Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Elly Priest    05/07/2016    0 recensioni
"Il modo in cui mi guardò mi lasciò sconcertata. Alzò le sopracciglia chiudendo un paio di volte gli occhi, la bocca si incurvò in una specie di smorfia. Conoscevo bene quell’espressione, sembrava quasi disgustato. Ne avevo ricevuti tanti di quegli sguardi che ormai ero un’ esperta.
Roteai gli occhi: l’ennesimo bello ma stronzo."
_____________________________________
"-Sai almeno il suo nome, Curtis?
Si grattò la barba scura.
-Si chiama Fiore Martinis.
-Fiore, eh?
Lanciai un ultimo sguardo alla ragazza che si era messa a leggere tranquilla.
Rimasi profondamente colpito da lei, anche se non riuscivo a capire come.
L’unica cosa che mi venne in mente fu che prima d’allora non avrei mai pensato di invitare a cena una ragazza come lei."
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Presi un lungo sospiro ed entrai nella sala mensa. Ciò che mi stupì non era il fatto che era piena di gente, ma la bellezza di un ragazzo in particolare.
Mi sedetti al primo tavolo libero per non farmi notare, ma evidentemente sentì anche lui la mia presenza, anche se ammetto che è difficile per me passare inosservata.
Ero in quella scuola per vacanza-studio e, vendendo dall’ Italia, ero stata direttamente declassata da “appena arrivata” a “fenomeno da baraccone”.
Aveva una ventina d’ anni, fisico più che perfetto. Ad impatto, il classico ragazzo sportivo, ma a secondo sguardo, era decisamente una bomba sexy.
Occhi allungati di un nero pece come i capelli che spuntavano da sotto il cappello, lo sguardo penetrante che scorreva placido nella stanza.
La pelle abbronzata rifletteva la luce soffusa della stanza, avrei scommesso che quel ragazzo fosse di origini latine.
Camminava sciolto ed aggraziato, ma allo stesso modo deciso. Ai piedi, un paio di Jordan nere e rosse nuove di pacca.
Gli addominali si indovinavano da sotto la canottiera larga da basket, le braccia scolpite dalla palestra. Un tatuaggio si intravedeva all’interno dell’ avambraccio.
Gli anelli di acciaio che portava riflettevano la luce come riflettori evanescenti, ciò rendeva le dita affusolate ancora più aggraziate.
Si girò verso un amico stringendogli la mano per salutarlo ridendo ad una sua battuta. Il sorriso sfoggiò una fila di denti d’avorio perfettamente allineati, una fossetta sul lato sinistro della bocca.
Si sedette nel tavolo davanti al mio senza darmi le spalle iniziando a sorseggiare dell’acqua.
All’improvviso, i nostri sguardi si incontrarono e percepii lo stomaco che si contorceva.
A contatto diretto, il suo sguardo era ancora più perforante.
Il modo in cui mi guardò mi lasciò sconcertata. Alzò le sopracciglia chiudendo un paio di volte gli occhi, la bocca si incurvò in una specie di smorfia. Conoscevo bene quell’espressione, sembrava quasi disgustato. Ne avevo ricevuti tanti di quegli sguardi che ormai ero un’ esperta.
Roteai gli occhi: l’ennesimo bello ma stronzo.
Tornò a ridere e scherzare con i suoi amici che si erano seduti con lui al tavolo. Capii anche che probabilmente era il ragazzo più popolare della scuola. Avevo sentito parlare di lui: Corey Sayfer.
Odiavo quelli come lui, tutto fumo e niente arrosto.
Dopo lo sguardo che mi aveva lanciato, mi ignorò completamente. Visto che non avevo nulla da fare, tirai fuori il romanzo che dovevo finire di leggere e mi immersi nella lettura. Non seppi spiegare il perché mi sentii osservata.

 
Appena le porte si aprirono, la vidi subito.
Sguardo sconcertato, gli occhi che vagavano nella sala. Avevo sentito di una nuova ragazza in vacanza-studio che sarebbe arrivata dall’ estero, ma non mi sarei mai aspettato che sarebbe stata come lei.
Evidentemente sentì che la stessi osservando, notai subito che era disorientata.
Facevo finta di non vederla per non fissare lo sguardo su di lei, ma mi sembrava impossibile non farlo.
Venendo dall’ Italia mi immaginavo una brunetta alta un metro e cinquanta, ma evidentemente mi sbagliavo.
I capelli erano corti di varie sfumature di rosso che incorniciavano un viso pieno di forma ovale, mi colpì il contrasto con i grandi occhi verdi sottolineati dal trucco.
Si sedette al tavolo dopo di quello che ormai era mio e della mia squadra.
Teneva stretta la borsetta di pelle,con una mano si stringeva i pantaloni neri orientali che cercavano di mistificare le forme abbondanti del suo corpo, indossava dei sandali bianchi di tipo etnico.
La maglietta larga scendeva fino ai fianchi tondeggianti.
Su un’ altra ragazza, quelle forme sarebbero risultate grottesche, in questo caso erano adatte alla sua figura donandole una particolare grazia.
Non riuscivo a capire come mai la trovassi così attraente. C’era qualcosa in lei che mi attirava parecchio, lo sguardo trasmetteva dolcezza e decisione allo stesso tempo.
Avrei scommesso che lei fosse un tipo tosto che ti tiene in riga, ma non riuscii a spiegarmi il perché.
Salutai Curtis, il mio migliore amico, che se ne uscì con una delle sue “ultime” che facevano morire dal ridere e ci sedemmo al nostro tavolo.
Lei era ad un tavolo di distanza, continuava ad osservami mentre parlavo con Curtis sorseggiando un bel bicchiere d’acqua.
Volevo davvero bene a quel cretino del mio amico, anche se molte volte l’avrei disintegrato.
Curtis si era reso conto di come la guardavo e si sporse verso di me, dal suo sguardo avevo capito cosa stesse per dirmi.
-Avete già scelto i nomi dei vostri figli?
Questa era una delle occasioni in cui l’avrei strozzato.
-Stronzo.
Incrociai lo sguardo della ragazza mentre Curtis continuava a parlare di lei.
-Non è male la tipa… se ti piacciono le balene.
Probabilmente feci una smorfia di disapprovazione per la battuta di Curtis, anche se io non ero per niente d’accordo. Lei mi guardava corrucciata, probabilmente si era resa conto della mia espressione.
Ovviamente, mi ero appena fatto una figura di merda. Roteai gli occhi fulminando con lo sguardo il mio amico, ma alla fine mi misi a ridere.
-Sai almeno il suo nome, Curtis?
Si grattò la barba scura.
-Si chiama Fiore Martinis.
-Fiore, eh?
Lanciai un ultimo sguardo alla ragazza che si era messa a leggere tranquilla.
Rimasi profondamente colpito da lei, anche se non riuscivo a capire come.
L’unica cosa che mi venne in mente fu che prima d’allora non avrei mai pensato di invitare a cena una ragazza come lei.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Elly Priest