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Autore: Arvo    13/07/2016    2 recensioni
Questa è una storia. Ma non di uomini o di donne. Non si parla di fatti avvenuti in un contesto delineato né in un tempo precisato. In quest'opera lo scrittore medievale fittizio Natan Tumhn si appresta a ordinare il complesso di miti e scritti riguardanti i draghi, per classificarli e descriverli nei minimi dettagli: anatomia, biologia, classificazioni, curiosità, ecc...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SEZIONE PRIMA-RAZZE

 
CAPITOLO 1: draghi occidentali, dove trovarli e come riconoscerli.
 
LA VIVERNA
 
Le Viverne sono tra i draghi più rappresentati nell’araldica, soprattutto in Inghilterra e nella penisola Italiana. In particolare nella zona dell’Umbria sono frequenti gli avvistamenti di questa particolare razza. 
Da ricordare l’esemplare soprannominato Thyrus, che affliggeva gli abitanti del comune Umbro di Terni nel VII secolo e che fu ucciso da un eroico e giovane cavaliere.
Ma come riconoscere una Viverna?
Questa razza di drago è identificabile dalle due sole zampe posteriori, dalla lunga coda serpentiforme che termina a cuneo e dai colori sgargianti o iridescenti, che spaziano tra il bianco, il rosso e il verde.
Il corpo, lungo e slanciato, è coperto di squame e il dorso presenta una vistosa cresta appuntita, solitamente dello stesso colore del corpo e del ventre che invece è ricoperto da piastroni callosi molto resistenti.
Le ali sono molto grandi e tutto l’apparato muscolare alare è sviluppato e massiccio per sostituire le zampe anteriori, mancanti, durante i periodi a terra (in alcune sottospecie particolari, come quella Africana, le zampe posteriori con l’evoluzione non sono scomparse ma si sono assimilate nelle ali).
Il muso è spigoloso e appuntito. Gli occhi, posti ai lati del cranio al termine dell’osso del naso, sono poco sporgenti e spesso di colori tendenti al giallo o al verde.
La Viverna è inoltre caratterizzata dal grande numero di sottospecie sparse nel mondo:
 
Partendo da occidente verso oriente, possiamo trovare la Viverna Artica in Groenlandia e nella Penisola Scandinava (tuttavia in numero nettamente minore rispetto al più noto Dragone Artico) poi quella Italiana e Inglese (quella inglese si riconosce per i colori più tendenti al vermiglio mentre quella italiana tende ai toni boschivi), quella Africana e infine, nell’estremo est, quella Indiana.
 
La Viverna Artica è un esemplare magnifico, dal colore bianco con sfumature azzurre. Essendo la pelle squamosa e lucida, spesso riflette a sua volta i raggi solari rimandati dalla neve e dal ghiaccio. Per questo motivo, durante il giorno, la Viverna Artica sembra essere avvolta da un’aura magica. La coda ricorda un arpione e probabilmente è usata dalla bestia per la pesca del pesce. L’anatomia muscolare è quella di una normale Viverna, ma uno strato di grasso più sostanzioso e una criniera bianca che avvolge il collo gli conferiscono un aspetto piuttosto diverso da quello dei suoi “cugini”. Quando si sente minacciato dalla pelle trasuda acqua che ghiaccia velocemente a causa delle basse temperature del suo habitat, avvolgendolo in una sorta di corazza. Il muso è caratterizzato dalla presenza di lunghe zanne che ricordano quelle dei trichechi, con le quali le Viverne Artiche si aiutano nelle scalate dei ghiacciai e delle scogliere dopo la caccia in mare. Si pensa che questo drago sia anche in grado di nuotare sott’acqua ma non ci sono fonti certe. Gli occhi di questa specie ricordano quelli degli uomini orientali, in quanto sono allungati e a mandorla, probabilmente per difendere le fragili membrane dell’occhio dagli accecanti riflessi della neve.
La Viverna Africana è di colore spesso tendente al marrone-verde con sfumature nere. Questa Viverna ha pochi tratti peculiari ma si distingue per gli arti posteriori sviluppati, le ali che hanno assimilato le zampe anteriori e per le grandi dimensioni. Raggiunge i 49 piedi di altezza muso-terra (circa 15 metri n.d.r) e i 32 piedi dorso-terra (circa 10 metri n.d.r), senza contare la cresta, spesso nera o verde e bassa.
Oltre l’Hindu Kush, nelle terre dove giunse Alessandro magno durante la sua spedizione di otto anni in Asia, vivono le Viverne Indiane.
Si distinguono in due sottocategorie: Drago di montagna Indiano e Drago di Palude Indiano. Il primo è stato avvistato raramente. E’ di indole estremamente socievole e caratterizzato dal colore dorato e dalla criniera rosso vivo. Vive tra le irraggiungibili vette dell’Himalaya e raggiunge anche i pendii dell’Hindu Kush. La sua controparte di palude, invece, è lenta, di colore scuro, schiva e diffidente. Entrambe le sottocategorie hanno ispirato, nei secoli, il “bindu” e il terzo occhio. Difatti sia il vezzo estetico delle donne indiane di apporre un brillante o una piccola pietra sulla fronte, sia il simbolo religioso caratteristico dell’Induismo e del Buddhismo, ricorda proprio la gemma di natura ancora sconosciuta che i draghi Indiani portano tra gli occhi.
 
Come avete potuto constatare con le Viverne ho dovuto uscire dai confini dell’occidente e scomodare i popoli al di là dell’antica Persia. 
 
IL LINDWORM
 
Il suo nome ci fornisce una descrizione immediata. Lindowrm infatti è una forma anglicizzata dell’antico nome Linnormr, “serpente stritolatore”.
E’ un drago di tipo serpentiforme e, nonostante sia tipico della mitologia norrena, ne è stato individuato dallo stesso Marco Polo un esemplare nelle steppe dell’Asia centrale. E’ rappresentato spesso su pietre runiche  di paesi nordici, ed è strettamente legato alle figure di Odino, Loki, Beowulf e Thor. Nell’antichità è stato spesso chiamato Wyrm (serpente o verme). Dai miei studi, effettuati presso le terre del Nord, posso affermare con assoluta certezza che il Lindowrm può essere di due tipi nettamente distinti tra loro ma accomunati spesso dallo stesso nome:
Il Lindworm serpentiforme, dotato di una struttura ossea, simile ad un serpente ma con due zampe vicino alla testa con le quali si muove rapidamente, e Il Lindworm vermiforme, invertebrato e in grado di sputare acidi corrosivi.
Incontrai questa seconda tipologia nel Götaland. Uno di questi Lindowrm si avvicinò strisciando e fui subito colpito dalla pelle viscida coperta di bava, il puzzo di zolfo e la testa sprovvista di occhi e di corna. Per interesse scientifico mi avvicinai, ma la creatura sputò un liquido nero, che mi finì su uno stivale di cuoio corrodendolo fino alle calze! 
Al contrario, i Lindworm serpentiformi sono creature maestose, spesso di colori scuri, tendenti al nero o al grigio.
Parlando dei miti norreni, sorgono dei dubbi circa l’identità del Miðgarðsormr, il mostro che ucciderà Thor, e che sarà ucciso dallo stesso ai Ragnarǫk (fine del mondo). 
Alcuni sostengono, infatti, che il mostro in questione sia un “serpente marino” (Ne parleremo più avanti). Tuttavia sono molto più propenso a definire il Miðgarðsormr un Lindworm serpentiforme a tutti gli effetti.


DUE LINDWORM SU PIETRA RUNICA


 
   
 
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