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Autore: Alexis Cage    06/07/2016    2 recensioni
"Il primo ricordo che aveva era lui. Solo il suo volto contro il cielo azzurro, con un'espressione preoccupata che contrastava col suo aspetto di bambino di sette anni [...] Ma quello era il suo primo ricordo e poteva giurare che non ne avrebbe trovato nessuno, dopo quello della pallonata, dove non ci fosse stato lui."
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Racconti diurni'
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Il primo ricordo che aveva era lui. Solo il suo volto contro il cielo azzurro, con un'espressione preoccupata che contrastava col suo aspetto di bambino di sette anni: quando glielo raccontò, anni e anni dopo, lui si mise a ridere e le spiegò che quel giorno le aveva tirato una pallonata in faccia e aveva pensato di averla ammazzata; disse anche che sembrava preoccupato perché aveva temuto di finire in punizione, ma lei nel profondo sapeva che in realtà quel giorno lontano lui aveva avuto paura di averle fatto male...anche se non lo avrebbe ammesso mai.

Ma quello era il suo primo ricordo e poteva giurare che non ne avrebbe trovato nessuno, dopo quello della pallonata, dove non ci fosse stato lui. Non erano soltanto cresciuti assieme come vicini di casa: avevano affrontato tutto l'uno accanto all'altra; la scuola, ovviamente, ma anche ogni attività e ogni hobbie. Non li sceglievano assieme ma decidevano di cimentarvisi anche senza consultarsi, e finivano invariabilmente per incontrarsi; accadde il contrario solo quando lei fu costretta dai genitori a provare una lezione di danza, e quando era entrata nella palestra se lo era ritrovata davanti in una calzamaglia ridicola.

Non sapeva esattamente quando si fossero innamorati, non ci aveva mai pensato seriamente: solo dopo, quando fu troppo tardi, realizzò che se in un momento di quegli anni assieme lui le avesse chiesto di diventare una coppia lei gli avrebbe detto di sì senza nemmeno rifletterci; e come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. Era certa però di averlo sempre trovato affascinante, specialmente quando si distendevano sul tetto della casa di uno dei due, lui puntava gli occhi nel cielo e si metteva a parlare con quell'espressione così seria; affascinante e intelligente e così vicino a lei. Sapeva di essere stupida, ma quando era accanto a lui non doveva temere di essere giudicata perché loro si conoscevano da troppo tempo perché una cosa del genere li allontanasse: era come se fossero uniti da qualcosa di più profondo, qualcosa di così forte che in tutti gli anni che passarono l'uno accanto all'altra non litigarono e non si mentirono mai.

Si legarono ad altre persone, certo, ma sembrava che anche loro sapessero che comunque non sarebbero mai riusciti ad intromettersi in quel rapporto; per questo molte relazioni andarono male a entrambi, causa la gelosia dei fidanzati, ma non si diedero mai la colpa a vicenda: erano semplicemente tristi che accadesse, e mai posero la questione di allontanarsi tra loro per cercare di legarsi a qualcun altro in modo più profondo.

A scuola sembrava che tutti sapessero che prima o poi quei due si sarebbero messi ufficialmente insieme: se veniva interpellato uno rispondeva anche l'altro, se uno era invitato a una festa era scontato che sarebbe stato invitato anche l'altro, se declinavano un invito si sapeva che avrebbero passato la serata assieme solo loro due, semplicemente guardando un film o stando distesi sul tetto a guardare le stelle; ma i diretti interessati non se ne accorgevano.

Solo alla fine, dopo tutto il gran casino, dopo averlo perso, lei se ne rese conto. Troppo tardi.



Se solo quell'auto avesse frenato...

  
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