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Autore: whitemushroom    10/07/2016    2 recensioni
The Lord of Murder shall perish, but in his doom he shall spawn a score of mortal progeny. Chaos will be sewn from their passage. So sayeth the wise Alaundo.
Una serie di short-fic nate dall'amore di un videogioco che in pochi conoscono. Sperando di attirare qualcuno a giocarci!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Personaggio: Corwin Schael
Genere: Introspettivo, Malinconico, Missing Moments
Rating: Verde
Avvertenze: questa storia si ambienta in un ipotetico futuro successivo a Siege of Dragonspear. Sono convinta che nel prossimo gioco la Beamdog deciderà di mandare la mia fanfic a monte, ma fino a quel momento ... enjoy!


Qualunque cosa accada

Corwin respira a fondo. Non si tratta di nervosismo, bensì di una qualche forma di emozione.
I suoi occhi si posano su ogni dettaglio della stanza ben ammobiliata: sulla scrivania nessun foglio è fuori posto, nessun angolo arricciato, le pergamene sono arrotolate ed impilate senza che una sopravanzi l’altra o che i sigilli in ceralacca si incollino tra loro per il lieve calore emanato dalle ultime braci del camino. Si controlla i piedi una seconda volta, assicurandosi che siano perfettamente allineati.
L’uomo davanti a lei sembra l’incarnazione dei rigore. I suoi movimenti sono lenti e regolari anche quando soppesa la pergamena che lei gli ha appena consegnato, una figura ben lontana dai luogotenenti del Pugno Fiammante e dal puzzo di birra e urina che risale dalle prigioni della fortezza fino alle stanze dei principali ufficiali. La cotta del comandante dai capelli bianchi è cosparsa di segni ed ammaccature, ma narra di gloria ed avventure passate molto più delle lucenti armature che i capitani di Baldur’s Gate indossano durante le parate. “Il suo stato di servizio è a dir poco ineccepibile, capitano Corwin Schael”.
La figura anziana solleva lo sguardo dai fogli; la sua voce è dura, ma giusta. Corwin si accorge di avere la bocca secca. “Gli encomi che ha ricevuto per la questione di Dragonspear basterebbero a far impallidire la metà dei miei uomini, capitano. Sono quantomeno meravigliato nel vedere i miei colleghi di Baldur’s Gate inviare una donna come voi qui nel sud, specie considerando le tensioni tra i Granduchi e il Consiglio dei Cinque”.
“Non sono stati i miei superiori a mandarmi qui, signore”.
Corwin risponde piano, scandendo ogni singola parola. Non è certo una bambina intimorita, ma l’uomo anziano che la fissa dal suo scranno è una leggenda vivente e adesso esige una risposta da lei e soltanto da lei. “Sono stata io a chiedere il trasferimento”.
Non era stato nemmeno troppo complesso: gli alti ufficiali del Pugno Fiammante non erano stati poi così addolorati nel consentire all’inflessibile, intransigente e ficcanaso capitano Schael di levarsi dai piedi. Specie il luogotenente Grovel, il cui ufficio contava senza dubbio più prostitute che incartamenti. O l’ufficiale Minerock, più che sollevato all’idea di firmare il visto di partenza per il Sacro Ordine del Cuore Radioso alla donna che lo aveva citato nei propri rapporti per connivenza con le operazioni illecite del Trono di Ferro. I paladini servono tutti una causa comune, dunque nessuno ha avuto realmente da ridire quando si è lasciata alle spalle il puzzo di Baldur’s Gate. E tutti i ricordi collegati a quella città.
“Sarei invero curioso di conoscerne le motivazioni”.
“Le motivazioni sono innumerevoli, comandante Firecam …”
Rohma è stata la prima, ovviamente. Vederla giocare serena tra i sicuri giardini del quartiere governativo di Athkatla le ha rasserenato il cuore sin dal primo giorno, quando un giovane e distinto cavaliere nella villa adiacente alla loro ha regalato alla bambina tutte le bambole appartenute a sua sorella, una giovane donna venuta a mancare da poco. Le strade della Città della Moneta la aiutano a dimenticare la polvere, i ratti, gli uomini e le donne sfollati nei vicoli di Baldur’s Gate che nemmeno la sconfitta di Caelar Argent è riuscita a risolvere; l’odore delle latrine a cielo aperto non la investe più quando cammina. Non è così ingenua da credere che Athkatla sia una città perfetta –una rapida sosta al Diadema di Rame glielo ha confermato- ma senza dubbio è un luogo più che accettabile per far crescere Rohma.
E poi la questione di Barristan.
Corwin scuote la testa al ricordo del gentile Figlio di Bhaal, e solo dopo si accorge che le iridi severe del nobile Keldorn Firecam stanno aspettando la fine della sua risposta “…ad essere sincera non saprei nemmeno da quale iniziare”.
“Eccellente. Mi risparmierà di ascoltarla”.
C’è una lama dietro quelle parole. Corwin sobbalza quando la mano solcata da cicatrici le restituisce la lettera di presentazione insieme alle pergamene nemmeno aperte; cerca una spiegazione, ma le sopracciglia grigie screziate di bianco non danno alcun cenno di distendersi. “Non ho bisogno di gente come lei”.
Prova a lanciare un’occhiata speranzosa ai documenti non ancora letti eppure, per tutta risposta, il vecchio paladino glieli stringe nella mano con maggior veemenza. “Se pensa che una manciata di encomi possa farmi cambiare idea si sbaglia di grosso, capitano” risponde. “La sua fama la precede e, mi creda, non solo per la sua abilità con l’arco. Una persona che dubita della parola dei suoi compagni non possiede i requisiti adatti a servire l’Ordine. Come potrei affidarle la vita dei miei uomini sapendo che potrebbe negare loro il suo appoggio?”
“Non farei mai una cosa simile. Chiunque le abbia raccontato una cosa simile si stava sicuramente divertendo ad infangare il mio onore con simili calunnie!”
“Strano. Io credo invece che sia una persona che sicuramente lei ha abbandonato nel momento del bisogno. Più precisamente nelle celle del Pugno Fiammante. Ultima cella a destra, ala nord, se non vada errato. Credo ci sia ancora un cuore in frantumi in mezzo a tutto quel letame”.
Gli occhi chiari di Barristan le si piantano innanzi, carichi di delusione come nello stesso istante in cui si era imposta di dimenticarli; non come gli occhi di Sarevok, l’altro Figlio di Bhaal che si diceva fosse in grado di fissarti con iridi ardenti come braci venate di luce scarlatta. No, gli occhi di quell’uomo sono grigi nel suo ultimo ricordo, quasi spenti nella penombra delle sbarre, così lontani dall’azzurro cavalleresco che li tingeva quando le chiedeva di parlargli di Rohma o di come si fosse procurata la cicatrice al volto. Ha votato gli ultimi mesi a soffocare quello sguardo con tutti gli impegni che fosse stata in grado di caricare sulle proprie spalle, eppure basta solo il pensiero di quell’uomo, del suo dolore, per soffiare via l’intricato castello di carte che ha eretto per impedire ai propri sentimenti di superare gli argini, il fossato che ormai credeva invalicabile finché le parole del vecchio paladino non lo hanno oltrepassato. Perché non c’è nulla di più doloroso della verità che emerge dopo tanto tempo di prigione tra le bugie.
La verità è che ha avuto paura di credere in lui.
Dargli le spalle allora le è sembrato più semplice, senza dubbio meno doloroso dell’issarsi tra lui e le menzogne e fargli da scudo. Era stato più facile ascoltare mille voci che non una, una voce resa ancora più flebile dalle prove dell’omicidio della giovane Silvershield costruite intorno a lui. Ed in quel momento tutte le accuse sembrano prendere vita negli occhi dell’anziano comandante. “Comprendo”.
“No, ragazza, tu non comprendi affatto. È questo il tuo problema” dice. Molte storie di suo padre Corwin aveva sentito sull’inflessibilità ed il rigore del nobile Keldorn Firecam, ma in nessuna di quelle si narrava di come il veterano della guerra contro i giganti fosse in grado di trasformare un decorato ufficiale della milizia in un lombrico. “Se vuole dimostrarsi degna del Cuore Radioso prenda quelle lettere di presentazione, le lanci nel camino e faccia qualcosa di più utile che starsene nel mio ufficio a rubarmi tempo. L’Ordine ha mandato uno dei suoi migliori membri nelle rovine di Windspear a recuperare la più grande reliquia mai appartenuta ad un servitore della Legge … gelosamente custodita da un drago rosso, purtroppo”.
La sua espressione si fa pensosa. “Ammetto che le sue possibilità di successo sono scarse. Solo un folle si spingerebbe nella tana di una bestia sputafuoco con … vediamo … una ladruncola evasa da Spellhold, un ranger per cui gli Stregoni Incappucciati offrono una taglia in grado di acquistare mezza Waterdeep, una druida ancora più inflessibile del sottoscritto, una maghetta selvaggia dai capelli indescrivibili e … persino della disgustosa feccia nera del Sottosuolo”.
Certo, solo un folle lo farebbe, ma Corwin ne ha in mente solo uno. Perché conosce solo una persona in grado di rischiare la vita insieme a gente simile. E la parte della maghetta selvaggia dai capelli indescrivibili le leva di colpo qualsiasi dubbio. Prova a chiedere spiegazioni al nobile in armatura, ma quello le ha stretto di nuovo le lettere nel palmo e adesso le dà le spalle, segno che la loro conversazione è terminata. “Windspear è a soli tre giorni da cavallo da qui. Non crede anche lei che contro un drago molto spesso una freccia ben incoccata possa fare la differenza, capitano?”
Ma Corwin ormai non lo ascolta più. È già alla rampa delle scale, il cuore in gola.
Qualunque cosa accada lei sa che i prossimi tre giorni saranno i più lunghi della sua vita.
Qualunque cosa accada ha troppo poco tempo per pensare a cosa dirgli, quando parlargli, dove trovare il coraggio di guardarlo di nuovo negli occhi.
Qualunque cosa accada ha solo tre notti per ricordare come si pronuncia davvero quel “Ti amo” che allora non ha saputo lasciare le sue labbra.


E anche questa breve edizione dedicata a Siege of Dragonspear è terminata. Auguro a tutti un buon proseguimento e ringrazio tutti coloro che hanno letto queste vicende e mi hanno supportata nel lavoro!
  
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