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Autore: scrittrice_sbagliata    07/07/2016    0 recensioni
Jessie si mette sempre nei guai, è un uragano che spazza via e ferisce tutto ciò che le sta a torno. Lei non vorrebbe essere così, ci prova a non combinare guai ma alla fine ci si ritrova con le gambe impantanate e senza trovare una via di fuga.
«Non hai niente da perdere» quelle parole mi infastidiscono parecchio che non le do il tempo di continuare «Non ho niente da perdere? -urlo incredula alle sue parole- Stai scherzando vero?» i suoi occhi si spalancano, non si sarebbe mai aspettata da me una sfuriata del genere «Potrei perdere Matt! Ed è tutto quello che ho di più caro al mondo, quindi preferisco avere Matt come migliore amico, che non averlo affatto nella mia vita» respirai incredula di aver finalmente buttato fuori un peso che tenevo dentro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 1



Le tempie mi pulsano e sento in quel punto un forte dolore, la luce del sole che passa attraverso le piccole fessure della tapparella non aiutano a diminuire il fastidio e impreco. Due braccia calde mi avvolgono dolcemente il corpo e sorrido riconoscendo dai tatuaggi sulle braccia la persona che molto probabilmente si trova nel mio letto. Con molta delicatezza afferro le sue mani e le sposto dal mio petto cercando di non svegliarlo. Emette un piccolo gemito e per un secondo penso davvero che si stia svegliando, ma per mia fortuna continua a dormire. Mi posiziono trovandomi il suo viso a pochi centimetri dal mio, lo guardo attentamente ammirando e contemplando i tratti bellissimi del suo volto, fisso le sue labbra e sorrido come un ebete immaginando scene che allontano immediatamente dai miei pensieri. Penso di non aver mai visto creatura più bella, ma sono consapevole che sia tanto bella quanto il dolore che mi recherà.

«Dovresti parlare a Matt dei tuoi sentimenti» posa la tazzina del caffè sul tavolino del bar, si gira e mi guarda con tenerezza come se fossi un piccolo bambino indifeso, alzo gli occhi al cielo infastidita da quello sguardo. «Jessie -sbuffa per poi tornare su di me- se penso a due persone che sono fatte per stare insieme, penso a te e Matt» a quelle parole sorrido leggermente, dopo di che provo un dolore allo stomaco e poso con non curanza la tazza della mia cioccolata calda sul tavolo creando un rumore fastidioso e sul mio volto si crea una smorfia. «Tutto bene?» si alza dalla sedia, mi posa una mano sullo stomaco e l'altra sulla schiena. Deglutisco e cerco di riprendermi «Non ce la faccio» lei continua a guardarmi come se si aspettasse che dicessi ancora altro, ma non riesco a far uscire altre parole dalla mia bocca. Da mesi, Tania, continuava con il suo monologo per convincermi a confessare a Matt che mi ero completamente innamorata di lui ciò che Tania non capisce è che non voglio per nessuna ragione al mondo rovinare la nostra amicizia. «Non hai niente da perdere» quelle parole mi infastidiscono parecchio che non le do il tempo di continuare «Non ho niente da perdere? -urlo incredula alle sue parole- Stai scherzando vero?» i suoi occhi si spalancano, non si sarebbe mai aspettata da me una sfuriata del genere «Potrei perdere Matt! Ed è tutto quello che ho di più caro al mondo, quindi preferisco avere Matt come migliore amico, che non averlo affatto nella mia vita» respirai incredula di aver finalmente buttato fuori un peso che tenevo dentro.

«Dov'eri andata?» la porta di casa si apre prima di poter trovare le chiavi in quella borsa immensa. Trovo Matt con i capelli disordinati, i pantaloni larghi della tuta che cadono alla perfezione sulle sue gambe e fanno intravedere i suoi boxer preferiti, non indossa la maglietta e per un momento rimango a fissare il suo addome nudo. «Lo so che non puoi resistere a questo ben di Dio -punta il dito indicandosi dalla testa ai piedi- ma potresti anche rispondermi» arrossisco per un momento poiché vengo colta in flagrante «Ma taci -scoppio a ridere- sei sempre il solito vanesio» ride insieme a me, poi incrocia le braccia aspettanto ancora una mia risposta alla sua domanda, sbuffo «Dovevo parlare -entro tirandogli una spallata- con Tania di una cosa». Si siede con poca cura sul divano e poggia i piedi sul tavolino a pochi metri «E non potevi -batte due volte la mano su uno spazio del divano vicino a lui invitandomi a sedere- parlarne con me?» mi mordo il labbro dal nervoso e l'ansia di trovare una scusa che molto difficilmente avrebbe potuto smascherare «Tu dormivi così bene, non volevo svegliarti e poi sono cose da donne» lui mi guarda perplesso chinando da un lato la testa, incurva le sopracciglia e sulla fronte gli si formano delle piccole rughe «Hai le tue cose?» sbuffo tirandomi un lieve schiaffo sulla fronte incredula a quello che aveva appena detto «Sei il solito Idiota» scoppio a ridere. Monta sopra di me e il mio cuore si ferma per qualche istante, inizia a farmi il solletico e a quel punto tutti i miei filmini mentali spariscono e esplode la mia risata ad ogni suo tocco. Perdo il controllo del mio corpo che è in preda a dei movimenti che sembrano spasmi e lo vedo ridere ad ogni mio verso «Come mi hai chiamato?» continua la sua tortura. Più il suo viso si avvicia al mio più la risata si fa seria fino a svanire, mi perdo nel suo sguardo. Ci perdiamo negli sguardi che sembrano parlare più di qualsiasi altra cosa. Le nostre labbra quasi si sfiorano e penso di sognare. Posso sentire il suo respiro sulla mia pelle e il ritmo incostante del suo cuore «Ti devo parlare» si allontana di scatto, si sistema il ciuffo all'indietro e a quel gesto il mio cuore impazzisce «Anche io» ammetto convinta che avrebbe confessato di essere innamorato di me, a quel punto io avrei ammesso di ricambiare il sentimento. «Senti è da tanto che noi siamo amici- si corregge- migliori amici» annuisco incitandolo a continuare, mentre aspetto ansiosa quella frase che da tanto aspettavo «E' da un po' che volevo dirtelo, aspettavo solo il momento giusto, ma non credo ci sia un momento giusto quindi..» quell'attesa mi stava distruggendo, e tra qualche istante avrebbe confessato che anche lui mi amava «Hai presente Sarah De Martines?» annuisco non capendo che cosa c'entrasse quella ragazza con noi due. Era una cheerleader e frequentava il quinto anno come Matt «Me ne sono innamorato perso.» ammette infilandosi le mani tra i capelli. Un dolore atroce si crea all'altezza dello stomaco, il mio cuore smette di battere all'impazzata e rallenta come se la mia vita stesse per finire. Sento bruciare gli occhi, mi ripeto che per nessuna ragione al mondo devo scoppiare a piangergli in faccia. Sono stata una stupida a pensare..tolgo subito quello che è appena successo dalla mia mente. Lo rimuovo, lo elimino, lo azzero. «E' così sexy» continua a parlarmi dei pregi di Sarah, cerco di pensare ad altro per evitare di diventare un libro troppo aperto per i miei gusti. «Oh scusami, Jessie, -si ricompone e mi guarda- tu che dovevi dirmi?» sento che si sta avvicinando la mia morte, e se il mio sesto senso femminile si stesse sbagliando spero che qualcuno faccia si che si realizzi. Non so cosa inventare in un momento del genere, sono troppo scossa e ferita da ciò che mi ha appena confidato e mi rendo conto di essere una migliore amica di merda per non averlo consolato e ascoltato. «Mi piace un ragazzo» le parole mi escono naturali e senza controllo, mi pento subito di quello che ho appena detto «Uh, la mia Jessie innamorata!» sorride battendo le mani «Su, dimmi chi è il fortunato?». Tutta quella eccitazione che sta provando mi ferisce ancora di più, avrei sperato a una reazione di gelosia, ma a quanto pare per Louis sono solo la sua migliore amica e niente di più. Non riesco a intravedere una luce, una via d'uscita dal guaio in cui mi sono cacciata. Penso a quale ragazzo potrebbe piacermi, ma nella mia testa riesco a pensare solo al mio migliore amico e per questo inizio a odiarmi. Ci sono ben cinquecento ragazzi nella scuola e io riesco a pensare solo a Matt, possibile che non ci sia un ragazzo che mi interessi? Penso ad Steven, ma sarebbe strano perchè è il suo migliore amico e viene in classe mia, ci sarebbe troppo imbarazzo. Penso a quegli idioti che vanno in classe con Matt, ma tolgo anche loro dalla lista. Nella mia mente ritorna l'immagine di un ragazzo biondo, occhi azzurri che ogni tanto lo sorprendevo nel cortile della scuola seduto per terra con la schiena poggiata sul bel tronco dell'albero. Se ne stava da solo con qualche spartito sparso sull'erba e la sua chitarra classica a strimpellare qualche canzone e notavo quanto la musica lo rendesse così felice. Ed era strano vedere uno dei giocatori di football, uno dei più popolari ma a lui non sembrava interessargli la fama. Ma per quello che ne sapevo io poteva essere anche un emerito idiota. «Bennet» a quel nome, ricevo una suo occhiataccia e non capisco perchè, non ho detto mica chissà cosa. «Quello è un' idiota, Jessie!» era forse geloso? non so in quel momento cosa intendesse, magari aveva pure ragione, ma dovevo fargli credere ancora di più alla mia bugia «A volte lo vedo da solo, sotto un albero con la sua chitarra a suonare e mi sembra così triste, vulnerabile, diverso» mi meraviglio di me stessa, quando Matt mi abbraccia e mi sussurra «La mia piccola Jessie innamorata» arrossisco a quel "la mia" .

«Quindi hai confessato che sei innamorata a Matt?» annuisco, mentre cerco di spiegare un passo per volta la situazione imbarazzante che si è creata stamattina -imbarazzante solo per me molto probabilmente-. Tania sgrana gli occhi, sbatte le mani sul banco facendo così attirare tutta l'attenzione dei compagni e del professore su di noi. Chiede scusa al professore che riprende la sua lezione felice, si volta di nuovo verso di me «Hai detto a Matt che sei innamorata di Bennet?- questa volta abbassa la voce per non disturbare la lezione- oh cielo sei impazzita» scuote la testa incredula a quello che ho appena detto, ma ciò che mi ferisce è che non ha capito quanto la confessione di Matt mi abbia ferito. «Cosa dovevo fare? -abbasso gli occhi- mi ha detto esplicitamente che è innamorato di Sarah» inizio a sentire pizzicare gli occhi al ricordo di ieri e sento di nuovo quella fitta allo stomaco atroce. Tania mi guarda preoccupata e dall'espressione dei suoi occhi riesco a intuire che forse si é accorta della parte che aveva tralasciato, riesco a scappare dalla classe con una stupida scusa prima che Tania riesca ad aprire bocca. Avevo solo bisogno di prendere aria, in realtà non era vero per niente. Non avevo solo bisogno di prendere aria, avevo bisogno di piangere e di sfogarmi. Non ero riuscita a piangere, avevo tutto questo dolore all'interno del mio corpo. Potevo sentirlo all'altezza dello stomaco, al cuore, ma ero così ferita che riuscivo a sentirlo pure nelle dita delle mani. Esco nel cortile e mi siedo sulla panchina. Le mie mani sorreggono la testa che non ha più la forza di tenersi da sola e finalmente riesco a far uscire quel fottuto dolore che ho dentro di me tramite le lacrime, anche se non penso che con questo il dolore passerà del tutto. Singhiozzo tra una lacrima e l'altra, provo a fermarmi poichè trovo stupida ed imbarazzante questa situazione, ma non riesco a smettere. Penso a quegli stupidi libri d'amore per il quale uno dei due migliori amici si innamora ed alla fine si scopre che anche l'altro ricambia e maledico quei maledetti autori che illudono le persone con false storie inventate dalla loro immaginazione. Sento il calore di una mano sulla mia spalla e dallo spavento emetto un piccolo salto dalla panchina, con le maniche della mia felpa cerco di asciugare tutte le lacrime che ho sul viso più rapidamente possibile «tutto bene?» dalla voce capisco che è un ragazzo, si siede accanto a me e cerco di evitare il suo sguardo così che non possa vedere i segni delle lacrime. Annuisco alla sua domanda e lui ridacchia, posa una delle sue mani sul mento e mi alza con dolcezza la testa e riconosco la persona accanto a me «Non sembra che tu stia bene -sospira- stavi piangendo» alzo mentalmente gli occhi al cielo, mi caccio sempre in guai grossi come una casa «Che ci fai qua?-la mia voce è debole e spezzata- vai in classe». Lui ride «Ti ho visto correre fuori dalla classe -spiega- e non ci tornerò, ho promesso a Matt che non ti avrei mai persa di vista» sorride mostrando le sue fossette per cui tutte le ragazze impazzivano. Quando sento Louis uscire dalla sua bocca gli occhi riniziano a pizzicarmi «Ti prego, Steven, non dirlo a Louis» paro con le mani gli occhi quando sento una lacrima scendere, non voglio che Steven mi veda nuovamente piangere. Se ne accorge e mi abbraccia stringendomi a se, senza chiedere spiegazioni mi consola mentre le mie lacrime bagnano la sua camicia a quadri preferita.

«Finalmente, dove eravate finiti?» si alza dal tavolo della mensa e ci viene incontro sorridente, ma preoccupato per il ritardo. Steven mi guarda e io con gli occhi lo supplico di non raccontargli quello che è successo poco fa «Il tuo migliore amico -indico il riccio- ha cercato di molestarmi» Steven sbarra gli occhi, non si aspettava certo una scusa del genere, cerco di trattenere la mia risata quando Matt prende per il colletto della maglia il riccio «Cosa hai fatto?- i suoi occhi erano freddi- non toccare la mia Jessie!» il riccio aveva paura, lo si vedeva lontano un miglio e provai un po' di pena in quel momento «Amico, non è come pensi» Steven cerca di calmare Matt e io scoppio a ridere «Matt, stavo scherzando» sorrido, lui lascia il colletto del riccio e strofina le mani «Beh allora se la mettiamo così, ti lascio vivere» il suo tono era completamente divertito e questo era il mio Matt. Steven mi guarda fulminandomi con gli occhi, e mi mima che credeva davvero che quella fosse stata la sua morte. Io lo abbraccio per consolarlo come poco fa lui aveva fatto con me «Abbiamo una nuova coppietta di innamorati» esclama Cory ottenendo un occhiataccia da me, Steven e con mia sorpresa anche da Matt. «Non fare il coglione» esclama Tania facendolo zittire. Rimango per troppo tempo a guardare il mio piatto riflettendo su come dovevo comportarmi con Matt, avevo rovinato tutto non ancora del tutto, ma lo stavo facendo. Mi sento così strana adesso quando lo guardo, quando ci parlo, quando mi sfiora. E sento che è tutto così maledettamente sbagliato. Forse devo continuare a mandare avanti la mia piccola, ma enorme bugia. «Corey, non dire stronzate a Jessie piace Larry Bennet» dice Matt un po' troppo a voce alta, lo guardo con gli occhi spalancati in cui si poteva capire esattamente quello che volevo dire: perchè cazzo l'hai detto? quando si accorge di cosa ha appena detto fa una smorfia e mima uno scusa. «E' per lui che stavi piangendo in cortile?» o cielo non sarebbe potuta andare peggio di così, se pensavo che quello che stamani Matt mi aveva detto era la peggior cosa che mi potesse capitare, mi sbagliavo. Questa giornata era la peggior cosa che mi potesse capitare. Dio santo, avevo detto esplicitamente a Steven di non dire niente, di non dire che stavo piangendo in cortile, ma cosa c'è che i ragazzi non capiscono? Se ti dico di non fare una cosa, significa che non devi farla. «Aspetta -Matt mi guarda preoccupato- stavi piangendo?» non potevo stare ancora un attimo di più con lo sguardo sorpreso e stranito di tutti su di me, prendo lo zaino ed esco dalla mensa a passo svelto e veloce in modo che nessuno mi segua. E' possibile essere così tanto in imbarazzo? Sento Matt urlare il mio nome, lo ignoro e continuo ad andare nella mia direzione.

Se mi avessero chiesto quale superpotere desideravo avere, avrei risposto Volare. Lo avevo sempre visto come l'essenza stessa della libertà, immaginavo di volare sopra i grattacieli, le case, le nuvole fino ad arrivare alle stelle. Ma se me l'avessero chiesto in questo momento avrei voluto aver la capacità di cambiare il tempo e le mie stupidissime azioni. Mi sono messa in questo bel casino da sola, non so come fare ad uscirne e questo mi terrorizza, ma la cosa che mi terrorizza maggior mente è come la verità possa portarmi via tutto quanto.


 

   
 
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