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Autore: Troki_98    09/07/2016    2 recensioni
Ti ricordi del tuo amico immaginario?
Te ne ricorderai quando starai per morire?
Lo riconosceresti se lo vedessi?
Anche quando sarai vecchio?
Che tu lo ricordi o meno, il tuo amico immaginario non si dimenticherà di te.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui una storia di un mio OC quindi, come al solito, si tratta di un testo abbastanza lungo con carattere 18 ^^"
Tengo particolramente a questa storia poiché scriverla è stato molto faticoso, soprattutto perché tempo fa ho chiuso per sbaglio la pagina Word della prima stesura (che mi era venuta perfetta) senza salvare... dunque c'è voluto un po' prima che mi decidessi a riscriverla di sana pianta e qua sotto trovate il risultato :3




Bill si trascinò fino al letto su cui si mise a sedere aiutandosi col suo bastone.
Teneva in mano una busta di plastica trasparente dentro cui si trovavano i risultati dei suoi esami, quei fogli dalla severa scrittura nera lo informavano dello stato avanzato del suo cancro ai polmoni.
L'aveva scoperto da poco ed era rimasto sorpreso perchè non aveva mai fumato o fatto qualsiasi altra cosa che potesse causargli una malattia del genere.
Osservò crucciato le complicate parole mediche che descrivevano nel dettaglio il tumore, non ne capiva il significato nemmeno sforzandosi e tutto ciò che poteva fare era affidarsi a ciò che il dottore gli aveva comunicato, ossia che non era operabile.
A quanto pareva il polmone destro era completamente andato mentre il sinistro poteva essere salvato prima che la metastasi si diffondesse al cuore.
La cura era anche peggiore della malattia: la chemioterapia.
Bill aveva visto sua moglie soffrire sotto le flebo della chemio a causa del cancro al fegato che l'aveva uccisa e lui, alla sua età, non aveva affatto voglia di patire quelle pene.
Posò la busta di plastica sul comodino con aria rassegnata, soffrire e rischiare di morire lo stesso o morire e basta?
Non era sicuro che lasciarsi uccidere dal tumore sarebbe stato indolore ma era convinto che avrebbe sofferto di meno, la chemioterapia lo spaventava più di quanto fosse disposto ad ammettere.
Iniziò a mettersi il pigiama a fatica, era talmente vecchio che la sua artrosi gli procurava dei problemi per sfilarsi i pantaloni; sarebbe morto comunque nel giro di cinque o sei anni al massimo, non valeva la pena soffrire.
Infilandosi sotto le coperte ripensò per l'ennesima volta al problema principale di tutta la faccenda, i suoi figli non lo avrebbero mai lasciato morire di cancro, non dopo aver visto la loro madre fare la stessa fine.
Non importava che lui si sentisse pronto all'oblio della morte, loro gli avrebbero infilato a forza l'ago nelle vene pur di farlo sopravvivere.
Non che i misteri dell'aldilà non gli facessero paura, ne era terrorizzato, ma in fondo era una tappa obbligatoria e voleva raggiungerla nel modo che più gli andava a genio.
Aveva avuto una vita lunga e tuttosommato felice, non c'era nulla che lo tratteneva.
Si pentì subito di quel pensiero, qualcosa c'era.
Non avrebbe mai visto il suo nipotino Trevor compiere sei anni e andare a scuola, non avrebbe potuto aiutarlo a fare i compiti... e come se non bastasse sua figlia aveva appena scoperto di essere incinta, un nipote che forse non avrebbe mai conosciuto a meno che non si fosse curato con la chemio; sperò che fosse una femmina così sua figlia non si sarebbe sentita in dovere di affibbiargli il nome del nonno morto di cancro ai polmoni poco prima della sua nascita.
Scacciò via questi pensieri molesti, ribadendosi mentalmente che sarebbe morto comunque, spense l'abat-jour e tentò di addormentarsi.
Si ritrovò, da bravo morituro, a ripercorrere tutta la sua vita e a sperare inconsciamente in una soluzione poichè sebbene fosse rassegnato a morire non lo voleva affatto, solo i pazzi desiderano la propria morte.
-Morirai lo stesso, la chemioterapia non ti salverà.- disse all'improvviso una voce nel buio.
-Il tumore è troppo avanzato...- la voce esitò mentre Bill, cercando di mantenere la calma per contrastare l'iperventilazione ed evitare un infarto a causa del suo battito troppo accelerato, si allungava ad accendere la lampada sul comodino.
-...ti ricordi di me?- la luce colpì la fonte della voce mentre questa pronunciava incerta queste parole.
Sul lato vuoto del letto, quello che era appartenuto a sua moglie, Bill vide una bambina bionda con un vestitino rosso che lo fissava in attesa di una risposta.
-No...- rispose Bill confuso, anche se la bambina aveva un'aria familiare. Non riusciva a capire come avesse fatto ad entrare senza che lui se ne accorgesse, né perché gli avesse detto quelle cose, stava ancora cercando di elaborare una domanda coerente quando lei lo anticipò:
-Sono Bunny, ti ricordi di me?- insistette con sguardo speranzoso.
Bunny... Bunny... era familiare... era... 
Un brivido scosse il corpo di Bill quando un flash gli illuminò la memoria.
-Bonnie?- disse scioccato, sapeva che era impossibile ma era ancora confuso. Bonnie era la bambina di cui era stato innamorato da piccolo, la figlia dei vicini di casa, e non aveva sue notizie da decenni.
-No,- lo corresse pazientemente la bambina -sono Bunny. Bonnie era quell'altra.-
-Non capisco.- Bill era deciso a venire a capo di quella situazione.
Avrebbe voluto chiamare suo figlio ma aveva dimenticato il cellulare in cucina quindi doveva capire da solo chi era quella bambina, senza spaventarla, e fare in modo che tornasse a casa. Rimaneva però ancora perplesso dalla situazione e dall'inquietante somiglianza con Bonnie, che la bambina sembrava conoscere.
-Va bene.- esclamò la sosia di Bonnie con risolutezza -Proviamo con Dragony.-
A quel punto tutti i dubbi di Bill svanirono, all'improvviso sapeva perfettamente cosa fare, quale era il suo scopo, lui doveva scappare da quella creatura che stava sul suo letto.
Sotto il suo sguardo terrorizzato e stupefatto Bunny si era trasformata in un draghetto verde con le ali viola della dimensione di un cane da caccia.
-Sono Dragony, ti ricordi me?- la voce femminile aveva lasciato spazio a un'acuta voce maschile.
Bill rimase in silenzio, impassabile, sicuro che il cuore gli sarebbe esploso nel petto. Cercò di inspirare ed espirare normalmente prima di rispondere con un sussurro rauco:
-No.-
-Nessuno mi ricorda mai!- esclamò frustrato Dragony e a Bill non piacque per niente l'ombra scura che attraversò i suoi occhi.
A quel punto si trasformò in una bambina negra con tante treccine colorate e lo guardò triste e offesa.
-Adesso sono Hilary, l'amica di Zoe.- disse.
Bill era perfettamente consapevole che, nonostante l'impellente bisogno di fuggire e chiamare aiuto, era bloccato in quel letto. Non poteva correre nemmeno con l'aiuto del bastone, non aveva un telefono a portata di mano e se avesse urlato nessuno l'avrebbe sentito, poteva solo sperare di tenere buono quel mutaforma guadagnando così tempo per trovare una soluzione alternativa.
-Perché... perché non mi aiuti a ricordare?- chiese Bill con bocca secca, farla parlare sembrava il modo migliore per tenrla impegnata mentre lui elaborava un piano.
Hilary sembrò pensarci su prima di annuire.
-Va bene. Ci siamo conosciuti quando avevi quattro anni, mi hai detto che ti piacevano i draghi così io mi sono trasformata in un drago e tu mi hai chiamato Dragony. A sei anni tu sei innamorato di Bonnie e mi hai chiesto di diventare come lei, però mi hai chiamato Bunny per non fare confusione... ora ti ricordi me?-
Bill non si ricordava né di Dragony né di Bunny ma aveva capito una cosa fondamentale: era spacciato, non era in grado di sfuggirle.
-No...- rispose rauco -Ma se mi spieghi meglio chi sei forse riesco a ricordare... sono vecchio, non ho più la memoria di una volta...-
La scintilla di speranza che si era accesa negli occhi di Hilary mentre raccontava del passato si spense e sembrò parecchio delusa.
-Dite tutti così.- si lamentò stringendosi le ginocchia e dondolandosi avanti e indietro sul letto.
-I tuoi genitori mi chiamavano amico immaginario, nessuno crede mai alla mia esistenza, solo i bambini.- il tono amaro della bambina era venato da quella che Bill riconobbe con timore come furia repressa -I bambini credono a tutto, per questo possiamo diventare amici. Poi però mi dimenticano, ritornano a credere nell'impossibile solo quando stanno per morire e non vogliono più essere miei amici. Scommetto che nemmeno adesso ti ricordi di me.- lo sguardo cupo della creatura gli fece gelare il sangue nelle vene.
-Beh, i miei genitori mi avevano parlato di un amico immaginario...- tentò Bill.
-Io non sono immaginaria!- gridò la bambina e  si trasformò di nuovo.
Bill capì all'istante che sarebbe morto molto prima del previsto, era vecchio non stupido.
Nel suo letto stava un orrido gargoyle dalla pelle grigia e squamata, ali di pipistrello chiuse sulla schiena e lunghe braccia che finivano con un paio di mani artigliate. Un paio di seni flosci e candenti suggerivano che quella cosa fosse una femmina.
Bill era sicuro di non fraintendere l'espressione sul volto del suo vecchio amico e fece una preghiera rivolta a qualsiasi divinità avesse voluto ascoltarlo affinché la sua fine non fosse dolorosa.
-Non ti ricordi di me! Nessuno mi ricorda mai!- urlò il gargoyle con un'orribile voce rauca e gracchiante; le sue mani si infuocarono e si avventarono sul volto di Bill mentre le coperte prendevano fuoco e le urla di dolore di Bill si disperdevano nel silenzio della casa vuota.
Quando Bill fu morto, il viso completamente ustionato e irriconoscibile, la creatura si rannicchiò piangendo tra le fiamme che ancora bruciavano il letto.
Una sagoma umana nera, visibile all'ombra dell'armadio solo grazie alle sclere bianche che risaltavano sul suo corpo, la fissava tristemente, come se volesse consolarla.
-Va' via.- disse il gargoyle quando si accorse di lui -Io non ho bisogno di te.- e con un balzò sfondò la finestra per volare lontano nel cielo notturno.

Il piccolo Trevor aveva solo cinque anni ma non era stupido come tutti gli adulti sembravano pensare, aveva capito benissimo che il nonno era morto in un modo orribile, gli avevano bruciato la faccia.
La bara era appena stata calata nella fossa e Trevor si era allontanato, non era bello vedere i grandi che piangevano quindi camminava tra le tombe guardando i fiori e cercando di decidere quale fosse il suo preferito.
-Ciao, Trevor.- 
Trevor si voltò e si trovò davanti una bambina bionda con un vestitino rosso.
-Mi chiamo Bunny.- disse lei allungando la mano, il bambino gliela strinse esitante.
-Bunny non può essere il tuo vero nome- replicò lui -e come fai a sapere il mio?-
-Tuo nonno mi chiamava così. Eravamo amici, per questo so il tuo nome.-
-Allora qual è il tuo vero nome?-
-Sono i miei amici a darmi un nome.- 
-Ho capito.- Trevor stava perdendo la pazienza -Ma come ti chiami veramente?-
La bambina si accigliò confusa e Trevor si vide costretto a spiegarsi meglio:
-Come ti hanno chiamato i tuoi genitori? Qual è il primo nome che hai avuto?-
-Il primo di tutti?-
-Sì, il primo.- rispose soddisfatto Trevor, la bambina sembrava averlo capito stavolta.
-Fraynd.- rispose lei -Vuoi essere mio amico?-
-Va bene.- acconsentì lui e insieme iniziarono a discutere su qual fosse il fiore più bello del cimitero.



Passo subito ai chiarimenti e alla pubblicità: la sagoma umana scura dalle sclere bianche è un altro mio OC, Lonely, che fa una breve comparsa in questa storia.
Ovviamente se volete capire meglio cosa ci fa lì andate a leggere la storia che lo riguarda, ossia "The Lonely's hug", che trovate sul mio profilo e se avete tempo da perdere (sto facendo pubblicità come se non ci fosse un domani e.e) leggete anche "Cactus", un altro OC.
I miei OC sono solo questi tre quindi mi farebbe piacere il vostro parere anche se so già che nessuno li degnerà di una lettura.
Ok, tornando alla storia.
Fraynd è nata perché la mia mente malata si chiedeva come mai tutti i killer, umani e non, non uccidessero mai gli anziani quindi ho inventato un OC che se la prendesse con loro.
Un altra curiosità che può o non può interessarvi è che il nome "Fraynd" significa "amico" in yiddish (sì, ho cercato su Internet come si dicesse amico in yiddish e non me ne vergogno v.v) e siccome mi sembrava una parola figa, adatta ad essere il nome di un demone-gargoyle, l'ho scelta.
Spero di non avervi annoiato, ciao!

 
  
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