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Autore: giamma21    08/07/2016    2 recensioni
"Forse fu per l’occasione, o perché entrambi inconsapevolmente si erano avvicinati “quel poco in più”, che le coccole si trasformarono in baci, sfuggenti ma travolgenti, ingenui ma consapevoli, e in carezze tanto caute quanto pericolose. Logan aveva sempre rinnegato l’attrazione per il migliore amico, come mai si era lasciato andare? Aveva bisogno di amare, tanto quanto ne aveva Toby. Nessuno si aspettava che due anni dopo, due migliori amici sarebbero stati degli estranei."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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La musica house usciva dagli amplificatori facendo vibrare ogni parete della casa attraverso i bassi.
I ragazzi ballavano stretti tra di loro, sudati, consapevoli che probabilmente non sarebbero tornati dai genitori camminando dritti.
Vanessa Burges, di 18 anni, aveva pensato che sarebbe stata una buona idea chiedere al proprio ragazzo di invitare qualcuno per stare in compagnia, ma non si aspettava di certo un’invasione di ormoni e alcool nella sua piacevole abitazione di campagna. I suoi genitori sarebbero stati fuori per tutto il weekend, ed era Venerdì sera, quindi avrebbe avuto tempo in abbondanza per risistemare tutto.
Mentre nei vari spazi della casa si consumavano sfide di ballo e giochi con alcolici, al piano superiore stava avvenendo un incontro piuttosto strano.
Logan Roberts e Trevor Davis, di rispettivamente 17 e 19 anni, si erano ritrovati per caso a chiacchierare del più e del meno.
“Per caso” significava “bloccati nella stessa stanza a causa della porta chiusa a chiave”.
Logan, “segretamente” gay, aveva una cotta per Trevor sin dai tempi delle medie. I due erano piuttosto differenti caratterialmente. Il primo era timido e riservato, mentre l’altro era estroverso e amichevole con tutti.
Non a caso era uno dei ragazzi più popolari della scuola!
Quanto all’aspetto fisico, Logan era minuto e di statura media, mentre Trevor era alto e in forma (era solito andare in palestra nel tempo libero).
Da un punto di vista esterno sarebbe sembrata una scena da film romantico di serie B, ma Trevor non era gay... quindi niente scene di sesso (purtroppo).
-Allora, come va l’ultimo anno?- chiese Logan, stringendosi la manica della felpa tra le dita della mano. Il ragazzo era seduto sul bordo di un letto singolo. Forse erano nella camera di Vanessa.
-Ehm, domanda di riserva?- rispose Trevor con un sorriso nervoso. Lui era appoggiato alla scrivania di fronte al letto, e teneva le mani nelle tasche dei jeans stretti. 
-Come va in generale?- replicò dunque Logan.
-Non lo so, faccio un po’ fatica a coordinare scuola, tempo libero e il lavoro alla discoteca, ma penso di stare bene- disse Trevor, spostandosi dalla scrivania al letto, accanto all’altro, -Tu invece cosa mi racconti?- chiese guardando Logan.
-Io... sarei dovuto restare a casa, a leggere un libro. A fare qualcosa di più sensato- rispose lui, fissando un punto distante nella camera, lontano dagli occhi dell’altro.
-Tu, non sei molto un tipo da feste, vero?-.
-Da cosa lo hai dedotto?- Logan sorrise, dando per scontata la risposta.
-Diverse cose. A scuola, ad esempio, durante la pausa tutti escono dalla classe, ma tu resti... che sia per leggere un libro o per restare in silenzio-.
Logan restò un istante in silenzio.
-Già, non avere amici è una cosa fantastica, vero?- disse poi.
-Non credo sia questo il punto, a me sembra più che ti piaccia la tranquillità. Se volessi degli amici potresti benissimo farteli, sei un ragazzo simpatico- spiegò Trevor.
Forse aveva ragione, forse a Logan piaceva restare nel suo mondo tranquillo, o forse non ricordava più cosa significasse avere dei veri amici. D’altronde l’amicizia non era mai stata il suo campo migliore, bastava sapere quello che era successo l’anno prima...
Durante le vacanze di natale, Logan aveva provato ad andare in un locale gay fuori città insieme al suo migliore amico d’infanzia Toby.
Si era fatta notte tarda ed entrambi avevano pensato che fosse meglio tornare, ma una volta usciti dal locale furono presi di mira da un gruppo di vandali omofobi. Ci volle un mese prima che la faccia di Logan si sgonfiasse e si riassestasse del tutto, ci volle un mese perché si risvegliasse dal coma.
Una volta lucido, scoprì che la famiglia di Toby si era trasferita, lontana centinaia di chilometri da lui.
Della serie: attento, il mondo ti sta crollando addosso.
-E se non volessi avere degli amici?- chiese Logan, rivolgendosi a Trevor con un tono di voce serio, -Forse non voglio sopportare l’idea di poter perdere una persona a cui tengo-.
-Hai ragione, scusa... era solo un consiglio spensierato- Trevor si sentì in leggero imbarazzo.
Logan prese un respiro profondo.
-Scusa, Trevor, è che divento scontroso a volte. Non volevo risponderti male, tu sei gentile con me. Non come gli altri. Loro mi guardano e pensano: “quel deviato di Roberts mi è passato davanti, ora diventerò un frocio come lui”-.
-Sai, le persone possono pure fare schifo. Ma non devi ascoltare le stronzate che dicono. Chi prende in giro deve mettere in imbarazzo gli altri per non mostrare le proprie debolezze. Tutti siamo stati presi in giro, persino io, ma è come rispondiamo alle prese in giro che definisce tutto. Mostra quanto siamo disposti a lottare per noi stessi, e anche per gli altri, a volte...- spiegò Trevor, guardando il tappeto nero sul bianco pavimento marmoreo.
Logan rimase in silenzio, di nuovo. Non si aspettava un tale livello di profondità dal ragazzo, forse perché lo giudicava uno senza cervello per via del suo bel faccino. Lo aveva stereotipato.
Gli passò per la testa l’idea di toccarlo con una mano, per dimostrargli solidarietà, ma pensò che forse sarebbe stato un gesto troppo gay.
Fu Trevor, improvvisamente, a stringergli la mano.
-Tutto migliora, in un modo o nell’altro-.
La porta della camera si aprì, sbattendo contro il muro.
La mano del ragazzo si allontanò dall’altro.
Era appena entrata Vanessa, probabilmente ubriaca.
-Ragazzi, mi dispiace, qualcuno deve avervi chiusi dentro per sbaglio. Avete avuto paura?- chiese girovagando per la stanza, controllando il letto e le lenzuola in modo ambiguo.
Trevor si alzò ad accompagnarla di fuori.
-Ti sembra che un ragazzo tosto come me si spaventi così facilmente?- commentò con un tono di voce fiero.
Logan trattenne una piccola risata.
-Guarda che ti ho sentito- disse Trevor, ridacchiando, prima di uscire dalla camera.
Questa volta Logan sorrise, e si passò una mano tra i mossi capelli biondi.
Pensò a quanto fosse stato rilassante chiacchierare con il suo compagno di scuola, poi si rese conto che probabilmente non si sarebbero più rivolti parola. Magari nei corridoi, o prima dell’ora di Scrittura Creativa uno di loro avrebbe sorriso all’altro... o magari no.
D’altronde era così che funzionava: i popolari con i popolari, i solitari soli.
La porta della stanza scricchiolò, e Logan si voltò non appena se ne accorse.
Era di nuovo Vanessa, che questa volta sembrava più lucida di qualche minuto prima. Lei era una ragazza davvero carina; indossava sempre vestiti che mettevano in risalto la chiarezza della sua pelle e i suoi occhi verdi. Quella sera, i suoi lunghi capelli neri erano stati piastrati in occasione della “festa che non si aspettava”.
-Come stai?- chiese al ragazzo.
-Bene, anche se questa festa comincia a farmi sentire fuori luogo-.
-Tutto ciò che include il dover socializzare ti fa sentire così. E pensare che tempo fa eri sempre tu ad animare la festa...- disse Vanessa, avvicinandosi a Logan.
-Cadere al compleanno di qualcuno che mi odia, seguito dalle risate di tutti, lo chiami animare la festa?-.
-I punti di vista sono discordanti, evidentemente- replicò la ragazza ridacchiando, -Però ci eravamo divertiti. La prima festa “importante” delle superiori, che alla fine è stata uno schifo-.
-Perché ci hanno cacciati?-.
Entrambi risero, poi Logan sbuffò.
-Ora sei tu che organizzi le feste importanti, guarda come cambiano le cose-.
Vanessa si schiarì la gola. Capì subito dove voleva andare a parare l’altro.
-Non dimenticarti che Toby era anche il “mio” migliore amico. Mentre tu eri in coma io ho conosciuto una persona che mi ha aiutata a non chiudermi in me stessa... perché quello è stato il mese, anzi, l’anno più brutto della mia vita. E mi rendo conto di non esserci stata come avrei dovuto, dopo-.
Il ragazzo si alzò.
-Hai ragione, Vanessa, perché non ci sei stata per niente. Mi hai lasciato in mano ai miei genitori e in mano ai miei fottuti pensieri. Quindi scusa se non mi sto divertendo, scusa se non ti sono grato per esserti ricordata di invitarmi!-.
Ci fu un lungo e dilaniante silenzio.
La ragazza si alzò sistemandosi il vestito, mentre Logan uscì in corridoio. C’erano poche persone, che non avevano fortunatamente sentito la discussione.
-So che ti è sempre piaciuto, e io ho sempre dubitato della sua sessualità- disse Vanessa, maneggiando la chiave della sua camera.
-Di chi stai parlando?- chiese Logan, confuso.
-Di Trevor. Ho chiuso io la porta. Spero di aver movimentato la tua serata.
Logan sbuffò.
-Dovevo sospettarlo... comunque non penso sia gay, è solo un bravo ragazzo- disse, riprendendo il controllo del suo umore altalenante.
-E’ meglio che vada ora- aggiunse, salutando Vanessa.
Mentre il ragazzo andava a prendere la sua bicicletta, si chiedeva perché avesse deciso di andare alla festa, se in fin dei conti non aveva nemmeno voglia di vedere la sua ex-amica. Forse sperava di chiarirci, di sicuro non si aspettava nessuna discussione o litigio.
Una volta in sella, diretto verso casa sua, Logan si sentì più tranquillo.
Non gli piacevano le feste, non gli erano mai piaciute.
Lungo la strada che conduceva a casa Burges era parcheggiata la macchina di Trevor; appoggiata ad essa c’erano lui e una ragazza che gli stava facendo un succhiotto nel collo.
Logan li vide e provò una sensazione di sconforto, ma d’altronde non poteva farci niente se il destino aveva deciso così.
Lui era gay, e Trevor era etero. In altre circostanze si sarebbe rassegnato, ma questa volta il ragazzo si ritrovò combattuto.
Da un lato sapeva che l’avrebbe dovuto lasciare stare.
Dall’altro, per la prima volta dopo molto tempo, sentiva di voler fare una stupidaggine.
   
 
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