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Autore: BlackKittyCat    12/07/2016    5 recensioni
Com'è che era finito a letto con Marinette? Ah già, l'aveva riportata a casa ubriaca fradicia dalla festa di Kim e aveva dovuto spogliarla per metterla a dormire.
Da quel momento in poi le cose erano andate degenerando.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Com'è che era finito a letto con Marinette? Ah già, l'aveva riportata a casa ubriaca fradicia dalla festa di Kim e aveva dovuto spogliarla per metterla a dormire. 
Da quel momento in poi le cose erano andate degenerando.
 
 
«Pronta per stasera?» Aveva tuonato Alya entrando come una furia in camera sua, armata di trucchi e una sfilza infinita di vestiti (tra cui Marinette era certa di aver visto della lingerie, ma era molto meno certa di voler sapere perché la sua migliore amica l'avesse portata). La corvina sospirò, abbassando la testa e abbandonando il suo album degli schizzi sulla scrivania.
«È davvero necessario che io venga? Insomma, voi ragazzi vi divertirete molto di più senz-».
Alya la fulminò: «Non ti azzardare a continuare questo discorso. Tu stasera esci con la tua migliore amica, non esiste che te ne stia chiusa in casa a fare Dio solo sa cosa quando i tuoi sono fuori città e non hai nessuno che ti impedisca di divertirti.» Marinette sospirò di nuovo "Non è che faccia poi ste gran cose, quando sono in casa da sola. Semplicemente cerco di recuperare tutte le lezioni perse mentre correvo per Parigi con una tutina rossa e nera e un randagio dagli occhi verdi alle calcagna". E mentre formulava questo pensiero, rivolse uno sguardo d'accusa verso l'alto, al suo letto, dove la sua piccola Kwami stava nascosta tra i cuscini, lasciando la sua protetta nelle mani di una pazza scatenata. 
«Forza, siamo in ritardo! Procurami del cibo mentre scelgo cosa ti metterai stasera.» trillò la castana, facendo sospirare nuovamente Marinette.
 
Era stata una cattiva idea. 
Era stata una cattivissima idea. 
Perché si era lasciato convincere da Nino ad andare alla festa? Ah già, Marinette. La ragazza sarebbe andata alla festa. Che poi, si chiese il biondo, perché diamine Marinette aveva iniziato a fargli quell'effetto? Insomma, prima non sarebbe scappato di casa solo per vederla, no? Beh, tecnicamente non lui. Chat Noir era tutta un'altra storia. Lui da Marinette ci andava tutte le sere. 
«È una pessima idea.» furono le parole che uscirono dalla sua bocca mentre varcava la soglia della casa di Kim insieme al suo migliore amico. La musica e le luci caleidoscopiche lo investirono immediatamente, insieme anche all'odore di alcool e...
«Non ci credo, ci sono anche i Brownie magici, amico? Dove diavolo ti sei procurato gli ingredienti?» urlò Nino per riuscire a farsi sentire al di sopra della musica. Kim scoppiò a ridere: «Non vuoi saperlo, credimi». 
Mon Dieu, era stata davvero una pessima idea.
Questo fu il pensiero martellante che accompagnò Adrien nella folla di adolescenti scatenati che infestava la casa dell'amico. Si guardò intorno: almeno la metà delle persone che affollavano la casa gli erano sconosciute, ma non ci mise molto a identificare i suoi compagni di classe e, una volta trovati loro, avrebbe dovuto trovare anche Marinette. 
«Ehi tigre, la tua bella non è ancora arrivata, se la stai cercando» lo punzecchiò Kim, andando incontro ad Alix (che straordinariamente indossava un vestito e portava i capelli sciolti, forse un po' troppo spettinati) e alzandole il mento per baciarla. Adrien mise su la sua migliore faccia da "cosa mi sono perso?", cercando lo sguardo del suo migliore amico, che alzò le spalle con una faccia confusa. Alix li guardò ridendo «È successo oggi ragazzi, tranquilli. Ne riparliamo a scuola». Detto questo si allontanò, andando a parlare con un gruppo di ragazze che Adrien era quasi totalmente certo di non aver mai visto in vita sua. 
Il biondo sospirò, dirigendosi verso il tavolo e versandosi un bicchiere di coca cola.
«Cosa pensi di fare con quella?» cantilenò Nino, togliendogli il bicchiere dalle mani e sostituendolo con un altro: «Bevi questo e non fare domande» e così Adrien fece. 
Non è che non bevesse, per carità, solo che per iniziare la serata non si aspettava certamente un bicchiere pieno di vodka liscia. Lanciò uno sguardo truce al suo migliore amico, che però gli sorrise colpevole, girandosi poi verso la porta d'ingresso. 
Alya e Marinette erano arrivate. Lo sguardo del paladino di Parigi fu catturato dalla figura snella della ragazza dagli occhi blu: portava un semplice vestito rosa e un paio di tronchetti neri, i capelli sciolti e una giacca di pelle a coprirle le spalle nude. Era una visione. 
Le ragazze diedero i loro giubbotti a Kim, dirigendosi poi dai due amici.
«Allora? Quando inizia questa festa?»
 
Avevano esagerato. 
Marinette ne era consapevole. Cioè, consapevole era una parola un po' forte per descrivere il suo stato mentale. Diciamo che si rendeva conto di aver esagerato come se ne sarebbe resa conto se fosse stata in un sogno. Le cose le erano sfuggite di mano quando Alya le aveva messo in mano un bicchiere senza dirle di cosa si trattava e lei, povera ingenua, l'aveva bevuto senza chiedere. Da lì, ricordava a tratti di aver ballato con Adrien (più tardi e più sobria avrebbe scoperto che la sua migliore amica aveva registrato ogni imbarazzante secondo del loro ballo), di aver fatto una gara con Alix a chi riusciva a bere più shottini  (sperava con tutta sé stessa che fosse soltanto vodka) e di essere salita al piano superiore insieme a due ragazzi. No aspettate. LEI AVEVA FATTO COSA? E PERCHÉ I DUE RAGAZZI LA STAVANO PORTANDO VERSO UNA CAMERA? 
Marinette tentò di ribellarsi, ma il suo corpo non rispondeva. Si fece prendere dal panico. Sentiva le loro mani sulla sua schiena, la loro colonia scadente e la puzza di fumo che emanava quello che la sorreggeva. Le mani dell'altro scendevano sempre di più verso l'orlo del vestito. La corvina spalancò gli occhi e deglutì. Fece l'unica cosa che le riusciva facile: iniziò a ridere e a urlare con tutto il fiato che aveva in corpo, nella vana speranza di attirare l'attenzione di qualcuno. 
E grazie al cielo qualcuno arrivò. 
Marinette vide un ragazzo biondo, che pareva molto arrabbiato, correre verso di lei, urlando ai due ragazzi di lasciarla andare. I due risero, borbottando qualcosa sul fatto che tanto lei non avrebbe ricordato nulla, o almeno è quello che uno dei due avrebbe detto se non si fosse ritrovato il pugno del biondo dritto sul naso. Marinette sentì degli scricchiolii che le diedero il voltastomaco. 
La testa le martellava atrocemente, facendole girare la stanza tutt'intorno. L'unica cosa di cui si rese conto prima di cadere a terra, fu della rissa che era scoppiata tra i tre ragazzi davanti a lei.
 
Adrien non ci aveva più visto dalla rabbia quando aveva sentito Marinette urlare. Quando poi aveva visto i due ragazzi che la portavano verso la camera da letto, beh, aveva perso la ragione. Non era da lui buttarsi in una rissa, ma non si sarebbe mai perdonato se qualcuno avesse torto un capello alla sua principessa. 
In più aveva bevuto. Non tanto, certo, ma abbastanza. 
Fu questo quello a cui pensò mentre si puliva  le mani sui pantaloni, guardando disgustato i due ragazzi a terra. Poi si voltò verso la sua principessa, addolcendo il viso. "Mon Dieu, Marinette, che cosa mi combini?", si avvicinò a lei e la scosse dolcemente. Era sveglia.
«Ti senti bene? Vuoi andare a casa?» lei sorrise come una bambina, gettandogli le braccia al collo.
« Solo se mi porti in braccio e poi rimani con me» esclamò allegra. Il biondo arrossì un po', facendo come ordinato e dirigendosi verso l'uscita. Prese i loro giubbotti e la borsa della ragazza, abbandonando poi la festa e dirigendosi verso la casa di Marinette, che grazie a Dio non era troppo distante. Una volta arrivato avrebbe lasciato la ragazza ai suoi genitori, scrivendo a Nino per dirgli che tornava a casa e che Marinette stava bene. 
Oh beh, almeno questo era il progetto prima di scoprire che alla boulangerie-pâtisserie Dupain-Cheng non c'era nessuno. 
Marinette alzò la testa dalla sua spalla: «I miei non sono in casa per i prossimi...» si guardò le mani, giocando con le sue dita «Mhh... Tre giorni?» poi alzò lo sguardo su di lui, come per ricevere conferma.
Il ragazzo sorrise intenerito, rimettendola in piedi e sostenendola.
«Allora, principessa, ci serviranno le chiavi» mentre lo diceva, passò un braccio attorno alla vita della ragazza per sostenerla e quella si illuminò, sorridendo come una bambina davanti ad un negozio di bambole e annuendo energicamente. Gli indicò la borsa, poi cercò di prenderla, barcollando sui tacchi che portava.
«Ehi, Marinette, ci penso io, okay?» e detto questo la prese di nuovo in braccio, facendo qualche acrobazia per prendere le chiavi, aprire la porta, aprire l'altra porta e, infine, portarla in soggiorno, depositandola dolcemente sul divano. Lei sorrise, poi si abbassò cercando di togliersi i tronchetti, ma senza grande successo. Quindi si rimise eretta, sbuffando e facendo sciogliere il povero ragazzo che le stava di fronte.
«Vuoi toglierli?»
Lei annuì. 
«Va bene se te li tolgo io?»
Lei annuì di nuovo, spingendo il biondo ad abbassarsi sulle ginocchia e a trafficare con la cerniera delle sue scarpe. 
«Adrien?» la sentì chiamare mentre le sfilava i tacchi. Lui mugolò un "dimmi tutto", cercando di slacciare anche l'altra cerniera.
«Lo sai che sei davvero bellissimo? Cioè, sei un modello, quindi sei per forza bellissimo, però magari non lo sai. E poi se gentile. E mi piace che tu sia gentile. E simpatico. E buono. Mi piace anche che tu sia buono. Mi piaci tu. Lo sai?» Adrien tossì e per poco non si strozzò con la sua saliva. Marinette aveva appena confessato che lui, lo stesso ragazzo con il quale aveva litigato il primo giorno di scuola, le piaceva? No. No, impossibile. Sicuramente intendeva come amico. 
«Mi piaci tanto. Però mi piace anche Chat Noir. Sai che viene a trovarmi sempre? È come un cucciolo, vorrei adottarlo. Ma vorrei adottare anche te. Posso adottarvi tutti e due? Perché mi piacete tutti e due, non posso scegliere chi mi piace di più.» 
Okay, questo monologo sarebbe rimasto tra le mura di casa dei Dupain-Cheng. 
«Principessa, che ne dici se adesso ti metti il pigiama, mentre io ti preparo una bottiglietta d'acqua e del pane?» faceva passare la sbronza no? O almeno accelerava la guarigione. Lei rise, gettandosi all'indietro sul divano. 
«Il mio pigiama è di sopra, vai tu a prenderlo?» il ragazzo annuì e si dileguò. Lei non si sarebbe ricordata come lui facesse a sapere che cosa indossava per andare a letto, no? Adrien corse di sopra, entrando in quella che normalmente sarebbe stata la camera della sua compagna di classe, ma che ora sembrava il caos portato sulla terra dei mortali. "Che diavolo è successo qui? È passato un uragano?". Mentre cercava il pigiama della ragazza, provò con tutto sé stesso a non arrossire alla vista della lingerie che tappezzava il pavimento della stanza, insieme ad abiti, gonne e camicette che, una volta indossate, avrebbero lasciato ben poco spazio all'immaginazione. 
Il pigiama fu infine individuato: i pantaloncini appesi alla scala, la canottiera vicino alla scrivania. 
Scese il più in fretta possibile, ripetendosi che avrebbe dovuto mettere in ordine la stanza, non appena la ragazza si fosse addormentata. E a proposito di Marinette: era in piedi appoggiata al bancone della cucina con un bicchiere d'acqua in mano. Se riusciva a prendere un bicchiere e versarsi dell'acqua senza fare danni, beh, era un segno positivo... No? 
La ragazza alzò lo sguardo e lo osservò scendere le scale che la portavano nella sua direzione.
 
Marinette non sapeva come c'era riuscita, ma finalmente stava bevendo qualcosa di non alcolico e, più o meno, riusciva a stare in piedi da sola. Ora che era più tranquilla... Come diavolo le era venuto in mente di dire ad Adrien che era innamorata di lui e anche di Chat? Mon Dieu, sperava con tutta sé stessa che il ragazzo avesse pensato ad un effetto collaterale dell'alcool. La verità non poteva mica venirla a sapere così, insomma. 
«Principessa, cosa ne dici, mettiamo il pigiama?»
"Non dirlo, Marinette Dupain-Cheng, non dirlo. Qualunque cosa, ma non-"
«Me lo metti tu?»
L'aveva detto. 
Vide Adrien irrigidirsi e maledisse sé stessa per aver bevuto così tanto. Poi lo guardò e notò un sorriso farsi strada sul suo volto.
«Va bene, ti do io una mano» 
Ecco, ora poteva ufficialmente morire. Invece no, il suo stupido organismo ubriaco decise che era il momento adatto per sorridere, allungare le braccia verso il biondo e poi tirarlo verso di lei in un abbraccio. Beh, almeno lui stava ricambiando. "Che bellissima sensazione stare tra le sue braccia". Le ricordava tanto come era stare tra le braccia di un altro biondo dagli occhi verdi, solo che quest'altro portava una tutina in latex nera, con tanto di orecchie e coda da gatto.
Adrien la allontanò un po', sorridendole incoraggiante, mente la sua mano andava a prendere la zip del vestito e, lentamente, la abbassava. Sembrava quasi che avesse paura di farle del male, tanto era delicato. La corvina avrebbe tanto voluto arrossire, ma non poteva, quindi lasciò semplicemente che il suo corpo si rilassasse sotto il tocco gentile del modello. Sentiva le sue dita affusolate sfiorarle la schiena, provocandole brividi di piacere e facendole affacciare alla mente immagini che di casto avevano davvero poco. Di nuovo, maledisse sé stessa e l'aver bevuto così tanto.
Sentì improvvisamente freddo quando il vestito scivolò lungo le sue gambe, accompagnato dalle mani del ragazzo e, infine, toccò terra, lasciandola esposta agli occhi del suo compagno di classe. Lui si alzò, cercando di non guardarla, mentre lei sentì il proprio sguardo abbassarsi, le braccia che cercavano inutilmente di coprire la sua figura.
Alzò di nuovo la testa, incontrando i due smeraldi che Adrien aveva al posto degli occhi e notando il rossore sulle sue gote. 
Sentì le mani di lui che, gentilmente, accompagnavano il pigiama lungo il suo corpo e, prima che se ne potesse accorgere, era tutto finito. 
Ma lei aveva ancora freddo. 
Aveva il vago sospetto di tremare, forse aveva anche la pelle d'oca. Ormai non sapeva più dove finiva la realtà e dove iniziava la sbronza. 
«Hai freddo, principessa?» lei annuì, chiedendosi perché continuava a chiamarla principessa. Solo Chat Noir la chiamava così. 
Guardò Adrien togliersi la felpa e mettergliela sulle spalle. Era la cosa più dannatamente e romanticamente cliché che le fosse mai capitata. Così rise, alzandosi in punta di piedi e baciando il modello sulla guancia, o meglio, all'angolo della bocca.
 
Adrien era riuscito a farle mangiare del pane ed, effettivamente, ora gli sembrava infinitamente più lucida rispetto a quando erano tornati a casa. Sicuramente non era sobria, ma Adrien era speranzoso. 
La guardò addentare l'ultimo boccone di pane e poi bere un po' d'acqua. 
«Grazie per quello che stai facendo» gli disse ridendo, cercando di alzarsi in piedi, ma barcollando pericolosamente contro il suo petto. 
Okay, non era affatto più lucida di prima.
«Avrai modo di ricompensarmi con i biscotti dei tuoi, principessa, non preoccuparti. Ora andiamo in camera, va bene?» le rispose, prendendola in braccio e strappandole un gridolino di sorpresa, per poi farla scoppiare a ridere mentre si stringeva forte al suo collo. 
Una volta in camera, Adrien cercò disperatamente di non inciampare nei vestiti sparsi a terra e per un secondo pensò perfino di avercela fatta: insomma, era arrivato fino al letto della ragazza, solo che a causa della penombra, non aveva visti gli altri vestiti che vi erano sparsi intorno. Quindi inciampò, ancorando Marinette al letto e ritrovandosi in una posizione di vantaggio, una posizione che da Chat Noir conosceva molto bene.
Lei lo guardò, le gote rosse a causa dell'alcool e gli occhi languidi, il respiro accelerato. E lui sentì che anche il suo, di respiro, accelerava. Sentiva il sangue pulsare nelle vene sempre più velocemente, mentre guardava la ragazza sotto di lui come se fosse stata la creatura più meravigliosa che mai gli fosse capitato di vedere e che mai avrebbe visto nella sua misera vita. Incatenò lo sguardo alle sue labbra rosee e sentì il cavallo dei pantaloni che iniziava a stringere. 
Non andava bene. 
Non andava per niente bene. 
Continuava a fissare le labbra di lei, a malapena consapevole di ciò che gli stava intorno. Non poteva approfittarsi di lei in quel modo, non mentre era ubriaca. 
A quanto pareva, lei la pensava diversamente: prima ancora che lui se ne accorgesse, Marinette aveva allacciato le braccia al suo collo, facendo correre le mani tra i suoi capelli e avvicinandosi pericolosamente alla sua bocca. E Dio, lui aveva tutte le intenzioni di lasciarla fare. 
Così si baciarono, facendo intrecciare le loro lingue nel gioco più sensuale che mai avrebbero potuto immaginare anche solo lontanamente se fossero stati sobri. Le mani di Marinette tra i suoi capelli e sulla sua schiena erano un angolo di paradiso creato apposta per lui, ne era certo. 
Fece scivolare una mano dietro la schiena della ragazza, avvicinandola di più a lui, l'altra fermamente ancorata al suo fianco. 
Stavano esagerando.
Dovevano fermarsi.
Dovevano averci pensato entrambi, perché si separarono contemporaneamente, rossi in viso ed ansimanti. 
«Dovremmo rifarlo da sobri, sai?» la ragazza rise. 
«Non so se ne avrò il coraggio, ma ci proverò, davvero» gli rispose, con la sua dolcissima voce da bambina, sbadigliando subito dopo. 
«È ora di andare a letto, principessa»
«È ora di andare a letto con te» gli fece eco lei, riservandogli uno sguardo malizioso e facendolo arrossire fino alle orecchie. 
«Affare fatto» 
E detto questo, la fece accoccolare contro il suo petto, godendosi il calore che lei emanava e crogiolandosi nel suo profumo come un gatto al sole.
Quella notte dormì meglio di quanto avesse dormito per anni.
 
Marinette fu la prima a svegliarsi, godendosi la sensazione delle gambe nude contro il lenzuolo fresco, il profumo di bucato, il calore del corpo che la teneva stretta- aspetta, che? 
Alzò la testa e per poco non urlò. 
Adrien Agreste.
Nel suo letto. 
Aspetta, quanto aveva bevuto la sera la sera precedente? Non aveva mica... No, vero? 
Il biondo aprì gli occhi mugolando qualcosa e stringendola più forte, per poi scoprire che, effettivamente, lei non era un cuscino.
«Buongiorno prin- aehm, Marinette, come ti senti stamattina?» le domandò, scostandosi da lei, rosso in viso. E vedere lui che arrossiva, fece arrossire lei.
«Io- Ecco nebe- cioè no, bene... Insomma, ehm... M-mi sento b-b-bene, c-come stai tu?» lui la guardò un attimo, poi scoppiò a ridere, abbracciandola.
«Mi eri mancata» le sussurrò all'orecchio. Lei arrossì ancora di più. 
«Cosa ti ricordi di ieri sera?» le chiese sorridendo. 
E, a quel punto, lei ricordò tutto: il vaso di Pandora si aprì. 
E Marinette urlò. 
 
 
 
 
 
 
 
 
{Angolo di Kitty:
Se qualcuno di voi si stesse chiedendo perché una Marinette ubriaca (e nessuno se lo sta chiedendo), è semplicemente perché di recente sono stata ad una festa e ho dovuto fare l'Adrien di turno, quindi mi sembrava divertente vedere come finiva se, nella mia situazione, ci buttavo questi due.
Per quanto riguarda l'esperienza da ubriaca di Marinette (il 'capisco cosa sta succedendo, ma il mio corpo si rifiuta di collaborare'), mi sto riferendo alla mia personale esperienza, non sono certa sia così per tutti. 
🤔
E nulla, spero vi abbia strappato un sorriso e che vi sia piaciuta, anche se sono totalmente consapevole del fatto che sia un obbrobrio per qualunque scrittore serio.
Grazie di aver letto, ragazzi❤️
   
 
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