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Autore: Milla Chan    07/07/2016    2 recensioni
Rei era sempre stato affascinato dalla coordinazione che si nascondeva dietro l’efficienza di un albergo di lusso. Era un meccanismo: ogni cosa doveva funzionare in modo perfetto e armonico, ogni persona contribuiva all’andamento ben scandito di quel grande orologio vivente.
Ma un granello di polvere basta a inceppare tutto quanto.
[Reigisa] [Hotel AU]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Day 236: Welcome again


Nagisa camminava velocemente verso la stazione di Shibuya. Era in ritardo di qualche minuto, il treno molto probabilmente era già arrivato, quindi si alzò sulle punte dei piedi e cercò di guardare oltre la massa di persone che lo accerchiavano.
Si sfregò le mani nude e un po’ arrossate, pensando che facesse ancora troppo freddo per essere quasi l’inizio di aprile, e di certo il sole calante contribuiva a rendere l’aria più frizzante. Ogni suo muscolo vibrava per l’agitazione, aveva un grande caos in testa e tanta, tantissima impazienza in corpo.
Non era esattamente un gioco da ragazzi, riuscire a individuarlo, ma sarebbe stato disposto a prendere a gomitate tutta la stazione pur di trovare…
-Rei!- gridò non appena riconobbe la figura. Saltò un paio di volte agitando la braccia, giusto per farsi individuare prima di iniziare a farsi largo tra le persone, verso il ragazzo dall’aria un po’ stravolta, ma che gli mostrava un sorriso enorme.
Le sue dita finalmente gli afferrarono la giacca, e gli sembrò di aver aspettato una vita solo per quel momento.
Affondò il viso nel suo petto e lo strinse fortissimo. Le sue braccia lo avvolsero e sentì finalmente un po’ più caldo, con il cuore stracolmo di una felicità incontenibile.
Sette mesi. Per l’esattezza, quasi otto.

Quell’estate, Nagisa era salito sulla sua macchina con gli occhi pieni di lacrime, convinto che non fosse affatto giusto che il cielo fosse così limpido. Avrebbe dovuto diluviare, condividere con lui tutto il vuoto, e invece gli era sembrato che si beffasse di lui, come se gli stesse dicendo che non gli importava nulla di quello che loro due avevano passato, che quello che era successo era qualcosa di poco conto.
Con un pensiero infantile, si era ripromesso che avrebbe fatto rimpiangere al cielo di averli ignorati e di essere rimasto immobile.
Non un solo giorno era passato senza che lui e Rei si fossero scritti, o avessero fatto una telefonata, avevano passato gran parte delle loro serate a parlare di tutto e di niente in videochiamate infinite. Era stato strano all’inizio, una parte di lui temeva che non avrebbe sopportato la lontananza fisica, o che Rei si sarebbe stancato di lui, ma era fiero di poter dire che non era stato affatto così.
Spesso rimanevano con il computer acceso sulla scrivania e continuavano a fare i compiti, o leggere, o qualsiasi altra cosa; semplicemente, era rassicurante pensare che anche l’altro fosse lì, in qualche modo.
C’erano state brevi discussioni, ma anche tante notti in cui si erano addormentati col telefono in mano e un sorriso beato sulle labbra. Certi giorni Nagisa sentiva un formicolio caldo e fastidioso sulla pelle, provava un doloroso senso di ingiustizia e impazienza, voleva vederlo e basta, e più volte aveva pensato di mollare tutto e prendere un treno per raggiungerlo.
Rei in qualche modo l’aveva sempre fatto ragionare, e col senno di poi un po’ se ne vergognava.
Quel momento, mentre lo abbracciava e sentiva di nuovo il suo profumo e il suo calore, valeva ogni secondo di quell’attesa.

-Come stai?- gli chiese Rei con gli occhi che brillavano e le sue guance tra le mani.
-E me lo chiedi!?- rise, mentre scrollava la testa e alzava le spalle. -Non lo so neanche! Sono così… Ahh!-
Appoggiò di nuovo il fronte contro di lui. Era un gomitolo di emozioni, stava benissimo, aveva tanta voglia di riempirlo di baci, ma anche di piangere e non sapeva perché.
-Anche io sono felice di rivederti.- gli disse Rei accarezzandogli la schiena e ridendo in un modo così dolce che Nagisa si sentì aggrovigliare tutto dentro.
-Ho preparato un letto per te in camera mia! Oh, e cosa preferisci di cena? Possiamo mangiare fuori se vuoi! Com’è andato il viaggio?-
Si avviarono verso la metro mentre Rei raccontava dell’ansia che gli avevano procurato tutti quei cambi e del terrore che l’aveva assalito quando in una stazione si era reso conto che stava per salire sul treno sbagliato.
Si erano ripromessi di non scriversi per tutto il viaggio, salvo emergenze. Non c’era un motivo preciso, ma Nagisa pensava che sarebbe stato più avvincente e romantico, ed era felice di averlo proposto perché ora avevano un sacco di cose da dirsi e non c’erano silenzi imbarazzanti da riempire.
Camminarono senza mai smettere di parlare, e il biondino non poteva fare altro che sorridere per l’espressione basita di Rei davanti a tutti quei teleschermi enormi e colorati, i negozi, la quantità incredibile di gente. Tokyo era grande e bella e Nagisa aveva ben dieci giorni per fargliela conoscere. Nei giorni precedenti aveva stilato una lista di posti in cui portarlo e non vedeva l’ora di illustrargli il programma.
Faceva una certa impressione vederlo in quel contesto: si era abituato ad associare a lui il calore del sole e tutti i colori più caldi, la sabbia e il mare, il paesaggio di un paesello di pietra. Era curioso e insolito vedere i grattacieli di Tokyo riflessi nei suoi occhi attenti. Non gliel’aveva mai detto, Nagisa, ma quell’estate aveva sperato tantissime volte di poter stare con lui anche quando avrebbe fatto freddo. Voleva camminare con lui con addosso sciarpe e giubbotti, e stargli vicino per scaldarsi, bere una cioccolata assieme a lui tenendolo per mano e appoggiandogli la testa sulla spalla. Lo entusiasmava l’idea che, sì, ora potevano farlo. Certo, non faceva più così tanto freddo, ma non era neanche lontanamente paragonabile alla calura di quell’estate.

Salirono sulla metropolitana e scesero dopo quattro fermate. Un’altra breve passeggiata, tre piani di scale. Nagisa si fermò su un pianerottolo e si voltò per aspettare Rei che trascinava il suo bagaglio su per gli scalini.
-La manutenzione all’ascensore proprio oggi, vero?- commentò esausto, raggiungendo il biondino.
-Su, su, fatti i muscoli, Rei-chan!- ridacchiò Nagisa prima di appoggiargli le mani sulle spalle. Chiuse gli occhi e sentì le sue braccia avvolgergli la vita. Non riuscì a non sorridere mentre si alzava sulle punte per colmare la distanza e baciarlo. Rei lo teneva stretto, come se non stesse aspettando altro, come se non volesse che scappasse, le dita aggrappate alla stoffa sulla sua schiena. Nagisa rise dentro di sé. Non aveva nessuna intenzione di andare via.
Era passato tanto tempo, ma era ancora più bello di come si ricordavano.

Sarebbero entrati in casa e Rei si sarebbe fatto un lungo bagno. Avrebbero mangiato qualcosa e si sarebbero stesi nel letto di Nagisa ad accarezzarsi e parlare finché Rei non sarebbe crollato per la stanchezza.
Alla fine, il letto che Nagisa gli aveva preparato non sarebbe servito. Né quella sera, né quelle successive.

 

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Angolo autrice
Eccomi con l'epilogo! Stamattina ho dato l'orale di maturità (yay, sono libera!) e ora concludo definitivamente questa storia.
Un grazie di cuore a tutti quelli che hanno seguito la storia e che l'hanno recensita, spero che vi sia piaciuta e che via abbia tenuto buona compagnia durante questi mesi.
Un bacio!
   
 
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