È
una verità universalmente riconosciuta che una donna
proveniente da una
famiglia di modeste condizioni debba trovare al più presto
un marito ricco a
cui ammogliarsi.
Anche
questa, come tutte le verità universalmente riconosciute,
trascura un piccolo
particolare: che le convenzioni sono fatte per essere irrimediabilmente
smentite.
Miss
Jane Austen non aveva mai amato le convenzioni su cui tutti si
trovavano
d’accordo, né si sarebbe mai piegata ad esse. Lei
preferiva osservare come gli altri
si adattassero
al decoro e a ciò che imponeva loro la società ed
esaminare con arguzia e sagacia i
comportamenti di chiunque la
circondasse, per poi riportarli implacabilmente sulla carta. Amava
usare
l’ironia, a volte pungente, a volte confinante con il
sarcasmo, ma questo
perché amava le contraddizioni interne tra le cose. Lei
stessa era una
contraddizione vivente: aveva amato, eppure non era sposata; era una
donna,
eppure viveva grazie alla sua penna; scriveva storie con finali
perfetti e
personaggi adorati, eppure lei si riteneva imperfetta e preferiva
vivere
nell’anonimato piuttosto che essere adorata dai suoi
ammiratori.
Di
queste tre scelte quella che lasciava ancora una traccia di rimpianto
in fondo
al suo cuore era la prima. Invano aveva lottato per reprimere i suoi
sentimenti:
quando aveva incontrato i suoi
occhi
dopo così tanto tempo, i suoi occhi così cambiati
eppure sempre gli stessi-
un’altra contraddizione- era risalito di nuovo tutto in
superficie e lei aveva
perso. Gli sguardi che si erano scambiati erano carichi di parole
lasciate
sospese, ma più eloquenti di qualsiasi commento. Gridavano
ciò che non era
potuto essere, ciò che la ragione aveva frenato, ma che il
sentimento non aveva
smesso di bramare. E allora avrebbe voluto tornare indietro nel tempo,
ignorare
le aspettative delle loro famiglie, l’inferiorità
delle sue origini, il
patrimonio del prozio di Tom- non
lo
chiamava così da molto ormai, solo nei suoi più
intimi pensieri si permetteva
di farlo e rare volte- da cui dipendevano la vita e la
serenità dei suoi
congiunti. Oh, avrebbe voluto, in quell’attimo in cui aveva
incrociato i suoi
occhi profondamente cerulei, correre via in mezzo al fango; non le
importava
nulla del decoro e se si fosse sporcata la gonna a discapito della sua
età.
Tuttavia
(che brutta parola, le aveva detto qualcuno una volta: in quel momento
non
poteva essere più d’accordo) c’erano gli
ospiti a ricordarle che lei adesso era
Miss Jane Austen, rispettabile e venerata scrittrice, da coloro che la
riconoscevano, s’intendeva. Jane
era
la figlia di Mister Lefroy; non gli assomigliava molto fisicamente,
doveva aver
preso dalla madre. Era il suo temperamento, sebbene attutito dalla
giovane età,
a ricordarle il padre, in quell’entusiasmo per la vita e la
caparbietà che
erano state così evidenti in lui…
Avrebbe
dovuto essere
sua.
Questo
era stato il pensiero ricorrente non appena l’aveva vista, ma
in un certo senso
era come se lo fosse: portava il suo nome, lui le aveva dato il suo
nome …
Chissà se sorgeva da qualche parte nella sua mente il
pensiero di lei mentre la
chiamava. Tom alla fine era riuscito ad avere la sua Jane, finalmente,
e la
Jane che aveva invocato da giovane si era dedicata anima e corpo alle
sue
opere, rovesciando sulle pagine le emozioni che non potevano aver voce.
Della
seconda scelta, Jane Austen non si pentì mai:
continuò a scrivere fino alla
fine della sua vita e lo avrebbe fatto ancora, se la morte non
l’avesse
interrotta. Ma nessuno è mai riuscito a frenare il successo
che avrebbe
riscosso, ora come allora, nel cuore di uomini e donne di tutte le
età.
Per
quanto riguarda la terza … Non durò a lungo: il
suo nome è uno dei più ammirati
e conosciuti della letteratura inglese in tutto il mondo e lei, anche
se non
era perfetta, è ancora capace di far sognare e innamorare
con il suo stile, i
personaggi e la natura umana che ha descritto.
Non resta dunque che concordare unanimemente che, ancora una volta, quelle che si credono verità non sono poi così stabili. Una sola cosa lo è: «l’ironia è il mettere insieme verità contraddittorie per accogliere una nuova verità con un sorriso o una risata. E a mio avviso, una verità profonda si accompagna all'uno o all'altra, altrimenti siamo di fronte alla negazione della natura dell'umanità».
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Ho
iniziato a scrivere questa one-shot subito dopo aver
rivisto Becoming Jane e con il
cuore straziato il giorno prima del
mio esame orale .
La frase tra virgolette sull’ironia è tratta
dal film, la pronuncia Jane stessa al prozio di Tom. Nel testo sono
disseminati
riferimenti ad Orgoglio e Pregiudizio
(la dichiarazione di Darcy ed Elizabeth e il fango).
Ho
provato, per quanto possibile, a mettermi per un attimo
nei panni della scrittrice. Credo che la sua persona fosse davvero una
bellissima, unica e magistrale contraddizione. Ma del resto, come ci ha
insegnato in Ragione e Sentimento, non lo siamo forse un po' tutti? ;)