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Autore: eleCorti    09/07/2016    2 recensioni
Già non lo sapeva. Non lo immaginava neanche che – mentre lei dal diciottesimo piano scendeva al piano terra – ci fosse qualcuno di molto importante ad aspettarla. No, non lo immaginava nemmeno.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chitoge Kirisaki, Raku Ichijou
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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New York New York: la città dell’amor





 
Aveva deciso: sarebbe partito per New York. Lei gli mancava. E assai. La sua vita senza quella giovane dai lunghi capelli biondi era priva di senso. Quella ragazza era una parte di sé. Ormai lo aveva capito. Aveva fatto la sua scelta.
Ancora si chiedeva il perché di quella decisione così inaspettata da parte della giovane Chitoge, ma ormai nulla aveva più importanza; lui sarebbe andato da lei e le avrebbe confessato il suo amore. Non importava come sarebbe andata a finire, doveva vederla a tutti i costi. Perfino Onodera, che ormai aveva accettato la sconfitta, lo aveva seguito in quel lungo viaggio. Era una sua cara amica, dopotutto.
“Ichijou-kun...” appoggiò la sua mano sopra quella del giovane accanto a lui, facendolo voltare di scatto.
“Vedrai, andrà tutto bene!” gli sorrise calorosamente. Lei voleva che il suo amico fosse felice, per cui l’avrebbe aiutato in quella sua ricerca.
“Grazie Onodera...” cercò anche lui di sorridere. La verità, però, era che temeva di non trovarla. Basta! Doveva pensare positivo, si disse.
Cercò di rilassarsi, il viaggio era ancora lungo e doveva rimanere il più tranquillo possibile. Decise che avrebbe provato a dormire, così una volta atterrato, forse avrebbe sofferto di meno il jetlag. Chiuse gli occhi, che sembravano essere diventati pesanti come un macigno, facendosi cullare dalle braccia di Morfeo, cercando di recuperare la sua quiete almeno mentalmente.
“Ichijou-kun! Ichijou-kun!” la giovane Onodera cercò, invano, di svegliare il suo compagno. Nonostante lo scuotesse da qualche minuto, il giovane non dava segni di vita.
“Ichijou-kun, l’aereo è atterrato!” lo scosse talmente forse, che Raku si svegliò di soprassalto.
“Onodera... che ore sono?” sbadigliò e si stiracchiò dopo aver posto quella domanda.
“Siamo arrivati!” si alzò dal sedile e prese dalla cappelliera il suo zaino. Il giovane Ichijou fece lo stesso.
Qualche minuto dopo, furono finalmente a terra, all’aeroporto di New York, davanti ad un taxi. La loro meta era Manhattan. Lì – secondo quanto detto dal padre di Chitoge – era il luogo in cui lavorava la loro amica.
Ecco. Dopo circa mezz’ora di strada, erano finalmente giunti nel vasto quartiere di Manhattan, precisamente davanti al grattacielo della compagnia della signora Kirisaki.
Il pensiero del giovane Raku andò a colei che per tutto quel tempo aveva finto di essere la sua ragazza, sperando di trovarla lì e di potersi riappacificare con lei.
Entrarono, perdendosi subito in quella vastità. Non si persero, però, d’animo: il loro obiettivo era assai importante.




 
****



 
New York. Una città splendida, quasi magica. L’unica che era stata in grado di farle dimenticare il suo dolore. Forse... già, non c’era giorno in cui la giovane Chitoge non pensasse a Raku. Lui e solo lui. Era assai ovvio che lo amava più di ogni altra cosa.
Scosse la testa, cercando di scacciare via quel pensiero che la tormentava da mesi ormai. Raku era innamorato di Onodera, lo aveva sentito con le sue orecchie. Ancora ricordava quel triste giorno in cui il suo cuore si era frantumato in mille mezzi come uno specchio che viene colpito da una spazzola.
Il sole ormai stava per tramontare, un’altra stressante giornata di lavoro era finita. Poteva finalmente tornarsene a casa e rilassarsi, cercare di non pensare a lui.
Chiuse il suo notebook e si alzò dalla sua scrivania – piena di disordine – prese una borsa nera dal pavimento e ci infilò il pc; poi prese la sua borsa dalla sedia e ci mise dentro l’agenda rosa e il telefono dello stesso colore. Sospirò. Poi, infine, uscì dalla stanza – in cui vi era solo la sua scrivania – spense la luce e si diresse verso l’ascensore. Sola. Ancora non sapeva che quel giorno tutto sarebbe cambiato.
Già non lo sapeva. Non lo immaginava neanche che – mentre lei dal diciottesimo piano scendeva al piano terra – ci fosse qualcuno di molto importante ad aspettarla. No, non lo immaginava nemmeno.
Le porte metalliche si aprirono: era giunta al piano terra. Qualcuno stava sbraitando, lo udì perfettamente. Chissà chi era, non poté fare a meno di chiedersi.
“Io devo vederla, la prego!” quella voce. Era sveglia oppure stava sognando? Sì doveva essere una stupida e mera coincidenza. Lui non poteva essere lì, lui era in Giappone. Quanto si sbagliava!
“Io la devo vedere! La prego! Mi dica dove sta la signorina Chitoge!” Raku... no, non stava sognando: colui appoggiato al banco informazioni era proprio il suo Raku.
“Raku...” il suo nome le uscì quasi spontaneamente. Non aveva fatto in tempo a fermarsi.
Si girò. Prima sorpreso, poi con la felicità più assoluta dipinta in volto. Chitoge... finalmente l’aveva trovata. Dio quanto era bella in quel suo vestitino rosa...
“Chitoge...” fece per avvicinarsi, ma la giovane indietreggiò.
“Va via!” nonostante l’emozione, la sua spavalderia aveva prevalso. Raku provò ad avvicinarsi, ma la sua amata scappò via. Notò anche delle piccole lacrime. Stava piangendo.
“Chitoge...” si voltò verso di lei, con gli occhi sgranati. La sua voce interiore gli diceva di seguirla. Lo fece. Senza rendersene nemmeno conto, le sue gambe si mossero da sole, seguendo la giovane dai capelli biondi.
Correva e correva. Doveva raggiungerla. Doveva sapere. Doveva sapere il perché fosse scappata, il perché l’avesse abbandonato senza una spiegazione. Doveva sapere.
“Chitoge...” ecco, l’aveva raggiunta. L’aveva afferrata per un braccio, facendola voltare verso di sé. Piangeva e il giovane lo notò.
“Lasciami! Lasciami!” cercò – con tutta la sua delicatezza – di liberarsi da quella salda presa, essa, però, era assai stretta.
“No!” dopo quella secca affermazione, si calmò. Non lo aveva mai visto così determinato.
“Che cosa vuoi?” evitò di guardarlo negli occhi. Perché? Non voleva che la vedesse mentre piangeva, semplice.
“Perché?” nemmeno lui la guardava negli occhi. Anche lui era emozionato.
“Perché?” ripeté la domanda, poiché la giovane non rispondeva. Chitoge, infatti, aveva sbarrato gli occhi. Che significava quella domanda?
“Perché? Perché te ne sei andata? Su avanti parla!” la strattonò. Voleva una risposta lì e subito.
“Perché...” finalmente si era deciso a parlare. Inspirò. Ormai era inutile mentire, si disse.
“Perché tu sei innamorato di Onodera!” gli urlò in faccia. Il giovane Raku la guardò allibito. Come faceva a saperlo? Si domandò.
“Io... “ cercò di formulare quella domanda, la giovane, però, lo precedette.
“Te l’ho sentito dire a Maiko...” il suo tono era più calmo. Ricordare faceva male. E assai.
Il mondo del giovane dai capelli corvini si fermò. Era stato un malinteso. Era vero in quell’occasione aveva detto di essere innamorato di Onodera, ma aveva anche rivelato di essere innamorato di Chitoge. Lei, evidentemente, non lo aveva sentito. Ora capiva tutto... beh non proprio tutto. Non capiva perché se n’era andata. Lei lo odiava, no?
“Aspetta!” la afferrò di nuovo per un braccio. Stava di nuovo per fuggire. No, non prima di aver chiarito quel malinteso.
“Tu... hai sentito male...” sgranò gli occhi la fanciulla. In che senso? Non poté fare a meno di chiedersi.
“Io...sono innamorato di te. È vero, lo ero anche di Onodera, ma anche di te. Io... voglio stare con te. Ho deciso” ecco cosa voleva dirle. Finalmente aveva capito quale fosse la ragazza giusta, quale fosse la ragazza della promessa, quale fosse la ragazza con cui voleva stare, quale fosse la ragazza che amava più di ogni altra cosa. Lei: Chitoge Kirisaki.
Non rispose. Era ancora troppo shockata per farlo. E lei... lei che temeva di non piacergli. Allora anche lui la amava. Perché non glielo aveva detto prima? Perché?
“E tu me lo dici ora razza di stupido!” gli tirò uno dei suoi ceffoni fuori  dal comune, facendolo volare per aria. Finalmente la vecchia Chitoge era tornata.
“Scusa, scusa!” e il vecchio Raku era tornato. Anzi loro erano tornati.
“Ti amo, baka!” circondò il suo collo con le sue braccia. Era rossa in volto. Rossa come un peperone.
“Ti amo anch’io...” anche lui era rosso. Un bacio. Si erano posati il loro primo bacio. Il bacio che sanciva la nascita del loro amore.
“Torno in Giappone” gli sorrise a fior di labbra. Era inutile rimanere lì a NY, quando in Giappone c’era il suo amore. Il suo ormai ragazzo.
“Finalmente” sorrise anche lui. Le era mancata e assai.
Un altro bacio. Si erano dati un altro bacio. Ormai la loro storia d’amore era nata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: salve! Beh ho finito da poco di vedere quest’anime e su internet mi sono spoilerata il manga, che spero finisca presto perché voglio sapere se questa coppia si realizzerà. Ma quando ho saputo che Raku sarebbe andato a NY per Chiritoge la speranza si è accesa.
Spero vi sia piaciuta, a presto.   

 
   
 
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