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Autore: BloodyMoon    20/04/2009    2 recensioni
Sequel di "Sognare il perdono".
"I miei occhi sono miei, e i tuoi occhi sono tuoi, ti ricorda ridendo, e tu sorridi sghemba con sguardo perso, cercando frammenti taglienti rivolti nel verso sbagliato di un passato strascicato che non è mai superato del tutto."
Genere: Malinconico, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Continuo di “Sognare il perdono”. Questa volta, chiaramente, torniamo alle vecchie frasi nonsense. Molto personale, spero riesca a far trasparire qualcosa nonostante la probabile incomprensibilità per chiunque non abiti il mio cervello…
Grazie.
P.S. Scusate i soliti patemi sugli specchi, giuro che non dovevano nemmeno esserci…




Tip-tap
Tu-tum.
Tip-tap
Tu-tum
Tic-tac.

Passo, cuore, passo, cuore, lancette. Citofono. Ascensore. Porta. Abbracci.
L’uomo che canta nei tuoi sogni ti osserva, fragile, dai tuoi stessi occhi, che gli hai rubato con un permesso flebile ma anticipato di nove mesi, ma dalle pupille diverse dalle tue. I miei occhi sono miei, e i tuoi occhi sono tuoi, ti ricorda ridendo, e tu sorridi sghemba con sguardo perso, cercando frammenti taglienti rivolti nel verso sbagliato di un passato strascicato che non è mai superato del tutto.
Tra te e te, tra un cibo e l’altro, un discorso e l’altro, sorridi, lieta di trovare la pace per un istante. Troppe attenzioni al tuo riflesso contorto, diverso, figlio comunque dello stesso specchio rotto. Invidia, sì, perché hai dato tutto, al contrario di quell’immagine ribelle dall’altra parte del vetro, ed è così che vieni ripagata. Ma non importa. È la pace – la pace –, che ora è fondamentale. Ed è così che trascorre più tempo di quello che tu abbia mai speso con vetro e alluminio, padri di quello specchio che sempre ritorna.
Fiera dell’uomo che canta nei tuoi sogni ma non nella realtà, per non essere caduto nella tentazione del baratro che vi ha diviso, torni alla tua casa solitaria ma fin troppo affollata, serena, felice – puoi azzardarti a sussurrarlo, insinuandolo tra un pensiero e l’altro?


Tic-tac
Tu-Tum
Tic-tac
Tu-Tum
Toc-Toc.

Bussano al tuo cellulare, ed ecco l’ammissione della verità, la caduta verso il baratro, una richiesta d’aiuto da parte di quello specchio, nuovamente, inesorabilmente rotto.
La delusione è anche peggio della vecchia e cara desolazione perpetua.
Potrai sopportare ancora?


  
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