E’ stato strano. E’ stato bello, ma strano. Intenso, passionale, non saprei più come definirlo… ma aveva il sapore del quotidiano, del giornaliero, forse c’era il retrogusto del desiderio dell’abbandonarsi ad una dolce monotonia. Non so come spiegarlo, mentre ci penso le mani sono tutte un tremolio continuo e gli occhi iniziano a velarsi di lacrime: l’emozione prende il sopravvento e si scaglia contro il mio povero cuore fragile senza nessuna pietà. I ricordi riaffiorano poco a poco, uno dopo l’altro, come un turbine inscalfibile e instancabile che mi travolge la mente… così le lacrime iniziano a scendere sul viso e sulle guance, piano, senza far alcun rumore - forse per la paura di venir notate e scacciate via. E’ la nostalgia che mi fa venire il bisogno di piangere, nella speranza di lavare via con le lacrime un po’ di malinconia.

Ora che senza di te sono costretta ad abituarmi nuovamente ad una realtà che non accettavo, vedo tutto un po’ più grigio del solito. La mattina il sole splende di meno, e il mio sorriso è sempre un po’ più spento del solito. Gli occhi sono stanchi ed infossati, le labbra secche e le mani intorpidite. In ogni gesto cerco qualcosa di te che non riesco mai a trovare, così mi faccio male all’anima con quel po’ d’amore che hai lasciato dentro queste mura oramai fredde. Eccola, eccola la nostalgia maledetta. Nostalgia, che mi fa pensare a noi due come fossimo i protagonisti di una vecchia canzone dimenticata dal mondo, posta nel dimenticatoio dopo aver avuto il suo piccolo quarto di gloria.