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Autore: VeronicaFranco    14/07/2016    12 recensioni
Ambientati dopo il sessantesimo capitolo di Rivoluzione, alcuni pensieri di André e Oscar a un anno dalla Bastiglia e a un mese dalla nascita di François. Cambiati in modo ancora oscuro, essi stessi faticano a definirsi, ma si cercano sempre, come la Terra il Sole, e non è chiaro nemmeno chi sia la Terra e chi il Sole.
OS dedicata al "Love Day II"!
Genere: Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Rivoluzioni'
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Dove ti ho portata, amore mio?

 

In questa alcova dalle pareti di pietra, nel nostro letto, non siamo più soli.
C’è un piccolo respiro che doppia il tuo. Un viso minuscolo accanto al tuo, e siete abbaglianti nello stesso modo, specie quando il sonno vi tiene nel suo caldo abbraccio.
Lui è nato nel cuore dell’estate. E ora, a più di un mese dalla nascita, il suo piccolo corpo è diverso dal primo giorno. Sta crescendo, continua a crescere come un miracolo, come era accaduto già al tuo corpo nei mesi passati.

 

Dove ti ho portata, amore mio?

 

Ricordo i timori che provasti il giorno in cui ti accorgesti del tuo stato. Timori che non volevi mostrarmi, che hai combattuto da sola, che hai reso acqua dal tuo cuore al mio, dal tuo grembo al mio. Hai imparato così bene a sciogliere il ghiaccio dell’anima dentro di te; io non ho potuto fare altro che vegliare.

 

Sei felice, amore mio?

 

Un velo di polvere candida s’è steso tra il mio cuore e il tuo, un velo di luminosi sorrisi e veglie silenziose. Parli per sussurri, ormai. A volte canti. Ti muovi eterea come sapevi essere, perché il tuo corpo è di nuovo sottile e soffice come un giunco sfiorato dal vento.
E questa tua purezza, strano miracolo, combacia con la crudezza delle esigenze del piccolo. Lui si avvinghia al tuo corpo, trema e grida; ti chiama senza saper pronunciare il tuo nome, ti cerca con gli occhi come spaventato, ha bisogno costante di te; io non sono per lui che un’ombra alle tue spalle.

 

Un’ombra…

 

In fondo, non è giusto così, come è sempre stato? Nell’ombra ho facoltà di vegliare senza intralcio, di vedere cose che agli altri sfuggono. E così posso vedere la sua anima abbozzata muoversi verso la tua, ed esse si intrecciano con sguardi profondi quando gli offri il tuo latte. Lui lo riceve con serenità, come se fosse ovvio e scontato: non dovrebbe, forse, nutrirsi di te? Non è fatta, la sua fragilità, perché tragga forza dalla tua potenza? Il tuo latte è il tuo amore; il tuo sguardo, il tuo lungo discorso per plasmare l’anima sua. Le tue braccia, la protezione che lo difende dai mali del mondo.

 

Come ti ha rubata, amore mio.

 

Lo penso ogni volta che guardo il tuo sorriso di Madonna. Il piccolo ti ha portata lontano, in un luogo che io non conosco e non mi sarà mai dato conoscere. È accaduto anche a causa del mio amore, perché è nel mio abbraccio che ti ho trasformata a tal punto.

Ricordo i tempi in cui ti amavo senza pensare. Ero io come un bambino bisognoso della tua più profonda essenza. Entravo in te da signore, e tu mi possedevi da signora. Fondevamo i corpi e le anime come ferro rosso di fuoco, l’Amore il fabbro.

Oggi la fucina è a riposo; l’Amore si è mutato in creatura, l’Amore vive e scalcia e piange e si comporta come un essere terreno.

 

Non è doloroso accorgermi di queste cose.

 

Te lo giuro, Oscar. È solo lo stupore che dirige i miei pensieri. Ed è sempre più difficile, anche se i giorni che passano dovrebbero insegnarmelo, capire fino in fondo quanto Amore continui a farsi spazio dentro di me. Esso è come una rete fitta che cattura ogni altro sentimento. Annienta ciò che sono e lo ricrea, giorno dopo giorno. Sono una vittima beata del suo potere.

 

Sorridi ancora, amore.

 

Un passo dietro a te, io vivo per questo tuo sorriso, e per vedere François dormire tra le tue braccia.

 

 

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(Michi Himeno©)

 

 

Mi hai portata dove io ho voluto, amore.

 

Per raggiungerti ho tolto dalle mie spalle ogni manto che potesse celarti il mio spirito. Ho strappato via il passato, non senza dolore (brandelli di vita v’erano ancora appesi, quando me ne disfai), ho arreso ai tuoi piedi le armi delle mie battaglie. Perché tu mi vincessi dolcemente, lentamente, e cancellassi il dolore del passato nel profumo beato della tua benedizione.

 

Mi hai portata dove io ho voluto, amore,

 

dove il tuo potere era più forte del mio, dove le spade si spezzavano nel tepore degli abbracci. Inchinandomi a te, sono stata libera. E chi ero, e chi ero stata, non ha avuto più importanza. Bella nel tuo sguardo, non ho più cercato nient’altro. Mi hai raccolta malata e afflitta, con tutti i miei rimorsi e con tutta la mia debolezza. Non ero più nulla, se non un guscio svuotato di tutte le antiche certezze; tu solo sei rimasto, tu rinnovato e grande, grandissimo, nobilissimo sposo, vincitore delle battaglie più ardue, le invisibili contese dell’anima.

 

Sono felice, amore mio?

 

Ho dato la vita. Dal mio nulla, ho potuto conquistare la tua felicità e crearne una nuova. Come nell’amore, questa felicità è fatta di corpo e di spirito. Lui è bellissimo; non esiste al mondo una tale perfezione. Le sue mani così piccole, sono perfette; perfette le sue gambe così piccole, perfetti i suoi occhi smarriti in pensieri purissimi; perfette le sue grida che invocano abbracci e latte, perfetta la sua veglia sconsolata quando qualcosa di ineffabile lo tormenta. Perfetto questo suo essere sanguigno e vivo, e vero; creato da me in ogni parte per un soffio del tuo amore, mi ha donato un onore da cui mi credevo aliena. Questa posso chiamarla felicità, e farmi illuminare dalla sua meraviglia.

 

La luce

 

è in lui come in un’alba senza nuvole; egli è centro dell’esistenza e sento di esserne sopraffatta; come cade dolce la manna dai cieli generosi, egli è cielo e tangibile cibo del cuore, aria concretata in statua viva. È mio figlio, e un giorno sarà uomo come te. Con le tue spalle forti, il tuo sguardo gentile, il calore della tua anima che tinge di bellezza il mondo: sarà come te, tuo figlio. E avrà qualcos’altro ancora, io sospetto, perché nei suoi piccoli occhi spavaldi vedo il barlume di un fuoco che brucerà ostacoli e dolori, che vivrà libero e splendente.

 

Mi ha rapita fin dal primo sguardo.

 

È come avere un cuore incandescente, e un fiore di roccia intorno. Solida come la terra su cui poggiamo i piedi, tendo le braccia alla luce e al cielo, e sono piene di lui, del bambino. Ma non sono io sola a offrirlo alle preghiere più alte, non sono io sola a proteggerlo; posso ardere così profondamente perché ti sento accanto a me. Non andare lontano da me, non crederti ombra. Non lo sei più da tempo, anche se ancora te ne vuoi convincere.

Credi che non veda la tua malinconia quando mi accarezzi il viso? Che non mi sia accorta degli spifferi che spirano freddi sul ricordo dei nostri abbracci? Che il turbine del piccolo ci abbia strappato via alla giovinezza che chiedeva solo d’essere goduta insieme?

 

Non è doloroso accorgermi di queste cose.

 

Perché ormai ho accolto questa immensità dentro di me come un nuovo cielo dell’essere. Sono salita di un altro gradino lungo la strada che mi conduce a me stessa. Chi sono io? Quanto ancora scoprirò di me, al tuo fianco? Perché vedi, André, sento che molto ancora potrò imparare da te.
E molto desidero ancora donarti, molto viverti.
Voglio vivere! Solo questo chiesi quella notte.
Sei mesi, dicevano, avrei vissuto soltanto; cieco, dicevano, saresti diventato. Che coraggio mi hai dato, amore, in una notte di lucciole e stelle, che miracoli abbiamo compiuto insieme! Più di un anno è passato, tu vedi ancora, io vivo, e il mondo si rinnova.

 

Sorridi ancora, amore.

 

Appena potrò, affiderò il nostro piccolo per un poco a qualcuno che ci ama. Sfaterò il timore che ti è preso, che io non sia più tua. Chiederò i tuoi baci come sollievo, la tua sorpresa renderà sicuri i miei gesti. E se ti ritrarrai per gentilezza, io muterò la tua esitazione in desio; ti offrirò il frutto che un tempo coglievi senza indugio; alla tua bocca, alle tue mani, al tuo corpo lo offrirò.

Se la parola moglie si è unita a madre, e ti allontana da me in una contemplazione senza carne, tornerai a chiamarmi amante, che pure mi si addice. Tremerò ancora per te, ancora dirò il tuo nome sussurrandolo al tuo orecchio.  Ché di sussurri è degno il nostro letto glorioso, e io sono una donna, la tua donna.

 

 

 

 

 

 

 

 

___________

Note.

Innanzitutto… BENTROVATI QUIIIIIII! SORPRESA! Non sono morta, mwahahahahah!

Ehm, coff coff, scherzi a parte…

Sono ben consapevole della mia lunga assenza, e chiedo scusa a chi mi aspetta da un po’ con Rivoluzione, a cui questa os si collega in modo diretto. Sono stata impegnata oltre ogni previsione, al punto da non riuscire a dire con esattezza quando sarei stata pronta per pubblicare: ecco perché non ho messo avvisi concreti. Iniziata la stesura della nuova Rivoluzione mi sono accorta che mi occorre un metodo differente per affrontare i capitoli, e così preferisco lavorarci ancora e sfruttare il caos di questo periodo per “coccolarmeli” un po’ e agire di lima. Questo significa che in queste vacanze deliranti continuerò il lavoro in sordina, per poter pubblicare a partire da settembre. Nel frattempo, ho colto l’occasione del Love Day II per aggiungere un tassello alla storia di Rivoluzione e fare un saluto a tutti!

Lo slogan di questa “ricorrenza” di noi fan è (ed era anche l’anno scorso): “celebrare l’amore, non la morte dei nostri Oscar e André”. L’anno scorso ho pensato di celebrare l’amore nella morte, ed è venuta fuori la OS Apoteosi: sentivo stridente negare la morte di Oscar e André, non mi riusciva, volevo piuttosto accettarla e superarla; eppure, quest’anno il sentimento è stato opposto. D’altronde tutto il racconto di Rivoluzione, almeno quello che finora è stato scritto, si basa proprio sull’idea di celebrare l’amore, non la morte dei nostri; e tutto ruota anche lì intorno al 13-14 luglio. Quindi mi è sembrato bello ripartire da lì, proseguendo dopo il sessantesimo capitolo di Rivoluzione.

Ringrazio di cuore Orny81 e le ragazze che hanno organizzato il Love Day e vi partecipano oggi: buona scrittura a chi scrive, e lettura a chi legge!

E un abbraccio a chi mi aspetta: non tarderò ancora molto, lo prometto. :******

   
 
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