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Autore: Onaila    13/07/2016    4 recensioni
La trama vede Clarke e Lexa nel nostro mondo, una un medico e l'altra un CEO, sono entrambe legate ad un avvenimento che in un modo o nell'altro a scombussolato la loro vita.
In questa storia vedrete una Clarke inerme di fronte all'odio che Lexa prova nei suoi confronti e una Lexa che non riesce a perdonarle il torto recatole.
Spero che sia di vostro gradimento e che continuerete a seguirmi anche nei prossimi capitoli.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Costia, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NA: All'inizio di ogni paragrafo troverete il nome di uno dei personaggi e praticamente vi indicherà il Point of View, ovvero il punto di vista.
Buona lettura.

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LEXA

 

Lexa scostò le lenzuola scendendo dal letto e prima di alzarsi per andare in bagno indossò le pantofole.
La ragazza si passò una mano sotto l'occhio sinistro mentre si osservava allo specchio sbadigliando.
Lexa si svestì togliendosi i pantaloncini neri e la canottiera dello stesso colore, che componeva il suo pigiama, prima di entrare sotto la doccia.
Lasciò che il getto dell'acqua la cullasse, allontanando lentamente il rimanente sonno che ancora l'appesantiva.
Oggi l'attendeva una giornata stressante in ufficio, pensò passandosi il sapone sul corpo.
Avrebbe dovuto acquisire le azioni di una compagnia ostile, che non avrebbe mai voluto una ragazza, figurarsi così giovane, come CEO.
Lexa uscì dalla doccia e si avvolse in un asciugamano, ispriando l'odore di ammorbidente alla lavanda.
Quando Lexa fu pronta indossava un paio di pantaloni gessati color grigio, una canottiera nera con bordi in pizzo sulla scollatura e una camicia bianca leggermente trasparente, corta davanti e lunga dietro, che lasciava intravedere il decolté e infine optò per un paio di plateau dello stesso colore del top, si mise un velo di trucco, sottolineando con la matita gli occhi chiari.
Infine si diresse alla porta dove prese la lunga giacca scura e la propria borsa.

Con un gesto della mano fece cenno ad un taxi che si fermò davanti a lei << 15th Avenue >> comunicò prendendo il tablet per aggiornarsi sulle ultime notizie della borsa e del mondo.
La macchina parcheggiò davanti ad un grattacielo, quindi pagò la corsa, lasciando una piccola mancia prima di scendere.
Lanciò appena uno sguardo alla strada e continuò a camminare scorrendo la lista dei nuovi assunti che le aveva inviato la segretaria << Buongiorno signorina Natblida >> Lexa sorrise all'uomo alla receptions prima di dirigersi all'interno dell'edificio.
Quando le porte dell'ascensore si stettero per aprire Lexa rimise il tablet nella borsa e indossò la maschera che i suoi dipendenti dovevano vedere: Lexa la CEO.
Non appena mise piede nell'ufficio la segretaria l'affiancò cominciando immediatamente ad aggiornarla sui suoi programmi << Allora, oggi deve incontrare il Signor Blake alle 11:00, ma prima ha la riunione con gli addetti al Marketing, per il nuovo prototipo. Dopodiché ha il tempo per un pranzo veloce con il direttore dei piccoli uffici a Boston, pare che abbiano un problema con la sicurezza e subito dopo ad attenderla in sala riunioni ci sarà il rappresentante dell'Azegda Corp insieme ovviamente a Nia Strong >> concluse quell'enorme riepilogo con una piccola nota d'astio verso l'Azgeda Corp e Lexa trattenne una risata. Del resto aveva assunto Allison per la sua fedeltà alla multinazionale, anche se Lexa non aveva mai capito da cosa provenisse << D'accordo Alie, riesci a procurarmi le cartelle del progetto Alpha 456? Avrei bisogno di darli un ultima occhiata prima di consegnarlo nelle mani di Jordan e Green per la progettazione e costruzione. Poi come stanno procedendo le decorazione per l'evento della Costia Foundation? >> << Le porterò il fascicolo immediatamente. Per quanto riguarda l'evento di beneficenza, sono leggermente in ritardo, ma Miss Luna Night mi ha assicurato che sarà tutto pronto entro il fine settimana. Devo portarle alcuni campioni d'abito o ha già un idea di cosa indossare? >> Lexa scosse la testa << No, ma farò da sola per questa volta. Fammi avere quelle cartelle >> fece entrando nel proprio ufficio.
Lexa aveva sempre pensato che fosse troppo grande per contenere una persona sola, ma Costia le aveva detto: Più è imponente l'ufficio e più le persone avranno timore di te.
Lexa scacciò quel pensiero battendo le ciglia più volte, per poi sedersi sull'enorme scrivania in legno.
Dietro di lei si ergeva tutta New York, ma Lexa detestava l'altezza, così non si avvicinava mai alle enormi vetrate, preferiva notevolmente la libreria a lato e i divanetti in pelle di fronte a lei.
Accese il computer cominciando a lavorare e ad annotare ciò che il reparto di ingegneria avrebbe dovuto sistemare o ciò che invece quello di meccanica costruire.
Poco dopo la sua segretaria entrò per portarle il fascicolo che le aveva richiesto, facendole notare che mancava solo un ora alla riunione con il Marketing.

 

CLARKE


La canzone riecheggiava in mezzo alla folla che ballava e saltava a tempo di musica, gridando e intonando il testo e la giovane ragazza dai capelli biondi non era da meno.
La birra nel bicchiere schizzava le persone intorno a lei, ma a Clarke non importava perché anche i bicchieri degli altri la bagnavano.
Il Dj David Borker cominciò a mixare la canzone con un altra introducendola, invitando così le persone a ballare ancora di più rispetto a prima.
Clarke ballava con un paio di amiche quando un ragazzo cominciò a strusciarsi dietro di lei e la ragazza stette al gioco, per poi alzare lo sguardo verso l'amica Octavia che annuì, valutando la bellezza del giovane e solo allora Clarke si permise di voltarsi circondando il suo collo con le braccia.
Rimasero a ballare insieme per tutta la serata, con la musica ad assordar loro le orecchie e Clarke sembrò tirare un sospiro di sollievo quando uscì dalla discoteca, anche se la musica continuava a rimbombarle nella mente << Allora colazione? >> chiese Raven appoggiandosi al muro e apprezzando l'aria fresca che le raffreddava il sudore sulla pelle mentre si passava una mano trai capelli ravvivandoli << Sarebbe il minimo... >> rispose Octavia guardando lo schermo del cellulare che segnava le cinque di mattina << Io tra poco dovrò anche entrare a lavoro quindi per me va benissimo >> fece Clarke togliendosi i tacchi e indossando le ballerine << Andiamo al caffé vicino casa, così dopo ti resta anche il tempo di fare una doccia? >> domandò Octavia dirigendosi alla macchina, visto che era il suo turno alla guida, dopo aver visto l'annuire dell'amica che non appena entrò nel veicolo si abbandonò contro i sedili << Allora il numero glielo hai dato? >> chiese Raven << Assolutamente no >> rispose chiudendo gli occhi e approfittando del viaggio per farsi un piccolo sonnellino.
Fu Octavia a destarla porgendole un bicchiere di carta che molto probabilmente conteneva del caffé e un donut ai frutti di bosco << mmmh >> mugugnò Clarke stiracchiandosi nell'uscire dalla macchina << Che ore sono? >> << Le sette >> le mostrò Raven agitandole il cellulare vicino al volto << Guarda anche con la colazione riesci a farti un lavaggio completo >> aggiunse aprendo la porta del condominio, seguita dalle coinquiline.

Clarke con addosso solo l'intimo si avvicinò all'armadio e indossò la camicia di raso color panna e un paio di Jeans neri per prendere poi il camice ed uscire silenziosamente dall'appartamento, poiché le sue amiche si erano appena addormentate.
Buttò giù l'aspirina insieme al caffé prima di inserire le chiavi nell'Audi parcheggiata nel garage e si crogiolò sui sedili di pelle ringraziando la madre per quel bellissimo regalo di compleanno.
Sorrise nel sentire il rombare del motore, prima di dirigersi verso l'ospedale.
Clarke si era specializzata in chirurgia, nonché orgoglio della madre che era dirigente ospedaliero del Saint Patrick Hospital a Washington, ma Clarke aveva deciso di non lavorare per lei, così da avere una propria carriera al Saint Louis General a New York, in cui lavorava ormai da qualche anno.
Parcheggiò e scese dall'auto, indossando il proprio camice e facendo scattare la portiera << Salve Dottoressa Griffin >> la salutò un infermiera che cominciava il turno a quell'ora << Ciao Harper >> ricambiò Clarke prendendo poi il proprio cellulare e silenziandolo mentre entrava nel suo ufficio, in cui l'attendevano le miriadi di cartelle dei propri pazienti, ne prese un paio cominciando così il turno di visite.

 

LEXA


Non c'era persona al mondo che la irritasse più di Nia Strong, anche se la figlia Ontari non era da meno, per questo ringraziò il cielo che non fosse in sua compagnia per quel giorno << Questa è la mia ultima condizione >> Lexa sorrise all'ennesima proposta assurda della donna, ma lasciò che fosse il suo avvocato Woodsman a parlare << Signora Strong per quanto alla Signorina Natblida piaccia la sua proposta è costretta a rinunciarvi, poiché andrebbe contro i voleri della propria azienda, senza contare che dovrebbe risponderne al bureau >> << Il prezzo non calerà >> ribatté l'avvocato della donna e Lexa avvicinò le labbra alle orecchie di Woodsman che dopo poco tornò a guardare Nia << Non erano questi i termini pattuiti >> le due donne continuavano ad osservarsi senza proferire alcuna parola, se non con i propri rappresentanti che nel frattempo continuavano a delegare per loro << La vostra impresa è già in declino e la Trikru Co. Dovrà sostenere altissime spese per risanare il nome e i debiti dell'Azgeda Corp. >> << Gliela venderemo solo se sarete disposti a pagare quanto richiesto >> Lexa non riuscì più a trattenersi e con una mano toccò il braccio dell'avvocato, invitandolo a fermarsi << Vede avvocato Teles è inutile continuare questo dibattito, poiché alla fine me la venderete al prezzo pattuito da me e sapete perché? Perché l'Azgeda sta morendo e dubito che un nuovo CEO diverso da me, possa restituire fiducia agli azionisti e di certo la reputazione della famiglia Strong non è d'aiuto >> Lexa conosceva molto bene la reputazione da Don Giovanni del figlio Roan e da festaiola della figlia Ontari e vide chiaramente il irrigidirsi dei muscoli di Nia << Quello che voi proponete è un prezzo troppo basso per il valore della mia Azienda >> Lexa sorrise << La tua azienda? Se non ci fosse imballo questo contrattazione l'avresti persa anni fa, quindi che ne dici di smetterla con questa farsa e mi passassi i tuoi problemi? >> ribatté la ragazza rilassandosi contro lo schienale in pelle della sala riunioni.
Vide l'avvocato parlare con lei e ricevere occhiate minacciose, prima di riottenere nuovamente la loro attenzione << Prima di concludere l'acquisizione, toglimi solo un dubbio: Perché tieni tanto all'acquisto dell'Azgeda Corp.? >> Lexa avanzò con il busto e incrocio le mani sul tavolo mentre il suo avvocato estraeva i fogli del contratto << Voi siete la concorrenza e quale potrebbe essere la migliore dimostrazione di forza della Trikru Co. se non l'acquisto della sua rivale? >> Nia serrò i denti e si permise un'ultima lunga occhiata prima di firmare le carte << Sono felice che questo sia il nostro ultimo incontro >> commentò alzandosi e dirigendosi verso la porta << Il piacere è stato tutto mio >> fece Lexa sorridendo nel vederla uscire.
Lexa sospirò grattandosi la fronte per poi voltarsi verso l'avvocato Woodsman che stava salutando il rivale, anche se lei sapeva essere grandi amici << Grazie Lincoln per il tuo aiuto >> ringraziò lei alzandosi e porgendoli la mano << Non essere esagerata e del resto la trattativa si è conclusa anche per merito tuo, l'importante è che mi arrivi l'assegno a casa >> fece scherzoso mentre uscivano dalla sala riunioni << Ci sarai all'evento di beneficenza domani? >> chiese Lexa all'avvocato che ormai conoscevano da troppo tempo perché fossero solo colleghi di lavoro << Immagino di sì, anche se ammetto che sarò senza accompagnatrice >> la ragazza sorrise << Posso farti una domanda? >> domandò lui aspettando l'aprirsi dell'ascensore << Certamente >> << Com'è essere accapo di una delle più grandi Multinazionali al mondo? >> Lexa sorrise poiché lui si stava riferendo di nuovo alla loro vittoria contro l'Azgeda Corp. << Quando sentirò la differenza te lo farò sapere >> rispose lei salutandolo poi, visto che l'ascensore era arrivato.

Lexa stappò una bottiglia di vino quando tornò a casa, assaporandone il gusto fruttato sul divano in pelle.
Quella era stata una giornata molto soddisfacente: era riuscita ad acquisire l'Azgeda, aveva ottenuto un ottimo contratto con le industrie Blake e al reparto Marketing avevano trovato un piano di distribuzione eccezionale.
Per questo aveva deciso di tornare a casa per rilassarsi, così dopo un paio di bicchiere e un dolce al cioccolato, Lexa sprofondò in un sonno profondo.
Intorno a lei non vi era che sangue e odore di metallo pungente.
Lexa si svegliò di soprassalto portandosi una mano al petto e stingendo il tessuto della maglietta tra le mani.
Un incubo...era soltanto un incubo.

CLARKE


Clarke si massaggiò la tempia mentre ascoltava le infermiere lamentarsi dei doppi turni o dell'assenza di un loro collega.
Oggi era stata una giornata molto impegnativa, aveva dovuto effettuare una resezione intestinale e un drenaggio a causa di un malato con un ascesso polmonare, ringraziando di non aver avuto bisogno di una exeresi.
Sorseggiò il suo caffè quando il collega Collins l'affiancò << Giornata pesante? >> chiese chiudendo il fascicolo che stava leggendo << E sono qui da solo sette ore >> commentò Clarke buttando il bicchiere ancora per metà pieno nel cestino << Beh, sei voluta venire tu in un ospedale con solo tre chirurghi e tu sei una dei più bravi, quindi non ti lamentare se sei molto richiesta >> << Te invece? >> chiese lei incamminandosi insieme a lui << Io? Tra vomito, mal di testa e qualche infezione, diciamo che me la sto passando piuttosto bene e di certo meglio di te, del resto è per questo che sono un medico generale e non uno specializzando >> fece divertito, entrando in una stanza << Allora come vanno i dolori hai piedi, Signora Tills? >> disse avvicinandosi all'anziana donna distesa sul letto e Clarke l'osservò per qualche secondo prima di dirigersi verso il suo ufficio in cui l'attendeva un altro paziente.
Prima di entrare Clarke fece un lungo respiro nel sfogliare velocemente la cartella e per l'ennesima volta si chiese perché aveva scelto quel lavoro << Salve, signor Jaha >> guardò l'uomo dalla pelle scura seduto sulla poltroncina << Salve Dottoressa Griffin >> Jaha era il padre di un bambino affetto da una malformazione cardiaca << Wells è un bambino molto forte a cui piace lo sport e è sempre sorridente, ma... >> Clarke si sedette dietro la sua scrivania, ricordandosi come nei primi giorni si sedeva affianco a loro, ma aveva imparato a proprie spese la lezione del distacco professionale << Signor Jaha, suo figlio ha subito un intervento per la Tetrologia di Fallot, ma non è stata sufficiente... >> Clarke non distolse gli occhi dal padre nemmeno quando il suo volto cominciò a rigarsi di lacrime << Ma come è possibile? Dicevano che una volta cresciuto avrebbe avuto bisogno solo di un'altra operazione e invece qualche settimana fa è collassato davanti ai miei occhi! >> gridò e Clarke avrebbe voluto dirgli che il chirurgo che l'aveva operato era stato un completo incapace nell'effettuare lo shunt, che magari se fosse venuto da loro prima suo figlio sarebbe stato bene, ma non lo fece. Si limitò a dire: << Mi dispiace ma non c'è nient'altro che noi possiamo fare >> aspettò che l'uomo si calmasse e che sfogasse la sua ira, per poi accompagnarlo alla porta.
La donna che entrò dopo di lui, aveva subito un bypass coronarico effettuato da lei e nel vederla in piena salute non poté che risollevare un poco lo stato d'animo della dottoressa.

Quando Clarke tornò a casa ringraziò ancora una volta che la sua amica Octavia Blake fosse una ricca ereditiera e che per questo non lavorasse lasciando che fosse il fratello a farle arricchire ancora di più, permettendole così di aver sempre pronta la sua personale valvola di sfogo.
Lasciò che finisse la chiamata proprio con quest'ultimo dirigendosi nella sua stanza per cambiarsi d'abito e indossando qualcosa di più comodo << Che cosa è successo? Ti ho vista entrare e avevi una faccia... >> chiese apparendo sullo stipite della porta << Oggi è venuto il signor Wells >> disse e non servì altro per farle capire, visto che aveva raccontato tutta la faccenda alle sue coinquiline << Hai bisogno di mangiare qualcosa di buono. Che ne dici dei Waffle? >> in realtà Octavia sapeva fare solo quelli poiché erano il suo piatto preferito << Certo >> si finse entusiasta Clarke seguendo l'amica in cucina.
Il loro appartamento era fin troppo grande per tutte e tre, ma l'affitto non era alto anche se in pieno centro e di certo un po' di spazio in più non dispiaceva a nessuna di loro.
L'appartamento era composto da cinque stanze, di cui tre erano le loro camere da letto e le altre due erano diventate una un salotto con un grande schermo che usavano più come area cinema e l'altra una specie di sala giochi che Raven adorava tanto, in più vi erano due bagni e la cucina, che avevano decorato e di cui avevano scelto gli elettrodomestici insieme, anche se Raven si riservava il diritto di cucinare, poiché le altre due non ne erano capaci << E come l'ha presa? >> chiese Octavia avvicinandosi al frigorifero per prendere alcuni ingredienti << Come pensi che l'abbia presa? Suo figlio sta morendo e non può far altro restarlo a guardare >> rispose la bionda facendosi passare una birra << Clarke, non farti coinvolgere >> avvertì Octavia, cominciando a dividere i tuorli dall'albume << Non mi sto facendo coinvolgere >> Clarke ricevette una lunga occhiata dall'amica << Davvero? Devo ricordati le notti passate in bianco in camera da letto, credendo che io e Raven non se ne sapesse niente? >> Clarke si sedette su uno degli sgabelli dell'isola imbarazzata e bevve dalla bottiglia << Non dico che non devi interessarti dei tuoi pazienti, ma non vorrei rivedere la Clarke di un anno fa >> continuò Octavia aggiungendo del burro << Lo so... >> Clarke ripensò all'accaduto e represse un brivido, scacciando immediatamente il groppo che le si era creato in gola << Ciao, sono tornata >> sentirono provenire dall'atrio << Siamo in cucina >> informò la mora prendendo la macchina per i waffle << E che ci fate...i waffle? Che cosa è successo? >> chiese Raven preoccupata mentre si toglieva gli occhiali da riposo che indossava quando lavorava, così da non affaticare gli occhi davanti allo schermo.
Raven aveva costruito la sua impresa nel garage dei suoi genitori e ora era la più grande ideatrice di software di sicurezza del paese << Oggi il signor Wells ha fatto visita a Clarke >> fece Octavia spennellando la piastra con del burro << E tu le fai i waffle? >> Raven si portò una mano sulla fronte scuotendo la testa per poi sciogliere la coda di cavallo in cui aveva legato i capelli << In realtà sta bevendo anche della birra >> si giustificò Octavia, indicandola mentre Clarke stava giusto prendendo un altro sorso << Ragazze sto bene e sono più che sufficienti i waffle di Octavia e la tua birra, Raven >> commentò incrociando le braccia sul tavolo mentre Octavia sformava il primo, ornandolo di fragole e panna prima di darlo all'amica.
Raven si sedette dopo aver preso anche lei una birra << Invece a te come è andata la giornata? >> domandò Clarke, ingoiando il primo morso del dolce.


 
   
 
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