Anime & Manga > Capitan Harlock
Segui la storia  |       
Autore: metaldolphin    14/07/2016    4 recensioni
E' la mia personalissima prosecuzione della serie Endless Odyssey.
Alla fine dell'ultima puntata, dopo il duello tra Harlock e Tadashi, i membri dell'equipaggio dell'Arcadia guardano il ragazzo sbarcare e tornare in città. Ma il Capitano nasconde qualcosa...
Genere: Angst, Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dal suo posto all’antiquato timone, il Capitano guidò l'Arcadia verso le consuete rotte, guardando un po' malinconicamente la postazione del secondo ufficiale provvisoriamente occupata da un sostituto. Per associazione di idee, il suo pensiero andò ad un altrettanto triste capo ingegnere, evidentemente abbattuto dalla mancanza di Andy; li aveva visti molto vicini in quel periodo, nella stretta collaborazione prima, per il ferimento di lei poi. Se fra i due fosse nato qualcosa non lo sapeva, però era quasi tangibile la pesantezza dell'animo di Maji. Di certo alla fine si erano confrontati, ma la conclusione a cui dovevano essere giunti non contemplava che uno dei due mutasse la sua vita a favore di quella dell'altro.
Ad Harlock la cosa dispiaceva, ma i suoi uomini erano liberi di fare come meglio credevano e se Maji era rimasto a bordo, qualcosa voleva pur dire.
Pensò che lui e Kei erano fortunati in tal senso: condividevano la stessa vita già da tempo e nessuno dei due era stato costretto a cambiare anche un aspetto di quella quotidianità. Era sì un'esistenza fatta di grossi rischi, ma avevano scelto di essere pirati e non potevano certo essere esenti dal pericolo.
Si riscosse dai propri pensieri ed impostò la rotta verso il sistema solare, si accertò che gli uomini provvedessero al minimo indispensabile per il corretto funzionamento della nave e si accinse a raggiungere la compagna.
Mentre effettuava il passaggio di consegne a Yattaran, gli si fece vicino Meeme. L'aliena attese pazientemente che terminasse, poi si mise al suo fianco per coprire il tragitto verso la cucina. Era taciturna, ma lui la conosceva bene e le chiese cosa non andasse.
La voce melodiosa risuonava forse troppo delicata tra le paratie di metallo dell'Arcadia: -Harlock, io sono sempre legata a te e a questa nave...- non era una domanda, ma il tono con cui aveva espresso il suo pensiero le somigliava molto. Lui comprese cosa volesse dire, così la rassicurò: -Certo, Meeme. Finché vorrai sarai sempre parte di questa nave e mia amica. Anche se tra me e Kei le cose sono cambiate, la nostra amicizia rimarrà sempre tale.
Anche se il viso di lei era poco espressivo a causa dei lineamenti appena accennati, l'uomo seppe percepire il suo sollievo e giunti davanti alla porta del regno di Masu-san, lei lo salutò e proseguì oltre.
Varcata la soglia della mensa, il suo passo risuonò sul pavimento facendo voltare gli uomini che si stavano radunando per la cena e lo salutarono. Non era strano vederlo in quel luogo, anche se negli ultimi giorni, per ovvi motivi, non l'aveva frequentato molto spesso.
L'anziana cuoca gli si fece incontro asciugandosi le mani in un consunto strofinaccio e un ironico sorrisino sul volto rugoso.
-Capitano, non vorrai mica cenare qui e lasciare già da sola la povera Kei...
Lui scosse il capo, accennando ad un sorriso di risposta: -Sono passato a prendere un vassoio per due.
-Ci vorrà un po'. Ve lo faccio portare in cabina.- gli disse la donnina.
Vedendo Maji solo in un angolo, rispose: -Attenderò.- quindi si recò al tavolo del capo ingegnere. Era apparecchiato per quattro, ma era evidente che l'uomo non volesse compagnia e gli altri si tenevano alla larga da lui.
Scostata una seggiola, Harlock si accomodò e preso un bicchiere si versò una generosa dose di vino rosso dalla bottiglia piena a metà che il capo ingegnere aveva davanti.
Non disse nulla, attese che fosse l'altro a parlare. Non dovette attendere molto, perché l'altro cominciò a dire qualcosa, senza nemmeno distogliere lo sguardo vacuo dal suo bicchiere che conteneva poche gocce di vino.
-Ha detto che non poteva rimanere. Non dopo quello che era successo. Ma nemmeno io potevo lasciare l'Arcadia. Così se ne è andata.
Il Capitano non era il tipo da consolare qualcuno, così si limitò ad annuire e a far sentire la sua presenza all'amico. Rimase seduto a bere con lui fino a che Masu-san non gli fece cenno che il cibo richiesto era pronto.
Allora si alzò, posò una mano sulla spalla di Maji, la strinse un attimo e si avviò al bancone.
La cuoca aveva approntato un vassoio colmo di ogni ben di Dio e lui la ringraziò, poi lo prese e andò via.

Kei si voltò a guardare in direzione della porta che si apriva e continuò a fissarlo, mentre poggiava il vassoio sul tavolo, toglieva il mantello e i guanti per abbandonarli sulla sedia, sganciare il cinturone con le armi ed avvicinarsi al letto per agganciarlo alla testiera lignea, come sua abitudine. Le parve più taciturno del solito e gli chiese cosa avesse.
La guardò, indeciso se metterla a parte dei suoi più intimi pensieri, poi comprese che se voleva essere veramente parte della coppia che formava con lei, doveva farlo.
Le sedette vicino e disse: -Non ci sono stelle cadenti nello spazio.
Come inizio era alquanto criptico, ma Kei sapeva che quella verità era soltanto la premessa a qualcosa di più ampio. Infatti lui riprese quasi subito: -Però ci siamo noi e anche le nostre vite sono fugaci come la scia di una meteora che dura un battito di cuore. Grandi o piccole, durano tutte troppo poco perché possiamo permetterci di sprecarle… Riflettevo su questo.
Con dolorosa fatica, la ragazza si sollevò sulle lenzuola, un gran sorriso sulle labbra ancora pallide. Era un termine di paragone un po' azzardato, ma sotto certi aspetti calzava a pennello alla condizione umana. In quel momento capiva che la paura data dalla malattia lo aveva spinto a prendere la vita in modo diverso. Le aveva già fatto cenno a tal proposito e quella frase non faceva che sottolinearne il concetto. Non poteva sapere che l'incontro in sala mensa con Maji aveva dato il suo contributo.
E Harlock proprio a quell’uomo pensava: se lui si era reso conto che non poteva sprecare la sua vita a guardare Kei da lontano, avrebbe cercato di far capire quel concetto anche al triste capo ingegnere.
-È vero.- affermò lei, pensando però ad Andy e alla loro lunga amicizia finita a quel modo.
Poi allungò il braccio per avvicinarlo a sé e dargli un bacio. Anche lei non avrebbe esitato più e, non appena si fosse ripresa, avrebbe accettato di approfondire quella relazione appena nata.
 
 
Su Bx1 erano passati circa due mesi, secondo il computo terrestre, dalla partenza dell'Arcadia. Si avvicinava la stagione delle piogge e il cielo coperto da un denso strato nuvoloso color piombo dava una misericordiosa tregua al suolo continuamente arrostito dall'enorme sole che lo illuminava. Come sempre al lavoro, Andy trafficava sul sistema propulsivo di una navetta privata. Era intenta alla calibratura dei due piccoli ma potenti motori, quando fu distratta dalla crescente vibrazione di un veicolo in avvicinamento.
In un primo momento credette che fosse un nuovo cliente e ne fu felice, ma con l'approssimarsi del mezzo appena sbucato dalle nuvole, quel suono le parve inquietantemente familiare. Lasciò gli attrezzi, abbassò gli occhialoni protettivi al collo e, afferrata una pezza pulita, uscì dall'hangar strofinando energicamente le luride mani.
Lo Space Wolf atterrò poco distante, portando con sé rimpianti e dolorosi ricordi, ma la donna non si mosse, chiedendosi cosa volessero da lei i pirati dell'Arcadia, chi ci fosse di preciso a bordo della navetta.
Dalla calotta aperta del cockpit balzò giù una sempre agile Kei Yuki. Si era ripresa dalla grave ferita che le aveva inflitto Aalim nel tentativo di uccidere Harlock. Come quella volta tolse il casco da pilota e scosse i lunghi capelli biondi e il ricordo dello sparo fece rabbrividire ancora una volta Andy, che distolse lo sguardo e si voltò, dando le spalle al mezzo, gli occhi lucidi nel rivivere quel ricordo doloroso.
Quando Kei le fu vicina, si girò nuovamente a guardarla e vide che fermo accanto al velivolo, un uomo la guardava, una rossa rosa tra le mani.
Maji.
Non ebbe il tempo di elaborare la cosa che Kei attirò la sua attenzione.
-Ciao, Andy. Non è che ci offriresti una delle tue birre?
Era serena, sempre splendida nella sua tuta attillata, i vivaci e limpidi occhi chiari. Ma furono le altre parole che le rivolse a farla riflettere.
-Sai, non ci sono stelle cadenti nello spazio... è una cosa che mi è stata detta non troppo tempo fa...
Ascoltando le poche parole dell'amica, Andy comprese. La vita era breve e non poteva essere sprecata su passati rancori e ricordi dolorosi. Quando posò lo sguardo su Maji, lo vide compiere un passo verso lei e la prima goccia di pioggia la colpì. Poi un'altra e un'altra ancora, trasformandosi nella scrosciante pioggia tipica delle zone desertiche, mentre correvano l'uno verso l'altra.
Kei si assicurò che la calotta del cockpit si fosse chiusa e li vide abbracciarsi, ormai fradici sotto l'acqua che ancora una volta violava e fecondava la polvere del deserto. Anche loro avevano deciso di non perdere più tempo a pensarsi lontani e a soffrire, troppo distanti negli spazi sconfinati. Si era riparata sotto la tettoia dell'hangar e comunicò con l'Arcadia rimasta in attesa fuori dall'atmosfera di Bx1. E poi attese che i due si decidessero a cercare un riparo e a darle la birra che si era meritata.


Yattaran non faceva che prendere in giro l'amico capo ingegnere, me tutti sapevano che la sua era una bonaria invidia a spingerlo a comportarsi così. Capitano a parte, infatti, Maji era l'unico a bordo ad avere una compagna fissa. Avevano impiegato quasi due settimane per portare a bordo le preziose attrezzature da astromeccanico che potevano essere utili all'Arcadia e la stiva ne era piena per un terzo.
La neonata repubblica di Bx1 aveva chiuso un occhio sulla permanenza di quei pirati: liberarsi dell'unica superstite della vecchia famiglia reggente era un buon compromesso che avrebbe definitivamente zittito i nostalgici superstiti.
Così l'Arcadia ebbe un nuovo membro, peraltro attivo nella zona di competenza del compagno.
Quel mattino Harlock diede l'ordine di partenza e Andy aveva salutato il suo pianeta natale con occhi lucidi. Il deserto all'inizio della stagione delle piogge era entrato nel breve periodo in cui fioriva ed aveva sostituito il suo sterile tappeto di polvere con un mantello multicolore di piante in boccio. Era il momento che la donna aspettava ogni anno per godersi un breve periodo di vacanza e godersi quelle tre settimane in cui l'arido pianeta si trasformava in un irreale paradiso. Guardò quello spettacolo dall'astronave al decollo con un peso nel cuore, vedendolo allontanarsi sempre più, la consapevolezza che forse non l'avrebbe rivisto ancora.
Maji le rimase accanto per tutto il tempo, ma una volta giunti nello spazio aperto la prese per mano e la condusse verso la sua nuova vita.

Quella sera Harlock e Kei si avviarono, come di consueto, all'alloggio poppiero che non avevano smesso di condividere dopo la convalescenza di lei. Come sempre le aprì la porta e aspettò che entrasse, poi richiuse i battenti dietro sé. La grande finestra non incorniciava più il deserto che era fiorito dopo il loro arrivo, ma il consueto profondo nero dello spazio; Bellatrix era ancora enorme, rispetto alle altre stelle, e dava una luce particolare, con gli oggetti che proiettavano ombre nette, ma bordate di azzurro e viola, regalando all'intero ambiente un'atmosfera davvero particolare.
Non era certo la prima volta che la osservavano, di certo la calma con cui potevano farlo il quel momento era una parentesi rara: nessun inseguimento, nessuna battaglia o motivo per stare in tesa allerta.
Kei guardò la gigante blu assorta nei pensieri. Lui le si fece vicino e le cinse la vita per tirarla a sé ed appoggiarla al petto. Si abbassò quel tanto che bastava per sfiorare con la guancia la tempia di lei e le chiese: -Qualcosa non va?
In risposta lei scosse il capo, si girò nel suo abbraccio e si aggrappò ai lembi del mantello con entrambe le mani, improvvisamente bisognosa di averlo ancora più vicino, sollevandosi sulle punte dei piedi per baciarlo. La assecondò, piegandosi su di lei, baciandola più intensamente, stringendola forte, l'urgenza di averla che si faceva pressante.
La donna spinse le mani sulla fibbia a forma di teschio per slacciare l'ingombrante mantello e farlo scivolare dietro la sua imponente figura; furono rimossi i guanti e la maglia aperta sui pettorali solidi. La tuta rosa fu abbassata sulle spalle prima, fino ai fianchi poi, mentre le mani cercavano nuova pelle nuda da esplorare. Entrambi non erano privi dei segni che quella vita pericolosa sapeva lasciare; sapevano che ogni cicatrice contribuiva al racconto della loro storia e che mai avrebbero potuto cancellarli, dal corpo o dall'anima.
Posarono le labbra su quegli sfregi, risanandoli ancora una volta coi sospiri e le tacite e vicendevoli promesse che non ce ne sarebbero stati altri, pur sapendo che non sarebbero state mantenute.
E quando furono liberi da ogni impedimento, tra le lenzuola del grande letto, le strappò il primo dei tanti gemiti, venerandone la morbidezza dei seni e dei fianchi, tenendola ferma a sé, quasi per paura che potesse svanire.
Ancora una volta investita dall'emozionante piacere di stare tra le braccia di quell'uomo che aveva atteso per tanto tempo, lei si abbandonò al suo tocco, poi lui invertì la posizione per portarla sotto il suo peso e le si calò sopra con studiata lentezza per prolungare quel momento, poi prese a muoversi in modo ritmato e regolare, per cercare di donarle il più possibile tutto di sé.
Lei gli strinse le spalle nervose, poi scese i palmi sui glutei sodi, accompagnando le spinte fino al momento di massima tensione. Allora la forza defluì da essi, improvvisa, in quei pochi secondi in cui tutto parve annullarsi intorno ad essi, cancellando l'Arcadia, Bellatrix e il resto della galassia, in quella dimensione che si trovava al di là delle leggi spaziotemporali.
Ne riemersero ancora col fiato grosso e i battiti accelerati e si accoccolarono insieme nel silenzio che sempre seguiva a quel momento. Cullata dal chiarore delle stelle lontane, Kei incastrò il viso contro il collo di lui, che le cinse più forte le spalle.
Harlock sospirò e posò la grande mano tra i capelli biondi, per stringerla possessivo. Quella sensazione di pacata quiete, di totale abbandono, le aveva fuggite per così tanto tempo...
Era vero. Non c'erano stelle cadenti nello spazio, non potevano essercene: a creare quelle suggestive scie luminose era il gioco tra la forza gravitazionale e l'attrito con l'atmosfera dei pianeti, che concorrevano a far entrare e surriscaldare i piccoli corpi celesti fino a disintegrarli e a farli brillare per fugaci istanti.
Negli spazi siderali, mancando entrambe le componenti, le rocce e il pulviscolo rimanevano inerti, limitandosi a galleggiare nella monotona eternità sempre uguali a se stessi, senza attirare l'attenzione di alcuno.
Ma le vite di coloro che erano a bordo dell'Arcadia, se paragonate a quelle dei corpi celesti, anche se molto brevi, potevano essere luminose come e più di quelle scie che tanto affascinavano chi le osservava.









Autore a piè (di pagina) Con questo capitolo si conclude la mia personale continuazione di Endless Odyssey.
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito, preferito e ricordato, ma soprattutto recensito: spiccano le fedelissime Angel Of Fire, Arvati77 e miciaSissi che lo hanno fatto capitolo dopo capitolo... grazie, il vostro sostegno mi è sempre di grande aiuto!
Di certo il fandom non si sbarazza della sottoscritta, dato che pronta ho un'altra storia un po' singolare, sempre protagonista il nostro Capitano preferito alle prese con forme di vita alquanto particolari! Per chi vorrà seguire i miei deliri, ci si legge presto con "Il popolo delle balene astrali"!
P.S.: Per gli appassionati specifico già da ora che non è un crossover con Dr. Who! ;) P.P.S: Buone vacanze! ;*
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Capitan Harlock / Vai alla pagina dell'autore: metaldolphin