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Autore: HayleKowalski    07/07/2016    3 recensioni
Steve Rogers aspetta con ansia la sua lettera per Hogwarts. Sa di essere un mago, sua madre era una strega ma suo padre, babbano, gli mette in testa mille dubbi.
Il suo amico di sempre, Bucky che frequenterà il suo secondo anno invece è convinto che arriverà ed infatti eccola, la tanto attesa lettera che porterà Steve nel mondo magico pieno di nuove avventure, amicizie ed amori.
Ma conoscerà una persona che gli cambierà la vita, rendendola magica. Si tratta di
Tony Stark.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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I.



Era una mattina di metà luglio, il sole era ancora alto nel cielo e il caldo umidiccio della periferia si faceva sentire.
Dei bambini giocavano al parco di fronte al numero 5 di Brockly Street urlando e cantando, mentre un altro bambino, all’interno della villetta a schiera dai mattoni a vista stava aspettando seduto davanti alla porta di casa.
Erano già passate le 9 e lui stava lì, fermo immobile fissando la buca delle lettere che suo padre aveva attaccato personalmente alla porta d’ingresso, da più di un’ora.
“Non è detto che arrivi.” Disse una voce alle sue spalle facendolo sussultare. “Non è detto che tu sia come loro.” Il bambino si girò per poter guardare suo padre negli occhi color pece.
“E invece arriverà.” Rispose convinto. L’uomo non disse nulla, stette un attimo a guardarlo e poi si diresse al piano superiore.
Il bambino ritornò a guardare la porta soffermandosi però su una vecchia foto posta sulla mensola vicino all’entrata. Mostrava una donna che sorrideva felice con una civetta dal piumaggio candido sulla spalla e un ramoscello impugnato nella mano.
Beh, quello non era proprio un ramoscello. Si trattava di una bacchetta. La ragazza in foto era una strega in realtà, ed era ritratta davanti ad un lago con una folta foresta come sfondo.
A dire il vero, il bambino ricordava che in passato quella foto si muoveva. Ricordava che sua madre lo guardava felice e orgogliosa mentre dalla bacchetta uscivano petali vaporosi che pian piano si diradavano trasportati dal vento.
Ma non era la sola cosa che ricordava. Sua madre era bellissima con i capelli mori mossi e lunghi fino alle spalle, sempre sorridente e felice. Però ricordava anche quando si ammalò e quando suo padre smise di credere nella magia finendo per odiare il mondo magico e anche lei.
Si ricordò di quando, sua madre morì e di come suo padre pianse sul suo corpo ormai inerme ripetendo la stessa frase come un mantra ‘non ci crederò mai più’
Steve Rogers, era questo il nome di quel ragazzino di undici anni, si ridestò dai suoi ricordi e tornò a fissare la buca delle lettere.
Era magrolino, un po’ trasandato con i vestiti più larghi della sua taglia perché erano i vestiti smessi di suo padre dato che lui, essendo uomo non sarebbe mai andato a fare shopping per il figlio.
I capelli erano biondi, così biondi che parevano quasi oro e gli occhi azzurri come il cielo ma di tanto in tanto comparivano delle striature di verde acqua.
“Forse ha ragione mio padre” pensò chinando la testa e nascondendola tra le ginocchia. “Forse non sono come la mamma. Forse sono solo un babbano.”
E mentre pensava a questo sentì bussare. Aprì con il cuore in gola e le braccia tremanti.
“Ehilà, Rogie.” Sorrise il ragazzo che si presentò sull’uscio.
“Bucky…” disse Steve con tono un po’ deluso.
James ‘Bucky’ Barners era l’amico più caro di Steve. Si erano conosciuti quando ancora erano in fasce e non si erano mai separati l’un l’altro. Ormai entrambi si consideravano come fratelli.
James era un anno più grande di Steve e proveniva da una famiglia di purosangue, ovvero una famiglia di soli maghi. I suoi genitori erano amici di Sarah Rogers, ovvero la madre del biondino e infatti si ricordava di tutte le volte che erano andati a trovarli e che facevano divertire i due bambini con le loro magie, questo non accadeva da ormai anni, da quando Sarah morì per l’esattezza. Il signor Rogers aveva tagliato definitivamente i legami con la magia concentrandosi sul suo mondo. Il mondo reale, la magia, secondo lui era solo una bufala, anche se Steve in cuor suo sapeva che mentiva.

Solo ora, il più piccolo si rese conto di com’era vestito Bucky.
Una lunga toga nera lo copriva da cima a fondo con due bande verdi che iniziavano da metà petto e finivano dentro al cappuccio.
Il logo scintillante di un serpente rinchiuso in uno stendardo e la scritta a caratteri gotici ‘serpeverde’.
“Come sei accogliente, Stevie.” Rise Bucky. “Ancora niente lettera? Stai tranquillo. Sono sicuro che l’avranno affidata a qualche gufo scemo che si è perso o che è lento. Arriverà! Fidati.”
Steve si forzò di sorridere gentilmente ma dentro di lui sentiva lo stomaco accartocciarsi.





“Parlami ancora di Hogwarts.” Disse Steve. Adorava sentir parlare di quella scuola e di tutto ciò che la riguardava.
“E’ bellissimo!” rispose Bucky intento a strappare un fiore da terra. “Non crederesti ai tuoi occhi! I personaggi dei quadri si spostano da una cornice all’altra! Ad esempio, Sir Cadogan l’anno scorso l’ho trovato nell’ala est che prendeva il thé con Dalys Derwent e la Signora Grassa!”
“Sir Cadogan?” chiese Steve come se gli altri due nomi li conoscesse.
“Un tipo un po’ svitato! E’ un cavaliere basso e tozzo che cavalca un pony altrettanto basso e grasso” rise “C’è chi lo considera pazzo in effetti, per me è assolutamente geniale!”
“E che mi dici del cibo? Si mangia bene?” chiese il piccolo innamorato di tutto quel racconto che sembrava così … magico.
“Se si mangia bene? Cavolo Steve! Si mangia d’incanto!!! I piatti compaiono dal nulla sotto al tuo naso e quando afferri uno di quei cosciotto di pollo” e fece il gesto per agguantarne uno invisibile “loro ricompaiono nel vassoio! E il loro sapore!” si leccò i baffi “Non ho mai mangiato così bene- e tu sai quanto mia madre cucini bene!”
Steve deglutì a vuoto con l’acquolina in bocca. Per l’agitazione in effetti non aveva mangiato nulla. Alzò lo sguardo verso il cielo, sdraiandosi sull’erba fresca e chiuse gli occhi beandosi di quel leggero venticello caldo che gli scompigliava i capelli.
“Io non sono come mio padre.” Pensò “Io credo nella magia.” Aprì gli occhi lentamente, abbagliato dalla luce del sole.
“STEVE!” urlò Barners. “STEVE GUARDA! E’ UN GUFO!”
Sgranò gli occhi verso il rapace che stava scendendo in picchiata verso di loro.
“Oddio… questo si schianta!” esclamò di nuovo il moro e si lanciò contro Steve facendolo rotoloare di lato perfettamente in tempo con la caduta del piccione contro il suolo.
“L’ho detto io che avevano affidato la tua lettera ad un gufo scemo!” Il povero pennuto era rimasto abbastanza tramortito dal colpo e se ne stava con le zampette in aria.
Bucky, ormai esperto in ‘posta col gufo’ vide subito la lettera indirizzata a Steve e la slegò. Infatti, sulla busta bianca vi era una scritta in verde con una grafia gentile e perfettamente ordinata.

“Mr. S. G. Rogers,
Il parco vicino alla chiesa,
Periferia di
Londra”

A Steve mancò il respiro. Il cuore che non sapeva se stesse correndo troppo o se si fosse fermato.
Aprì la busta con dita tremanti sotto lo sguardo euforico dell’amico.

“SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Preside: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe,
Grande Mago, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso,
Confed. Internaz. dei Maghi)

Caro signor Rogers,

Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.

L'anno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Distinti saluti,

Minerva McGonagall
Vicepreside


Saltò in piedi e abbracciò Bucky urlando di gioia. Non ricordava l’ultima volta che si era sentito così tremendamente felice. Corse verso casa, il più veloce possibile con le gambe che tremavano dall’emozione.
“Papà! Papà!” urlò entrando in casa e sbattendo la porta. “Sono stato ammesso, sono stato ammesso!!!” non gli sembrava possibile, eppure la lettera era li, tra le sue dita affusolate.
Suo padre, un ex militare era in cucina e lo guardò con sguardo apatico. “Bravo. Io non ti darò un soldo comunque.” Rispose.
Il piccolo sapeva benissimo che da qualche parte nel mondo magico doveva esserci una piccola fortuna per lui lasciata in eredità dai suoi nonni materni. Continuava a ripeterglielo sua madre prima che si ammalasse . “La nonna e il nonno hanno lasciato tutto a te. E’ alla Gringott. Useremo quei soldi quando verrai ammesso ad Hogwarts.”





Aveva preparato le valige giù da un pezzo. Aveva cominciato a radunare le sue cose ancora quando aveva ricevuto la sua lettera. Suo padre non se n’era accorto ma aveva anche rubato la foto di sua madre dalla mensola all’entrata.
Aveva scritto una lista delle cose che avrebbe fatto una volta arrivato a Londra e infine aveva rotto il suo salvadanaio dove aveva trovato abbastanza soldi per permettersi una notte in un hotel di città.
Guardò l’ora e sentì il motore della macchina di suo padre tuonare. Guardò fuori dalla finestra. Era tutto pronto, tutto deciso. Sarebbe arrivato in città alle 11.45, avrebbe mangiato un boccone al Paiolo Magico e il pomeriggio sarebbe andato ad acquistare tutte le cose richieste sulla lista a Diagon Alley. Sarebbe andato a dormire verso le nove e l’indomani sarebbe partito per Hogwarts.
Scese le scale con la sua valigia ed entrò in macchina.







Bucky era arrivato accompagnato dai suoi genitori. Sua madre era identica a lui, alta con lunghi capelli scuri e un sorriso amabile stampato in faccia. Suo padre invece, era l’esatto opposto per questo Steve, di tanto in tanto si chiedeva come fosse possibile.
“Salve Signor Rogers.” Sorrise la signora Barners. “E’ un piacere rivederla dopo tutto questo tempo.” Joseph per tutta risposta grugnì. Steven si sentì in lieve imbarazzo. Avere un padre del genere non era affatto facile e sinceramente, non credeva nemmeno possibile che fosse rimasto con lui e che sarebbe rimasto la sera per poi il giorno dopo accompagnarlo al binario.
“Dunque, in cima alla lista c’è la tua uniforme Steve.” Disse la madre di Bucky sporgendosi sopra la spalla del piccolo per leggere meglio la pergamena.
“Madama McClan è proprio quel negozietto là.” Da quest’ultimo uscì un ragazzino dai capelli corvini avvolto in una nuovissima e splendente toga nera. Si sistemò gli occhiali sulla punta del naso in modo molto elegante ed ammiccò a Steve sorridendo. Il biondo sorrise a sua volta sentendo uno strano formicolio al petto.

“Mh, ma prima dobbiamo andare alla Gringott a prelevare i soldi dei maghi!”





La banca dei maghi era davvero un edificio imponente.

«Entra, straniero, ma ti ricordo
cosa spetta a chi è ingordo.
Chi prende senza meritare
molto cara la dovrà pagare.
Quindi se cerchi nei sotterranei qui da noi
tesori che non furono mai tuoi,
sta' attento, ladro, sei avvisato:
ben altro che un tesoro ti è riservato.»



Steve trovò molto saggio ciò che riportava l’insegna sulla seconda porta d’ingresso. Una volta dentro li accolse un vecchio folletto scorbutico il quale, tossicchiando chiese la chiave della camera blindata.
Joseph cercò nel taschino interiore della sua giacca e glielo porse: “Sarah Rogers. Camera blindata 727.”
“Molto bene. Da questa parte.” Rispose il folletto.
L’atrio della Gringott era grandissimo, lungo il perimetro erano disposti dei lunghi banchi alti sui quali folletti di ogni genere scribacchiavano su lunghe pergamene, contavano monete d’oro e d’argento oppure pesavano grosse pietre preziose con bilance cigolanti.
“Prego, sedetevi qui dentro.” Il folletto che li stava conducendo si fermò davanti ad una specie di carello il quale era posto su rotaie come quelle dei treni solo, più vicini tra di loro.
I Rogers salirono e in men che non si dica il carretto sfrecciò alla velocità della luce fino ad arrivare, neanche 5 minuti dopo quasi in fondo a quella che sembrava una grotta gigantesca scavata sotto la banca.
Ora capiva Steve, perché si dicesse che fosse ‘impossibile rubare’ al suo interno.



Uscirono dalla banca con un bel gruzzoletto, i suoi nonni materni erano davvero stati gentili con lui a lasciarli i soldi in eredità, si sentiva un po’ più ricco e voleva subito spendere i suoi primi soldi magici in qualcosa di altrettanto magico.
Entrano da Madama McClan ed uscirono con la sua nuova toga nera lucente. La proprietaria era molto simpatica e sperò che anche gli altri commessi dei negozi fossero come lei.
Trotterellando dietro a suo padre comprò un calderone in peltro misura standard 2, una bilancia d'ottobre, un telescopio, delle ampolle dalle varie forme, alcune spezie dall'odore pungente, i libri di testo al Ghirigoro, e altri oggetti singolari.
Mancavano ancora due negozi:
L'Emporio del gufo e Olivander.
"Vai tu da a prendere la bacchetta, Steve. Ti aspetterò qui." Disse Joseph sedendosi su una panchina che davvero sembrava stesse insieme per magia.
Deglutì e si fece coraggio lasciando le borse accanto a suo padre entró nel vecchio negozio. Ad una prima occhiata sembrava deserto. Tossì dicendo 'permesso' un paio di volte fino a quando un uomo alto, magro dall'aspetto un po' sciupato con i capelli argentei ed il naso a punta non si presentò all'improvviso trasportato dalla scala magica che si muoveva sugli scaffali.
"Ah! Il figlioletto di Sarah Rogers!" Sorrise l'uomo in un ghigno storto. "Bene bene, vediamo cosa abbiamo qui. Uhm." Parlava più a se stesso che al cliente "12 pollici e 23, leggermente flessibile piuma di Fenice ed legno di Abete." Gli porse una scatoletta lunga e affusolata nera con i bordi un po' scoloriti. "La agiti pure."
Steve non se lo fece ripetere due volte, apri la scatola, afferrò la bacchetta ma non successe niente quando la puntò contro uno scaffale.
"No,niente, vabbè proviamo con quest'altra. Lo stesso legno che aveva anche sua madre. Alloro, crine di unicorno 14 pollici e mezzo e uhm si, flessibile, decisamente flessibile, ecco." Steve la impugnò e questa volta sentì una specie di solletico ai polpastrelli, l'agitó leggermente e una scatola identica a tutte le altre fluttuò nel negozio posandosi poi sulla scrivania.
"Buon sangue non mente mai, dico bene? Sono 7 galeoni."

Steve uscì dal negozio abbracciando la sua nuova bacchetta. Era così euforico che andò a scontrarsi contro qualcuno.
"Ehy!" Sorrise quel qualcuno.
"Mi dispiace! Ero così emozionato che non stavo guardando dove -"
"Non c'è problema." Sorrise di nuovo. Solo allora Steve mise a fuoco il ragazzo, era lo stesso che gli aveva sorriso qualche ora prima mentre usciva da Madama McClan.
"Sei anche tu nuovo? Anche io comincerò quest'anno! Non vedo l'ora."
"A chi lo dici! Non sto più nella pelle!"
"Tony!" Urló una voce femminile davanti ad un negozio.
"Arrivo ma!" Urló il ragazzo dai capelli corvini. "Ora devo andare, è stato un piacere conoscerti. A proposito, sono Stark. Tony Stark." E gli porse la mano "Steve Rogers molto piacere."
Mentre vedeva quel ragazzo allontanarsi, trotterellando verso i suoi genitori a Steve venne da sorridere e speró in cuor suo di rivedere quel ragazzino molto presto.


"Steve."
Suo padre era dietro di lui con una gabbia sotto braccio e tutte le altre borse nelle mani.
"Mi dispiace di non essere stato un buon padre da quando tua madre è morta. Ma sai, pensavo che la magia potesse curala dalla tubercolosi ma non è stato così. Per questo ho smesso di crederci. Ma ora, vedendoti, capisco di quanto mi sia sbagliato negandoti al tuo mondo. Mi dispiace di essermi comportato così, tieni accetta questo regalo per farmi perdonare."
Il gufo dal manto color nocciola si stropicciò le ali e guardò prima Joseph e poi Steve puntando quei suoi occhi gialli in quelli chiari del ragazzino.
"Non c'è n'era bisogno pa. Ti ho già perdonato quando hai deciso di fermarti qui sta notte con me." Sorrise a suo padre e gli prese alcune borse dalle mani per aiutarlo, accarezzó il suo nuovo amico e sorridendo si incamminò verso la loro stanza d'albergo.



La stazione di King's Cross non era certo lontana dal Paiolo Magico ma Steve non se la ricordava così affollata di gente.
Persone che andavano e che venivano in ogni parte ma quello che lo incuriosiva maggiormente era come quelle persone parevano essere perfettamente normali, quando lui in realtà sapeva si trattassero per lo più di maghi e streghe che si dirigevano verso il binario 9 e 3/4.
Ecco difatti il gruppetto davanti a loro che scompariva nel muro che divideva il binario 9 e 10. Eccone un altro che scivolava lentamente senza che nessuno se ne accorgesse.
"Bene Steve. Siamo arrivati, il binario è lì in mezzo. Ricordo che tua madre mi ci portò una volta, quando mi disse ciò che era veramente. Beh, non voglio trattenerti oltre, sono quasi le 11."
"Grazie papà per avermi accompagnato! Ti invierò delle lettere e ti racconterò tutto!"
Lo salutò con la mano e spingendo il carrello, con il cuore che rimbombava nel petto passó il muro con gli occhi chiusi.
Quando li riaprì, ciò che gli si presentò davanti fu una locomotiva scarlatta già accesa con il vapore grigiastro che usciva dal camino. I vagoni si estendevano a perdita d'occhio e un sacco di persone erano intente a salutare, a raccomandare cose, ad aiutare con le valige i propri figli.
"Steve! C'è l'hai fatta!"
"Bucky!"
"Vieni ti aiuto con le valige." Il moro vide il gufo che stava dormendo nella sua gabbia. "E questo chi è?"
"È una femmina!" Rise Steve. "L'ho chiamata Sarah..."
Bucky sorrise "un gran bel nome."


L'interno dell'Espresso per Hogwarts era diviso in più scoparti e fu un'impresa mica da poco trovarne uno libero.
Vedeva ragazzi già con la loro toga bella stirata, altri ancora con i vestiti babbani, altri che ridevano e scherzavano, alcuni, i più silenziosi se ne stavano in disparte a leggere chissache.
"Eccoli, li ho trovati" disse Barners prendendo per il braccio Steve e trascinandolo dentro uno scomparto.
"Finalmente James. Pensavamo ti fossi perso." Steve guardò al di sopra della spalla di Bucky che si era fermato in mezzo.
Vide due ragazzi seduti vicini, un tipo basso biondo con gli occhi nocciola che stava tirando delle freccette di gomma che quando colpivano il posto di fronte a lui esplodevano in mille colori facendo un piccolo botto. Sembravano dei fuochi d'artificio in miniatura. L'altra invece era una ragazza, capelli lunghi fin dietro la schiena mossi e rossi, gli occhi verdastri e un sorriso stampato in faccia.
"tu devi essere il famoso Steve Rogers." Disse la rossa. "James ci ha parlato tanto di te l'anno scorso. È un piacere conoscerti di persona."
"P-piacere mio." Borbottò imbarazzato il piccolo arrossendo un po.
"Ah, che scema non mi sono presentata. Mi chiamo Natasha Romanoff e sono al secondo anno, questo idiota accanto a me è Clint Barton."
"Idiota a chi? -Molto piacere Steve."
"Idiota a te! E la finisci con quelle frecce? Finiranno nell'occhio a qualcuno, te lo dico io."
"Ma che vai dicendo!" E ne lancio un'altra contro il vetro.

Il viaggio si rivelò molto interessante. Natasha aveva comprato dal carrello, che passava accompagnato da una grassoccia signora anziana, alcuni dolciumi e Steve aveva colto l'occasione per imparane i nomi. Quando prese una cioccorana dal gruppo, vi trovò la figurina di un certo Newt Scamander.
"Newt Scamander?" Chiese ingenuo girando la carta.
"È stato un grande magizoologo." Rispose Clint con una strana luce che gli brillava negli occhi. "Sai, uno che studia le creature magiche. Si dice girasse con una valigetta e che al suo interno ci fossero tutte le creature più spaventose del mondo!" Ci fu un attimo di silenzio. "E poi era tassorosso." Sorrise.
"Eccolo che ricomincia con il suo orgoglio giallo e nero." Disse Natasha roteando gli occhi all'insù.
"È la miglior casa, che ci posso fare."
"Non dire scemenze. Serpeverde è la miglior casa."
"Esatto sorella!" Rise Bucky battendo un cinque alla rossa.
"Le altre sue case sono Grifondoro e corvonero, giusto?" Chiese Steve mettendosi la figurina in tasca. Pensò che gli sarebbe piaciuto fare la collezione.
"Esatto Rogie." Rispose Bucky mentre apriva un dolcetto.
"Oh sì!" Si intromise Natasha con un movimento teatrale. "Grifondoro, culla di coraggiosi di cuore." E fece il gesto come per far addormentare un bambino invisibile. "E corvonero, intelligenza e saggezza. Una vera noia!" E fece il gesto di una lunga barba che partiva dal mento fin giù alle scarpe.  "Ma tranquillo, se finirai in una di queste sue case non ti prenderemo in giro... Forse." E gli fece l'occhiolino.


Parlarono ancora ed il giorno divenne notte e nelle ore buie arrivarono alla stazione di Hogsmeade dove un gigante barbuto urlava con voce rimbombante ai primini di seguirlo.
Bucky salutó con la mano il gigante.
"Ciao Hagrid, mi fa piacere vedere che stai bene."
"Oh Barners, altro che! E questo mingherlino chi è?"
"Steve Rogers, molto piacere."
"OHHH piacere mio piccolo! Vedrai come ti divertirai qui ad Hogwarts! Io sono Rubeus Hagrid custode delle chiavi e dei luoghi del castello."
"Lo affido a te, allora!" Rise Bucky
"Ma certo!"

Attraversarono il lago che divideva la stazione dal castello su delle barche che a Steve parevano poco stabili e che pareva si muovessero da sole, o forse era proprio così.
Arrivarono al castello, all'entrata una signora con i capelli raccolti in uno chignon e dall'espressione accigliata li accolse.
"Benvenuti ad Hogwarts." Disse. "Tra poco ci sarà la cerimonia dello smistamento dove verrete smistati in una delle quattro case che sono: Grifondoro, Serpeverde, tassorosso e corvonero. Dopodiché verrà servita la cena."

Steve si guardò intorno cercando nella folla dei capelli corvini ma non li vide. È senti in bocca un po' d'amarezza.

Quando entrarono nella sala grande, il soffitto pareva stellato, pareva quasi che non ci fosse il tetto e che al suo posto ci fosse un grande squarcio che dava direttamente verso il cielo.
La professoressa McGranitt, quello era il nome della strega che gli aveva accolti, li fece fermare davanti alla zona rialzata dove vi erano i tavoli dei professori. Nell'angolo Hagrid beveva un grosso sorso dal suo calice.
"Quando chiameró i vostri nomi, verrete qui, vi siederete sullo sgabello ed il Cappello Parlante vi smisterà."
Un vecchio straccio tutto rannicchiato e con mille diverse toppe, quando sentì chiamare il suo nome si rizzò, poi una di quelle toppe si squarciò e cominciò a muoversi tipo bocca:

Forse Pensate che non sono bello
ma giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronta gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
E' forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mano sicure
Perché io sono un cappello parlate


Quando finì ci fu un grande applauso da parte degli studenti già seduti, chi fischiava e chi urlava 'bravo!'
Invece, gli stupendi più piccoli si guardavano l'un l'altro un po perplessi.

"Molto bene. Bruce Banner."
Un bambino grassoccio con capelli ricci si fece spazio quasi inciampando nei suoi stessi piedi ed andò a sedersi sullo sgabello. La professoressa gli mise in testa il cappello e l'intera sala cadde in un assoluto silenzio.
"Molto bene. Corvonero!" Urló il cappello poco dopo.
Il bambino felice raggiunse i suoi compagni al tavolo.
"Wanda Maximoff?"
Una ragazzina dai capelli lisci come seta e dalla pelle candida sali le scale con immensa eleganza e andò a sedersi.
Il cappello non ci mise molto neanche con lei e dopo poco urló un Grifondoro che rimbombò nell'intera sala. "Si dice che sua nonna fu una veela." Senti dire Steve alle sue spalle e si annotó questo termine in testa. Doveva chiedere a Bucky cosa significasse.
"Pietro Maximoff." Un ragazzino con i capelli argentei e la pelle candita sali anche lui sullo sgabello. Risero tutti quando trasformò la sua faccia in quella di un'anatra. "Un Metamorfomagus eh?" Chiese la McGranitt.
"Mia sorella non è capace di farlo. Eppure siamo gemelli!"
Lo zittì mettendogli il cappello in testa.
Ci volle qualche minuto in più rispetto agli altri, ma alla fine un "Tassorosso!" Venne fuori dal cappello.
Fu il turno di altri studenti che andavano correndo verso i tavoli e sedendosi in mezzo si loro nuovi compagni che gli davano il benvenuto con pacche sulle spalle, hiphip hurrà e strette di mano.
"Steven Grant Rogers."
Il cuore che si fermò quando sentì il suo nome pronunciato da quelle labbra fine. Era giunto il suo momento. Avanzó sugli scalini, e si sedette sullo sgabello.
 Cercó nel tavolo dei Serpeverde lo sguardo del suo amico Bucky ma invece, più in basso, tra la folla di primini, trovó quello di Tony Stark che lo fissava con quei suoi occhi ambrati. Fu l'ultima cosa che vide poi il buio dato dal cappello sopra ai suoi occhi.
"Bene bene. Cosa abbiamo qua?" Disse una vocina che sembrava provenisse dalla sua testa. Una sensazione strana in effetti. "Coraggio da vendere, vedo. Ma ... Gli amici prima di tutto, eh? Mmh vediamo Rogers, vediamo.
Dunque, si, ho deciso! TASSOROSSO!" Un forte boato dal tavolo dei gialli nero rimbombó nella sala e Steve scese dallo sgabello per unirsi ai suoi nuovi compagni.
Ne mancavano ancora pochi. Una decina forse.
James Rodhes che fu smistato in Serpeverde e poi fu il suo turno.
Il ragazzo dai capelli corvini, Tony, quando fu chiamato il suo nome, si sistemò gli occhiali e poi si sedette. Il cappello parlante ci mise un bel po'. Forse fu il suo, il più lungo smistamento.
Ma dopo quasi 6 minuti urlò un Corvonero che fece impazzire il tavolo dei blu.
Steve lo guardò allontanarsi rimanendoci un po’ male. Gli sarebbe davvero piaciuto finire nella stessa casa.


Il tavolo dei tassorosso era in mezzo tra il tavolo dei Corvonero e dei Grifondoro. Steve era seduto vicino al suo nuovo amico Clint Barton che divorava cosce di pollo alla velocità della luce.
Il ragazzo che trasformava la sua faccia, Pietro, si stava cimentando nel mangiare la sua zuppa di zucca con la faccia di un maiale mentre tutti affianco a lui ridevano di gusto. Aveva già capito che sarebbe diventato il più popolare tra i tassorosso e forse anche nella scuola.

A fine cena i prefetti delle case accompagnarono i nuovi studenti nei loro dormitori. Quello della casa giallo e nera, era tozzo, con occhi azzurro cielo ma con un sorriso dolce ed amabile.
"Sono Philipp Coulson, ma potete chiamarmi Phil se preferite." Si era presentato così.
Il dormitorio dei tassorosso era nei sotterranei, bisognava scendere dove la luce era artificiale con delle fiaccole attaccate al muro roccioso.
Steve si accorse che c'erano diversi Serpeverde che andavano e venivano. "Anche il dormitorio dei Serpeverde è nel sotterraneo." Spiego Phil. "Loro sono nella zona ovest, mentre noi in quella est, vicino alle cucine. Eccoci arrivati." L'ingresso era nascosto da alcune botti di legno. "Fate molta attenzione ora. Per accedere alla sala comune bisogna tamburellare il giusto ritmo sulla botte giusta. Perché se non lo si fa correttamente, un'altra botte si aprirà inondandovi di aceto.
Phil tamburello un ritmo lento sulla botte a destra, e la botte centrale si spalancò rivelando uno stretto corridoio.
Entrarono in fila indiana e finirono in una sala circolare. Di fronte a loro il quadro che rappresentava Tosca Tassorosso, fondatrice della casa che brindava felice in onore dei suoi nuovi studenti.
Sotto al quadro due porte circolari anch'esse, una che conduceva al dormitorio femminile- quello di destra- è uno a quello maschile -quello di sinistra-.
"Spero che amerete la vostra nuova casa e che andrete d'accordo con tutti. Se avete bisogno io sono sempre disponibile! Beh, che devo dire? Benvenuti piccoli tassi!"


Grazie per aver letto fin qui! Grazie a quelli che recenseranno e grazie anche a chi non lo farà ahaha
Perdonate eventuali errori ma non sono tanto capace di scrivere però volevo troppo raccontare questa storia, fare il crossover tra due cose che amo- anzi, tre e quindi beh eccomi!
Spero vi sia piaciuta!
Un bacio
Hayle <3

Ps. La ff è disponibile anche su Wattpad
mi chiamo Kowalski-
   
 
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