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Autore: Melina     20/04/2009    1 recensioni
Dai, smettila di sghignazzare – disse Hutch a sua volta ridendo – e dimmi che devo fare, prima che mi passi la voglia di giocare a mosca cieca...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non possiedo i personaggi di Starsky e Hutch. Questa fiction non è intesa come infrangimento di nessun diritto di autore, ed è senza fine di lucro.

 

Starsky&Hutch

TELL ME WHAT YOU SEE

- Adesso puoi anche togliermi questa benda dagli occhi, non credi? - disse Hutch mentre rientrava nel soggiorno di Starsky agitando le braccia come per scacciare uno sciame di api invisibili.
- Ma come, Signor “mi so orientare dovunque anche ad occhi chiusi”, non mi dica che vuole abbandonare la gara senza aver superato l'ultima prova? - disse Starsky con voce canzonatoria rivolgendosi ad un Hutch ancora abbastanza disorientato.
Sentiamo... – cominciò Hutch con un gran sospiro e allargando le braccia in segno di resa – cosa dovrei fare ancora?
Starsky a questo punto accennò una risata e si lasciò cadere su una poltrona.
- Ah! Lo sapevo che non avresti rinunciato alla scommessa! Sei troppo orgoglioso, vecchio mio. E prevedibile, potrei anche aggiungere – ribatté Starsky divertito.
- Già...già... - disse Hutch – ...intanto non mi hai ancora detto cosa ci giochiamo. Ma ti avverto subito che se si tratta di un'altra di quelle pesantissime cene al ristorante messicano qui sotto te lo puoi anche scordare, Starsk. Prima o poi quei
fagioli piccanti al “come-si-chiama”...
- Al chili, si dice chili, Hutch... - puntualizzò Starsky.
- Sì, be'... quella roba ti spappolerà il fegato prima che tu riesca a digerirla. E oltre ad avere un hamburger pietrificato nello stomaco, quando ti faranno l'autopsia, troveranno anche un bel po' di fagioli al chili che gli fanno da contorno... - Mentre parlava Hutch aveva trovato a tastoni il divano e vi ci si era seduto sopra, ma continuava a rivolgere la testa dalla parte opposta a quella dove era Starsky.
- Te lo dico per il tuo bene, Starsk... lo sai, non dovresti mangiare così pesante... - continuò Hutch; per un attimo la sua voce fu seria, così come la sua espressione, ma in un istante sul viso di Ken tornò quel suo solito bianchissimo sorriso.
- Guarda, mio caro, che tra noi due quello messo peggio al momento sei tu – lo rimbeccò Dave, con un sorrisino deliziosamente malizioso che purtroppo Hutch non poté vedere. Anche se a giudicare dalla sua espressione divertita e dal rossore spuntato sulle sue guance, si sarebbe potuto dire tranquillamente il contrario.
- Dai, smettila di sghignazzare – disse Hutch a sua volta ridendo – e dimmi che devo fare, prima che mi passi la voglia di giocare a mosca cieca...
- Oh, non devi fare niente di che, Hutch... - cominciò pomposamente a dire Dave - sarà un gioco da ragazzi per uno come te, uno che non si lascia più sorprendere da niente a questo mondo... - finendo la frase non riuscì a soffocare una risatina, poi si alzò dalla poltrona sulla quale era stravaccato per sedersi anche lui sul divano.
- Non usare quel tono quando non posso vederti, stai approfittando della situazione come al solito, ah, no! Questa volta non mi freghi – ridacchiò Hutch, che non si era accorto che Starsky si era spostato di fianco a lui.
Appena fu accanto ad Hutch, Starsky si chinò sull'orecchio del partner e sussurrò piano – Pronto?
Ad udire la voce bassa e affettuosa di Dave, Ken girò di scatto la testa nella sua direzione. Aveva intuito qualcosa nella voce di Starsky, ma ancora una volta, non saprebbe spiegare per quale motivo, aveva messo a tacere l'irrefrenabile impulso di andare in fondo alla faccenda e dare una svolta definitiva alle indagini. E se non fosse così? Se avesse frainteso? Non voleva illudersi. E poi rimanere nel dubbio era stranamente eccitante.
Mentre Ken pensava tutto questo si sentì improvvisamente sfiorare il collo.
- Allora, sei pronto Hutch? - chiese Starsky in un soffio senza allontanarsi di un millimetro.
Il calore del respiro di Dave sulla sua pelle lo fece rabbrividire di piacere, cosa che lo sorprese meno di quanto si aspettasse... e anche le ultime briciole dell'idea di essersi sbagliato abbandonarono definitivamente i suoi pensieri.
Avere una benda sugli occhi aveva acuito ogni altro senso, proprio come si dice succeda ai ciechi, e perciò Ken riusciva a percepire ogni minimo spostamento delle mani e delle labbra di Dave sul suo viso persino meglio di quanto non avrebbero potuto fare i suoi infallibili occhi da detective.
- Così mi fai impazzire... - disse Hutch con voce tremante.
- E' proprio quello che intendo fare, buddy. E voglio anche vedere quanto riesci a resistere – così dicendo le dita di Dave si mossero piano piano dal collo di Ken fino al suo petto, e seguendo la traccia dei bottoni della camicia cominciarono a slacciarne uno alla volta facendo scorrere il medio e l'anulare della sua mano lungo la pelle nuda del petto liscio e vellutato di Hutch.
Intanto quest'ultimo si era abbandonato con la testa all'indietro sullo schienale del divano, un leggero sorriso increspava le sue labbra regolari e una mano era già immersa nei morbidi ricci di Starsky, che aveva chiuso gli occhi a sua volta, e si era avvicinato ancora di più ad Hutch, tanto che il suo biondo partner poteva sentire il suo respiro solleticargli il collo.
Dalla testa, Ken aveva spostato le sue mani al volto di Dave e gli accarezzava il sopracciglio con il pollice mentre il palmo della mano riscaldava la sua guancia.
- Adesso ti vedo. Riesco a vederti, Starsk – mormorò Ken con un sorriso stupito e sognante, senza smettere di sfiorare il viso di Dave.
A queste parole Starsky sorrise dolcemente lasciandosi andare in un breve sospiro che gli sembrò riempisse il suo petto di un calore mai provato, e di tutto l'amore possibile e immaginabile. Poi si staccò da Hutch solo per un momento, giusto il tempo di slegargli la benda, così che l'azzurro dei suoi occhi potesse tornare a splendere nella penombra della stanza.
Ancora più disorientato di prima, Ken guardò Dave stranito – C.. come mai ... - senza riuscire a finire la frase si fermò interrotto da Dave.
- Prova superata – disse guardando il suo biondino con le lacrime agli occhi – non ci serve più, Hutch. Adesso voglio che mi guardi mentre ti dico che ti amo. E che non saprei cosa fare senza di te... non saprei chi essere senza di te.
Alle parole dell'amico Ken non poté fare a meno di commuoversi come non lo era mai stato prima, una sensazione di immensa felicità e completezza si impadronì di lui. Non riusciva a capire se stesse piangendo o ridendo, forse entrambe le cose, e comunque non gli importava; si avvicinò lentamente al viso di Starsky, che non riusciva a domare le lacrime, e lo baciò sulle sue labbra morbide e salate dal pianto.
- Avevo paura di non sentire mai questa frase, Starsk – gli mormorò Hutch all'orecchio mentre lo abbracciava – era la mia paura più grande. Sono tornato a vedere dopo una vita senza poterlo fare, e solo adesso me ne accorgo... Non sono mai stato così sicuro di qualcosa come lo sono in questo momento, Starsk. Ti amo – anche Hutch non riusciva a trattenere le lacrime che ora bagnavano tutto il suo viso – e anche da un bel po' – ammise con un sorriso tanto tenero quanto imbarazzato.
- Vieni – Starsky si era alzato e aveva preso Hutch per mano – il divano non è il posto più comodo su cui dormire – si girò a sussurrargli dopo averlo baciato delicatamente sulla fronte, e lo condusse sempre stringendo la sua mano verso la camera da letto.

---

- Ma è mai possibile che tu non abbia nemmeno un goccio di latte in questa casa? - borbottò Hutch con la testa infilata nel frigorifero – Va bene non avere alghe liofilizzate o un barattolo di vitamina E... non mi posso aspettare un gran che da
uno che mangia pizza e coca-cola a colazione, ma il latte lo hanno tutti, maledizione!
- Dicevi biondino? - Starsky era appena entrato in cucina stropicciandosi gli occhi – Io non capisco davvero. Cos'altro hai da lamentarti? Non ti basta aver dormito in un letto morbido con uno schianto come me, invece che su quel divano duro come il marmo solo soletto? - disse sogghignando e strizzando l'occhio ad Hutch che intanto era riemerso dal frigo e lo stava guardando a metà tra divertito e sinceramente colpito.
- In effetti sì, volevo sapere come mai questo schianto dagli occhi blu non avesse il benché minimo segno di commestibilità nel suo frigorifero – gli sorrise Ken beffardo.
- Be', ieri ho preferito dedicarmi ad altro, rispetto che alla spesa... sai com'è... - Dave parlava con quel suo tono malizioso che aveva usato un milione di volte con Ken, ma questa era speciale, Hutch lo sapeva, e anche se non lo avesse saputo lo
avrebbe di certo letto negli occhi sinceri di Starsky senza sforzo quella mattina.
- Allora, cosa suggerisce di fare Detective Starsky? - Ken aveva chiuso la porta del frigo vi si era appoggiato di schiena mentre fissava Dave negli occhi.
- Io suggerirei anche di saltare la colazione e passare a cose più serie... - cominciò Dave avvicinandosi lentamente a Ken mentre lo guardava dritto negli occhi - ... non fosse altro che tu non puoi saltare la tua razione giornaliera di vitamine, e come
sai ci tengo che tu sia in forma... - a queste parole Dave alzò un sopracciglio e Ken sorrise tutto rosso. Nel frattempo Starsky era arrivato proprio davanti a lui e si appoggiò con entrambe le braccia al frigorifero, racchiuse Hutch tra di esse e alzò lo sguardo che incontrò immediatamente quello di Ken.
- Sai Starsk, sto cominciando a cambiare idea riguardo la colazione... - sussurrò Hutch, mentre tirava Starsky a sé e lo baciava dolcemente.
Scoppiarono tutti e due a ridere, poi appena si furono ripresi si vestirono e uscirono. Avevano la mattinata libera e pensarono che andare a fare una passeggiata sulla spiaggia vicino a Venice Place fosse un compromesso tra il “tipico dolce far niente” dei giorni liberi di Starsky e il “salutare chilometro e mezzo a piedi tutte le mattine qualsiasi giorno sia” di Hutch.
- Dicevi sul serio ieri? - domandò Dave mentre lui e Hutch camminavano fianco a fianco con i piedi nudi nella sabbia fresca e umida del mattino.
- Ieri ho detto un bel po' di cose... tra le quali una che sai benissimo che è la pura verità, Starsk... - rispose Ken sorridendo ma serio allo stesso tempo.
- Ah, certo giusto... ma non è il “cosa”, in questo caso è il “quando” che mi interessa – sorrise Starsky ammiccando dolcemente ad Hutch – mi riferivo a quando hai detto di amarmi già da un bel po' – Starsky si fermò per fissare gli occhi incuriositi di Ken.
- Se quello che intendi è che ho capito da un bel po' di tempo che tu sei molto più importante per me di ogni ragazza che ho avuto nella mia vita, sì. Dicevo sul serio – finita la frase Hutch sorrise impercettibilmente al notare l'espressione di Starsky, il quale era rimasto a bocca aperta alle parole del suo biondino: evidentemente non si aspettava una risposta così immediata, senza giri di parole né ironia.
Se Dave pensava di aver raggiunto il limite massimo di amore che poteva provare per Hutch si accorse all'istante di essersi sbagliato. In quegli occhi che lo fissavano c'era tutto quello che Starsky aveva bisogno di sapere, e leggerlo non era mai stato così semplice e naturale.
- Lo sapevo – disse infine con un sorriso che gli illuminò tutto il viso, e ripresero la passeggiata se è possibile ancora più vicini sia nel corpo che nell'anima di quanto non lo fossero mai stati prima.

 

FINE

 




   
 
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