NDA. (lunghe... chiedo scusa, ma le intro necessitano del loro spazio ahahah)
Tutto
nacque quel dì di Luglio in cui mi imbattei nella seguente
immagine
(vedi sotto) e da allora l'amore e la ship compulsiva nacquero in me, e
più tornai in uno stato di sanità mentale.
Poeticismi
a parte xD
Era
da un po' che desideravo scrivere qualcosa in questo Fandom, ma non
ho mai trovato niente che mi ispirasse, anche perché lo yaoi
non mi
piace *volano torte,
pomodori e
torte al pomodoro*.
Poi l'illuminazione... quindi, grazie
facebook e le tue meraviglie u.u (Chiedo
scusa ma non conosco la fonte dell'immagine >.<)
Come avrete capito, vi state
per
imbattere in una... Yukuto... Bokie... Bokuyukie... YukieBo... Va
bene, avete capito! Quei due lì!
Ho
messo tra gli avvertimenti "raccolta" perché in
realtà si
tratta di una serie di scenette abbastanza indipendenti tra loro (con
forse qualche accenno l'una all'altra), che
però comunque seguono tutte lo stesso arco narrativo che
partirà da
questo primo capitolo e che vedrà protagonisti, appunto,
Bokuto e
Yukie.
Chiedo scusa da subito se Yukie potrà sembrarvi forse un po'
OOC, ma io ho visto solo l'anime, il manga lo leggo da poco
perciò le mie fonti sul suo carattere sono un po' scarse (e
comunque non mi pare che compaia molto nemmeno nel manga).
Andrò molto di fantasia xD
Per quanto riguarda il titolo: Baka-to è una manipolazione
fatta al
nome
"Bokuto", dove semplicemente cambiando le prime vocali l'ho
trasformato in "baka" (che, come tutti sappiamo, significa "Stupido",
cosa che certamente si addice al nostro
gufetto). Inoltre mi piaceva l'assonanza italiana "Baka-to"
con "bacato", che in alcuni dialetti si usa sempre per dire
"stupido", "bacato di mente" xD
Insomma,
invece che "ti amo in tutte le lingue del mondo", al povero
Bokuto gli tocca il "sei idiota in tutte le lingue del mondo",
però sempre affettuosamente parlando <3
Detto
ciò... vi lascio (finalmente) alla storia.
Spero di avervi
intrigato (anche perché mi pare sia la prima storia che
prende in
considerazione questo pairing su questo sito) e che vogliate darmi
una chance ;P
Bandino
le ciance e ciancino le bande!!! (?)
Buona lettura!
PS. No,
ma io non sono mica fissata con Ed Sheeran... no, no!
PPS.
Il Font spesso e volentieri mi gioca brutti scherzi. Se non riuscite
a leggere/c'è qualche problema non esitiate a contattarmi e
vedrò di
sistemare le cose in qualche modo :)
First Sight
I’m
thinking ‘bout
how
people fall in love in mysterious ways
Maybe
just the touch of a hand
(Thinking
out loud – Ed Sheeran)
Primo
giorno di scuola, primo anno di liceo. Un grande passo, eppure Yukie
si sentiva stranamente tranquilla. Non poteva essere tanto diverso
dalle medie, in fondo. Le dispiaceva solo dover affrontare il tutto
da sola. Le sue amiche avevano scelto un'altra scuola, tranne Mayako,
che però era finita comunque in una classe diversa dalla sua.
Sarebbe
stata sola, ma almeno quel primo passo l'avrebbe fatto insieme a una
faccia amica.
Si
fermò fuori dal cancello, un quaderno ben stretto al petto,
la borsa
appesa a una spalla e lo sguardo sperduto intorno a sè.
Molti volti
le passarono accanto e lei si chiese quanti di loro avrebbe rivisto
in quei tre anni e chissà che magari tra quelle facce non si
nascondesse qualche nuova amicizia.
Ok,
forse un po' agitata lo era.
Ma
non poteva essere troppo diverso dalle medie... no?
Si
lasciò andare un leggero sospiro, cercando di ritrovare la
calma e
rilassare i muscoli, mentre le braccia si stringevano ancora di
più
intorno al quaderno ad anelli sul suo petto. Era come un
portafortuna, nei momenti importanti le piaceva tenerlo vicino al
cuore, le infondeva sicurezza e tranquillità.
Lì
dentro c'era tutta se stessa, con centinaia di disegni che aveva
fatto da tre anni a quella parte, dall'istante in cui aveva imparato
a usare una matita. Ogni foglio era una parte di sè e
stringerselo
contro le dava l'impressione di stringere se stessa, abbracciarsi e
darsi calore.
Si
guardò attorno, cominciando a essere scocciata.
Che
fine aveva fatto Mayako? La campanella sarebbe suonata di lì
a poco
e lei
non poteva permettersi di fare tardi il primo giorno. Sbuffando si
voltò a guardare l'enorme orologio della scuola: se
non fosse
arrivata entro due minuti, sarebbe entrata sola.
Cominciò
a saltellare sul posto, scalpitando e scaricando nei piedi la fretta
e l'agitazione.
Guardò
ancora a destra, poi a sinistra, scorrendo tra gli occhi di tutti gli
altri ragazzi che andavano nella sua direzione e poi la superavano,
entrando a scuola.
«Basta!
Mi sono stancata! Io entro!» brontolò infine,
Yukie, ormai
esasperata. Si voltò e stava per farlo quel passo, superando
la
soglia, quando udì una voce amica chiamarla da dietro.
"Era
ora!" pensò, tirando indietro il piede e voltandosi per
vedere
Mayako arrivare. La camicia era tutta disordinata, il fiocco al collo
quasi sciolto e i capelli arruffati.
Mayako
si fermò col fiatone, piegandosi appena in avanti e
poggiando le
mani alle ginocchia, riprendendo fiato.
«Che
ti è successo?» chiese Yukie.
«La
sveglia...» ansimò Mayako.
«Non
ti è suonata?»
«Ho
dimenticato di metterla» spiegò ancora lei, tra
gli ansimi.
«Che?!
Il primo giorno?»
Mayako
alzò la testa, sorridendo con fare birichino e tirando fuori
la
lingua sghignazzò: «Che sbadata.»
«Andiamo,
è tardi. Meno male che sei comunque riuscita ad arrivare in
tempo»
disse Yukie e si incamminò, facendo quel benedetto primo
passo.
Mayako le stette dietro, cominciando a darsi una rassetata,
legandosi meglio il fiocco al collo.
«Hai
portato i tuoi disegni?» chiese, assorta nel suo lavoro.
«La
scuola ha un bel panorama, magari mi viene l'ispirazione per qualcosa
di nuovo» spiegò Yukie, cominciando a salire lungo
la scalinata che
portava dal cortile esterno all'ingresso. Si
voltò a
guardare l'amica, ancora impegnata a sistemarsi
il fiocco, operazione che a quanto pare non le riusciva molto.
«Queste
nuove divise sono più complicate di quanto
immaginassi» lamentò
Mayako.
«Giralo
dall'altro lato» provò a suggerirle Yukie.
«Non così, verso
sinistr...» ma si interruppe quando, mettendo un altro piede
sullo
scalino successivo, sbattè contro la schiena di qualcuno che
aveva
deciso che restare fermo lì era un'ottima idea.
Dallo
spavento arretrò appena, ma incontrò la fine del
gradino su cui stava prima di
quanto avesse previsto e inevitabilmente perse l'equilibrio.
Allungò
le mani in avanti, cercando qualsiasi appiglio, lasciando volare via
il suo quaderno dei disegni, ma non trovò altro che il vuoto.
«Yukie!»
la chiamò Mayako spaventata quando la vide cadere
giù e provò ad
allungarsi per prenderla, senza successo.
Il
resto fu confuso. Qualche urla, qualche "Ahio", e un
rovesciarsi di immagini senza nesso alcuno, fintanto che non si
fermò, ormai in fondo alla gradinata.
Il
primo pensiero che la colse fu un sorpreso: "Non mi sono fatta
niente!"
Aprì
gli occhi, cercando di capire dove fosse la terra e dove il cielo,
per potersi rialzare quanto prima. Poggiò una mano sotto di
sè e si
sorprese di trovare del morbido e non la dura terra, come s'era
immaginata. Ora che riprendeva lentamente lucidità si
rese
conto che niente sotto di lei sembrava terra.
Portò
rapidamente gli occhi sotto di sè e sorprendentemente vi
trovò steso un ragazzo. Nel cadere l'aveva travolto e se
l'era
trascinato
dietro. Probabilmente per quel motivo non si era fatta niente: lui
aveva attutito la caduta.
Si
sollevò di colpo e arrancando, aggrovigliata e poco stabile
su quel
cuscino d'emergenza, stridulò panica: «Mi
dispiace! Ti sei fatto
male?»
Il
ragazzo, in tutta risposta, alzò improvvisamente una mano
verso il cielo, con
aria
vittoriosa, e scoppiò a ridere orgoglioso nella voce, mentre
mostrava al mondo il quaderno che stringeva tra le dita. Aveva una risata sganasciata, tanto
potente che perfino il petto gli ondeggiava.
«L'ho
preso!» annunciò, mentre un gruppo di ragazzi li
raggiungevano,
allarmati.
«Bokuto!
Stai bene?» chiese uno di loro.
«Yukie!»
fece eco la voce di Mayako, ancora dietro.
Yukie
rimase un attimo perplessa, trovando stravagante che il ragazzo invece
di preoccuparsi della caduta si stesse vantando di essere riuscito a
prendere al volo il suo quaderno. E poi non aveva mai sentito nessuno
ridere in quel modo.
Bokuto pian piano placò la sua potente risata, ma le labbra
gli restarono tirate in un enorme
sorriso, mentre piegava la testa per guardare Yukie appoggiata al suo
petto. Aveva lo sguardo da fesso, ma luminoso come quello di un
bambino.
Senza
scomporsi, restando steso a terra e senza dare cenno di volersi
alzare, le porse indietro la sua proprietà.
«Meno
male che c'ero io a prenderti» rise ancora, fiero di quanto
aveva
appena fatto.
«Ti
è caduta addosso, non l'hai presa tu» gli fece
notare uno dei suoi
amici e questo parve infastidirlo.
«È
pur sempre stato un salvataggio da maestro!»
sbraitò.
Yukie
si tirò in piedi con l'aiuto di Mayako e stringendo di
nuovo il
quaderno al petto si chinò educatamente, mormorando,
dispiaciuta per
l'accaduto: «Grazie mille!»
«Non
c'è di che» rispose Bokuto, alzandosi e colpendosi
i vestiti per
scuotersi dalla polvere e dallo sporco. «Fai più
attenzione la
prossima volta.»
«Detto
da te, Bokuto-kun, non ha credibilità»
ridacchiò un altro dei suoi
amici.
«Che
vorresti dire?» protestò ancora lui.
«Niente,
niente» disse un altro, sventolando una mano davanti al viso
per far
intendere di lasciar correre, ma il sorriso denigratorio
contraddiceva quel suo gesto.
Yukie
restò qualche secondo ad osservarlo, mentre continuava a
bisticciare
con i suoi amici che a quanto pareva non perdevano occasione per
prenderlo in giro. Aveva l'aria da scemo, questo era sicuro, e forse
proprio per quello era vittima di tutte quelle frecciatine. Eppure
qualcosa pareva attorcigliarsi alla bocca del suo stomaco: non poteva
far a meno di pensare che fosse stato estremamente carino nel non
arrabbiarsi con lei per la sua sbadataggine. Ma anzi, aveva perfino
salvato il suo quaderno, che certamente non aveva la
priorità in
tutto quello. E quel suo sghembo sorriso, la risata sganasciata, la
mettevano allegria.
Tornò
a stringere il quaderno al petto, in un dolce gesto istintivo, e
incavò leggermente la testa nelle spalle.
"Meno
male che c'ero io a prenderti" ripensò a quelle parole e le
guance le si arrossarono appena.
«Yukie-chan,
dobbiamo andare» disse Mayako, mettendole una mano sulla
spalla e
ridestandola. Yukie annuì e tornò a guardare
Bokuto. Si inchinò e
ringraziò ancora, prima di scappare via e tornare a risalire
quella
scalinata che prima non era riuscita a completare.
Bokuto
stava per fare altrettanto, dopo aver smesso di bisticciare con i
suoi amici, quando il suo sguardo venne attirato da un foglietto che
svolazzava appena lontano da lui. Incuriosito, lo guardò
posarsi
nuovamente a terra e gli si avvicinò, raccogliendolo.
Si
voltò verso Yukie, intuendo che fosse potuto essere suo,
volato dal
quaderno forse durante lo scontro, e accennò a richiamarla
ma lei
era già lontana.
"Glielo
ridarò la prossima volta" pensò, prima di dare
uno sguardo al contenuto del foglio, curioso
di sapere cosa fosse.
Rimase
a bocca aperta quando vide il disegno di un giocatore di tennis,
intento a lanciarsi contro una pallina, a braccio teso e il volto
corrucciato. Lo trovò meraviglioso nelle sue ombre,
l'espressione
concentrata, i muscoli tesi e i lineamenti sinuosi.
Yukie
entrò in classe dopo aver salutato Mayako, andando a
cercarsi un
posto. Guardò tra i banchi vicino alla finestra, sperando
che ce ne fosse ancora uno vuoto. Le piaceva poter guardare fuori
quanto si
annoiava, le dava nuovi spunti per i suoi disegni e si perdeva a
indovinare la forma delle nuvole.
Riuscì
per fortuna a trovarne uno e si avvicinò, impossessandosene.
Poggiò
il suo quaderno sul banco e si mise a sedere, concedendosi qualche
istante per trovare la calma che ancora non sembrava voler tornare in
lei.
Il
primo giorno non era cominciato bene, nonostante lo scontro sulle
scale con quel ragazzo non riuscisse a considerarlo totalmente
negativo. Non riusciva a smettere di pensare al suo sorriso luminoso
e quel suo modo di fare tanto gentile e simpatico.
Qualcosa
la portò ad alzare gli occhi, una specie di sesto senso
arrivato
proprio nel momento in cui era tornata a pensare a lui, quando lo
vide vercare la soglia della sua classe.
Si
irrigidì, improvvisamente nervosa, e la sensazione di
attorcigliamento allo stomaco tornò a farsi sentire. Bokuto
diede un
rapido sguardo all'interno dell'aula e anche lui la vide.
Sgranò improvvisamente gli occhi, lanciando
un
leggero urlo sorpreso e questo non aiutò l'agitazione di
Yukie.
«La
ragazza dei disegni!» gridò, correndole incontro.
"Disegni?
Come fa a sapere dei disegni?" si chiese lei, arretrando appena
con la schiena, come se fosse stata impaurita di essere travolta
nell'istante in cui l'aveva visto caricare nella sua direzione.
«Siamo
nella stessa classe!» disse ancora lui, con un pizzico di
gioia
nella voce.
«Mi
dispiace per prima» cercò di dire Yukie,
balbettando, chiedendosi
cosa sarebbe stato giusto dire in un momento come quello.
Bokuto
si affrettò a infilarsi una mano nella tasca dei pantaloni
ed
estrasse un foglio di carta, che aprì con foga. Poi
l'alzò davanti
agli occhi di Yukie, ben serrato tra le dita e quasi a sfiorarle il
naso.
«Questo
l'hai fatto tu?» chiese lui.
«Sì»
balbettò Yukie, sempre più frastornata.
«Ne
fai uno anche a me?» chiese poi Bokuto, togliendole il foglio
da
davanti e puntandosi un dito contro.
«Cosa?»
stridette Yukie.
«L'hai
disegnato nell'attimo di massimo sforzo, questo tizio emette
grandezza da tutti i pori! Ne voglio uno anche io! Voglio anche io
essere fico come lui!»
Yukie
sbattè le palpebre un paio di volte, ancora su di giri,
chiedendosi
se avesse capito bene. Neanche si conoscevano eppure le stava dando
tutta quella confidenza.
«Tu
giochi a tennis?» chiese poi titubante, lei.
Bokuto
negò con la testa, prima di spiegare: «Pallavolo!
Ho il primo
allenamento proprio oggi, dopo le lezioni, puoi venire con me
così
mi guardi giocare e puoi cogliere il mio attimo di
ficagintezza!»
"Ficagintezza
non esiste come parola" pensò Yukie e la cosa le
strappò una risata. Che tipo che era quel Bokuto!
«Allora?
Lo farai? Per favore!» insistè lui, prima di
battersi le mani
davanti al viso e unirle in segno di preghiera.
«Beh,
non ho mai disegnato qualcuno che gioca a pallavolo»
osservò Yukie,
sorridendo intenerita dal suo modo di fare. «Potrebbe
essere
una buona occasione.»
«Mitico!»
esultò lui, alzando i pugni al cielo. «Ora che ci
penso, mi pare di
aver sentito quelli del club che oltre che giocatori cercavano nuove
Manager. Chissà che magari non scopri che ti piace stare tra
noi» disse ancora, per poi scoppiare a ridere
con
quella sua risata sganasciata.
Yukie
non rispose, ma si limitò a sorridere. Stare al suo fianco
le faceva
una strana sensazione, le piaceva, la faceva sentire bene. Lui era
così divertente e così amichevole, che era stato
in grado di farle passare con poche parole l'agitazione da primo giorno.
«A
proposito» si illuminò Bokuto. «Come ti
chiami?»
«Yukie
Shirofuku» rispose lei.
Bokuto
allargò nuovamente il sorriso in viso, illuminandosi come il
sole, e
puntandosi un pollice contro disse tutto orgoglioso:
«Koutaro Bokuto! Diventerò l'Asso della
Fukurodani!»