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Autore: mughetto nella neve    09/07/2016    2 recensioni
"Labbra screpolate, notò Honoka guardando il proprio riflesso nello specchietto tascabile che le era stato regalato in quei giorni.
Era da poco passato mezzogiorno e lei era tornata dietro il bancone dopo aver passato la propria pausa pranzo sul retro del negozio, assieme ad un gatto randagio. Aveva condiviso il proprio daifuku con l’animale e, con lui, aveva chiacchierato lungamente circa il clima ed il proprio lavoro.
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[Partecipante al contest "Segui la traccia" di Setsuna]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, FemSlash | Personaggi: Altri, Eli Ayase, Honoka Kosaka
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore: mughetto nella neve [sul forum: mughetto.neve ]
Titolo storia: Close your chapped lips, and feel the tones that tremble down your spine
Traccia scelta: 22. Labbra screpolate,
Fandom: Love Live - School Idol Project
Personaggi: Eli Ayase, Honoka Kousaka; [citati] Kotori Minami, Alisa Ayase
Rating: verde
Genere: Introspettivo, Sentimentale
Numero parole: 1000
Nota (1): Va subito detto che questa shot è una AU. È stata oggetto di diverse stesure: l’ho cestinata e ripresa più volte ma sono contenta di essere riuscita a finirla. In principio doveva essere ispirata al libro “Carol” di Patricia Highsmith ma poi ho preferito lasciar perdere. Dell’idea originale resta solo l’ambientazione in un negozio di giocattoli, tra l’altro lasciata molto vaga.
Nota (2): Il titolo è stato un autentico travaglio: doveva essere “You Called me the Hyacinth Girl”, poi “The Russian Girl” ed, infine, quello attuale. La forma attuale è ispirata al ritornello della canzone “Crystals” del gruppo Of Monsters and Men; ho cambiato il verso originale /cover your crystals eyes/ con /close your chapped lips/ per renderla più vicina al prompt e al testo.
Nota (3): Ma la Eli/Honoka va considerata una crack? No, perché, di momenti assieme ce ne hanno. Personalmente mi è piaciuto moltissimo scrivere di loro e spero, in un futuro prossimo, di tornare a farlo.
Spero vi piaccia. Buona lettura!
 
 
 
Close your chapped lips,
and feel the tones that tremble down your spine
 
Labbra screpolate, notò Honoka guardando il proprio riflesso nello specchietto tascabile che le era stato regalato in quei giorni. 
Era da poco passato mezzogiorno e lei era tornata dietro il bancone dopo aver passato la propria pausa pranzo sul retro del negozio, assieme ad un gatto randagio. Aveva condiviso il proprio daifuku con l’animale e, con lui, aveva chiacchierato lungamente circa il clima ed il proprio lavoro. Probabilmente le sue labbra si erano ridotte in quel modo per colpa del tempo speso in simile modo.
Passò le dita sulla bocca. Kotori le aveva consigliato di passarvi sopra un qualche tipo di lucidalabbra - magari più volte al giorno; ma, ad essere sinceri, ad Honoka era bastato un giorno per dimenticarsene. Se fosse stata abbastanza matura, avrebbe rimproverato se stessa per la simile dimenticanza; ed, invece, era così presa dal compatire se stessa da non far caso al profilo di donna alle sue spalle.
« Mi scusi »
Una voce femminile richiamò subito la sua attenzione. Honoka sussultò, contraendo le proprie labbra in un sorriso nervoso: l’arrivo della clientela non era assolutamente previsto. Girò lentamente il proprio busto verso il bancone ed eseguì un rapido cenno col capo.
La cliente le sorrise educatamente e reclinò il capo in avanti, mimando un leggero saluto. I suoi capelli erano di un biondo chiaro, legati in una raffinata acconciatura, mentre la frangetta scivolava sui lati del viso, pallido e truccato deliziosamente. Indossava una lunga pelliccia bianca che teneva al caldo il suo collo e teneva fra le mani un borsetta nera. Era davvero bella, ragionò Honoka arrossendo leggermente, Sembrava uscita da una rivista d’alta moda.
« Sto cercando un regalo per mia sorella minore. » parlò con voce sottile la donna, guardando poi l’orsacchiotto di pezza sul bancone. C’era una strana inflessione nelle sue parole, una sorta di accento. Honoka non riuscì a coglierne l’essenza e rimase per qualche istante in silenzio: continuava ad osservare quella donna bellissima che batteva delicatamente le proprie ciglia mentre aspettava un suo responso.
Più studiava quella sconosciuta e più scopriva particolari circa il suo aspetto: indossava dei guanti di raso bianco, ad esempio. Non li aveva notati prima perché seminascosti dall’enorme pelliccia; ma, ora, la donna aveva portato la mano fra i capelli, per riordinarseli, ed il suo sguardo si era concentrato su questi.
« Abbiamo molte bambole » balbettò finalmente. Circumnavigò il bancone ed indicò lo scaffale in alto, sulla destra, ricco di bambolotti e peluche di pezza; il suo corpo tremava appena, come scosso da improvvisa energia elettrica. Faceva fatica camminare, improvvisamente si sentiva un soldatino di stagno. Prese un respiro e cercò di parlare ancora: « Se vuole gliele mostro ».
Si generò il silenzio fra le due. La cliente la osservava con un’espressione indecifrabile. Sembrava d’improvviso confusa - quasi spaventata. Si portò una mano davanti alla bocca e si schiarì un poco la prima voce; Honoka, da parte sua, si fermò ancora ad osservare i suoi orecchini: li vedeva brillare fra le ciocche bionde e impiegò qualche secondo per riconoscerli come brillanti.
« Avete forse qualche problema con me, Signorina? » domandò con voce leggermente incrinata mentre tornava a stringere con forza la propria borsetta . Questa volta l’accento parve più marcato: fu facile comprendere come il giapponese non fosse la sua prima lingua.  « Si sente per caso a disagio in mia presenza? Guardi, sbaglia a credere che sia russa io non - »
« Siete bellissima » la interruppe immediatamente Honoka osservandola risoluta. Le sorrise subito dopo e reclinò un poco il capo in avanti, in imbarazzo: « Dico davvero: non ho mai vista una donna bella come voi in tutta la mia vita. Mi confondete, ecco tutto ».
La cliente arrossì leggermente e si accostò al bancone. Le mani le tremavano appena, ma Honoka non seppe dire se per rinnovato timore o per semplice imbarazzo; la vide rinsaldare la presa alla propria borsa ed abbassare il proprio capo, nascondendolo nella propria pelliccia. Il rossore sulle sue gote era forse l’unico particolare che riusciva a cogliere in quell’improvviso fagotto.
« Le chiedo scusa per il mio comportamento » parlò ancora la cliente dal suo personale rifugio di morbido pelo animale. Si girò lentamente verso di lei e le mostrò un timido sorriso: « Siete la prima persona di buon cuore che ho avuto modo di incontrare oggi. Vi ringrazio per i vostri complimenti ».
Honoka avvertì per il proprio corpo un improvviso calore: le sue guance parvero andare a fuoco mentre il cuore batteva veloce nel suo petto. Lo sguardo azzurro della donna le parve, d’improvviso, insostenibile. Eseguì un profondo inchino: « Ringrazio io lei per aver scelto il nostro negozio! ».
La sentì ridere leggermente e diede a se stessa della stupida per simile - inattesa - teatralità dei modi. Considerò dopo quanto trovasse adorabile la risata della donna: era così delicata ed elegante da ricordare i versi di un uccellino. Guardò le sue scarpe e poi tornò ad osservare il corpo dell’altra; notò le calze a rete ed osservò il pallore delle sue gambe. Arrossì ancora di più.
La donna si avvicinò a lei, compiendo qualche breve e leggero passo. Eseguì, a sua volta, un inchino ed - assieme - tornarono ritte; si tolse elegantemente il guanto destro e le offrì la propria mano - bianca come le bambole di porcellana esposte in vetrina: « Mi chiamo Eli Ayase. »
Non aveva mai stretto la mano a qualcuno. Era un’usanza non particolarmente in voga nel suo ambiente. Decise, tuttavia, di non comunicare simile disagio e gliela strinse con poca forza:  « Honoka Kousaka, piacere di conoscerla ».
La mano della donna era calda, profumata da qualche crema particolare e morbida. Eli le sorrise ancora, questa volta con maggiore intensità. Honoka arrossì ed osservò il rossetto sulle sue labbra: era di un rosso intenso, in perfetto contrasto con il candore del suo viso, bianco come una perla appena estratta dalla propria ostrica. Guardò quella bocca e la trovò bellissima.
Fu allora che provò l’insano desiderio di toccare quelle labbra, piccole e perfette, con le proprie, secche e screpolate.
  
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