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Autore: Birra fredda    06/07/2016    2 recensioni
Nathan era rincasato anche quella notte all’alba. Matt lo aveva sentito chiaramente rientrare e lo aveva sentito inciampare in successione nei primi due gradini che portavano al primo piano della casa. Così era andato ad aiutarlo.
Lo aveva trovato in preda al panico seduto in fondo alla scalinata, con addosso una puzza di marijuana non indifferente e l’alito di chi ha bevuto decisamente troppo.
“Papà sto bene, torna a dormire” gli aveva detto suo figlio, con la voce strascicata, guardandolo con degli occhi rossi e gonfi da far impressione.
Adesso lo osservava dormire.
Lo aveva preso tra le braccia come faceva con sua moglie e sua figlia quando voleva dimostrare loro ch’era forte come a trent’anni, lo aveva portato in camera sua, spogliato di scarpe e jeans per farlo stare più comodo, e lo aveva messo a letto.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'You will always be my heart.'
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I personaggi non mi appartengono, è tutto frutto della mia mente malata e avete capito.



Nathan era rincasato anche quella notte all’alba. Matt lo aveva sentito chiaramente rientrare e lo aveva sentito inciampare in successione nei primi due gradini che portavano al primo piano della casa. Così era andato ad aiutarlo.
Lo aveva trovato in preda al panico seduto in fondo alla scalinata, con addosso una puzza di marijuana non indifferente e l’alito di chi ha bevuto decisamente troppo.
“Papà sto bene, torna a dormire” gli aveva detto suo figlio, con la voce strascicata, guardandolo con degli occhi rossi e gonfi da far impressione.
Adesso lo osservava dormire.
Lo aveva preso tra le braccia come faceva con sua moglie e sua figlia quando voleva dimostrare loro ch’era forte come a trent’anni, lo aveva portato in camera sua, spogliato di scarpe e jeans per farlo stare più comodo, e lo aveva messo a letto.
Benché fosse adirato con lui e ogni tanto volesse scrollarselo di dosso, neanche fosse una mollica di pane, gli voleva un bene che non sapeva come spiegare. Un bene diverso da quello che voleva ad Alicia, un bene quasi come quello che voleva ai suoi amici ma arricchito dal senso di protezione e di dovere di controllo che aveva nei suoi confronti.
Non era sicuramente il figlio maschio che immaginava di avere, ma andava bene così. Non gli importava se non gli faceva compagnia in palestra e non poteva chiedergli di aiutarlo a spostare roba pesante data la sua stazza gracile. Non gli importava se non aveva spalle larghe, braccia e gambe toniche e tartaruga. Non gli importava se ai concerti degli Avenged Sevenfold non si gettava insieme a Nicole, Connor e Cherie nel pit e non pogava e non partecipava ai wall of death o ai circle pit. Davvero, non importava.
Gli voleva bene per quello che era.
Gli voleva bene per il suo essere un diciassettenne minuto che ancora riusciva a prendere il braccio come se avesse sette anni, per il suo essere un ragazzino problematico, casinista, una pulce talvolta insopportabile e fin troppo spesso assente.
Non voleva che si allontanasse troppo da lui e da Val.
Con Alicia l’adolescenza era stata diversa. Lei era sempre stata calma e responsabile, non era mai stato difficile o problematico avere a che fare con lei, e le litigate erano state poche, lei era sempre stata quella che si prendeva cura di tutti loro quando qualcosa non andava e adesso non c’era. Adesso erano solo lui e sua moglie a dover affrontare quell’adolescente così simile a lui alla sua età, troppo simile.
Dormiva abbracciato al cuscino, Nathan, profondamente assopito e con la bocca leggermente aperta come faceva anche da bambino.
Del bambino che era, era rimasto in lui molto. Aveva ancora lo stesso sguardo di quando era piccolo, quando era sorpreso per qualcosa o incuriosito. Spalancava quei fanali verdi dalle fitte sopracciglia e sembrava così ingenuo e così fragile, così fottutamente delicato al pari del Mondo in cui viveva e che ogni giorno lottava per abbatterlo.
Matt avrebbe voluto fargli da scudo contro ogni male, ma sapeva che non poteva e non doveva farlo.
Doveva lasciare che suo figlio sbagliasse anche, doveva lasciare che capisse da solo, doveva lasciarlo andare almeno un po’ senza mai perderlo di vista. Non avrebbe comunque potuto evitare che si ferisse e che si lasciasse fare del male, non poteva evitare che soffrisse. Non lo avrebbe mai abbandonato a se stesso, mai e poi mai, ma voleva che capisse che stava sprofondando in un mare di merda e doveva riemergerne per lo più da solo, con le sue forze e la sua forza di volontà, se non voleva finire troppo in basso e non riuscire più a respirare.
Nathan ormai aveva diciassette anni e, di lì a poco, avrebbe dovuto cominciare a prendere decisioni serie sul suo futuro. Non voleva che arrivasse impreparato a quel momento, voleva che fosse pronto e forte per affrontare ciò che c’era dopo il liceo, voleva che si rimboccasse le maniche e desse una bella svolta alla sua vita.










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Sono tornata dopo un'infinità di tempo e con un nuovo nome, ma sono sempre la vecchia Echelon_Sun.
Come state? Vi sono mancata?
Ho scritto tante nuove cosucce in questo lungo periodo di assenza, ma forse troppo personali per un sito internet, Quindi eccovi la mia nuova ff!
Si può considerare una sorta di sequel di New Generation, anche se il protagonista non sarà più Nicole ma sarà Nathan (se non l'avete letta vi basterà leggervi il primo capitolo per avere un'idea su chi è figlio di chi. Se la leggerete per intero mi farete felice).
Spero vi intrighi questo prologo e, boh, io ce lo vedo troppo Matt a fare il papà in crisi di un ragazzo in piena adolescenza.
Lasciatemi recenzioni pls,
Birra Fredda
  
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