gridò poi la recluta con voce scherzosa quando furono a portata d'orecchio.
Ivan si girò di scatto, allarmato dal fatto che qualche recluta in pausa lo avesse preso in fallo, ma appena scorse Selene e Rossella avvicinarsi emise un breve sbuffo di disapprovazione.
-Daedur, non abbiamo niente da fare, eh?- commentò Ivan appena le due donne s'avvicinarono, accogliendole però con un leggero sorriso.
Prese in braccio Jon appena Selene glielo porse, e lo sollevò in alto.
-Il mio piccolo campione!-
-Ivan!-
-Ok, ok, Rossy. Come non detto. Ecco così va meglio?-
Ridacchiando appena, Rossella cinse il braccio libero di Ivan, osservando il loro figlioletto ridere e acchiappando con le manine la barba incolta del padre.
-Bhe, visto che a quanto pare dovete passare il resto della giornata insieme, se permettete prendo in presto il pargolo. Almeno ho qualcosa da fare- si offrì con tono noncurante Selene.
Ivan fece per protestare, ma un cenno di assenso da parte di Rossella lo fece desistere.
-Torna alla base, Selene. Mi fido di te, ma... mi capisci- disse solamente l'uomo, mentre le rimetteva fra le braccia il bambino, che a quanto pare gradiva tutti quei cambi.
-Bene, allora ci vediamo alla base. Ciao ciao!- salutò la recluta, allontanandosi poi fischiettando un motivetto contornato dai primi tentativi del piccolo Jon di seguirla.
-Hai preso un pomeriggio libero!- esclamò Rossella poi, sorpresa.
-Bhe, sì. Pensavo che ti sarebbe piaciuto passare più tempo assieme, credo. Con la nascita di Jon, il lavoro, la ricerca di un metodo per parlare con lo stecco...-
-Hai ripreso i tentativi di comunicazione con Max?- domandò entusiasta Rossella, iniziando a passeggiare nelle vie di Alghepoli che conducevano al mare, ignorando per un momento il nomignolo di Ivan.
-Certo, però...-
-Ma è fantastico!- esclamò gioiosa la ragazza, rivolgendogli uno sguardo raggiante e fiducioso.
Ivan si grattò la barba, perplesso. La sensazione che Rossella gli dava ogni volta che lo guardava in quel modo era stupenda: il fatto che lei riponesse fiducia in lui, nonostante fosse lei l'esperta in materia, gli dava una carica assurda. Forse lei apprezzava più il fatto che almeno ci metteva buona volontà e desse l'ordine ai suoi scienziati, in modo da non farle fare tutto da sola.
-Ivan? Questa cosa ti turba? Pensavo che ti faceva piacere avere un buon rapporto con Max-
-Sì, certo, lo vorrei. Ma dopo la sua reazione della nascita di Jon, di noi... dopo la sua scomparsa e l'abbandono... insomma, sono deluso da lui. Amareggiato, non so. Pensavo che tutto ciò potesse essere una buona base, un messaggio del tipo “Se io posso amare una tipa totalmente diversa da me e che forse mi odia, e che invece a quanto pare adora i capoccioni amanti dell'acqua, allora io e te possiamo andare d'accordo”-
A quelle parole Rossella rise, ma in effetti Ivan non aveva tutti i torti. Il comportamento di Max era così imprevedibile e misterioso anche per lei...
-Caro mio, ora che ripenso ai nostri primi mesi mi vien da pensare che Max già sapesse, o perlomeno sospettasse qualcosa su di me. Eppure non mi ha mai ostacolata, e mi chiedo perché.
Lo sai che con lui non si può mai esser certi di nulla.
...Ma che ne dici di lasciar perdere per un momento l'argomento Team Magma? Possiamo riprenderlo stasera appena torniamo a casa!
-
Così, superando negozi e botteghe, ridendo e scambiandosi battute, indicando e commentando a bassa voce le singolari situazioni che avvenivano intorno a loro, prendendosi per mano e accennando qualche maldestro passo di danza appena sentivano qualche melodia nell'aria, prodotta dagli sporadici musicisti ambulanti, finalmente arrivarono alla spiaggia.
E mentre gli ultimi bagnanti uscivano dal mare col calare del sole e chiudevano gli ombrelloni tra le strida dei Linguella e i versi dei loro fidati Pokèmon, i due decisero di comune accordo di fare un salto al locale dell'omonimo di loro figlio: il diciottenne Jonathan Riat, che nel corso di quell'anno aveva anche i turni diurni, alternandosi con un paio di amici della sua stessa età, sempre bisognosi di soldi per gli studi.
Di certo non si aspettavano una situazione di semi-trasloco.
-Jon, ma che diamine...- borbottò Ivan, osservando il locale dalle ampie vetrate e dalle pareti verniciate di bianco, ma ormai spoglio di tutte le piccole e colorate decorazioni che nel corso del tempo Jonathan avev sistemato in giro, che siano foulard multicolori, giocattolini, conchiglie o fiori.
Sentendo il proprio nome, subito il ragazzo smilzo e alto sbucò fuori dal retro del bar, sorridendo calorosamente alla vista dei due.
-Ehilà ragazzi!- li salutò, raggiungendoli con ampi passi aggraziati.
Era bello notare che in un anno il giovane era cambiato esteriormente, ma che avesse mantenuto l'animo vivace che lo contraddistingueva. Ora portava i capelli più lunghi e, quel giorno, legati con una coda di cavallo, era cresciuto in altezza, tanto da raggiungere senza fatica Ivan, e si era fatto più robusto.
-Te ne vai?- chiese Rossella con tono quasi dispiaciuto, dopo aver ricambiato il suo abbraccio di benvenuto.
-A quanto pare sì, dolcezza. La mia famiglia ha bisogno di me. A quanto pare la mia regione sta subendo un'altra ricaduta-
-Non sarà mica opera di qualche strana organizzazione?- chiese sospettoso Ivan, sperando di beccare finalmente un certo rosso. La regione di Jonathan si trovava parecchio più a nord-est di Sinnoh, e in quanto regione d'oltremare non sottostava alle regole che collegavano le regioni a loro conosciute, da Kanto alle nuove entrate Isole di Alola.
-Oh, beh, no. Non credo che si riferissero a quello. Cioè, ci sono focolai di guerra di confine nei territori sudorientali, ma penso che si riferissero a qualcosa di nuovo. Credo una calamità naturale- spiegò il ragazzo, pensoso.
-In ogni caso Ivan, ti ho portato la cosa che m'avevi chiesto. Sta nel retro- aggiunse poi.
-Uuuhhh, vado subito! Rossy, resta qui!-.

E senza dire null'altro, Ivan corse dalla stessa porta da dove Jonathan era uscito. Rossella guardò il ragazzo con fare interrogativo: lo avrebbe scoperto da sola di cosa si trattasse, ma se aveva la possibilità di saperlo subito...
-Eheheh, cara mia, è una cosa di Ivan che per ora preferisce tenere segreta. Ma sono certissimo che te la comunicherà il prima possibile, sempre se ci riuscirà-
-Ho capito. Devo indagare senza il tuo aiuto- sospirò la ragazza, rassegnata.
-Ma mia cara Rossy, una sorpresa è bella perché è tale! Ma visto che ci siamo... ho preso una cosa anche per te-.
Mentre diceva ciò, Jonathan si portò dietro al bancone e si accucciò per prendere qualcosa che aveva nascosto, e tornò in piedi con una scatola metallica di colore rosa e con un barattolino di vetro trasparente contenente perle di cioccolata di vari colori.
-Visto che ti piacciono i dolci...-
-Arceus, Jon, non dovevi!-.
Avvicinandosi e prendendo i due oggetti per osservarli meglio, Rossella rivolse un timido sorriso al ragazzo, per poi tornare a scrutare i regali. Il barattolo di vetro e le palline erano quel che erano, e una volta posato tutto sul tavolo Rossella lo aprì e, sotto lo sguardo curioso del ragazzo, assaggiò un dolcetto.
Cioccolato con cuore di mandorla, un buon accostamento.
Dopo averlo richiuso, Rossella passò alla scatola di metallo. Sfondo rosa pastello, decorazioni rosa scuro e con un'immagine di un tavolino bianco di forma rotonda e con sopra tre bignè di colore diverso, la scatola presentava la scritta “Dream Dessert” e sotto “make dreams come true”.
-Rossy cara, vado a vedere che fine ha fatto Ivan. Non vorrei che si fosse perso nelle catacombe che abbiamo sotto i piedi, non si sa mai- ridacchiò Jonathan, allontanandosi.
Rossella sbuffò divertita, e mentre Jon entrava nel retro chiamando Ivan lei aprì la scatola per guardare cosa effettivamente c'era dentro.
Come era previsto, dentro di essa vi erano alcuni dolci simili a quelli raffigurati esternamente.
Ma a un'occhiata più attenta si poteva notare un nastro e la punta di una piuma piuttosto lunga.
Senza rovinare nulla e con una buona dose di cautela, Rossella estrasse l'oggetto, che in effetti si rilevò essere una piuma: era di colore rosato chiaro, con riflessi dorati e blu, a seconda di come si orientava. Aveva una consistenza morbida, leggera e piacevole, quasi fosse una polvere. Non era di grosse dimensioni, anzi, era piuttosto piccola.
E la parte interessante era il fiocchetto con un bigliettino attaccato, recante un solo nome: Alkonost.
Appena Ivan e Jonathan ritornarono dal retro, chiacchierando allegramente, trovarono Rossella con i due oggetti ai lati e perfettamente richiusi, con i gomiti poggiati sul banco e con aria pensierosa, apparentemente senza nulla di anomalo.


La sera era già scesa da un pezzo quando tornarono alla base.
Per tutto quel tempo Rossella aveva tentato di punzecchiare Ivan nel tentativo di cavargli almeno un indizio della cosa che Jonathan gli aveva dato, ma durante tutto il percorso aveva ottenuto solo qualche occhiata divertita e una risatina, e nessuna risposta rilevante.
Neanche in quel momento in camera loro, dopo cena e prima di andare a dormire, la ragazza ottenne una risposta.
-Caro mio, lo sai che non mi puoi tenere qualcosa nascosta a lungo. Spero solo per te che non sia nulla di compromettente- commentò infine fingendo un tono serio mentre dava un'ultima controllata al piccolo Jon nella culla, che intanto si era addormentato.
-Ehehehe, lo sai che non mi permetterei mai di fare certe cose. Non ora. Anzi... è tutt'altra cosa- ridacchiò Ivan dal letto. L'uomo si era già coricato sotto le lenzuola e sistemato su un fianco per osservare meglio i movimenti di Rossella.
-Ups. Ti ho dato un piccolo indizio- rise dopo poco, ripensando a ciò che aveva appena detto.
-Ah, capirai! Mi hai dato proprio un indizio grossissimo! Ho capito tutto!- esclamò lei, infilandosi sotto le coperte vicino a Ivan, che continuava a ridere, per poi abbracciarlo e poggiare la testa nell'incavo tra il braccio e la spalla di Ivan e spegnendo la luce.
-Bhe, mio caro enigmista, buonanotte-
-Ma... ma come? Non concludiamo in bellezza la giornata?-
Nella semi-oscurità della camera Rossella alzò lo sguardo divertita per incontrare quello di Ivan, tra il sorpreso e il dispiaciuto.
-Non mi pare il caso in cui ti debba consolare. È stata una bella giornata-

-Bella giornata? Se ne è andato Grande Jon, e ora che farò?- rispose con un finto tono mogio.
Fece una breve pausa, costretto anche dalle risate di Rossella.
-Insomma, mi sento a terra. Tu la consideri una buona giornata?- continuò poi con lo stesso tono di prima, ma ormai le risate di Rossella contagiarono anche lui, per cui si ritrovarono entrambi piegati in due per trattenere le risate.
-Ok, ok, signorino, mi hai convinta. Almeno questa te la concedo- rise infine la donna, girandosi sull'altro fianco.
-Ottimo!- esclamò contento Ivan, abbracciandole un fianco con il braccio e baciandole il collo, mentre con movimenti fluidi si spogliavano in fremente attesa di unirsi ancora una volta.


Image and video hosting by TinyPic

[…]

Si era appena addormentata che già il mondo onirico prese a infilarsi con prepotenza nel suo sonno
Il sogno si apre nella foresta, la stessa foresta del Percorso 117.
Le ricorda il primo appuntamento con Ivan, di quando avevano fatto l'amore la prima volta, in quello spiazzo sotto le danze dei Volbear e delle Illumise.
Anzi, era proprio quel luogo, quel sentiero accidentato, con gli stessi vestiti di quella volta. Ma quest'ultimi erano lacerati e sporchi in più punti, e con la certezza del sogno Rossella sapeva di vagare da un bel po' di tempo in quel luogo. Eppure non riusciva ancora a trovare la via del ritorno. La paura del buio e della solitudine per un momento le strinsero il cuore, ma dopo qualche passo incerto la luce della Luna piena, prima coperta da una nube, finalmente illuminò il paesaggio e mostrandole il sentiero, che si mostrò più largo e assestato.
Stringendosi nei suoi vestiti e avvertendo un leggero freddo sulla pelle, Rossella alzò lo sguardo verso l'astro celeste e chiuse gli occhi, godendosi quella luce limpida e candida.

Alkonost” chiamò con il pensiero, sussurrandolo appena nella sua mente. Non sapeva perché avesse pronunciato quella parola apparentemente priva di significato; le era sorta spontanea, e lei l'aveva pensata. Era piacevole sentirla pronunciare...
Alkonost”.
Forse era il nome di una persona che poteva farle compagnia e, magari, guidarla fuori da quella foresta. Le mancava Ivan e il suo senso d'orientamento in quei casi.
Quasi come se il sogno rispondesse al suo piccolo desiderio, qualcosa si mosse tra gli alberi alla sua sinistra.
Rossella si girò di scatto, sgranando gli occhi e avvertendo la stessa presenza calda del precedente sogno. E anche una traccia di qualcun altro, di...

-Max?- chiamò lei con voce tremante.
-Rossella-. La voce giungeva come un sussurro lontano, fra la boscaglia. Si distinguevano delle forme tra gli alberi, e Rossella sarebbe andata a vedere se non fosse stata inchiodata là, immobile, come se non avesse più mobilità.
-Perché sei fuggito? Avevo bisogno di te, avevo bisogno di voi tutti. Perché ve ne siete andati?- cominciò, all'orlo del pianto.
-Perché tu hai già Ivan, hai il Team Idro. Hai una nuova famiglia, nuove amicizie. Pensi che non me ne sia accorto dei tuoi legami con l'Idro?
Ti stavo perdendo ogni giorno di più, e non ho potuto far altro che permetterti di volartene via. Speravo in fondo che potessi restare con me, nonostante questo sentimento. Avrei potuto riprenderti e sgridarti, ma con quale faccia l'avrei fatto dopo gli eventi con Lyris? Non volevo spezzarti così. Non più. E dopo la nascita di Jon ho deciso di sparire. Non eravamo più la tua famiglia, e io sarei stato solo d'intralcio-
A quelle parole Rossella scoppiò finalmente in lacrime, coprendosi il viso con le mani, singhiozzando forte e sussultando appena.
-Non è vero, lo sai. Posso essere entrambe le cose, e tu lo hai visto. Lo avete detto anche voi, tu e Ivan, dopo gli eventi con i leggendari. Basta distinzioni. Basta, basta-
Con il volto deformato dal pianto e con l'animo in tumulto, la ragazza s'inginocchiò a terra, sporcandosi le ginocchia nude con il terriccio del sentiero e la gonna nera ormai malandata.
-Lo sai benissimo che non è vero. Lo sai! -
singhiozzò ad alta voce, arrivando quasi a urlare.
-Tu e Ivan siete due persone diverse, anche per me. Ma nessuno di voi due sarà più importante per me. Ivan ha già lasciato la strada della competizione, ma tu no! Max, non voglio rinunciare a nessuno dei due, e dovresti rendertene conto. Mi sono fidata di te per tutti questi anni, ti ho seguito fino in fondo in ogni progetto, e ci siamo resi conto entrambi di quanto fossero sbagliate alcune ideologie. Ma ci siamo passati assieme. Io e te condividiamo un'amicizia che difficilmente potrò trovare in qualcun altro. Chiamala come vuoi: fedeltà verso un superiore, rispetto, ma questo è. E non è mai cambiato, neanche dopo Ivan e Jon- disse tutto d'un fiato, continuando a piangere e a fissare l'intricata rete di piante, arbusti e alberi, tenendo piantato lo sguardo su quella massa informe con cui stava parlando.
Che poi, a guardare meglio, non si era avvicinata? E non si stava avvicinando lentamente e sempre di più?
-
Allora perché non mi hai mai detto nulla, eh? Perché non mi hai mai detto cosa andavi a fare fuori? Ricerche sul campo, sì certo! No, non ti sei mai più fidata di me, non dopo quei dannati avvenimenti con il meteorite e quella pazza.
BUGIE! Sono tutte bugie le tue!
-
La presenza aveva preso a sbraitare e ad avvicinarsi pericolosamente a lei, che non riconosceva più nel suo interlocutore la presenza perennemente calma del suo capo.
Spaventata, scalciò per allontanarsi da quella presenza e fuggire, ma essa in una frazione di secondo si lanciò contro di lei, non permettendole di distinguere la sua forma e sbattendola a terra.
La seconda presenza che aveva percepito all'inizio del sogno intervenne immediatamente, colpendo l'essere di lato e distrarlo. Esso reagì ruggendo e per un attimo spostò l'attenzione sull'interferenza.
E fu in quel secondo che Rossella vide la forma dell'entità che aveva preso il posto di Max, e non poté fare altro che gridare per il terrore.
Image and video hosting by TinyPic


Aprì bruscamente gli occhi, e la prima immagine che vide furono le forme lucenti del soffitto.
Era a casa e aveva fatto semplicemente un incubo. Parecchio realistico, a dir la verità.
Il cuore batteva all'impazzata e la mente era ancora confusa, motivo per cui non comprese subito in che stato fosse.
Cosa che scoprì qualche secondo dopo, quando provò a muoversi ma il corpo non rispose.
Era immobile, riusciva solo a spostare lo sguardo. Paralisi del sonno, aveva letto del fenomeno, e a quanto pare era un'esperienza orribile. E come poteva negarlo.
Ma non era poi tanto per il fatto che non potesse emettere nessun suono se non un debole rantolo, né perché non riuscisse a muoversi.
Cioè, anche, ma soprattutto per il mostro che l'aveva seguita anche fuori dal sonno e che poteva scorgere con la coda dell'occhio e con nitidezza.
Aveva fattezze umane, ma la pelle pallidissima era lacera in più punti, come se avesse subito svariati interventi chirurgici, in particolar modo sull'addome. Non aveva capelli, gli occhi erano sgranati, il viso era tutto tirato e aderiva completamente sul teschio, come del resto la pelle sullo scheletro.
La cosa appena vide lo sguardo della ragazza allargò le labbra in un sogghigno trionfale, lasciando scoperti i denti aguzzi, e Rossella finalmente lo riconobbe.
Era uguale alle cavie di quella storia di tanto tempo fa, dell'esperimento del sonno e che cosa aveva prodotto.
E la cosa peggiore era il fatto che si fosse appollaiata proprio sulla culla di Jon.
Quello fu la goccia che fece traboccare il vaso: alimentata dall'ira e dalla paura, nella sua mente ricomparve il nome del sogno, che si offriva come unica arma.
ALKONOST” urlò dentro di sé, e in quel preciso istante la creatura svanì con uno stridio e, come se fosse lei la causa della paralisi, Rossella poté finalmente urlare.
Gli sviluppi successivi furono abbastanza confusi, tant'è che Rossella si ritrovò con una tazza di camomilla fumante davanti senza sapere come e a parlare con Ada senza sapere come quest'ultima sia arrivata, e quando.
Poco più avanti poteva scorgere, nella penombra, Ivan che tentava di calmare Jon, che all'urlo della madre aveva risposto scoppiando in lacrime.
Per ora il neonato aveva smesso di piangere, forse rassicurato dal calore paterno e dalle parole dolci, ma era ancora agitato.
Dopotutto, anche Ivan era scosso dalla cosa come Rossella.

-Avanti, cara mia, era solo un Incubo- le sussurrò Ada, passandole una mano sulla spalla per alleviarle lo spavento. Rossella si girò verso di lei, leggermente tremante, tenendo stretta la tazza tra le mani.
-Ma era così reale. Così reale! E poi stava sopra Jon.
...Credi veramente che sia uno di quei cosi e non...
- la voce le morì in gola nel pronunciare l'ultima frase, che tuttavia aveva anche una leggera punta di scetticismo. Ada le aveva raccontato in fretta la storia di Incubi e Succubi, ma come le aveva detto prima appartenevano a un passato troppo lontano per comparire nei sogni delle persone. Erano più vecchi perfino delle Guerre di Kalos, che probabilmente distrussero gran parte della vecchia civiltà.
Ada fece spallucce a quelle parole.
-Rossella, è solo un'ipotesi, e neanche molto probabile. Sono storie, e basta. E nei sogni può accadere di tutto.
Max non potrebbe aggredire nessuno, men che meno te. Non ce la fa proprio, se proprio deve far del male a qualcuno lo fa per altre vie, non certo per quella fisica. Quindi non prendertela con lui. È solo un sogno
-.
Già, questo era vero. Tuttavia, a turbarla era anche il dialogo iniziale. Quello sembrava così vero.
-E Alkonost? Cos'è?- chiese dopo un sorso di camomilla.
-Se devo essere sincera, non lo so. Sicuramente la presenza benigna che incontri spesso negli altri tuoi sogni, no? Potrebbe essere qualsiasi cosa: uno spirito, un'anima di un defunto, una delle creature di Cresselia. Magari collegata a quella gran bellezza che hai incontrato da sveglia.
O forse nient'altro che un altro personaggio onirico. Il che, credo, sia la soluzione più plausibile
-
Ada aveva ragione. In fondo, si trattava solo di un sogno.
Però c'erano quegli elementi, quei pochi collegamenti con il mondo reale, che la sua classica curiosità era già scattata.


Finalmente qualcosa da fare.
Come ai tempi del Team Magma, si era buttata a capofitto nella ricerca di elementi che potessero ricostruire le cause e le possibili conseguenze di quei sogni.
Esplorò ogni angolo del settore Psicologia e Mitologia delle biblioteche nelle vicinanze, fece accurate ricerche per il web, consultò qualsiasi collegamento che richiamasse anche in minima parte gli elementi che incontrava durante i sogni.
L'Incubo tornava sempre a farle visita con le sue apparizioni terrificanti, ma anche con l'aiuto di Ivan poco a poco imparò a non spaventarsi quando si risvegliava bruscamente e si ritrovava paralizzata.
Quando incappò nei sogni lucidi per poco non esultò. Generalmente libri e siti davano consigli non tanto per creare la situazione perfetta per un sogno lucido, ma soprattutto per evitare gli incubi intesi come sogni malevoli.
Ma il suo Incubo non pareva essere la stessa cosa. Esso negli ultimi tempi si era anche messo a parlare, sussurrando parole e piccole frasi sconnesse con un tono intriso di malvagità, fissandola allo stesso tempo con quegli occhiacci e sogghignando.
Se avesse avuto il controllo sui suoi sogni forse lo avrebbe definitivamente scacciato.
Ma dopo qualche settimana anche l'altra presenza intervenne, stavolta a suo favore.
Rossella aveva fatto anche qualche ricerca riguardo alla parola Alkonost, sicura che fosse il nome dell'essere che la perseguitava e che pronunciare il nome della sua essenza si piegasse al volere di chi lo chiamava.
Come del resto tutti gli esseri, in fondo.
Gli studi sulla Storia Antica in fondo stavano dando i loro frutti in merito, visto che prima delle Guerre di Kalos alcuni abitanti speciali potessero usare nomi collegati all'essenza stessa delle creature viventi.
Non era proprio un concetto semplice, ma da quanto ricordava Rossella questi nomi si ricollegavano a una delle cinque parti dell'anima, l'esperienza. E richiamare questa parte trascinava tutto il resto.
E invece no, ben presto Rossella scoprì che Alkonost non corrispondeva a un demone di alcuna sorta, piuttosto a un'entità femminile. Chi fosse quest'entità, e se dopo le Guerre si fosse trasformata in un leggendario, questo la ragazza non riuscì a scoprirlo.
Almeno, chiunque fosse Alkonost, non doveva temerla e pensare che Grande Jon le avesse dato un regalo maledetto.
Che poi, la piuma... forse un'ipotesi di cosa fosse diventata Alkonost Rossella ce l'aveva.
E l'Incubo? Poteva essere parte dell'opposto di Alkonost. E il fatto che fosse collegato a Max la fece rabbrividire. L'uomo poteva aver commesso errori, soprattutto nei suoi confronti, ma Rossella non avrebbe augurato quel coso neanche al peggiore degli esseri umani, figuriamoci a una persona a cui era legata.
In fondo, se quell'Alkonost si fosse rivelata accondiscendente verso di lei potevano anche aiutare Max e forse tornare al loro rapporto originario...


Quella ricerca, nonostante stesse giovando a Rossella, di fatto non era un toccasana per il rapporto che aveva con Ivan.
Certo, si occupava come sempre di Jon e il sentimento per il Capo Idro non era cambiato di una virgola, ma quella ricerca compulsiva stava cominciando a preoccupare Ivan.
L'uomo era consapevole che Rossella era abituata a cose del genere, tuttavia temeva che poteva finire male.
Forse si sbagliava, ma l'istinto gli suggeriva che quella battaglia onirica non stava andando per il verso giusto. Ammirava Rossella per la sua intraprendenza e l'aiutava come poteva, come per esempio curarsi che nessuno dei due potesse soffrire nel sonno, ma tutto ciò cominciava a mettere in allarme Ivan.
Che poi, tra l'altro, non sapeva quando dare il suo regalo a Rossella.
Non che fosse intimidito da ciò che esso implicava, e dalla possibile reazione da parte di Rossella, ma era dubbioso sul momento giusto. Non voleva guastare una cosa così importante, e già aveva rischiato un grosso rifiuto al loro primo appuntamento.
Per cui, osservava la sua donna condurre il suo percorso, per la incerto sul da farsi, e imparare assieme a lei, ascoltarla mentre ripeteva i vari test di realtà e li provavano insieme, sentire e annotare i sogni che facevano e i loro progressi.
E, nel suo piccolo, provava un'altra pista per scoprire chi fosse Alkonost e, soprattutto, come rintracciare Max.
E mano a mano che Rossella riusciva a entrarci in confidenza e a condurre la sua battaglia onirica, Ivan per la prima volta si chiese quanto veramente fosse forte il legame di amicizia che lei aveva con il suo Team e i suoi colleghi.
Forse lo stesso che lui aveva con Ada e Alan: i due erano cresciuti assieme a lui, e Ivan era sicuro che avrebbe fatto lo stesso per loro se si fosse trovato in una situazione simile, nonostante le separazioni.
Forse in questo frangente non doveva preoccuparsi. Forse.

D'altronde, Rossella era quasi riuscita a risolvere la questione dell'Incubo: ormai esso non appariva quasi più, e riusciva a parlare abbastanza fluentemente con Alkonost.
E forse era giunta alla stessa figura a cui era giunto lui. E se era così, allora Ivan poteva ritenersi soddisfatto, e felice di poter partecipare attivamente a una simile cosa con lei.


Nel sogno, l'atmosfera della Base era molto più tranquilla che nella vita reale e, sebbene fosse anche più malinconica -chissà perché- Rossella la trovava rilassante.
Rossella controllò l'ora che il NaviTalk segnava prima di entrare nell'ufficio di Max, per poi bussare ed entrare con passo leggero appena la voce atona del suo occupante la invitò a entrare. Come al solito Max era concentrato sullo schermo del PC e scriveva chissà cosa, digitando velocemente le lettere della tastiera.
Come al solito, un dettaglio che la tenente fece caso era il riflesso dello schermo sugli occhiali del suo capo, nel vano tentativo di scoprire a cosa stesse lavorando prima che glielo dicesse. E, come al solito, si sedette di fronte a lui senza aver scoperto nulla in quella manciata di secondi.
Come al solito, Max cominciò a parlare di cose distanti, lontane, appartenenti a un periodo che non le apparteneva più, e la voce le arrivava come un mormorio indistinto, ma familiare.
Non era accogliente e caloroso come il suono della voce di Ivan, ma riusciva a essere rassicurante, in qualche modo.
Rossella si guardò attorno mentre Max continuava a parlare indisturbato, sicuro che la ragazza lo stesse ascoltando ugualmente, e lo sguardo della donna si fermò casualmente sull'orologio digitale della scrivania.
Segnava un'ora completamente diversa da quella che Rossella aveva visto dal suo NaviTalk. Anzi, a osservare meglio, l'ora 98:76 era alquanto improbabile.
Perplessa da quella visione, Rossella alzò il NaviTalk per controllare.
Preciso e chiaro.
Erano le 98:76.
-Rossella?-
Appena sentì il suo nome, la tenente voltò lo sguardo sorpreso verso Max, che ora la guardava con un'espressione tra l'accigliata e l'incuriosita.
Senza rispondere, Rossella afferrò una matita dal portapenne e tentò di infilarselo nel palmo: stupore misto a eccitazione invasero il cuore della ragazza appena la matita, invece di incontrare il palmo della mano e sporcarlo di grafite, lo trapassò da parte a parte, sebbene il notare che c'era qualcosa di strano nella mano, tipo un dito di meno, la fece rabbrividire leggermente.
-
Rossella, cosa stai facendo?-
Rossella tornò sullo sguardo del suo capo, ora decisamente irritato. 
Ecco, l'Incubo si stava risvegliando. Lo sentiva, lo percepiva, lo vedeva sulla pelle di Max, che stava lentamente cambiando.
-
Max, non vorrei dirtelo, ma...-
Nello scandire quelle parole con una certa lentezza, Rossella lanciò un'occhiata alle relazioni finite di Max, vicine alla stampante e alla portata d'occhio. A una prima vista parevano leggibili, ma se aguzzava lo sguardo, le lettere tendevano a confondersi fra loro.

-...siamo in un sogno- completò, girandosi verso il Capo e fissandolo intensamente, con una strana e selvaggia sensazione di trionfo nel cuore.
Sentì l'Incubo arrestarsi per la sorpresa, ma non sarebbe durato a lungo.
-Rossella, questo è...- fece per sbottare Max, ma Rossella lo interruppe decidendo di alzarsi e sbattere le mani sulla scrivania, producendo un rumore secco e forte, nonostante le mani della ragazza non avessero realmente sbattuto sulla superficie di legno.
-Tutto questo non è ridicolo. Non lo è, accettalo! E visto che ci siamo, è ora di cambiare un pochino, signorino. Non sei reale, nulla è reale. Solo io lo sono- ringhiò con una voce distorta, strana perfino per lei.
In fondo, stava parlando contro il principale disturbatore dei suoi sogni. E finché restava lì, non era veramente... reale.

E ora che era conscia del sogno, esso si piegò al suo pensiero. Si convinse di essere più leggera, di essere senza peso, e così cominciò a levitare e avere completa padronanza dello spazio, senza avere l'obbligo di movimento. Tese le braccia ai lati, distendendosi al massimo, concentrandosi per rimanere lucida e cambiare il mondo attorno a sé.
L'orologio a quadranti appeso alla parete di fronte a lei si liquefece, diventando un ovale semiliquido e quasi irriconoscibile, i quattro angoli della stanza vennero soppiantati da tronchi di alberi in rapidissima crescita, i muri e le finestre si sgretolarono per diventare polvere, rivelando che fuori non c'era altro che deserto e cielo.
Image and video hosting by TinyPic

Esattamente ciò che voleva: uno spazio immenso, infinito, dove potersi finalmente liberare.
Chiudendo leggermente gli occhi, decise di prender altra forma, di cambiare, di assumere altra forma che non sia più quel corpo minuto. Percepì un dolce sfrigolio sulle braccia, sulle gambe, sulle scapole, la sottile follia che la spinse a proiettarsi in avanti, senza neanche darle il tempo di guardare la propria forma.
-
Rossella-
No, l'importante era correre, proiettarsi in avanti, superare altri esseri, oggetti, cose che neanche ricordava di aver visto o che mai fossero esistiti.
Non sentiva neanche degli arti muoversi, era puro spirito, percepiva solo il deserto, il cielo sopra di sé e la gioia sfrenata di essere e muoversi, di esistere e dimostrare di esserci, dimenticandosi
-
Rossella. Ascoltami. Rossella-
No, la voce no.
Lo sapeva per istinto, non doveva ascoltare la voce dell'altro essere. Lo sentiva, lo percepiva. C'era qualcosa di Max in quella voce. Possibile che la perseguitasse anche nel suo sogno, lo spazio che lei stessa stava plasmando mentre correva?
No, no, era passato il periodo in cui era legata servilmente a lui. Era passato il periodo in cui condivideva ciecamente i suoi ideali, sradicando la sua parte sentimentale e irrazionale.
Era passato il periodo in cui essa si manifestava a sprazzi, era passato il periodo in cui il suo essere era fratturato in due.
Merito di Ivan se era tornata a essere lei.
Perché Max non lo capiva?
Perché non voleva capire
-
Rossella-
Qualcosa stava cambiando. Il deserto ormai si era riempito di picchi, di alture, di gole e di rupi. Non c'era più quella vastità originale, e il sole, invece di essere in alto, era davanti allo sguardo di quella che una volta era una giovane ragazza di Hoenn.
No, no, non avrebbe sentito, non avrebbe ascoltato.
-
Rossella, stai perdendo il controllo del sogno-
La voce... la voce era diversa!
In quella forma incorporea, di fronte agli ultimi raggi solari, proprio in mezzo a una piccola piana tra due vette aguzze Rossella inchiodò, e come un nastro magenta l'altro spirito la raggiunse, danzando un poco davanti a lei.
Solo allora s'accorse che forma avesse preso: qualcosa di gigantesco e di colore mutevole, e solo allora s'accorse che fino ad allora aveva corso a quattro zampe.
Di sé percepiva una vaga forma, ma era sicura di assomigliare... a cosa? Le venne in mente il Mightyena di Ivan. Sì, assomigliava a quel Pokèmon nero e grigio, se proprio doveva assomigliare a qualcosa.
Fece qualche passo avanti, riprendendo lentamente la forma di prima, quella umana, e osservare lo spirito prendere anch'esso forma di fronte a lei.
In un primo momento fu accecata dai raggi del sole, e si portò una mano davanti agli occhi, e solo allora si accorse di essere vestita solo di una leggera maglia bianca e pantaloncini dello stesso colore, e di essere scalza.
Ma non importava più di tanto.
Lo spirito... aveva voce femminile, e se era apparsa nel sonno allora...
-
Rossella. Finalmente. Sono lieta di vederti qua. Quasi non ci speravo più, e anche dopo questo piccolo... incidente, posso ritenermi soddisfatta-
-
Non credevo che dietro a tutta questa faccenda ci fosse un Pokèmon, per di più un leggendario. Sai, Cresselia, per un momento avevo pensato di impazzire. I dolcetti, i sogni lucidi, la promessa di raggiungere le altre menti tramite i sogni... non pensavo fosse possibile-
Rossella mosse qualche passo verso , allungando la mano verso lo spirito di Cresselia, che finalmente si era mostrata per quel che era.
-
Nei primi sogni sentivo una presenza calda. Pensavo che fosse Ivan, ma invece eri tu. O sbaglio?-
-Ero io. Ho provato a collegare te e Max in sogno una volta, ricordi? Ma si è rivelato un collegamento instabile e pericoloso per tutti e tre, e tu ci hai rimesso più di quanto non volessi.
Rossella, erroneamente Max ha svegliato la sua ombra, un figlio di mio fratello, che poco a poco sta corrodendo la sua anima.
-
-
Quindi Max sta a....-
-
...Sinnoh. E ha attirato su di sé una grande minaccia, perché se...-
-
...Darkrai lo usa per accedere di nuovo ai leggendari maggiori che ancora non sono fuggiti...-
-
...saremmo tutti in gran difficoltà. Devi venire con me, ormai non posso fare più a meno del nostro legame. Forse dopo tutto questo ti spiegherò. Ma dovrai addormentarti per un po', e viaggiare in sogno e sogno per parlare almeno un po' con la parte ancora integra di Max-
Tutto ciò era così confuso, così strano. E la cosa più spaventosa era che tutto ciò era verosimile, e Cresselia non mentiva.
Ricordava con fin troppa chiarezza l'Incubo di qualche tempo fa, e il pensiero che fosse la parte più nera la faceva stare male.
Ma il fatto che l'avesse vista così magra, malata e ancora debole faceva rinascere un filo di speranza.
L'Incubo era sì orribile, ma non era nel pieno delle sue forze.
Forse poteva fare ancora qualcosa per Max. In fondo, che lui lo volesse o no, non poteva scordare il legame che avevano avuto. Amicizia o no, non poteva essere cancellato.
Sì, sarebbe andata. Voleva che quel legame tornasse a vivere.
-
E Ivan? E Jon? E tutti gli altri?-
-
Staranno bene. Se la caveranno, vedrai. E si prenderanno cura di tuo figlio. Nascita starà con lui. Pronuncia il mio nome-
-
...Cresselia?-
-
No. Non il nome d'uso. Il nome vero-
-
...Alkonost. Sei tu Alkonost-

-Sì. Sono io. Ripetilo-
-
Immaginavo. Alkonost!-
-Bene. Usalo come hai fatto finora: per risaldare il nostro legame e per non risvegliarti. Partiamo-
Senza bisogno di ulteriori spiegazioni, se non quelle dei suoi precedenti sogni, Rossella posò la mano sul collo di Cresselia e, insieme, si diressero verso la luce.


Image and video hosting by TinyPic

-Dottore. Veramente, le abbiamo detto tutto ciò che sappiamo... non possiamo aggiungere altro-.
Era da giorni che Rossella non si svegliava. Viveva in uno stato di catalessi completa, tant'è che dovettero portarla di corsa all'ambulatorio più vicino per tentare di svegliarla o almeno capire cosa le fosse successo.
Ma nulla, neanche i medici si sapevano spiegare cosa le stesse accadendo: la ragazza non aveva mai avuto problemi di salute gravi, non aveva subito interventi, e apparentemente il suo organismo si mostrava sano come un Goldeen.
Nulla fuori posto, nulla di anormale. Tranne per il fatto che il corpo aveva cominciato a vivere in un sonno perenne.
L'unica cosa curiosa, se si può dir tale, era l'attività celebrale estremamente accentuata nel sonno, soprattutto nel cambio di fase da non-REM a REM.
E in particolare quest'ultima si dimostrava particolarmente intensa e leggermente più lunga del suo corrispettivo.
-Vedremo come s'evolverà la situazione. Non mi sembra che abbia bisogno di cure particolari per ora, se non per il nutrimento e per le normali funzioni biologiche. Vedremo di fare una ricerca per controllare se ci siano stati casi simili in precedenza e come sono stati superati, ma di più non possiamo fare-.
Ivan sospirò tristemente mentre il medico s'allontanava, e tornò a guardare il corpicino di Rossella adagiato sul letto immacolato dell'ospedale.
Lo sapeva che c'era qualcosa di anormale dietro a quelle ricerche, in fondo dopo il sogno con l'Incubo Rossella si era messa in testa di non ripetere più un'esperienza del genere, e aveva cominciato a cercare informazioni utili sui sogni lucidi e soprattutto su Alkonost, la presenza che continuava a trovarla nei sogni.
E poi c'era la questione di Max.
Ecco, già tutta la storia dei sogni e sul loro valore nella realtà contrariava non poco l'uomo, adesso si doveva mischiare anche quel maledetto scienziatuccio.
Ma era mai possibile un attimo di pace? Peraltro, c'era anche la faccenda di Jon.
Ivan amava suo figlio, e faceva del suo meglio per colmare il vuoto che Rossella aveva momentaneamente creato.
Ma il piccolino percepiva comunque l'assenza della madre, e spesso Ivan lo sentiva giù o agitato per quella mancanza.
Per cui, quel giorno se lo era portato dietro con la speranza che, sentendo i piccoli versi del figlioletto, Rossella si risvegliasse.
Jon aveva cercato di attirare le attenzioni della mamma per un po', poi aveva desistito e alla fine si era addormentato vicino a lei, senza che Rossella manifestasse alcun cambiamento.
Il tempo da quel momento divenne quasi eterno, un lungo scorrere di mattina, pomeriggio, sera, un alternarsi in modo uguale di colazione, corsa, pranzo, cena, e dormire. Gli unici momenti che variavano durante il corso delle giornate erano i momenti che passava insieme a suo figlio, che talvolta però veniva affidato per qualche minuto a Selene in modo da non affaticarlo.
E il cambiamento non avveniva.
E i medici non avevano trovato nulla... e Rossella non si svegliava...
Non aveva più idea di che giorno fosse quando un cambiamento, seppur minimo, avvenne nella mente di Rossella.
Era sera tardi, proprio mentre Ivan si ficcava la canottiera e i pantaloncini che costituivano il suo pigiama improvvisato quando sentì un sospiro di soddisfazione da parte di Rossella e il conseguente verso soddisfatto di Jon, che guarda caso non si era ancora addormentato e stava osservando il padre con occhi curiosi.
Ivan si portò subito al fianco dell'amata, accarezzò la testolina nera del figlio e osservò per bene il viso di Rossella. Al posto del leggero cipiglio che l'aveva accompagnata in quelle settimane, era comparsa un'espressione serena, come se tutto andasse per il verso giusto.
E l'elettroencefalogramma mostrava una distensione e una nuova stabilità.
A quanto pare era accaduto qualcosa nella mente della ragazza. O qualche altro fattore esterno sconosciuto aveva influito su di essa.
Qualunque esso sia, non impedì certo a Ivan di fiondarsi dal primo medico e dal suo Blissey paffuto per raccontare il favoloso fatto.
Tuttavia, sebbene si riconobbe che fu un cambiamento da tener conto, e che il sonno si stabilizzò divenendo più uniforme, Rossella restò sempre la solita.
E in breve tempo Ivan ripiombò nel suo stato d'apatia disperata.
Certo, nei primi tempi sia Ada che Alan tentarono di risollevargli il morale, o almeno di farlo tornare alla base per un po' di tempo in modo che si distraesse, ma tutto quello che ottennero furono solo alcuni sbuffi di dissenso.
Di giorno in giorno anche Ivan peggiorava, e nella situazione attuale di lui era rimasto solo un uomo ridotto all'ombra di sé stesso: barba fin troppo cresciuta, anche per i suoi canoni, capelli arruffati e spettinatissimi, occhi gonfi e incavati a causa di pianti che nessuno sentiva.
-Sembra lo stesso Ivan dopo gli eventi di Groudon e Kyogre. Si era buttato giù allo stesso modo- osservò Alan uno di quei giorni, mentre lui e Ada osservavano la scena da poco dietro l'uscio della porta.
-
No, amico mio. È molto peggio- constatò tristemente la tenente, che stringeva a sé il piccolo Jon, che sarebbe rimasto alla base fino al momento in cui Rossella o sarebbe morta o si sarebbe risvegliata.
Anche il piccolo aveva manifestato i sintomi e le reazioni di quella situazione di stallo: si svegliava e piangeva più spesso, era diventato anche lui apatico e insensibile agli stimoli.
Alla base avrebbe avuto più stimoli.
-Bhe, cara collega, non abbiamo molto da fare qui. Andiamo?-
Ada annuì, rassegnata. Strinse a sé Jon e cominciarono a incamminarsi verso l'uscita, restando per un po' in silenzio.
-Che tristezza però. E pensare che il capo le voleva fare anche la grande proposta...-
-
Già. Ho tentato di pressarlo a sbrigarsi, ma dopo gli ultimi eventi forse ha fatto bene a non chiedere nulla. Avrebbe peggiorato il suo- Ahia, Alan, ma che diamine fai!-
Fortuna che aveva una buona presa sul neonato, se no Jon le sarebbe sfuggito dalle braccia.
Difatti Alan le aveva afferrato una spalla con un tale scatto e una tale forza da farla girare su sé stessa, e ora il gigante guardava fisso davanti a sé con occhi sgranati, e le indicò la stessa direzione con un cenno del capo.
-Cosa dovrei vedere? È il bar dell'ospedale, non c'è nulla di particolare. È naturale che ci siano delle persone... oh-
E di colpo realizzò che a inchiodare Alan non era tanto il bar in sé, piuttosto la figura rotondetta e dai capelli corvini che stava pagando alla cassa e che stava per uscire.
Certo, non era poi tanto difficile notare i due tenenti, specie se si erano fermati poco distanti dal locale, illuminati in pieno dalla luce esterna e se uno dei due fosse alto poco meno dei due metri e non occupasse lo spazio di due persone.
E infatti anche l'oggetto degli sguardi dei due s'accorse di essere osservato, e appena si girò per controllare da chi il suo viso fu illuminato da una sincera sorpresa, e si avvicinò con passo veloce.
I tre rimasero in silenzio per qualche secondo, silenzio interrotto solo dai leggeri vagiti di Jon.
Poi, con gran fortuna di tutti, Alan per primo prese la parola.
-Ottavio, vorrei solo sapere una cosa. Come mai quando ci incontriamo ti trovo sempre a mangiare?- chiese con voce soave, appositamente scherzosa.
Ottavio si tinse di una leggera sfumatura rosata a quella battuta, e s'imbronciò appena.
-Non è divertente, Alan. Lo sai benissimo che quando sono sotto stress tendo a mangiare troppo. E con Rossella che fa la bella addormentata direi che son fin troppo stressato- ribatte, risentito. Poi però posò lo sguardo sul bambino, e si avvicinò di qualche passo timidamente.
-
Quindi lui è Jon... posso tenerlo per un attimo? Per favore?- chiese quasi con un fil di voce, quasi come se non volesse essere sentito.
Ada, ancora senza parole, glielo porse. Ovviamente, di quel cambio Jon ne fu felice, e manifestò la sua gioia con piccole grida di felicità e tendendo le manine verso il viso cicciotto di Ottavio, che lo tenne per un momento per aria.
-E' tutto suo padre. Ma è bello rivedere gli occhi di Rossy- disse con un sorriso, abbracciandolo con tenerezza per poi ridarlo ad Ada.
-
Quindi sapete cosa le è successo. Ottavio, dove siete stati per tutto questo tempo? Perché ve ne siete andati e non ci avete lasciato neanche uno stralcio di comunicazione? O la minima possibilità di parlarvi? E soprattutto, ora Max dov'è?- domandò rapidamente Ada, aggrottando la fronte. Era contenta di vedere Ottavio in buona salute, ed era evidente che Alan lo fosse più di lei, però esigeva delle risposte, come le esigevano tutti.
Ottavio prese un buon sospiro prima di rispondere.
-Ada, seriamente, non pensar male di me. Ho fatto tutto il possibile, ma se avessi lasciato Max le cose non sarebbero andate molto meglio.
Siamo andati verso Sinnoh apparentemente per studiare certi fenomeni legati ai leggendari della regione, ma credo che anche le reclute siano consapevoli del fatto che Max ha deciso di non avere più a che fare con voi, né con Rossella. Non so, non credo che siate tanto voi il problema, credo che sia più per un fatto personale. Il capo è un tipo strano che ragiona in maniere sconosciute anche per me, lo sai. Ma anche io posso intuire certe cose di lui, ogni tanto, e penso che abbia sfruttato l'occasione di Sinnoh per finire quello che secondo lui Rossella aveva iniziato.
Forse penserete che sia un motivo futile, ma credo che abbia interpretato il silenzio di Rossella sul suo legame con Ivan come una mancanza di fiducia verso di lui, e per questo s'è allontanato definitivamente-
Vedendo che inizialmente i due non rispondevano, per il nervosismo Ottavio prese a torcersi le mani, chiedendosi se avesse reso il concetto per bene.
-Quindi... non è tanto il fatto che sia andata da Ivan ma per il fatto che non gli abbia detto nulla? È per questo che non gli hai detto nulla di noi, per non peggiorare ulteriormente le cose? Lo sai che probabilmente non avrebbe accettato né noi né loro- rispose Alan con tono ferito.
-
Dai Alan, non fare così. Puoi capire la situazione in cui sto messo. Max se la sarebbe presa, ma non sarebbe scattato come ha fatto quando ha scoperto il concepimento di Jon. Sospettava qualcosa che coinvolgesse Rossella, ma aspettava che glielo dicesse. E... beh, quella notte è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Penso che si sentisse tradito. Lo sapete che ha tendenze onniscienti... vuole sapere tutto di tutti-.
Le cose dette così cominciavano ad acquisire un senso, in effetti.
Tuttavia, che Max provasse ogni sorta di legame con qualcuno sembrava strano, ma in fondo anche lui era un essere umano. Un umano in grado di simulare alla grande.
-E per quanto riguarda il capo in questo momento, beh, lui è di sopra da Ross... EHI, ASPETTATEMI!-
Ma troppo tardi, i due Idrotenenti stavano percorrendo la strada inversa, fiondandosi verso il secondo piano, seguiti dalle risate di Jon che, a quanto pare, era l'unico che stava prendendo bene l'intera faccenda.


Era strano come, dopo un certo tempo, anche lui era scivolato lentamente nell'oblio.
Ora non sapeva più come fosse, come lo vedessero gli altri. Non voleva più vedere la commiserazione nei volti degli altri. E soprattutto non voleva più vedere le facce deluse dei suoi tenenti.
I suoi due amici... oh, per tanto tempo aveva cercato di mostrarsi un capo deciso, e in effetti lo era. Come si mostrava un capo capace di capire cosa stava provando lui e chi gli stava attorno.
Ma ormai aveva perso ogni speranza, e non era sicuro che dopo la scomparsa di Rossella sarebbe tornato a galla. Peccato che quell'anno insieme era passato così in fretta...
Aveva chiuso gli occhi già da un po', in modo da ascoltare e registrare per bene gli ultimi respiri dell'amata, quando sentì dei movimenti e una terza presenza.
Lì per lì non ci fece troppo caso, ma poi sentì una voce bassa e familiare chiamarlo.
-Ivan-.
Aprì un occhio, e anche l'altro quando scorse la figura esile che tanto aveva sperato di rivedere.
-Max- rispose con una voce mogia.
In un momento diverso sarebbe scattato e lo avrebbe pestato per tutte le pene che avevano passato a causa sua, ma non aveva più nessuna energia per nulla. E l'antico rivale sembrava forse più provato di lui.
In apparenza era sempre il solito stuzzicadenti, magro e alto, con i soliti occhiali spessi e i capelli corti e rossi. Ma osservandolo meglio, si poteva constatare che non dormiva bene da un bel po' di tempo e che era più sciupato del solito. Inoltre era la prima volta che non portava la divisa, piuttosto dei vestiti trasandati.
E gli occhi... quegli occhi che di solito comunicavano una fiera decisione o una rilassata tranquillità ora mostravano solo un'infinita tristezza e un dolore immenso.
Per un attimo Max posò lo sguardo sulla scatolina di velluto nero posata sul comodino vicino al letto di Rossella, e un lampo gli attraversò gli occhi.
-Volevate sposarvi?- chiese, con un tono più leggero, sebbene di poco.
-
Dovevo ancora farle la proposta, ma non sapevo mai qual era il momento giusto. Volevo che fosse tutto perfetto... volevo fare qualcosa di buono almeno per lei-.
Max sospirò stancamente e chiuse gli occhi. Ivan non sapeva cosa pensare, se non che provava pena per entrambi.
Poi Max s'inginocchiò vicino al letto e prese la mano libera e immota della sua tenente, poggiando la testa vicino a quella della ragazza.
-Mi dispiace, Rossella, mi dispiace.
Mi dispiace se nel sogno in cui ci siamo incontrati per la prima volta mi sono arrabbiato con te.
Mi dispiace per aver liberato l'Incubo contro di te, mi dispiace averti mostrato in quel momento ciò che stavo diventando.
Mi dispiace per averti costretta ad associarti a Cresselia per scampare al mio Incubo, ora per vivere dovrai restare legata a lei, ma soprattutto mi dispiace che tu l'abbia fatto per salvare anche me da esso.

Mi dispiace che per il mio ego tu e Ivan dovevate mantenere il segreto su di voi, mi dispiace di averti abbandonata, mi dispiace per tutto... mi dispiace...-.
Ecco, a turbare Ivan in quel momento furono sì le parole di Max, che uscirono spontanee come un ruscello, ma soprattutto per le lacrime che silenti avevano preso a scorrere sul viso emaciato del rosso.
Per un momento lo fissò singhiozzare, incredulo. Poi una piccola scintilla illuminò la sua mente.
-Maxie, ti rendi conto di quello che stai facendo?- gli chiese, in tono basito.
Max spostò leggermente lo sguardo, con ancora gli occhi lucidi e carichi di lacrime, aspettandosi una di quelle ramanzine epocali.
-Io e Alan abbiamo preveduto che il mondo finirà quando esternerai una tua emozione.
Ecco, bravo, adesso verrà l'Apocalisse. Bravo Maxie, complimenti!
-.
I due si guardarono per un momento, uno con il suo sorrisetto a fior di labbra e l'altro con ancora le lacrime.
-Non credo proprio, mio caro. Io e Ottavio abbiamo speculato che, se fossi diventato meno idiota, il mondo sarebbe salvo da ogni catastrofe.
A quanto pare non solo eviteremo la fine del mondo, ma anche da un bel po' di grattacapi. Siete proprio dei dilettanti, voi idrofili-.
Al che, Ivan scoppiò a ridere, per la prima volta dopo chissà quanto tempo, seguito a ruota dalla stentata risata di Max.
-Max, ma come...- cominciò appena finito di parlare.
-Non ho idea di come abbia fatto. Ma si è legata a Cresselia ed è riuscita a raggiungermi nel sonno. Lo avevo fatto anche io accidentalmente, quando studiavo il comportamento di Darkrai. A quanto pare ho svegliato sia lui che Cresselia...
-Ivan, per poco quel mostro non è riuscito a farmi impazzire e a infettare anche Rossella. Se Cresselia è sveglia ed è in Rossella, dobbiamo fermare anche Darkrai. E credo che dobbiamo fermarlo. Ma insieme, come hai visto non ce la faccio da solo-
Ok, questa volta Max si stava superando. Ivan lo fissò con stupore: a parte qualche altra lacrima vagante, era serio, ma la voce trasmetteva decisione.
-Max, seriamente, mi preoccupi. Ora ti metti a parlar di collaborazione. Altro che fine del mondo, qui finirà l'intero universo!-
A quelle parole Max assunse un'espressione fra l'arrabbiata e la spazientita.
-Sto dicendo sul serio! Ivan, siamo tutti in...-
-Hai sentito Rossy? Tu e Cresselia fate miracoli! Avete fatto tornare un Maxie completamente diverso! Dai dai, se avete cambiato lui potete benissimo tornare tra noi comuni mortali!-
-Ecco, cosa ho detto prima? Sei sempre il solito idiota-
-Ehehehe-


A quanto pare, alla fine il loro legame si è ricucito, e Max sembra essere salvo”.

Nell'eterea dimensione dello spirito, Rossella guardava la scena con il cuore colmo di gioia.
Nonostante stessero battibeccando ancora, nelle loro parole vi erano parole diverse.
Rossella si girò felice verso la forma spirituale di Cresselia, che lei conosceva anche come Alkonost.
Sì, sono contenta di questa piccola vittoria. Ma hai visto lo stato della sua mente allora, quando siamo entrate nel suo inconscio e vi abbiamo trovato una traccia di Darkrai”.
Lo so, lo ricordo. L'Incubo si rifiutava di andare via, quei tipetti hanno preso la tenacia del padre”.
E tra l'altro era anche piuttosto brutto. Se avesse preso una forma più piacevole...
...sarebbe stato uno spreco ucciderlo”.
A quello scambio di pensieri Rossella ridacchiò un pochino, senza distogliere lo sguardo a quelli che stavano per diventare una coppia mal assortita di amici.
Ma c'è tanto da fare ancora. Abbiamo purificato Max e lui ci ha ascoltate, ma Darkrai ora sta altrove. Credi che la visione dell'Incubo sia giusta?” chiese Rossy, ricordandosi dello squarcio su un altro presente: delle rovine di una città rasa al suolo, e di una figura di un giovane uomo dai lunghi capelli rossi con un Pidgeot al fianco che cercava di aiutare i superstiti e di recuperare chi era rimasto sotto le macerie.
E vicino al ragazzo aveva giurato di vedere anche la figura di Grande Jonathan. Ecco perché se ne era andato...
Sì. Ho sentito alcuni miei fratelli addormentarsi in quella regione, e ogni tanto anche io la visito. Ma si da il caso che il risveglio di mio fratello dagli incubi facili abbia scatenato una reazione a catena. Ma per adesso rilassiamoci, e poi vedremo”.
E con la consapevolezza che tutto da quel momento sarebbe andato per il verso giusto, e che la simbiosi con Cresselia avrebbe portato solo che vantaggi, Rossella si lasciò trasportare verso l'alto, sempre più su, finché non sentì di avere di nuovo un corpo fisico, e di stringere la mano di Max, consapevole di essere di nuovo con lui.

Note dell'Autrice (parte seconda):

Ebbene sì. Adoro ridurmi all'ultimo, e questa storia non fa eccezioni.
Nonostante sia lunghissima (18 pagine di Word!) e l'abbia pubblicata proprio all'ultimo momento e di fretta -per cui, perdonatemi per certi errori durante la scrittura- mi son divertita a scriverla.
Fondere il tema del sogno con il prompt,  e l'immagine fornita per il contest è stato un vero spasso (e qui ringrazio la cara Seth che inconsapevolmente ha dato vita a questo delirio. CIAO SETH!).
In più, non so voi ma la Rossella del videogioco mi è sempre sembrata un filino folle. Ed è stato un esperimento curioso mettere questa traccia minuscola di follia nel suo ultimo sogno, quello lucido, dove effettivamente riesce un poco a rompere allegoricamente l'autorità di Max e a liberare in modo sano questo pizzico di anormalità.
Che in fondo ho anche io.
Perchè se no non starei qui. Ehehe.
Come sempre, se avete voglia lasciate una recensione. Se è positiva sicuramente mi farà piacere, ma saranno ben accolte anche le critiche, basta che siano ben argomentate e con un tono educato.
Se no vi scateno l'Incubo, eh?

Comunque... come dicevo prima, fondere prompt, immagine e il tema del sogno è stato più semplice del previsto. Il prompt era "Amicizia", e inizialmente fonderlo con l'immagine seguente non era poi troppo difficile.
Tuttavia inizialmente non avevo idea di come strutturare la trama: non avendo idee, non sapevo come smuovere la storia.
Ma poi ho visto un film di quelli che piacciono a me: Alice oltre lo Specchio.
Non che la trama sia delle migliori (ma non delle peggiori. Insomma, nella media), ma per una tipa come me a cui piacciono ambienti e scene del genere questo film è stato una manna dal cielo.
E chissà come è emerso, tra le tante idee, il tema del sogno.
E vedere la parolona "Dream" nell'immagine è stata la gioia più assoluta.

Image and video hosting by TinyPic
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Danail