Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: autopilot_    14/07/2016    0 recensioni
Ashton Irwin è il ragazzo più conosciuto in città, ogni persona ne conosce le sue abitudini ma non il motivo per il quale lui si trovi sempre seduto davanti alla piccola caffetteria, pensavano cercasse di guadagnarsi da vivere facendo elemosina, in realtà ogni qual volta riceveva delle monete ripeteva la solita frase: non sono al verde, sto aspettando una persona. Ma dopo tre mesi lui era ancora lì ad aspettare qualcuno che secondo i passanti era frutto della sua immaginazione ma la verità era ben diversa.
~Lashton.
~Ispirata alla canzone dei The script, The man who can't be moved.
~In alcuni capitoli potrebbero essere presenti contenuti espliciti, saranno segnati con un asterisco*.
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chiamiamolo capitolo pre-smut...
 

==

 

«Margaret! Sai Ashton e il biondino cosa hanno fatto? Si sono b-»
 

Interruppi Brendon poggiando una mano sopra la sua bocca e dal suono che provocò tale azione potevo capire di avergli fatto male.
 

Infatti poco dopo mi morse il palmo della mano, pessima idea quella di esporre in quel modo una mia parte del corpo ai suoi denti.
 

Lanciai un verso di dolore scuotendo la mano per liberarmi della bava che in seguito aveva aggiunto e pochi secondi dopo vidi Brendon parlare all'anziana con molta euforia nella voce.
 

Vidi anche l'espressione della donna tramutarsi da annoiato per colpa del lavoro a quasi gioioso, e dopo stava aspettando che io confermassi quello che era accaduto.
 

Inizialmente ero arrabbiato, perché Brendon poteva anche regolarsi e aspettare il mio consenso per dirlo, ma in fondo ero felice di avere qualcuno a cui importava sapere le mie esperienze.
 

«Quindi, sto aspettando la tua versione dei fatti!»
 

Esclamò Margaret poggiando i gomiti sopra il bancone e mi guardava con occhi curiosi, ero quasi intimorito ad essere onesto.
 

Indugiai un po' su quello da voler dire poiché Brendon aveva visto solo una minima parte dell'atto in questione.
 

«Tralascio i dettagli e dico solo che Brendon ha già detto tutto..»
 

Soltanto il giorno prima avevo appunto per la prima volta baciato Luke e non sapevo come comportarmi, insomma, non ne avevamo più parlato per il resto della serata.
 

«Parlando del diavolo.»
 

Alzai gli occhi verso la donna che era impegnata a guardare fuori dalla finestra, seguii il suo sguardo, poggiandolo subito sulla figura di Luke accompagnato da qualcuno.
 

Doveva avere la sua stessa età, più o meno, ma era più basso e con i capelli scuri, certamente non erano parenti in alcun modo possibile.
 

«Comportatevi in modo naturale, presto!»
 

Urlò Brendon che stava afferrando nel frattempo un giornale e si affrettava a sedersi ad uno dei tavoli, Margaret prese delle tazzine pulite e iniziò a lavarle di nuovo.
 

Certamente, molto naturale.
 

Appena il biondo entrò nella caffetteria, l'altro ragazzo lo seguì, e diamine se iniziai ad essere infastidito.
 

«Ciao Ashton!»
 

Mi salutò dopo Luke con un gesto della mano, ma non era abbastanza, lui di solito mi dava un abbraccio, un bacio sulla guancia o quant'altro, ma mai un semplice e insignificante gesto della mano.
 

Potei giurare di vedere Brendon squadrare da capo a piedi l'altro ragazzo, aveva uno sguardo accigliato e le labbra arricciate, tipico di quando qualcosa non lo convinceva.
 

A dire il vero provavo la stessa cosa, non mi piaceva la presenza di quella nuova persona.
 

«Biondino, non ci presenti il tuo nuovo amico?»
 

Chiese Brendon dopo qualche secondo di silenzio pieno di tensione, dopodiché Luke ci presentò il ragazzo, si chiamava Calum e il suo sorriso sembrava così falso che era visibile a distanza di chilometri.
 

Oppure ero semplicemente io ad avere una vista eccellente.
 

Tuttavia, sembrava un semplice giovane ragazzo che giocava a carte con il suo amico, rideva e scherzava e questa cosa mi rendeva quasi invidioso.
 

Perché lui riusciva a stare accanto a Luke, a farlo ridere e divertire, io invece poche volte ero stato in grado di farlo.
 

E se Luke avesse detto una bugia? Se in realtà non gli piacevo davvero? Magari per una scommessa aveva dovuto dirmelo e vedere la mia reazione.
 

Forse vedevo semplicemente troppi film.
 

Guardai Brendon che ancora stava squadrando Calum e dopo me.
Stavo cercando qualcuno che mi dicesse cosa fare, l'unico che era pieno di idee era impegnato in una scansione generale di un ragazzo.

 

Però il sorriso che apparve sul viso di Brendon mi lasciava capire che aveva qualcosa in mente.
 

Cercavo di chiedergli silenziosamente cosa avesse intenzione di fare ma ad un tratto si alzò dalla sedia sulla quale era scompostamente seduto e si avvicinò a me.
 

Feci un passo indietro ma Brendon prese la mia mano e, dopo aver capito di dover fingere chissà cosa, ci dirigemmo entrambi fuori.
 

«Giochiamo a fare i fidanzatini?»
 

Scossi la testa ridacchiando per la sua continua infantilità ma a quanto pare stava dicendo sul serio.
 

«Scusa, perché mai dovremmo fare una cosa del genere?»
 

«Perché anche lui sta facendo la stessa cosa!»
 

Ribatté Brendon scuotendo la testa, io stavo ancora cercando di capire il suo piano insensato.
 

«Ma non lo sta facendo di sua spontanea volontà.»
 

«Basta sembriamo discutere, abbracciamoci.»
 

Stavo per dire che effettivamente stavamo discutendo ma le sue braccia mi avvolsero in un abbraccio quasi caloroso, e dopo aver bisbigliato qualcosa riguardò l'inutilità di quell'azione, feci anche io la stessa cosa, un po' titubante però.
 

«Va bene, ed ora come facciamo? Una carezza sul viso?»
 

Chiese Brendon contro la mia spalla e scoppiai a ridere, facendolo così sciogliere l'abbraccio e fare due passi indietro, mentre sorrideva.
 

Il moro andò poi verso l'interno della caffetteria, lo seguii fino ad arrivare alla soglia della porta, tanto per vedere Luke.
 

«Questa sera io e Ashton cuciniamo! Siete tutti invitati.»
 

E rivolse uno sguardo fulminante verso Calum; in fondo stavo provando un po' di pena per lui, stava ricevendo così tante occhiatacce.
 

«Posso aiutarvi?»
 

Chiese Luke a Brendon ma in quel momento aveva lo sguardo fisso su di me, che nel frattempo stavo facendo la stessa cosa.
 

«Certamente, vuoi anche venire con noi a fare la spesa?»
 

«No!»
 

Rispose ridacchiando, sapevo che odiava cose del genere. 
Brendon gli fece un cenno di saluto con la mano, mentre io dissi un "ciao" generale, rivolto a tutti quelli presenti nella stanza.

 

Seguii Brendon a passi svelti per poter raggiungerlo e non restare indietro, e una volta arrivato al suo fianco il suo braccio si poggiò sulla mia spalla.
 

«Facciamo che tu sistemi casa ed io faccio la spesa.»
 

Sbuffai infastidito poiché pulire casa non era mai stata una cosa che mi riesce meglio, di solito mi limitavo a nascondere la sporcizia e non a pulirla, ma questa volta non avevo scampo.
 

Allora mi allontanai da Brendon, entrando in un vicolo che ritenevo la strada più semplice e veloce per arrivare a casa, anche se odiavo quelle piccole stradine chiuse e talvolta sporche.
 

Fortunatamente la mia tortura non durò a lungo, anche grazie al mio passo veloce riuscii ad arrivare in fretta a casa, non ancora psicologicamente pronto per ciò che avrei dovuto fare.
 

Infatti, nascosti negli angoli dove l'occhio umano non può arrivare facilmente, erano nascoste settimane di frettolosa pulizia.
 

In parole povere mi capitava di trovare sotto i mobili qualche cartaccia e centimetri di polvere, non sapevo come ero diventato un uomo del genere considerando che fino ai miei diciotto anni avevo vissuto con delle persone talmente ordinate da farmi venire il voltastomaco.
 

Evidentemente avevano affievolito la mia natura da sfaticato.
 

Dopo aver soltanto liberato i mobili dalla polvere ero già stanco, ma avevo finalmente deciso di dare una pulita a quella casa e neanche la mia pigrizia poteva impedirmelo.
 

Certo, di riordinare i vestiti nell'armadio o pulire il pavimento non mi passava neanche per la mente, lo avrebbe fatto Brendon.
 

Parlando del diavolo, quando entrò in casa con le buste della spesa completamente piene restai un po' interdetto.
 

«Potevi anche impegnarti di più..»
 

Commentò Brendon mentre osservava i piatti sistemati male ed il divano sfatto.
 

Sbuffai dando un'occhiata all'orologio, ricordando al moro che mancavano più di due ore per la cena e che si stava agitando per poco, prima di ricominciare a pulire.
 

Anche se era una spina nel fianco, a volte riuscivo a trascorrere delle giornate piacevoli con Brendon.
 

==

 

«Quindi, Calum, mi pare di capire che anche tu suoni la chitarra.»
 

La situazione era piuttosto imbarazzate e la tensione era facilmente percepibile, nonostante Brendon cercasse di aprire un discorso.
 

«Diciamo di sì, anche se non sono bravo come Luke, ho iniziato da poco.»
 

Lo stesso Luke che mi stava fissando da più di cinque minuti, pessima idea quella di sedermi a capotavola.
 

Era seduto alla mia destra, teneva le mani in grembo e, non so se fosse un gesto voluto o meno, la punta della sua scarpa toccava la mia.
 

Mentre Brendon e Calum conversavano "allegramente" attraverso il silenzio, non li stavo ascoltando minimamente, troppo impegnato ad ignorare lo sguardo insistente del biondo, era come se stesse aspettando di incrociare il mio.
 

Forse capendo un po' in ritardo che non avrei ceduto a quella sua silenziosa richiesta, toccando la mia caviglia con il suo piede.
 

Anche questa volta cercai di ignorarlo, ma pochi minuti dopo le sue gambe erano praticamente avvolte attorno alla mia, mentre un sorriso sbarazzino si faceva largo sul suo volto ogni qual volta deglutivo.
 

«O mi sbaglio, Ashton?»
 

La voce di Brendon mi fece voltare di scatto verso di lui, che forse aveva capito qualcosa di quella silenziosa conversazione.
 

«Che cosa?»
 

Chiesi cercando di essere il più naturale possibile, anche quando c'era Luke che con la caviglia mi stava accarezzando una gamba.
 

«Che sei un pessimo cuoco, quindi ti dispiace se mi faccio aiutare da Calum?»
 

Scossi la testa alzandomi subito dopo Calum, che stava seguendo Brendon in cucina.
 

Quando sentì chiaramente la presenza di Luke accanto a me camminai verso la mia camera, volevo davvero vedere fino a che punto si fosse spinto.
 

Forse rimasi un po' deluso quando non mi seguì, quindi mi sedetti sopra il letto, sospirando pesantemente.
 

Però quando la porta si aprì di poco e Luke fece capolino da dietro di essa dovetti ripetermi più volte di contenere la mia postura.
 

«Non si bussa più?»
 

Tentai di aprire un discorso mentre ora il ragazzo era entrato nella stanza e stava chiudendo la porta.
 

«In realtà speravo di vederti nudo o qualcosa di simile.»
 

Disse ridendo flebilmente subito dopo essersi seduto accanto a me, forse troppo vicino.
 

Se non mi fosse stato così appiccicato forse anche io avrei finito per ridere, ma con lui così terribilmente vicino non potevo fare altro che stare in silenzio, o quasi.
 

«Stamattina mi hai quasi del tutto ignorato.»
 

Cominciai a parlare, avevo già il discorso scritto nella mente.
 

«Ma ora non lo sto facendo.»
 

Anche se la cosa mi insospettiva parecchio lasciai perdere quel discorso, forse un po' troppo facilmente considerando che volevo discutere con Luke di quello che aveva intenzione di fare.
 

Tuttavia non dissi nulla, neanche quando mi lasciò un bacio a stampo sulla guancia, come al solito.
 

Ma subito dopo poggiò nuovamente le sue labbra sul mio viso, questa volta però leggermente più in basso, proprio sulla mia mandibola ricoperta di un leggero strato di barba che forse gli dava fastidio, poiché il terzo bacio lo posò proprio sopra il mio collo.
 

Avrei voluto che continuasse, ma si fermò, con mio disappunto.
 

Se non fossi stata una persona così timida e quasi riservata avrei preso volentieri l'iniziativa per la seconda volta e lo avrei baciato, ma per una volta avrei voluto che fosse lui a farlo.
 

Però qualcosa mi diceva che Luke stava aspettando che io facessi la prima mossa, forse era davvero troppo timido.
 

Quindi misi da parte tutto quanto e fui io a poggiare la mano sopra la sua guancia, in modo da farlo voltare verso di me e anche per fargli capire che lo avrei baciato da un momento all'altro, se non avrebbe voluto si sarebbe scansato, nel profondo del mio cuore speravo non lo facesse.
 

Infatti fu così, anzi, dal suo sguardo potevo capire che non aspettava altro, quindi, come diceva sempre lui, chi ero io per negarglielo?
 

Quando lasciai unire le nostre labbra provai delle sensazioni del tutto nuove, anche se quello era il nostro secondo bacio credetti fosse anche migliore del primo, ero così confuso.
 

Proprio come l'ultima volta, le nostre labbra si muovevano all'unisono e dovetti inclinare la testa più volte a causa dell'euforia che Luke stava provando, proprio un adolescente era.
 

Senza allontanarsi di un millimetro dalle mie labbra riuscì in qualche modo a sedersi sulle mie gambe, accettai volentieri quel suo gesto e in tutta risposta poggiai entrambe le mani sopra i suoi fianchi piccoli e magri, se fosse stato possibile averlo più vicino lo avrei fatto, ma eravamo già appiccicati e stretti l'uno all'altro.
 

Sentendo chiaramente che il ragazzo biondo voleva di più gli morsi il più delicatamente possibile il labbro inferiore per chiedere silenziosamente l'accesso alla sua bocca.
 

Non sapevo se me lo negò o meno, poiché appena un gemito abbandonò le sue labbra rosse a causa di quel bacio frenetico mi allontanai dal suo volto, capendo solo in quel momento che almeno uno dei due avrebbe dovuto mantenere un pizzico di controllo.
 

Pensai di non essere io quel qualcuno, visto che poco dopo ero impegnato a far scivolare le mani sotto la maglia di Lucas, mentre quest'ultimo ansimava e tirava piano i miei capelli sempre a causa mia, o meglio, della scia di baci umidi che avevo involontariamente iniziato a lasciare lungo la pelle lattea del suo collo.
 

Non appena il ragazzo seduto in modo scomposto sopra le mie gambe mosse il bacino verso il mio dovetti fare appello a tutte le mie forze per non gemere, ma non fu lo stesso per Lucas.
 

Fortunatamente il mio autocontrollo fece sì che al secondo movimento del biondo le mie labbra si allontanarono dal suo collo, questo gesto forse sorprese un po' Lucas, che allontanò le mani dai miei capelli, le mie invece non si sarebbero mosse da sotto la sua maglia, era una sensazione piacevole sentire la sua pelle scaldarsi a contatto con le mie mani.
 

«Troppa euforia, colpa mia.»
 

Disse Luke dopo alcuni minuti in cui non avevamo fatto altro che sorriderci a vicenda e riprendere fiato.
 

«Magari un'altra volta.
 

Dissi scherzando mentre gli sorridevo con furbizia. In tutta risposta mi guadagnai uno schiaffo amichevole sul braccio, seguito da una risatina.
 

Perdemmo altro tempo scambiandoci baci e parlando del più e del meno, fin quando non mi tornò in mente una cosa.
 

«È vero che un chitarrista miliardario flirtava con te?»
 

Non sapevo il motivo per cui gli avessi fatto quella domanda, ma le parole di Brendon mi rimbombavano nella mente.
 

«Quello con i capelli colorati? Michael? Fa così con tutti, ha persino poggiato una mano sulla coscia di Calum.»
 

Luke ancora non sapeva che persona gelosa sapevo essere.
 

«Devo scambiare quattro chiacchiere con questo Michael, non mi convince affatto.»
 

Borbottai senza però essere realmente serio, ma se avesse continuato ad importunare il mio Luke gli avrei davvero parlato.
 

Forse vedendomi pensieroso, il biondo mi morse la guancia con un po' troppa forza, facendomi portare una mano sul punto dolorante.
 

«Adesso mi spunterà un livido, sei contento?»
 

Gli chiesi vedendolo piuttosto soddisfatto del suo gesto e anche del segno rosso che adesso avevo.
 

«Almeno se ti chiedono perché hai un livido dovrai raccontare di me.»
 

Detto ciò mi fece un occhiolino, alzandosi dal mio corpo e cercando di non arrossire per il rigonfiamento più che evidente nei suoi jeans.
 

A quella vista sorrisi malizioso, avvicinandomi al suo orecchio, dandogli un bacio poco più in basso.
 

«Se ti chiedono perché hai un'erezione dovrai raccontare di me.»
 

Ed anche io gli feci un occhiolino, allontanandomi da lui e dirigendomi verso il salotto, osservando Luke mentre camminava imbarazzato.

 

==

 

Non è smut? Non è smut!!

Tbh, avevo scritto un bell'angolo
autrice ma dopo aver selezionato tutto
ho incollato qualche strano simbolo
e ne ho dette un bel po' di parole...

Il prossimo capitolo sarà smutty smut,
ma devo ancora finire di scriverlo,
quindi niente, spero di recuperare
la mia fantasia.


 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: autopilot_