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Autore: marveladdicteed89    07/07/2016    1 recensioni
Steve lo aveva visto, il suo ultimo sguardo.
Prima che il ghiaccio di nuovo lo ricoprisse, per preservarlo. Come i fiori che rimangono sotto la neve, in inverno.
Steve lo aveva visto.
E adesso di lui rimaneva solamente uno spettro.
ATTENZIONE: potrebbe contenere spoiler del film Civil War.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers/Captain America
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Steve lo aveva visto, il suo ultimo sguardo.
Prima che il ghiaccio di nuovo lo ricoprisse, per preservarlo nel tempo. Come i fiori che rimangono sotto la neve, in inverno.
Steve lo aveva visto.
E adesso di lui rimaneva solamente uno spettro.
Quegli occhi, quei bellissimi occhi grigi e azzurri, con quel luccichio speciale. Quegli occhi che finalmente si erano conficcati nei suoi di nuovo e che in quel momento si erano chiusi per la seconda volta, ma consapevolmente. Quegli occhi in cui era annegato così tante volte, nelle loro notti proibite. Quegli occhi, sfoghi di quell'esistenza complicata e piena di ombre e di sangue.
Steve lo aveva guardato.
Tremava.
Tremava tutto, tremava il corpo, tremava il cuore. 
Ogni singola fibra del suo essere era teso verso di lui.
Si erano appena ritrovati, le loro mani non avevano fatto in tempo a unirsi che già si ritrovavano separate da quella coltre di vetro e ghiaccio.
Sono pericoloso.
Glielo aveva sussurrato la sera prima, mentre respirava velocemente e gli accarezzava i capelli, aggrovigliato tra le sue lenzuola.
Stevepotrei ucciderti.
Gli aveva preso la testa tra le mani, piangendo, e lo aveva guardato negli occhi, con disperazione, cercando di farglielo capire, una volta per tutte. Non sarebbero mai potuti stare insieme.
No, tu non potresti mai.
La risposta era stata dolce, poi c'era stato un bacio.
Il cuore del Capitano batteva forte.
Erano insieme, di nuovo, i loro corpi si univano ancora. Le loro bocche si completavano, per la prima volta dopo anni, le loro dita si intrecciavano nell'oscurità e portavano luce.
Cosa avrebbe potuto andare storto?
Ti prego, non voglio dirlo di nuovo.
Un respiro.
Un'altra lacrima che cadeva sul suo petto.
Ma io ti amo, Bucky.
Era suonato come un sussurro orribilmente straziante, nel buio.
Altre lacrime.
Aveva sentito le sue dita sulla sua testa, lo aveva stretto a sé, per cercare di trattenerlo, ma lo vedeva scivolare sempre più lontano.
Di nuovo.
No, Steve. Tu ami un mostro. 
La spietata sentenza era risuonata nelle sue orecchie fino al mattino.
Fino a quando quel sottile e gelido strato non aveva cominciato a ricoprirlo, partendo dalle gambe e salendo sempre più su.
Però lo aveva visto.
Appena prima che anche la testa venisse congelata, mentre il collo già veniva immobilizzato, mentre già sentiva quel respiro diventare artificiale e lontano, dannatamente lontano, aveva visto quel movimento delle labbra.
Quegli occhi.
Che lo avevano guardato, di nuovo.
E un sorriso.
Un debole sorriso, stanco e malinconico.
Così crudelmente distante.
La bocca aveva mimato una sola cosa, prima di chiudersi.
Ti amo.
Ma non aveva fatto in tempo a dirgli "anche io", non aveva fatto in tempo a prendergli una mano, non aveva fatto in tempo a stringerlo a sé.
Un istante dopo, era di nuovo sepolto sotto una coltre di gelido ghiaccio.
Un bellissimo fiore, con i petali tutti spezzati e secchi, ma che conservava ancora un sentore della sua antica magnificenza.
Cristallizzato in una posizione statuaria e perfetta.
Oh, così lo avrebbe ricordato?
Immobile, rigido, in quella decisione così fredda?
Perché non in un abbraccio, in un bacio dolcissimo?

Corse via.
Non voleva sentire niente.
Voleva solo affogare nel dolore.
Si chiuse in casa.
Quando sarebbe uscito da lì, il suo Bucky?
Lui sarebbe già stato sottoterra, con un bel completo e delle rose sulla lapide?
Quel "fino alla fine" era stato solo una menzogna, una promessa fatta da due stupidi ragazzini ancora illusi di avere una vita felice, ancora illusi di un futuro in cui sarebbero potuti stare insieme.
Ma perché, perché se ne era andato?

Bevve.
Non si ubriacava.
Dormì.
E sognava solamente lui.
Pianse.
E serviva solo ad aumentare il dolore di quella lontanza.
Impazziva.
Ogni mattina il cuore gli si strappava dal petto con un grido sofferente e si accorgeva della sua assenza nel letto. Ogni sera le braccia si tendevano in un folle spasimo per raggiungerlo, e sottolineavano solo il fatto che non ci fosse.
Ogni giorno era un dannato inferno.
Tempo sprecato senza di lui, senza il suo amore. 
Dio, perché?
Perché si era innamorato di lui?
Si prendeva la testa tra le mani, sprizzava lacrime ovunque, gridava per la mancanza e questo bastava a riempire una giornata.
I minuti non passavano.
Era crudele, il tempo.
Avanti, fammi morire.
Supplicava ogni giorno.
E c'era solo un silenzioso dolore.
Ovunque.

Poi cominciò a vederlo.
Da ogni parte.
Era come una macchia indelebile che lo perseguitava, per quanto lui cercasse di lavarsela via.
Lui lo spiava.
Mentre dormiva, mentre mangiava, mentre piangeva, mentre gridava, mentre si accasciava a terra, morendo e risorgendo in una vita ancora più intrisa di sofferenza.
Mentre il pianto diventava più debole e si arrendeva al sonno, mentre smetteva e lasciava il posto a un'apatia follemente piena di Bucky.
Uno spettro.
Non gli parlava.
Stava in silenzio.
Lo guardava.
Era sempre diverso.
A volte era James. Con l'uniforme, i capelli ben pettinati e scuri, il corpo grande.
A volte il Soldato d'Inverno. Il braccio di metallo, la stella rossa che gli bruciava gli occhi.
A volte semplicemente un bambino, quel bambino che ammirava i suoi disegni ad occhi sgranati.
A volte era solamente in bianco e nero.
Come se stesse sparendo.
Non si muoveva.
Non ondeggiava.
Era come un'ombra.
Eppure era così reale.
Ogni volta Steve camminava verso di lui.
Ogni volta lo trapassava.
E trapassarlo faceva male, era come se ogni volta una lama affilata si infilasse nel suo cuore e lo penetrasse a fondo, facendolo esplodere.
Ma ritentava sempre, pregando che diventasse reale e lo stringesse per davvero, che gli dicesse qualcosa, che gli trasmettesse calore.
Ogni giorno era come diventare sempre meno concreto, sbiadire.
Stava diventando un fantasma. Il fantasma di sé stesso, che si tormentava nei suoi ricordi più dolci.
Non riusciva a lasciarlo andare.
Era autodistruzione.
Gli urlava, gli urlava di rimanere.
Solo per una notte.
Solo per poche ore.
Solo per un minuto.
Un solo momento in più.
Gridava.
Lo stava lasciando annegare.
Non lasciarmi, amore.
Tutto ciò che poteva fare era vederlo ogni giorno mentre se ne andava da lui.

Allungò le dita, stringendo i denti.
- Non andare, ti prego!
Un urlo, pieno di lacrime.
E poi, come ogni volta, ogni cosa svanì.













 

Angolo autrice:
Lo so ha poco senso ma volevo fare una cosa del genere perché era da taaaanto tempo che non scrivevo qualcosa Marvel e la Marvel è tipo la mia anima con i My Chemical Romance e quindi yap.

  
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